Ha giocato anche con il Watford United (D, B, A, 1975-83, 1984-88, 1991-92), il Bournemouth (B, 1988-91), il West Bromwich (C, 1992-93), il Bury (D, 1993-94), il Mansfield Town Southport (*), il Derry City Londonderry (A), il Wimborne Town (Dil.), il Fakenham Town (Dil., 1994-95).
"Personaggio entrato, a suo modo, nel mito. Non solo per i gol sbagliati nel Milan, ma perché il suo nome è divenuto popolare via Internet, come pseudonimo di coloro che vogliono diffondere in rete materiali anonimi e, talvolta, soversivi. Arrivato dal Watford, la squadra di Elton John, con la fama di implacabile goleador, si rivela talmente scarso che tutti i tifosi rossoneri si convincono che sia stato mandato a Milano il fratello brocco... sono millantate le reti fallite che gli meritano il soprannome irridente (e ingiusto per il vecchio Egidio) di "Callonissett". E' celebre un rigore gettato alle ortiche in Coppa Italia: incede sul dischetto con orgoglio, prende la rincorsa, colpisce ma il pallone s'impenna, supera l'anello dei settori popolari e si perde, forse, nelle brume lombarde. San Siro tace per qualche secondo e poi esplode in un applauso di incoraggiamento che sancirà per sempre, nelle chiacchiere da bar, la differenza tra milanisti affettuosi e interisti impietosi." (Da "Dizionario del calcio italiano", Baldini & Castoldi Editori, 2000)
E' obiettivamente difficile, per un tifoso del Milan, parlare di qualcuno che si firma Luther Blissett. Quel nome e' come una fitta, che riporta alla mente troppi ricordi spiacevoli. In particolare, quel grigio pomeriggio d'autunno del 1983, nel catino di San Siro pieno fino all'orlo, con uno sgraziato centravanti di colore che cicca clamorosamente la palla davanti alla porta dell'Inter, spalancata e indifesa. Roba da farsi venire l'ulcera...
Per chi nulla sa di questi tristi trascorsi, Luther Blissett non e' uno dei piu' incredibili brocchi che abbiano mai vestito la maglia rossonera, ma soltanto lo pseudonimo scelto da un gruppo di giovani bolognesi per firmare una serie di beffe mediatiche, a partire dal 1995.
"Sono un giamaicano atipico: non bevo, non mi drogo e non vado a donne" (Luther Loide Blissett) |
Dal sito www.wikipedia.org
CARRIERA
Esordisce all'età 17 anni nel Watford, nel 1975-1976. Nella First Division dimostra di essere un ottimo attaccante e arriva a vincere il titolo di capocannoniere del torneo nella stagione 1982-1983. In tutto colleziona 245 presenze e 95 realizzazioni e diventa uno dei primi calciatori di colore a giocare con la nazionale inglese. Il 15 dicembre 1982 segna una tripletta in Inghilterra-Lussemburgo. In seguito non riuscirà più a segnare con la nazionale inglese, tanto da guadagnarsi in patria il soprannome di "Luther Missitt" ("Luther Màncalo").
Grazie all'ottima annata 1982-1983 si mette in mostra a livello internazionale e nell'estate 1983 viene acquistato dal Milan. Tuttavia in Italia non riesce a esprimersi ai livelli mostrati in First Division. Con i rossoneri colleziona solo 5 reti in 30 presenze e numerose prestazioni deludenti, che non gli permettono di ottenere le simpatie dei tifosi milanisti. Alla fine della stagione il Milan centra un insoddisfacente sesto posto in classifica dietro all'Inter e al Torino, che lo lascia fuori dalla zona Uefa, dato che all'epoca i posti per partecipare alla Coppa Uefa riservati all'Italia erano solo due. L'Inter entrò in Uefa grazie al successo della Roma in Coppa Italia, che nei quarti di finale di tale competizione aveva eliminato il Milan dopo due combattute partite.
Nella stagione successiva tornò al Watford. Appese le scarpette al chiodo nel 1993, ha fatto parte dello staff tecnico del Watford dal 1996 al 2001. Ha successivamente allenato alcune squadre minori inglesi con scarsi risultati.
CURIOSITA'
Fu soprannominato da Gianni Brera "Luther Callonisset" in riferimento ad Egidio Calloni, calciatore del Milan noto per sprecare buone occasioni da gol.
Dall'aprile 2007, Blissett è passato ai motori. Dopo l'esperienza sulla panchina del Chesham United, ha lasciato il mondo del calcio per fondare una scuderia automobilistica, la Team48 Motorsport. Suo prossimo obiettivo è qualificare il suo team e concludere la 24 ore di Le Mans nel 2010.
