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testo in parte tratto da "Almanacco Illustrato del Milan" - Ed. Panini Modena, 2005
Ritornato in Serie A, il Milan punta ad un campionato di assestamento, ma la campagna di rafforzamento comincia con una "leggerezza" del presidente Farina, che non esercita il diritto di riscatto sugli ex interisti che tanto bene avevano fatto nella stagione precedente, soprattutto Serena e Pasinato, per i quali i tifosi chiedevano a gran voce la riconferma, cosicchè i tre tornano in nerazzurro (i primi due per rimanervi e Canuti "girato" al Genoa). Partono anche Manfrin (alla Pistoiese), Cuoghi (tornato al Modena in Serie C) e Jordan (al Verona). Viene acquistato dal Watford, squadra inglese presieduta dalla pop star Elton John in centravanti giamaicano di colore Luther Blissett (ribattezzato nel corso della stagione "Callonissett" per gli incredibili errori sotto porta).
Arrivano anche il barbuto terzino, capitano della nazionale belga, Eric Gerets, rispedito poi a casa perché invischiato in un illecito sportivo nel campionato del suo Paese e Luciano Spinosi, ormai sul viale del tramonto, dal Verona. Altro debutto in prima squadra direttamente dal prolifico vivaio rossonero è quello di Filippo Galli, rientrato nel frattempo dal prestito al Pescara. Rientra anche dal prestito ascolano Gabriello Carotti. Il campionato dei rossoneri prosegue con una certa tranquillità, senza eccessive pretese, ma a marzo si registra l'ennesimo colpo di scena. L'allenatore Ilario Castagner, reo di essersi accordato con l'Internazionale per la stagione a venire, viene esonerato d Farina dopo Fiorentina-Milan 2-2. Dichiarerà poi il possidente veneto: "Non avrei mai immaginato di organizzare la prossima campagna acquisti con il futuro allenatore dell'Inter". E' la vigilia di un delicato confronto interno con il Napoli. In panchina siede per l'ennesima volta Galbiati, ma la squadra subisce il contraccolpo psicologico e perde 0-2. Farina viene contestato per la prima volta apertamente dal pubblico ed è costretto ad abbandonare la tribuna nell'intervallo. A parziale difesa del tecnico (che comunque la stagione successiva sarà nerazzurro), un paventato contatto tra Farina ed Osvaldo Bagnoli. In Coppa Italia il Milan è eliminato dalla Roma, finalista di Coppa dei Campioni dopo due accesi incontri (1-1 all'Olimpico e 1-2 a San Siro), che poi si aggiudicherà il trofeo.


da E. Tosi – Forza Milan! – La storia del Milan ("Il decennio della Stella e il buio dei primi Anni Ottanta"), maggio 2005
LENTA RICOSTRUZIONE
Per la stagione 1983-84 la squadra si dà un nuovo assetto. Arrivano l'anglo-giamaicano Luther Blissett (che deluderà di molto le aspettative) e il belga Eric Gerets; Alberigo Evani, Andrea Icardi e Mauro Tassotti si ripropongono come titolari dopo il bel campionato dell'anno prima e, direttamente dal vivaio, debutta in prima squadra Filippo Galli. E' un torneo di assestamento per la squadra, che dopo poche giornate deve rinunciare al validissimo Gerets, coinvolto in un illecito sportivo nel suo paese, e che vede l'esonero in corsa del tecnico Castagner, colpevole per la società di essersi già accordato con l'lnter per la stagione successiva. II torneo, vissuto tranquillamente col dignitoso sesto posto finale in classifica, alla pari con Sampdoria e Verona, nonché il buon comportamento in Coppa Italia soddisfano, per ora, i tifosi.





