Dal sito www.milannews.it
di Claudio Sottile
RAMACCIONI: "IL MILAN IERI, OGGI, E DOMANI"
Sport Ieri, oggi e domani. Dal calcio
senza nomi
sulle maglie, con il ragù nello stomaco correndo allo stadio la
domenica
pomeriggio, che fosse Serie A oppure Interregionale. A quello adottato
dalle
tv, capaci dalla prossima stagione di portare il loro obiettivo nella
"città
proibita" degli spogliatoi, passando per marketing, anticipi, posticipi
e
comparsate fra petroldollari e skyline affollati.
Silvano Ramaccioni, in esclusiva per Milannews, lascia intendere che si
è
adattato alle diverse stagioni, calcistiche e della vita, con fermezza
e
duttilità.
Senza cambiare pelle: quella, da sempre, è rossonera.
Silvano, come è andata la tournée in Inghilterra?
"Positiva, Allegri ancora non riesce ad avere in mano tutto l'organico,
però c'ha fatto divertire. I giovani sono più che promettenti, Strasser (20),
Merkel
(18) e Verdi (18), tutti mi sono sembrati bravi, maturati enormemente
per
quello che erano l'anno scorso, e messi a loro agio. Poi ne sono stati
impiegati tanti, mica pochi".
Ha intravisto in loro qualità da Milan?
"Ho intravisto qualcosa di positivo, la tecnica di Verdi, le capacità
atletiche di Strasser, il fondo atletico abbinato alla tecnica di
Merkel, mi
sembrano tutti ragazzi che possono essere da Milan veramente".
La rosa di quest'anno è giudicata da più parti come anziana.
"Abbiamo nell'organico giocatori maturi, però anche l'anno scorso
Leonardo ha
fatto venir fuori dei giovani, e mi sembra che la stessa propensione
abbia
Allegri. Pertanto se nell'organico di ventisette - ventotto giocatori
viene
fuori una somma di età importante non conta, bisogna invece vedere la
somma
dell'età di quei quattordici - quindici che giocheranno più spesso".
Gli obiettivi stagionali?
"Sono convinto che siamo nella condizione di fare più o meno lo stesso
campionato dell'anno scorso, ci potrebbe anche essere la possibilità di
vincere, ma non dipende tanto da noi quanto dall'Inter, che di questi
tempi è
una squadra che lascia pochi spazi. Se Rafa Benitez se la sente di
mollare
qualcosa, io spero che il Milan sia la squadra più pronta a centrare l'
obiettivo".
Quali caratteristiche dovrebbe avere un buon Team Manager, dall'alto
dei Suoi
26 anni al Milan con questo ruolo?
"Io forse, che sono stato uno dei primi, l'ho fatto alla maniera mia.
Onestamente sono sempre stato più un Direttore Sportivo che un Team
Manager,
nonostante sia riuscito a coprire questo ruolo al Milan per tantissimi
anni,
ottenendo risultati che forse nessun Team Manager potrà eguagliare.
Sono stato
seduto in otto finali di Coppa dei Campioni, in sei finali
Intercontinentali,
col Milan ho centrato ventotto volte l'obiettivo di arrivare primo, e
infinite
volte quello che conta lo stesso di arrivare secondo. I risultati sono
questi,
un buon Team Manager è quello che riesce a risolvere dei problemi, a
mediare se
vengono fuori delle questioni, un trait d'union costante fra la
società, i
giocatori e i tecnici, sono queste le cose che occorrono".
Vittorio Mentana, suo successore al Milan come Team Manager, come si
sta
comportando?
"Mi sembra molto bene, Vittorio non ha un'estrazione calcistica come la
mia,
non è mai stato Direttore Sportivo, è figlio di un grande giornalista,
lui
stesso è un giornalista, già capo ufficio stampa, anche lui innamorato
del
Milan. Lo vedo con estremo piacere, è preciso nel ruolo del Team
Manager,
esercitato in maniera forse più attinente oggi vista l'esigenza della
società,
che necessita di una persona che curi tutta l'organizzazione logistica
e nello
stesso tempo i comportamenti dei giocatori e dei tecnici. Lui stesso
diventa il
raccordo fra giocatori, tecnici e società, credo che sia la persona
ideale per
fare questo lavoro".