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Luther Blissett, 1983-84 |
Luther Blissett, 1983-84 |
Luther Blissett, 1983-84 (Getty Images) |
Luther Blissett, 1983-84 |
(Archivio Magliarossonera.it)
Luther Blissett su Shoot Footbal Fact card, 1983-84 |
(Archivio "Gazzetta dello Sport", 1983)
(da "Forza Milan!", stagione 1983-84) |
Luther Blissett, 1983-84 |
Luther Blissett, 1983-84 |
Luther Blissett, Eric Gerets, Gabriello Carotti e Vinicio Verza, 1983-84
(per gentile concessione di Gianni Righetto) |
La Scarpa d'Oro a Luther Blissett, 1983-84 (da "Forza Milan!") |
(da "Forza Milan!") |
Il gol di Blissett al Verona, 1983-84 |
Blissett e Carotti, 1983-84 |
Blissett e Damiani, 1983-84 |
Immagine autografata di Luther Blissett (per gentile concessione di Sergio Taccone) |
Luther Blissett e Trevor Francis, 1983-84 |
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Luther Blissett ne "Il Giornalino" n.38, anno 1983 (per gentile concessione di Sergio Taccone) |
Un articolo su Luther Blissett, gentilmente concesso da Renato Orsingher |
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Dal sito www.lutherblissett.net
Il n. 42-43 di "Rumore", luglio-agosto 1995, contiene un inserto speciale "SPECIALE CIRCUITI - LUTHER BLISSETT", composto dei seguenti articoli: "Effetto Blissett" (editoriale), "Leggende urbane, nomi multipli e calcio a tre porte", "Sesso, arte e psicogeografia", "Luther Blissett" (trafiletto sull'omonimo calciatore degli anni '80), "Il Punk come situazione" (sul link Situazionisti-King Mob-Malcolm McLaren), "Un pericoloso incontro con Luther Blissett" (una breve dichiarazione di poetica firmata Blissett) e "Urla in favore di Luther: bibliocronologia 1958-95". Riproduco qui gli articoli più significativi.
EFFETTO BLISSETT
Era inevitabile che qualcosa del genere accadesse anche dalle nostre parti, da tre anni ne andiamo scrivendo nella rubrica Circuiti (cultura decentralizzata del netoworking, interazione orizzontale planetaria, plagiarismo e anti-copyright, cospirazioni occulte,ecc.), eppure il fenomeno Blissett, splendida concretizzazione di un sistema auto-generante di ogni sorta di imprevedibili e strampalate azioni di guerriglia culturale, ci ha colti ugualmente di sorpresa, apparendo come dal nulla e rimbalzando in questi ultimi mesi da corposi articoli sui maggiori quotidiani a servizi su riviste sotterranee e overground, libri di saggi, convegni, esposizioni e trasmissioni radiotelevisive.
Luther Blissett è una sorta di moderna leggenda urbana generatasi negli interstizi virtuali delle reti informatiche, una entità ubiqua che si presenta perlappunto col nome del centravanti di origine giamaicana transitato anni fa senza fortuna nel Milan, ma il cui volto (uno degli infiniti possibili, costruito al computer da autore anonimo sommando foto di persone diverse e diffuso tramite adesivi, volantini, ecc.) ricorda piuttosto un guappetto impomatato di provincia. Chi sia realmente e a cosa miri questo omonimo dalla pelle chiara del Luther calciatore è difficile precisarlo, quel che è certo è che egli applica tattiche e concetti di palese ispirazione situazionista (rispolverando la disciplina della "psicogeografia", nonché termini come "deriva" e détournement), ed appare molto più interessato a innescare processi di caos e panico mediatico, contrapponendosi alla tirannia mercificante della società dello spettacolo, che non a limitarsi a rivoluzionare il mondo dello sport (con la proposta di un inusuale "calcio a tre porte"). In libelli sferzanti quali "Guy Debord è morto davvero", Blissett si dimostra al tempo stesso puntigliosamente polemico nei confronti dell'involuzione teorica dell'ultimo Guy "The Bore" e impietoso nel denunciare quanti (sinistra inclusa) hanno tentato di stravolgere le ideedel pensatore francese, all'indomani della sua scomparsa, e di imbalsamare con lui l'intera eredità situazionista, un immenso "manuale d'uso" fertile e vitale oggi come sulle barricate del '68.
Valeva insomma la pena per questo mese, vista la portata e complessità dell'argomento, di far uscire "Circuiti" dai suoi ristretti spazi abituali, per cercare di meglio documentare progetto e imprese Blissettiane. Di seguito ad una nostra ricostruzione degli eventi, forzatamente frammentaria e sintetica, ospitiamo un intervento dello sfuggente personaggio, più alcune considerazioni sullo stretto legame che intercorre tra il situazionismo originale e la subcultura punk. (v.b.)
