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8 marzo 2011 - by Sertac
RINA, MEZZO SECOLO IN ROSSONERO
In occasione della "Giornata della Donna", un ricordo della Ercoli che per 42 stagioni ha espletato splendidamente il ruolo di segretaria dell'A.C. Milan
Approdò al Milan tra il 1957 e il '58 e da segretaria della società rossonera ha vissuto quarantadue stagioni all'insegna della professionalità, meritandosi la stima e la fiducia di tutti i presidenti ed i dirigenti che in questo lungo arco di tempo si sono alternati alla guida del club. Una donna che ha trasmesso l'arte della diplomazia e dell'umiltà, trasferendo agli altri la consapevolezza di lavorare per una gloriosa società di calcio.
Un punto di riferimento venuto a mancare nel maggio del '99, mentre il Milan era impegnato nella splendida rimonta che sfociò nello scudetto targato Zaccheroni. Ha scritto Paolo Tarozzi su Forza Milan: "Con lei non ti sentivi mai solo, riusciva sempre a darti buoni consigli". Un vero faro, insomma, capace di illuminare, anche con una semplice parola, i momenti difficili del Milan che in quei quattro decenni e passa non sono mancati.
Una delle qualità migliori riconosciute a Rina Ercoli è stata la discrezione ed il rispetto dei ruoli. Dalla sua posizione privilegiata ha vissuto le ultime fiammate del ciclo "Gre-No-Li", i successi del Milan di Viani e Rocco, l'arrivo e la strepitosa parabola calcistica di Gianni Rivera, le amarezze dei primi anni 70, con la stella sfuggita tre volte prima di essere afferrata nel 1979 con il barone Liedholm in panca.
Periodi di quiete e altri di tempesta (la gestione Buticchi e Duina, soprattutto), il "piccolo diavolo" che sprofondò due volte in B e i fasti dell'Era Berlusconi con i successi in serie targati Sacchi e Capello fino allo scudetto al fotofinish che non riuscì a festeggiare. "La B fu un fatto sportivo ma il rischio fallimento è stato ben peggio", disse un giorno agli organi di stampa.
A chiamarla al Milan era stato Andrea Rizzoli. Bastò una domanda: "Vuole venire a lavorare in via Andegari? Ci serve una segretaria". Rina Ercoli accettò e a Palazzo Feltrinelli, dove si trovava la sede della società rossonera, trovò altre due donne: Pinuccia Taini e Mary Gazzotti.
In una delle poche interviste rilasciate a Forza Milan, Rina elencò le qualità per essere all'altezza di un grande club come quello milanista: grande disponibilità e passione particolare, mai trattare male i tifosi ma fargli capire che certe pretese sono irricevibili.
Allo stadio non mancava mai, comprese le tante finali di coppa, a cominciare dal primo trionfo di Wembley. Pur in presenza di proposte economicamente più allettanti, la Ercoli scelse di rimanere al Milan. In questo, assomigliò a Franco Baresi che considerava come un fratello. Per una coincidenza dettata dalle imponderabili "meccaniche celesti", il suo ultimo giorno in hac lacrimarum valle è coinciso con il trentanovesimo compleanno del "capitano milanista per antonomasia".
Ostile a qualsiasi forma di narcisismo, Rina Ercoli, pur essendo stata la segretaria di direzione, è presente in poche foto e mai davanti ai riflettori. Del calcio aveva un'opinione precisa, ritenendolo un mondo dove non regnavano solo cinismo e freddezza. Per lei contavano, soprattutto, l'esperienza e gli aspetti umani. "Dopo aver visto crescere ragazzi come Baresi, Maldini ed Evani, - disse a Luca Serafini, in un'intervista per Forza Milan - andar via da qui era impossibile". Una vera signora in rossonero. L'ultima visita di Rina nella sede di via Turati precedette di pochi giorni la sua morte. Il calvario della malattia ne aveva fiaccato notevolmente il fisico ma l'attaccamento ai colori rossoneri era rimasto intatto.
All'indomani della sua dipartita, in occasione della trasferta del Milan al "Delle Alpi", nel settore dove dei tifosi rossoneri apparve uno striscione: "Rina, sempre nei nostri cuori". L'omaggio migliore ad una donna d'altissimo spessore, l'unica che insieme al magazziniere Primo Carlini poteva dire di esserci sempre stata quando il Milan alzava al cielo le sue coppe.
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