La squadra rossonera schierata per la foto ufficiale del Milan 1983-84



dal sito www.wikipedia.org
1983-84
La stagione 1983-1984 è un'annata di transizione e di assestamento per la squadra dopo le sofferenze e gli scossoni del passato. Per il ritorno nella massima serie, il Milan si dà un nuovo assetto: arrivano l'anglo-giamaicano Luther Blissett, il belga Eric Gerets, Filippo Galli e Luciano Spinosi. È un torneo tranquillo e disputato in modo dignitoso, che il Milan chiude appaiato alla Sampdoria ed al Verona, all'ottavo posto per differenza reti ed al sesto per classifica avulsa. Verso la fine del torneo Castagner, reo di essersi già accordato da tempo con l'Inter in vista della successiva stagione, è sollevato dall'incarico e la squadra viene affidata ancora una volta ad Italo Galbiati. Buono il comportamento in Coppa Italia, dove i rossoneri si fermano ai quarti di finale dopo due gare combattute (1-1 all'Olimpico e 1-2 dopo i tempi supplementari a San Siro) con la forte Roma di Nils Liedholm, poi vincitrice del trofeo.

AVVENIMENTI
Il campionato 1983-84 venne vinto dalla Juventus, che in estate aveva perso due colonne come Zoff e Bettega, ma che nel corso del torneo ritrovò tutta la potenza dei Campioni del Mondo del 1982 e dell'attacco formato da Boniek e da un Platini in odor di Pallone d'Oro; per il ruolo di portiere fu scelto l'ex-numero uno dell'Avellino Stefano Tacconi. Intanto, sognava il Triveneto; il Verona, dopo il sorprendente quarto posto della stagione precedente, puntò sul giovane juventino Galderisi mentre l'ambiziosa Udinese fece il colpaccio, ingaggiando l'asso brasiliano Zico.
Platini, inseguito da Righetti, durante Juventus-Roma.I gol, rispetto alle stagioni precedenti, aumentarono notevolmente (nel giro di due anni i gol complessivi passarono dai 474 del campionato 1981-82 ai 573 di questo torneo), e lo si notò da subito, l'11 settembre, con 33 gol nelle prime 8 partite: l'inizio fu assai convulso, la Juve iniziò alla grande, battendo per 7-0 l'Ascoli, ma cominciò bene anche l'Udinese, che stravinse a Genova e una settimana dopo si ritrovò in testa, mentre partirono con il piede sbagliato il neopromosso Milan e l'Inter, ultima con un solo punto dopo le prime quattro giornate. Dopo un tentativo di fuga della Juventus, balzò in testa la Roma campione uscente, mentre si accalcavano le inseguitrici. A fine novembre guidavano la classifica Juventus e Verona, la settimana dopo i bianconeri pareggiarono contro la Roma e si ritrovano in testa a +1 davanti un gruppone formato da Roma, Verona, Torino, Fiorentina e Sampdoria. Fu in questo frangente che la Signora diede il via alla fuga, vincendo il titolo di campione d'inverno l'8 gennaio, con due punti di vantaggio sui cugini granata.
Al non irresistibile inizio del girone di ritorno del Torino, la Juventus rispose allungando il passo. La Fiorentina tentò un inseguimento, poi l'attenzione si focalizzò sulla Roma, che il 18 marzo approfittò dello stop della capolista a Verona per portarsi a due punti di distacco (la settimana dopo diventano tre). Il 15 aprile, lo scontro diretto dell'Olimpico terminò però con uno 0-0 che trasformò le ultime quattro partite in una passerella per la Juventus: il 6 maggio, pareggiando 1-1 contro l'Avellino, i bianconeri si laurearono Campioni d'Italia per la ventunesima volta, con un turno d'anticipo, a +4 sui romani. Platini segnò 20 gol e fu capocannoniere per il secondo anno consecutivo, secondo Zico con 19 gol.
L'ultima giornata si rivelò decisiva in chiave-retrocessione: pareggiando con il Pisa, la Lazio condannò alla B gli stessi toscani e il Genoa. Rimase schiacciato sul fondo il Catania, che aveva vinto una sola gara nel corso delle 30 giornate e fece ritorno tra i cadetti dopo appena un anno. Fu poco vivace invece la lotta per l'Europa: da diverse stagioni infatti lo scadente livello internazionale dei club italiani aveva ridotto a soli due posti il lotto delle rappresentanti dello Stivale in Coppa UEFA, confondendo la corsa al titolo con quella per l'ingresso nella terza manifestazione continentale. Qualificatasi la Fiorentina, fu solo il postumo successo della Roma in Coppa Italia a sancire il ripescaggio in zona Uefa dell'Inter.