CREDITS: a cura di VITTORE BARONI, grafica di copertina PIERMARIO CIANI, inserto di Rumore n. 42-43, luglio-agosto 1995.
LEGGENDE URBANE, NOMI MULTIPLI E CALCIO A TRE PORTE
"LB è un personaggio-metodologia. L'idea è quella di suscitare un interesse morboso nelle opere, azioni e reputazioni di LB. LB vuole fuggire dal carcere dell'Arte e CAMBIARE IL MONDO...Chiunque può divenire LB semplicemente dichiarandosi parte del progetto e firmandosi col nome collettivo LB..." (Luther Blissett - Rivista di Guerra Psichica e Adunate Sediziose).
Il fenomeno Blissett, non limitato alla sola Italia ma particolarmente "rumoroso" proprio da quando è approdato nel Bel Paese, è esploso con prepotenza sulle pagine dei giornali all'inizio del 1995, a seguito di una beffa giocata alla nota trasmissione "Chi l'ha visto?": un volantino, diffuso anche tramite stampa e Internet, denunciante la scomparsa dopo un'ultima telefonata dalla Bosnia dell'artista-performer inglese Harry Kipper, noto pure come illusionista giramondo con lo pseudonimo di Luther Blissett e atteso nel Nord Italia per alcuni spettacoli, mette in moto una troupe televisiva della RAI, che sul caso appronta due ore di registrazioni, trovando indizi e conferme fra amici del Kipper a Londra, Bologna, Udine e Trieste. Insorgono però nei responsabili della trasmissione seri dubbi sulla reale esistenza dello scomparso, il quale sarebbe stato sul punto di compiere in bicicletta una performance "psicogeografica", tracciando una linea immaginaria che unendo varie città del Friuli avrebbe formato la parola "Art". All'ultimo momento, il programma viene bloccato, ma ormai l'onda di interesse per il caso Blissett è montato, e cronisti di diverse testate si mettono sulle sue orme.
Vengon così alla luce ulteriori frammenti del puzzle, affiorano tracce di un Harry Kipper membro, fin dagli anni '70, del duo di body-artisti The Kipper Kids, menzionati da Jon Savage come act d'apertura in uno dei primi concerti dei Sex Pistols (vedi il volume "Punk!", citato in bibliografia, pag. 242). Le "verità" Blissettiane sono però sempre di natura molto instabile, altre fonti fanno infatti risalire le origini del progetto al californiano Coleman Healy, che ne avrebbe poi attribuito lapaternità Kipper come stratagemma diversivo... Si scopre inoltre l'esistenza di una Associazione Psicogeografica di Bologna (APB: per i situazionisti la psicogeografia è "lo studio degli effetti esatti dell'ambiente geografico sul comportamento emotivo individuale") con una ventina di soci rispondenti tutti al nome di Luther Blissett (pare che nel gruppo, prima di essere espulso per aver tradito la regola dell'anonimato, abbia fatto parte anche il giovane scrittore Enrico Brizzi), che dalle frequenze di Radio Città del Capo, Radio K Centrale e ora anche Radio Città Futura 97.7 realizza settimanalmente trasmissioni notturne in diretta, sguinzagliando sul territorio pattuglie di LB che intervistano i passanti sugli effetti emotivi di determinati luoghi, o cercano di rintracciare i percorsi di ley lines (antichissime linee di flusso di energia), progettano "attacchi psichici" su obiettivi prefissati con la collaborazione attiva degli ascoltatori, o ancora lanciano proposte e critiche di urbanistica radicale, quale la realizzazione di "alcove pubbliche autogestite" a tessera magnetica (Piero Chiambretti, per una puntata del suo "Laureato", cercherà inutilmente di placcare e intervistare i radio-Blissett). |
Ampliando il raggio delle ricerche, si trova poi conferma dell'esistenza, complice la diffusione spontanea del progetto tramite reti informatiche (in allestimento un sito-Blissett su Internet/WWW), di LB operanti in America, Germania, Finlandia e Regno Unito. A Londra ad esempio escono periodicamente, da almeno un paio di anni, i bollettini della London Psychogeographical Association (LPA), sulle cui pagine ci si può imbattere nei comunicati della Luther Blissett Football League, società che promuove la diffusione di un rivoluzionario "calcio a tre porte", con partite sperimentali giocate in Hyde Park. L'idea è stata già ripresa dai LB nostrani (pare che il primo incontro si sia tenuto a Roma, nei pressi del centro sociale Forte Prenestino) e dalla AAA (Associazione Astronauti Autonomi), altra società britannica votata allo sviluppo di progetti spaziali a capitale privato, la quale ritiene il calcio a tre porte un ottimo allenamento per potenziali astronauti, in quanto tendente a sviluppare "l'arte della finta e la capacità di muoversi contemporaneamente almeno in due direzioni". Non appare casuale il fatto che, tra i fondatori della LPA, figuri Stewart Home, giovane teorico d'assalto autore di numerosi studi sulle avanguardie radicali del nostro secolo, esponente di punta di movimenti socio-artistici quali la mail-art, il Neoismo, il Plagiarismo, tutti in diversa misura debitori, al pari del punk, delle ricerche dell'Internazionale Situazionista. Si prospetta, in definitiva, uno scenario inquietante (o entusiasmante, secondo il punto di vista!), che vede il progetto Blissett ampliarsi di giorno in giorno, con attività segnalate a Roma, Napoli, Udine e in altre località della penisola, senza la possibilità di determinarne con certezza gli obiettivi e le dimensioni complessive, dato il numero sempre incerto e fluttuante degli aderenti.