La richiesta più bizzarra arrivata da un calciatore?
"Anche se fosse arrivata non la direi mai, un Team Manager non deve
dire le
bugie ma deve avere poca memoria".
Il calciatore al quale si è affezionato maggiormente?
"Se dico che i calciatori né del Milan né di altre squadre sono mai
venuti a
casa mia la dice lunga sui miei comportamenti, io con i giocatori ho
avuto un
rapporto di grande stima e amicizia, però trattandoli tutti alla stessa
maniera. Ero magari più vicino a quelli che stavano soffrendo, che non
trovavano la maniera di esprimersi rispetto a quelli che erano sulla
cresta
dell'onda, questo era il mio modo di fare il Team Manager".
Un aneddoto della Sua sconfinata carriera?
"Non ho mai messo multe ai giocatori, forse una volta o due, vuol dire
che se
uno ha la capacità di mediare e far si che ci sia la filosofia che la
società
vuole, non ha bisogno di fare cose straordinarie. Questo mio ruolo lo
definisco
sferico, che non da appigli, che riesce ad essere un valido aiuto sia
per i
giocatori che per i tecnici".
Un calciatore del Milan per il quale avrebbe pagato il prezzo del
biglietto?
"Ce ne sono troppi, sotto questo profilo sono stato fortunato! Ho
vissuto
questi anni al Milan così ricolmi di fuoriclasse, che se prendete una
qualsiasi
formazione e leggete dal portiere all'ala sinistra, sono tutti
giocatori per i
quali avrei pagato per vederli giocare. Uno degli orgogli più grandi,
senza
togliere nulla agli altri, è aver visto Maldini debuttare dal settore
giovanile
fino a tutte le sue partite in prima squadra, nazionali e
internazionali, è un
ricordo bellissimo".
Ho scelto tre pagine buie scritte dal Milan da quando è arrivato Lei:
la serie
B, Marsiglia e Istanbul, quale la più cupa?
"In Serie B sono arrivato e sotto certi profili mi ha portato fortuna.
Sono
arrivato al Milan in Serie A ma retrocedeva dopo una settimana, le mie
prime
mosse sono state con la squadra in B e abbiamo vinto il campionato alla
grande.
Gira gira non è un ricordo cattivo, anzi il ricordo bello è quello di
essere
partito con Castagner col piede giusto, dominando la stagione.
A Marsiglia non ci andava di essere menati per il naso, sicuramente il
Milan
ha sbagliato, io stesso ho sbagliato, ma chi aveva fatto saltare
l'impianto
elettrico l'aveva fatto con malizia, per rompere la capacità del Milan
negli
ultimi sei - sette minuti di organizzare una reazione che potesse
essere
importante, perché ricordiamo che se avessimo fatto un gol saremmo
andati ai
supplementari.
Istanbul invece per me è una delle partite più belle che abbia mai
visto, quel
primo tempo è in assoluto il più bello che abbia mai visto fare dal
Milan in
Coppa dei Campioni, se poi dopo il 3-0 è diventato 3-3 è stato per
l'invidia
degli dei che ci hanno punito, perché giocavamo troppo bene. Non ho
ricordi
amari di Istanbul, ricordo il primo tempo favoloso, e poi l'occasione
di
Shevchenko davanti al loro portiere, che ad un minuto dalla fine prese
la palla
per miracolo, altrimenti vincevamo 4-3 e sarebbe stato il massimo dell'
apoteosi. Ai rigori c'è andata male, pace, non soffro Istanbul perché
avevamo
giocato troppo bene quel primo tempo! Non è un luogo comune, è la
verità, loro
hanno avuto la chance di farci tre gol, a quel Milan sembra impossibile
che
potesse accadere, e invece è accaduto. Ai rigori succede di tutto, come
la
gioia di Manchester o l'amarezza di Istanbul".
L'avversario più leale incontrato?