da "Repubblica"
1° maggio 1984, pag.34

CALCIO MODERNO, PRESIDENTI MEDIEVALI
Smorzato il fuoco sempre più basso della domenica, il calcio affronta la nuova settimana giocato sempre più dai presidenti: e sì, come sbagliare nell' ipotizzare che si continuerà sulla falsariga dei giorni scorsi? Affievolendosi i proclami tradizionali essendo ormai in porto lo scudetto e rimanendo in ballo due retrocessioni, nello spazio di due-tre giorni abbiamo assistito: 1) Allo show catanese di Massimino, che invece dello stipendio ha versato al suo giocatore Sabadini insulti e smanazzate; 2) Alla concione cambronnesca di Anconetani che per scuotere i suoi fanti non ha evocato lo spirito di Monsignor della Casa; 3) Alla diffusione degli affari in comune di Boniperti e Pellegrini, per lo sfruttamento di una fonte minerale in quel di Stresa. Le tre notizie sembrano apparentare molto di più i primi due casi: che c' entra il terzo? C'entra, eccome, se si vuol fare un discorso globale sui presidenti. Si ciancia tanto di calcio che cambia, di strutture insufficienti, di peso debordante del pallone nell' economia in senso stretto e intenso più lato dell' Italia.
Di qui anche la necessità che si adegui una classe dirigente esposta a molte più pressioni e caricata di una soma molto maggiore che non in passato: si vogliono i manager, si dice non senza ragione, basta con i mecenati se mai ve ne sono stati davvero. Ora, esaminare questa particolare e popolarissima repubblica solo da questo punto di vista fa aggio al buon senso e all' evidenza di un Affare più complesso: ossia, non si è sempre detto che il calcio è un' industria, e va trattato con professionalità come tale, ma anche che è un' industria diversa, fondata sul tifo, "capitale" da focalizzare e da prendersi con le molle? E' dunque anche questo secondo aspetto che va tenuto da conto. Se la credibilità, la "moralità almeno relativa" del pallone e di chi lo gestisce è ancora un valore importante quanto quello della oculata, scientifica, tecnologica, futuribile ecc. conduzione societaria, come si può notare i conti non tornano più. Non tornano gli episodi succitati, grotteschi e deplorevoli i primi due, più sottile ma altrettanto "pesante" strutturalmente il terzo (chi glielo spiega alla gente che è tutta una "partita di giro"?). Non torna che Anconetani, impresentabile figuro abile a vendere liquori agli indiani e a far pubblicità alla pasta sui giornali (questo è un altro mistero: va bene Manfredi il caffè, ma lui?!), metta in condizione i suoi tifosi di raggiungere Milano domenica prossima per la modica spesa di 1000 lire: non sono micce? Non torna naturalmente Farina, suo prossimo avversario di disfida a San Siro, che in passato ricevette gli ultras per il caso Castagner. Non torna però neppure Pellegrini, che con la destra festeggia il suo avvento illuminandosi di Rummenigge (il colpo!) e con la sinistra contatta Castagner ancora al Milan compiendo un illecito giustificato dal fatto che "tanto lo commettono tutti". Con la coda di Radice tenuto a far da pupazzo sia pure colmo di denari. Se davvero Castagner sarà dell' Inter, una bella figura generale, da farsa garantita. A tutto quanto non torna, in un momento in cui frigge la salvezza con gli ibridi interessi che rappresenta anche in vista del calciomercato, si può opporre la tesi consolatoria che in fondo il campionato è regolare, non succedono stranezze davvero intollerabili, che tutto si compensa e che - udite udite - malgrado i sospetti Inter e Juve hanno giocato e così pure Udinese e Lazio. Trionferebbe, insomma la logica del campo.
E' un fatto che essa "tenga", che resista sotto un edificio traballante, almeno fino a prova contraria. Ma perchè non ricementare i muri maestri di questo edificio, se "tutta Italia lo guarda"?