Occorre precisare che la strategia dei "nomi multipli", ovvero di progetti la cui libera e anarchica diffusione dipende dalla possibilità di chiunque di aggregarsi su posizioni del tutto paritarie, non è nata con Blissett. Precedenti illustri sono il dadaista Hausmann, che ideò una "ditta" Christ & Co. Ltd in cui chiunque poteva diventare Cristo pagando una modesta cifra, o l'artista Ray Johnson, da poco scomparso, solito organizzare happenings e "clubs" per gruppi di persone con lo stesso nome e cognome, scelte dagli elenchi telefonici. Monty Cantsin, Lieutenant Murnau, Mario Rossi, Klaos Oldanburg, Karen Eliot, White Colours sono altri esempi di nomi multipli utilizzati negli anni '70-'80, con esiti alterni, da circuiti alternativi di artisti e musicisti internazionali, "come mezzo per sovvertire lo star-system e mettere in discussione il concetto borghese di identità" (Cfr. S. Home in "The Assault on Culture", p. 74), ma certamente nessuno di questi progetti è riuscito a generare un impatto tanto forte e immediato quanto LB. L'ambito scelto da Blissett per i propri interventi non è del resto limitato al campo artistico, si inserisce bensì in una strategia di "terrorismo culturale" transnazionale a 360 gradi, comprensibile a tutti: "vivere il territorio, umanizzare la città, violentarla invece che essere violentati". Come Debord, Luther non si accontenta di poco: il virus a suo nome mira alla massima diffusione ed efficacia, sfruttando i talloni d'Achille del sistema di informazione di massa, quali la vulnerabilità delle agenzie stampa alle dicerie disseminate ad arte. Così agendo, mette a nudo meccanismi, falsità e contraddizioni intrinseche nei media di regime, dimostrando con quale facilità è possibile infiltrarvisi e influenzare l'immaginario collettivo. I giornalisti che si sono occupati del caso sono stati costretti, dalla esiguità e ambiguità delle informazioni disponibili, a manipolarle ed aggiungere qualche nuovo elemento alla "leggenda metropolitana di fine millennio" di LB, diventando così a loro volta involontari complici e co-autori del grande gioco.
SESSO, ARTE E PSICOGEOGRAFIA ("Il pettegolezzo è oggi filosofia" - Brian Eno, "The Wired Interview")
Se ancora necessitasse qualche altra dimostrazione pratica dell'elusiva ubiquità Blissettiana, nonché del suo acume dialettico, provate ad andare a rileggere la rubrica "Opinioni" nel n. 34 della nostra rivista, oppure aprite a pag. 33 il volume "Sesso Estremo" di William Cooper (per Castelvecchi), e troverete due casi totalmente distinti di un lettore di Rumore che interviene citando Boulez e Adorno sul dibattito della "musica di destra" e un Blissett/Kipper britannico, teorizzatore della legittima appartenenza della cultura sado-maso al movimento anarco-antagonista. Per dare soltanto telegrafica testimonianza degli ultimi sviluppi della saga, mi limiterò a segnalare una manciata di eventi e documenti legati al multiple name, che si stanno succedendo con vero e proprio effetto valanga nel momento in cuo sto scrivendo: dopo il n. 0 uscito ad Aprile/Maggio, è già disponibile il n. 1 della rivista "Luther Blissett", con tutto quello che è dato sapere sullo stato attuale del progetto (i testi sono un ben congegnato cocktail di rigore ideologico sovversivo e spiazzante provocazione ludica); in uscita a giorni è l'instant-book curato dal giornalista Gilberto Centi "Luther Blissett, l'impossibilità di possedere la creatura una e multipla" (Synergon), mentre Castelvecchi annuncia per Settembre un altro volume con collage di testi originali Blissettiani; l'etichetta milanese Alchemax/Vox Pop ha in uscita su server-Internet nonché CD l'album no-copyright "Luther Blissett - The Original Soundtracks", musiche del gruppo Le Forbici di Manitù per quattro pellicole sperimentali di Blissett; ancora a Milano si è inaugurata il 10 giugno una mostra di "opere giovanili" di LB (1974-1980) alla galleria Derbylius, in contemporanea con una esposizione presso l'associazione La Roggia di Pordenone di immagini dedicate a Blissett da noti grafici e fumettisti (Ciani, Guarnaccia, Lerici, Pasian, Toffolo) e di una serie di apparizioni/sparizioni alla Biennale di Venezia, che quest'anno reca il titolo molto Blissettiano di "Identità e alterità - storia del corpo umano e del ritratto nell'arte" (con labirintici percorsi psicogeografici fra le stradine lagunari, una beffarda video-installazione di "Autoritratti Virtuali", un convegno inaferrabile su "Corpi ubiqui e identità mutanti" annunciato da manifesti con relatori diversi in ciascuna copia, ecc.).