"Il Liverpool è stato leale assolutamente, tantissime squadre si sono
comportate con grande lealtà con il Milan, soprattutto in Coppa dei
Campioni,
ho ricordi sempre positivi. Anche se sin dagli avvii c'era a livello di
decisioni arbitrali qualche volta da rimanere strabiliati, come il gol
annullato a Belgrado nel 1988, poi per fortuna è andata bene. Se guardi
bene le
partite di Coppa è capitato che non ci dessero dei gol lampanti, forse
adesso
con le nuove tecnologie questo non succederà più, comunque non ho
accuse di
mancanza di lealtà delle nostre avversarie".
Cosa ne pensa degli ausili tecnologici per gli arbitri?
"Il calcio è bello anche con gli errori degli arbitri che fanno
discutere, che
fanno molte volte perdere o vincere le partite, andiamoci tuttavia
piano col
fatto del cercare la perfezione che non accadrà mai. Per quanto
riguarda queste
linee di porte se ci fosse qualcosa che chiarisse n modo decisivo
questi
particolari ben venga, ma messo nelle mani di un arbitro esperto,
all'uopo l'
uomo che sta dirigendo la partita o un terzo arbitro di provata
esperienza, che
possa analizzare ciò che è successo. Lo dico pur non essendo un
modernista,
però questa cosa nel momento in cui l'accetta la federazione
internazionale la
possiamo anche rivalutare".
La vittoria più bella?
"Le prime volte sono quelle che rimangono più impresse, come quel primo
maggio
1988 a Napoli, e due partite di Coppa dei Campioni, al Camp Nou con lo
Steaua
nel 1989 e quella ad Atene col Barcellona del 1994. Sì, sono queste
quelle che
sono rimaste più nel cuore".
Il calcio spezzatino le piace?
"Sono un po' all'antica, però siccome le società hanno tanto tanto
tanto
bisogno di soldi se questo è il sistema per far piovere danaro sul
calcio
dobbiamo accettarlo. Non mi piace, mi piaceva di più il calcio che
iniziava
alle due tutti assieme, ma è poesia, bisogna cercare di adattarsi ai
problemi,
e quelli economici sono quelli che stanno angustiando di più il calcio
sia
italiano che mondiale".
La emoziona ancora il calcio?
"Sicuramente sì, anche vederlo in tv mi emoziona, sono felice che anche
quest'
anno vedrò dalla panchina le gare interne, perché il Milan mi ha
rinnovato l'
incarico di dirigente addetto all'arbitro, pertanto tutte le gare di
campionato
che il Milan farà a San Siro io andrò nella panchina di casa, mi piace
e mi
emoziona".
Il Suo esordio stagionale nel prossimo Trofeo Berlusconi.
"Sì, sarò in panchina il 22 agosto nel Trofeo Berlusconi, non vedo
l'ora".
Nel frattempo è arrivato il premio alla carriera del 5 luglio scorso,
da parte
della Provincia di Perugia.
"Eh sì, sono stati bravissimi e gentilissimi, mi hanno dato questo
premio alla
carriera, io ho gradito anche se ricorda la mia esperienza passata
ormai da
quarant'anni, ma mi ha fatto estremamente piacere".
Dopo la "laurea in calcio", come dichiarato da Lei.
"Anche a Perugia non ero un ragazzino di primo pelo, avevo lavorato per
più di
undici anni al mio paese, poi ero stato a Cesena in A e poi appunto a
Perugia.
Ho voluto tirare questa linea come se gli anni precedenti fossero stati
elementari, medie, liceo e poi a Perugia l'università con la laurea".
Da buon uomo di calcio, avrà svariati gesti scaramantici.
"Troppi, mille, purtroppo chi come me è vissuto una cinquantina d'anni
ai
bordi del campo ha troppe scaramanzie, che non vi sognerete che vi dica
e che
terrò tutte per me (ride)".
Lei è conscio di essere nella storia del Milan?
"Io sono orgoglioso di essere nella storia del Milan, e mi piace ancora
viverla da vicino. Questa palestra che ancora faccio nelle gare interne
del
Milan, la vivo non come una vecchia gloria, ma come un lavoro ancora
attivo e
di oggi, che mi da soddisfazione, che penso e spero possa ancora dare
vantaggi
al Milan".
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