dal sito storiedicalcio.altervista.org

TRENT'ANNI FA, AL TERMINE DI UNA STAGIONE SENZA INTOPPI, I ROSSONERI, GUIDATI DA ILARIO CASTAGNER, TORNARONO NELLA MASSIMA SERIE. UNA CAVALCATA TRIONFALE PRIMA DI RIVEDER LE STELLE
Un anno dopo quel 16 maggio '82, "il pomeriggio di un giorno da cani per i tifosi rossoneri", il Milan ritornava in serie A. Il secondo campionato di B del Diavolo fu contrassegnato da un andamento senza intoppi, a parte qualche piccola titubanza in avvio. Ricacciato in cadetteria, il Milan venne affidato alle cure di Ilario Castagner, tecnico del Perugia dei miracoli 78/79, desideroso di rivincite dopo aver mancato la promozione in A, nel 1981, con la Lazio. Fu Silvano Ramaccioni, direttore sportivo milanista, a suggerire al presidente rossonero Giuseppe Farina l'ingaggio dell'ex tecnico laziale. La stagione 82/83 partì all'insegna di un cambio radicale. Molti «senatori» vennero ceduti: Maldera, Novellino, De Vecchi, Antonelli e Buriani. Farina diede carta bianca al nuovo tecnico, con l'obiettivo di gettare le basi per il ritorno del Milan ai vertici del calcio italiano in pochi anni.
Castagner, che si presentò dicendo di voler ricreare nello spogliatoio «il clima Rocco», confermò lo scozzese Joe Jordan dopo averlo visto all'opera al Mundial spagnolo. Per "lo Squalo" sarà l'anno della riscossa dopo il flop della stagione precedente. La fascia di capitano venne assegnata a Franco Baresi, leader della squadra a 22 anni, giocatore su cui poter contare sempre, quintessenza del perfetto milanista. Tra i nomi nuovi spiccò Vinicio Verza, la cessione più clamorosa fu quella del neo campione del mondo Fulvio Collovati, passato all'Inter con il placet di Castagner, convinto dalla contropartita tecnica nerazzurra: Canuti, Pasinato e Serena.

LA RISALITA IN A DEL DIAVOLO
Il trio ex nerazzurro
Lo stopper Nazzareno Canuti era già stato nel mirino di Ramaccioni che alcuni anni prima voleva portarlo a Perugia, convinto dalla sua abilità nei palloni alti e la rapidità nei recuperi. Il centrocampista Giancarlo Pasinato, esploso in B con l'Ascoli, spiccava per la sua cadenza da quattrocentista ed un forte tiro di destro. Nelle intenzioni dell'allenatore rossonero, Pasinato doveva essere il giocatore in grado di rendere incisivi e imprevedibili gli schemi offensivi, sfruttando la sua capacità nei cross in area. Con Aldo Serena in avanti, infine, Castagner puntava a ricreare un attacco con due torri, molto simile per caratteristiche a Vannini-Speggiorin, la coppia perugina del campionato 78/79.
Non molto spazio, invece, trovò Tiziano Manfrin, mezzala prelevata dal Genoa. Punti fermi della squadra titolare, tra i pochi a salvarsi dal naufragio della seconda retrocessione, furono Tassotti, Battistini e i giovani Evani ed Icardi. Il veterano della rosa era Oscar Damiani, pallino di lungo corso di Farina. Tra i pali si creò un dualismo. Ad Ottorino Piotti venne affiancato Giulio Nuciari, prelevato dalla Ternana, a cui Castagner affidò spesso la maglia di titolare.

Attacco incontenibile
L'avvio del Milan in Coppa Italia fu molto positivo, a partire dalla vittoria in rimonta contro il Genoa, da 0-2 a 3-2, nella serata in cui si consumò la rivincita sui liguri che pochi mesi prima avevano condannato alla B i rossoneri. Dopo qualche balbettio iniziale contro Sambenedettese e Catania, il Milan cominciò a inanellare vittorie su vittorie in campionato, regalando gol e spettacolo come nella cinquina rifilata al Bologna (altra nobile decaduta) o nel poker contro il Monza quel 17 ottobre '82 funestato, in serata, dal malore che a 43 anni si portò via per sempre Beppe Viola. Come già avvenuto due anni prima, la presenza del Milan impreziosì il torneo cadetto, facendo registrare ovunque il pienone.
La provincia italiana accolse i rossoneri con grande entusiasmo tra il settembre '82 e giugno '83. A Campobasso fu festa grande: più di un terzo degli abitanti della città molisana si recò allo stadio, con un incasso record che superò i 150 milioni di lire. L'andamento milanista fu da schiacciassi. Damiani, Incocciati, Jordan, Battistini e Serena infierirono sulle difese avversarie. Verza dispensò colpi di gran classe, su tutti il bellissimo gol a San Siro contro la Reggiana: azione solitaria partendo da centrocampo, con pallonetto finale alle spalle del portiere Eberini. Non mancarono, tuttavia, i passaggi a vuoto. Contro la Cavese fu un ko casalingo "epocale". La squadra campana riuscì a sbancare in rimonta la «scala del calcio» nella partita che fece dire all'avvocato interista Peppino Prisco che «Vedere Milan-Cavese 1-2 in televisione, con i cugini in B, è una cosa che fa molto bene a chi è malato».