Può insomma un semplice pseudonimo creare tanta mobilitazione e scompiglio? Sembra proprio di sì, la "no-generation" ha trovato la chiave per mostrare ancora una volta a tutti che il re è nudo, e mentre sarà eccitante vedere in quali maniere potrà evolversi la faccenda (non credo siano ipotizzabili pericoli di immediata saturazione, dato che il nome multiplo, come un gioco di scatole cinesi, è sempre in grado di rigenerarsi e riproporsi sotto nuove identità), possiamo anche divertirci ad immaginare situazioni da incubo futuribile alla Philip K.Dick, ad esempio l'apocalisse burocratico-amministrativa che si abbatterebbe su di una città (o nazione, o pianeta!) in cui tutti pretendessero di chiamarsi Luther Blissett, o Diego Armando Maradona o, perché no, Pippo Baudo o Silvio Berlusconi... Se negli ultimi 10-15 anni la musica ha smesso di occupare, come negli anni '60'70, una posizione centrale e preminente quale propulsiva forza antagonista nella vita culturale delle giovani generazioni, sta insomma finalmente cominciando ad assumere contorni più definiti ciò che potrebbe sostituire il rock e dintorni in questa importante funzione: una varietà di esperienze multimedia e multisensoriali, di fluide aggregazioni a distanza rese possibili da circuiti planetari on line (i cosiddetti MUD, Multi-Users Dimensions, dimensioni virtuali create e gestite collettivamente, o TAZ, Zone Temporaneamente Autonome, per usare un termine caro ai cyberpunk) e - contemporaneamente - da circuiti più tradizionali quali posta-fax-telefono e il tam-tam di radio e riviste indipendenti. Nel MUD/TAZ, così come nella dimensione alterata del nome multiplo, non esiste più distinzione tra fruitore e produttore di informazioni, ciascuno contribuisce ad arricchire e modificare l'esperienza globale. Il fai-da-te caro al radicalismo punk compie così un ulteriore passo in avanti: non solo chiunque può imparare tre accordi e mettere in piedi la propria band, ma chiunque può essere chiunque e tutti quanti la stessa persona, annullando e attraversando le identità, inaugurando un'era di nomadismo anagrafico oltre che fisico, da D-I-Y a B-I-Y: Be-It-Yourself!
LUTHER BLISSETT
Campionato 1983-84. Le cose più importnati non succedono a Milano. Lo scudetto se lo giocano Juve e Roma, i cannonieri si chiamano Platini e Zic. Ma è nel Milan neopromosso dalla B che si materializza, per la prima volta in Italia, Luther Blissett. Un metro e ottanta per 79 chili, nato a Fairmouth, in Giamaica, nel 1958, Luther è il colpaccio piazzato da Giussy Farina per far sognare la piazza. Arriva dal Watford, la società di Elton John, dove segnava a grappoli: 27 gol in 42 partite, l'ultimo anno. Ma non lega con la Milano "da pere", in piena ascesa. A fine stagione metterà solo 5 gol nelle valigie preparate per un mesto rientro. Giusto il tempo per farsi affibbiare dal nostro maggior buongustaio, Gianni Brera, un soprannome spietato e irresistibile: "Callonissett", volto scuro del leggendario centravanti pappa-gol Egidio Calloni. In realtà, Luther aveva un piano. Il nostro. Il vostro. Ora si sa. (Paolo Ferrari)
UN PERICOLOSO INCONTRO CON LUTHER BLISSETT
"Mac Guffin è dunque il nome che si dà a questo tipo d'azione: rubare... delle carte, - rubare... dei documenti - rubare...un segreto. La cosa non è importante in sé stessa e i logici hanno torto a cercare la verità nel Mac Guffin. Nel mio lavoro ho sempre pensato che le 'carte', o i 'documenti', o i 'segreti' della costruzione della fortezza debbano essere estremamente importanti per i personaggi del film, ma di nessun interesse per me, il narratore" (Alfred Hitchcock).
Luther Blissett è tanto il narratore quanto il Mac Guffin di un "gioco di ruolo" rappresentato sulla scena del mondo; è essenzialmente una sinistra teoria della cospirazione che si avvale di strumenti testati nell'(Ethe)real Network dell'arte postale (il Multiple Name, le creazioni collettive "Add, Pass & Return" ecc.) e li usa per detournare e rimanipolare il linguaggio del mito, gli archetipi dell'immaginario collettivo, l'esperienza religiosa neopagana, ecc. Una specie di sciamanesimo lucido, non AL DI QUA dell'individuo e della democrazia (l'inquadramento totalitario) ma AL DI LÀ di entrambi: una libera e caotica empatia tra i soggetti, senza tirannia della maggioranza, come fascinosi Betazoidi.
I "raccordi emotivi" tra un elemento e l'altro possono a volte ricordare quelli del Noir più intricato ("Il Grande Nulla" o "White Jazz" di James Ellroy), oppure Paco-Ignacio-Taibo-incontra-Paracelso-durante-un-Rave.
Il gioco consiste nell'obbligare l'umanità a fare i conti con la catastrofe e a coricarsi al suo fianco perché essa non ci sorprenda durante il sonno. Quando ci si sente al sicuro, il nostro pensiero si limita a GIOCARE CON la catastrofe: al coinvolge nei suoi piani come fattore d'improbabilità, e per mettersi al riparo gli basta qualche modesta rassicurazione. Ai nostri giorni, quando l'insieme dei rapporti sociali è una grande pandemia neuroinfettiva (Cristo si è fermato a Ebola), si verifica l'opposto: dobbiamo GIOCARE NELLA catastrofe, destinare ad essa quasi tutto il capitale simbolico proprio per tenere aperto l'accesso a una via mediana, che è ormai diventata sottile come il filo di un coltello. Il Multiple Name diviene esperienza del limite, in diretta dal Promontorio dei Secoli: "All'inizio del secolo puoi fare dello sperimentalismo, ma alla fine è un Western, si ha il dovere di raccontare quello che accade, si fanno i conti..." (Andrea G. Pinketts).
Luther Blissett non è una "identità collettiva", come scrivono i giornalisti, bensì una SINGOLARITÀ MULTIPLA: non esistono i Luther Blissett, esiste solo Luther Blissett. Noi viviamo oggi di questa possibilità: sfuggire ai ruoli. Alcuni indirizzi a caso per saperne quanto prima: Rainer Reutner, Weinberggasse 13/5, 1190 Wien, Austria; Neoist Alliance, BM Senior, London WC1N 3XX, UK. |
(foto Gianandrea Bungaro) |
Luther Blissett in una caricatura di Walter Molino pubblicata su "Intrepido" |
Luther Blissett in compagnia della moglie, 1983-84 |
Milano, luglio 1983, Luther Blissett (Getty Images) |
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Alle cose ci si affeziona ed anche alle situazioni.
Il Milan era retrocesso due volte, prima per l'affare del 'calcioscommesse', poi, dopo una velocissima promozione, per "meriti sportivi" e anche in questa occasione era ritornato prontamente far le 'elette' della massima serie, ma della Serie B i dirigenti, se non i tifosi, milanisti dovevano avere un'inguaribile nostalgia se per affrontare il massimo campionato comprarono un centravanti come Luther Blissett.
Recentemente Pelè ha affermato che la sua figura nel calcio è paragonabile a quella di Beethoven nella musica; bene allora Luther Blissett per i 'bidoni stranieri' è stato come Paganini per i violinisti, Michael Jordan per la pallacanestro, Ribot per il galoppo, Ayrton Senna per la formula 1, Via col Vento per la storia del cinema, Walt Disney per quella dei cartoni animati, Dante Alighieri per l'affermazione del 'volgare' sul latino, Gandhi per l'India.
Luther Blissett è stato un Giulio Cesare, un Alessandro Magno, un Napoleone Bonaparte, un John Lennon, un Enzo Ferrari, un Neil Armstrong per la storia delle conquiste spaziali o un Louis Armstrong per quella del Jazz: insomma è stato un grande !
Per trovare uno come lui, penso occorrano doti non comuni: i dirigenti del Milan lo scovarono al Watford, la squadra che allora era (e forse lo è ancora) proprietà di Elton John, credo che avesse segnato parecchi gol nella massima serie inglese e si era imposto all'attenzione per la sua grandissima velocità e per lo scatto esplosivo.