Pistoia, passerella finale
Una piccola frenata all'inizio del girone di ritorno fece da preludio alla volata solitaria, a suon di gol, verso la promozione. Contro Bari, Monza, Bologna e Varese, i rossoneri realizzarono 14 reti, conquistando quattro facili vittorie. Il 15 maggio '83, giorno dello scontro diretto contro la Lazio vicecapolista, il Milan regalò un vero e proprio show ai propri tifosi, con cinque reti e calcio spettacolo. I laziali finirono stritolati. Una settimana dopo, a Reggio Emilia, arrivò la certezza della promozione, con tre turni d'anticipo. Il giorno del congedo dalla B fu il 12 giugno '83: 0-0 sul campo della Pistoiese con festosa invasione di campo finale. Il consuntivo stagionale certificò la grande stagione del Diavolo: 19 vittorie, 16 pareggi e 3 sconfitte, attacco stratosferico, forte di 77 gol all'attivo (record per la serie cadetta), con Battistini miglior marcatore rossonero davanti ad un rivitalizzato Jordan, Verza e Damiani. Il presidente Farina mantenne la promessa fatta ai tifosi nel maggio '82: riportare subito in A il Milan con un gioco convincente e divertente.
L'allenatore Castagner centrò l'obiettivo, indovinando gli acquisti e sfruttando al meglio le caratteristiche dei singoli. Il suo Milan conquistò la promozione nel modo migliore. Alla voce «certezze» spiccò il nome di capitan Baresi, premiato con il Guerin d'Oro come miglior giocatore del campionato di B. Notevole fu, soprattutto, l'apporto e la vicinanza dei tifosi. Le presenze a San Siro, nell'arco del secondo campionato cadetto dei rossoneri, toccarono quota 667 mila spettatori, con 4 miliardi e 835 milioni di lire di incassi totali. La risalita in A del Milan coincise con il rilancio della squadra, clamorosamente mancato per divisioni societarie due anni prima. Nel giugno '83, il diavolo tornò a riveder le stelle.