Va detto che questa fama era tutt'altro che usurpata: era infatti talmente veloce che superava spesso il pallone con il quale aveva contatti difficilissimi con quasi tutte le parti del corpo fuorchè con i piedi, con i quali proprio 'nun ce cojeva' mai.
Di lui i tifosi milanisti sugli 'anta' non possono aver dimenticato un clamoroso gol sbagliato in un derby con l'Inter, quando l'unico oppositore rimasto fra lui ed il gol della vittoria era la linea di gesso della porta interista.
A quel tempo il Milan vinceva un derby ogni Pasqua che cadeva di mercoledì ed il mio amico A.N., milanista indiavolato, disposto a qualunque abiura e a sostenere qualunque posizione a favore dei colori rossoneri, quella volta tacque di un silenzio profondo che durò un mese e mezzo.
Blissett l'ho visto, a San Siro contro la Fiorentina, lanciato in un contropiede, con mezzo campo da percorrere in solitudine e la palla del 2-0 pronta per lui, pestare il pallone e 'cappottare' clamorosamente a venticinque metri dalla porta, con Giovanni Galli. Portiere viola, già disposto al peggio.
Quella volta ho capito che uno Stadio è una cosa viva, non una struttura su cui si siedono delle persone, perché il muggito di dolore e sdegno che salì dalle tribune dello stadio Meazza l'ho ancora nelle orecchie, simile al canto del capodoglio che faceva sentire Cousteau nei suoi documentari.
I gradoni di cemento, oppressi dal peso degli spettatori, i tondini delle armature sollecitati, come previsto dai mirabili calcoli del progettista, a pressoflessione, i grandi puntoni che sorreggevano il secondo anello e tutte le altre strutture accessorie alla statica dell'edificio, sembrarono vibrare ed urlare, con voce flebile ma decisa, un imperativo liberatorio che, nello stesso stadio, un centravanti diverso da Blissett avrebbe rivolto ad un allenatore di un Milan immenso (ed immensamente diverso da quello) solo pochi anni dopo :"Vacagher !!!"
Che altro devo dire di Luther Blissett detto "el negher" ?
Nulla : è stato, l'ho detto e lo ripeto, il paradigma del 'bidone'.
Nessuno prima di lui, né dopo, ha raggiunto simili vette di inadeguatezza nella nostra serie A, anche se i numeri non gli sono contro infatti, misteriosamente, "el negher" riuscì addirittura a segnare dei gol in Serie A ed ancora più misteriosamente li segnò a squadre diverse dalla Fiorentina che di solito è il "refugium peccatorum" dei bidoni di ogni ordine e grado.
Però, se i numeri dicono che in trenta partite Blissett riuscì a segnare cinque gol, va detto che non rendono conto del numero di gol che costui riuscì a fallire, in ogni modo conosciuto ed inventandone anche di nuovi.
A parte quello citato nel derby, ne sbagliò di testa su cross alto, di destro in diagonale da destra, di sinistro in diagonale da sinistra, da solo di fronte ed anche alle spalle del portiere !
Lanciato in contropiede, che era la sua specialità, falliva regolarmente il controllo in corsa, effettuava stop 'a seguire' che servivano il portiere avversario o addirittura il proprio.
Vi ho detto che fu acquistato dal Watford, la squadra di cui era ed è proprietario Elton John; per come giocò potevano prendere direttamente la grande 'rockstar' e fargli vestire la maglia che era stata di Nordhal, Altafini e Sormani : calcisticamente non avrebbe potuto far di peggio, ma vuoi mettere che musica ! |
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Dal sito irishclan.org/b11.htm
Segni particolari : tornò in Inghilterra inseguito dai tifosi della Fossa
LUTHER "CALLONISSETT" BLISSETT
"Sei peggio di Blissett". Tutti i giocatori di calcio lo hanno detto, almeno una volta. Ma chi era, Luther Blissett? E perché è arrivato in Italia?
Tutto ebbe inizio nella stagione 1982/83 della Premier League: l'attaccante di colore del Watford United, un certo Blissett, nato in Giamaica il primo febbraio 1958, in 41 presenze mise a segno 27 gol. Spulciando nel suo tabellino, i dirigenti del Milan scoprirono che, nei precedenti 6 campionati inglesi, Blissett aveva realizzato 68 gol: curriculum sufficiente per vestire la maglia rossonera.
Blissett disputò un solo campionato, in Italia: giocò 30 partite e segnò 5 reti, "mangiandosene" almeno il quadruplo (compreso un memorabile calcio di rigore tirato in tribuna, durante una partita di Coppa Italia).
A fine stagione, con il Milan sull'orlo della retrocessione, fu rispedito a casa dal Presidente Farina: giocò ancora per dieci anni, sempre militando in squadroni britannici (Watford, Bournemouth, Brentford, Bury e Falkenham Town). |
Gianni Brera gli coniò un soprannome fulminante: memore delle scempiaggini di Egidio Calloni, ribattezzò Luther "Callonissett". Di quell'annata funesta Luther conserva un ricordo tormentato: furono il pessimo ambiente e la fredda accoglienza di Milanello, secondo lui, a determinare certe prestazioni. Il suo mestiere attuale è quello di dirigente di club, ovviamente il Watford.
Ma la sua fama ha valicato i campi di calcio e perfino l'ambito sportivo. Il nome "Luther Blissett" è diventato la firma, l'identità multipla utilizzata dagli autori (misteriosi ma non tanto) di alcune beffe mediatiche. Luther Blisset è stata la sigla e il marchio d'autore di operazioni di falsificazione, manipolazione e sabotaggio dell'informazione, tese a smascherare le dinamiche e i miti apocrifi della cosiddetta "società dello spettacolo". Un mix di anachismo, tecnologia, situazionismo, cultura di Rete, celebrazione dell'intelligenza collettiva/connettiva e sperimentazione letteraria: tutte cose che il vero Luther Blisset non avrebbe mai capito.
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Dal sito www.gazzetta.it
24 gennaio 2007 - di Sebastiano Vernazza
BLISSETT, DISPERAZIONE-MITO
Per la serie "Ci ritorni in mente", ecco il centravanti per una stagione senza gloria al Milan nell'83 che ha poi ispirato un movimento di controinformazione
«Chiunque può essere Luther Blissett, semplicemente adottando il nome di Luther Blissett». Vi parleremo oggi di un centravanti anglo-caraibico trasformatosi in un movimento di rottura e controinformazione, il «Luther Blissett Project». Dipinta così sembra una faccenda contorta e in effetti lo è. Cominciamo dall'inizio, che è più facile.
GIARDINIERE Primi anni Ottanta: Luther Blissett, con doppia t finale, nato in Giamaica e cresciuto in Inghilterra, è il centravanti del Watford, club inglese di proprietà della popstar Elton John. Segna tante reti, altrettante ne sciupa, e i tifosi per assonanza lo chiamano «Miss it», che significa «Sbaglialo». Soprannome scoraggiante, eppure Giuseppe Farina presidente del Milan si innamora di Luther e lo acquista, nell'estate '83. Si mormora che gli osservatori rossoneri lo abbiano confuso con l'altro attaccante di colore del Watford, un «certo» John Barnes, che poi avrebbe fatto una bella carriera nel Liverpool. Alle prime avvisaglie di fregatura, battuta-verità di Farina: «Blissett me lo ha consigliato un giardiniere di Londra».
CALLONISSET Arrivato a Milano con fama di Bombardiere Nero, il nostro si incarta ovunque. Sul campo spreca un gol dietro l'altro, fuori rilascia dichiarazioni insolite per un anglo-giamaicano: «Mi piace il reggae, ma non fumo, non bevo e non vado a donne». Gianni Brera gli appioppa l'inquietante etichetta di Callonissett, in onore di Egidio Calloni detto lo Sciagurato, altro epocale centravanti milanista. Farina, disperato, scrive una lettera: «Mio caro Lutero, quando ti vedo sbagliare a due metri dalla rete mi sembra di sognare». A fine stagione Blissett torna al Watford e stop.
CHI L'HA VISTO? Bologna, metà degli anni Novanta, nasce il collettivo «Luther Blissett» e le generalità dell'ex calciatore diventano un nome multiplo, tutti possono appropriarsene per compiere azioni di disturbo nei media senza essere identificati. Quelli del «Luther Blissett Project» colpiscono «Chi l'ha visto?»: un giorno diffondono la notizia che l'artista Harry Kipper, cultore del «turismo psicogeografico», si è perso in Friuli e il programma di Rai 3 si tuffa sul presunto fatto di cronaca, salvo scoprire poi che Harry Kipper non esiste. Si pubblicano libri firmati Luther Blissett, tra gli altri «Q», editore Einaudi, e si sospetta che lo pseudonimo celi Umberto Eco, che però smentisce. Un caso culturale.
IN PICCHIATA Oggi il Luther Blissett vero, l'ex calciatore, è allenatore del Chesham United, club della Southern League Division One, una delle tante serie minori inglesi. Torneo regionale, equiparabile alla nostra serie D. Watford, York e Chesham le tappe del Blissett tecnico: una rovinosa discesa. Luther conserva buoni ricordi dell'Italia: «Franco Baresi è stato il miglior difensore di tutti i tempi», ha proclamato in una recente intervista. Se lo dice lui, ci sarà da fidarsi?
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Servizio "Amarcord" del Guerin Sportivo dedicato a Luther Blissett e alla presentazione del libro "Lei non sa chi ero" |
Luther Blissett nel 2015 |
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