I GIOCATORI ROSSONERI DELLA STAGIONE 1982/83
Ottorino Piotti - Perse il ruolo di titolare fisso, pagando più del dovuto qualche incertezza. La sua stagione fu comunque positiva.
Mauro Tassotti - Una certezza, il laterale difensivo destro si confermò all'altezza. Alcuni anni dopo sarebbe diventato una colonna inamovibile del Milan di Sacchi e Capello.
Alberigo Evani - Castagner lo mise in pianta stabile nell'undici titolare e Chicco non tradì le attese, meritandosi il posto di titolare.
Giancarlo Pasinato - Le irresistibili sgroppate sulla fascia di Gondrand costituirono uno dei tratti identificativi della stagione milanista.
Nazzareno Canuti - Disputò un buon campionato, formando con Baresi una buona coppia di centrali difensivi.
Franco Baresi - Promosso capitano a 22 anni, il libero rossonero fu il migliore per rendimento, evidenziando grande sicurezza, personalità e classe.
Oscar Damiani - Convinse gli scettici d'inizio stagione con un campionato d'alto livello, impreziosito da ben dieci reti in ventisette partite.
Sergio Battistini - Altro tassello inamovibile dell'undici titolare, fu il goleador principale della squadra pur non essendo un attaccante puro
Joe Jordan - Ebbe ragione Castagner a confermarlo. Lo Squalo tornò ad esprimersi ai suoi livelli abituali, soprattutto in zona gol.
Vinicio Verza - Nel campionato 82/83 dispensò colpi di gran classe. Beniamino dei tifosi, con una maggiore continuità avrebbe fatto cose egregie.
Aldo Serena - Il terminale offensivo voluto da Castagner non deluse le attese anche se saltò parecchie partite per infortunio.
Giulio Nuciari - Prelevato dalla Ternana, per metà stagione fu il portiere titolare e con un rendimento apprezzabile.
Andrea Icardi - Si conquistò spazi sempre maggiori grazie alle ottime prove a centrocampo. Un'annata impreziosita anche da due reti.
Giuseppe Incocciati - Non sempre seppe cogliere le occasioni avute. Sei gol in trentuno partite, bottino non soddisfacente per una punta dal rendimento incostante.
Stefano Cuoghi - Il Bombardino, smaltiti i postumi di un infortunio, si confermò a buoni livelli ma non abbastanza per avere la conferma.
Tiziano Manfrin - Chiamato per potenziare il centrocampo, l'ex genoano non sfruttò al meglio le opportunità avute. In rossonero fu una meteora.
Francesco Romano - Perse il posto di titolare. Utilizzato ad intermittenza, subentrò spesso dalla panchina. La sua fu una stagione senza infamia e senza lode.
Altri giocatori utilizzati nel campionato 82/83: Roberto Biffi, Massimo Gadda, Maurizio Longobardo, Paolo Benetti, Maurizio D'Este.

ALLENATORE
Ilario Castagner - Trovò subito la quadratura giusta, sin dalle scelte dei giocatori in campagna acquisti. L'ex tecnico di Perugia e Lazio si dimostrò all'altezza del compito, riportando in A il Milan all'insegna di un gioco offensivo, apprezzato da addetti ai lavori e tifosi.

MIGLIORI MARCATORI ROSSONERI NEL CAMPIONATO 82/83
Battistini: 11 reti
Jordan, Damiani, Verza: 10 reti
Serena: 8 reti
Considerando anche le gare di Coppa Italia, i migliori realizzatori stagionali del Milan 82/83 furono Jordan e Serena (14 reti)




Stagione precedente    STAGIONE 1983-84    Stagione successiva
Ragione sociale Milan Associazione Calcio S.p.A. (A.C.M.)
Ilario Castagner,
allenatore rossonero
fino a marzo 1984
Colori sociali Rosso e nero a strisce verticali
Data di fondazione 13 dicembre 1899
Sede Via Filippo Turati, 3 - MILANO
Centro Sportivo Milanello - Carbonolo di Carnago (VA)
AREA DIRETTIVA
Presidente Giuseppe Farina
Vice-presidenti Gianni Nardi, Gianni Rivera
Direttore Sportivo Silvano Ramaccioni
AREA ORGANIZZATIVA
Segretario Rina Barbara Ercoli
AREA TECNICA
Allenatore Ilario Castagner fino a marzo 1984, poi Italo Galbiati
Allenatore in Seconda Italo Galbiati
Preparatore Atletico Aristide Facchini
Allenatore Primavera Fabio Capello
AREA SANITARIA
Medico Sociale Giovanni Battista Monti
Massaggiatore Paolo Mariconti, Ruggero Ribolzi
SQUADRA
Capitano Franco Baresi II
Sponsor Cuore
Campo sportivo Stadio San Siro - MILANO
Giocatori di partite ufficiali Franco Baresi II (cap.), Sergio Battistini, Luther Blissett, Gabriello Carotti, Catello Cimmino I, Giuseppe Oscar Damiani, Alberico Evani, Filippo Galli, Eric Gerets, Andrea Icardi, Giuseppe Incocciati, Andrea Manzo, Giulio Nuciari, Ricardo Paciocco, Ottorino Piotti, Luigi Russo, Luciano Spinosi, Daniele Tacconi, Mauro Tassotti, Paolo Valori, Vinicio Verza
Palmares Torneo Internazionale di Bellinzona under 20
La Squadra "Primavera" vince il Trofeo "Caligaris"