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da "Almanacco Illustrato del Milan" - Ed. Panini Modena, 2005
Gustavo Giagnoni diventa il nuovo allenatore del Milan. Come rinforzi arrivano Albertosi, Bet, Zecchini, Calloni e Gorin. Lascia la società, dopo 9 stagioni ad altissimo rendimento, Karl Heinz Schnellinger. Con l'uscita di scena del tedesco il Milan non ha più giocatori stranieri nelle sue fila. E' ancora un campionato modesto per i rossoneri, che non riescono mai a restare in lotta per il primato. E' un torneo da 5° posto finale. Lo scudetto va alla Juventus. A fine stagione Gianni Rivera entra in contrasto con la società dopo che il presidente Buticchi ipotizza una sua cessione. Rivera viene messo fuori squadra all'indomani di una strepitosa e polemica partita giocata nel fango di S. Siro contro la Lazio. La decisione offende il buon senso e i tifosi si schierano dalla parte del "golden boy", ma Giagnoni è solidale con la presidenza. In Coppa Italia, senza Rivera e con Benetti capitano, il Milan arriva alla finale dopo aver eliminato nel suo girone di semifinale Bologna, Inter e Juve, A Roma, con la Fiorentina perde (2-3) partita e trofeo.


da E. Tosi – Forza Milan! – La storia del Milan ("Il decennio della Stella e il buio dei primi Anni Ottanta"), maggio 2005
La stagione 1974-75 si snoda sulla falsariga della precedente; la squadra è affidata a Gustavo Giagnoni; con l'abbandono dell'attività di Schnellinger, il Milan non ha più giocatori stranieri in organico; arrivano nomi nuovi: Albertosi, Bet, Calloni e Zecchini. Ma la squadra non decolla (alla fine sarà un modesto quinto posto) ed i problemi investono anche l'aspetto societario: nella seconda parte della stagione, si registra infatti una grave spaccatura tra Rivera e il presidente Buticchi dopo l'ipotesi di cessione del capitano. Il Golden Boy è messo fuori squadra dall'allenatore Giagnoni, indifferente alla presa di posizione della tifoseria, in gran parte schierata con il carismatico numero 10. Anche la Coppa Italia, occasione per salvare l'annata sportiva, sfugge ai rossoneri, superati 3-2 dalla Fiorentina nella finale di Roma.


da Corrado Izzo
L'ANNO DELLA RIFONDAZIONE
Estate 1974. L'Italia del pallone vive l'anno zero. La dura lezione incassata al mondiale tedesco ha evidenziato che è ora di cambiare, di rinnovare mentalità e uomini, in un calcio ormai rivoluzionato dal gioco totale olandese. Il Milan, in verità, aveva già intuito la necessità di questo percorso ancor prima della perfida Coppa del Mondo.
La figura barbina rimediata nella stagione precedente aveva sancito la fine naturale del glorioso ciclo di Rocco, dunque l'esigenza di cominciare daccapo. Così, ecco realizzarsi un epocale rinnovamento, a cominciare dalla panchina, dove si va a sedere Gustavo Giagnoni, il pittoresco allenatore sardo col colbacco. Alcune ottime stagioni in granata, dove ha anche conteso alla Juventus lo scudetto del 1972, convinto sostenitore di un calcio propositivo, d'attacco, secondo i dettami del totalvoetbal olandese.
Anche il parco giocatori, viene rivoluzionato, si interviene in ogni reparto, puntando su un mix di gioventù ed esperienza. Così arriva Albertosi dal Cagliari, il quale, nonostante i suoi 34 anni è ancora tra i migliori due portieri italiani. Chi sia l'altro e quale l'ordine stabilitelo voi.
Poi viene rinforzata la difesa, con gli ingaggi degli arcigni Bet e Zecchini, entrambi 25enni, ma con un bagaglio già significativo di esperienza. In mezzo al campo ecco un giovane e biondo laterale dal neopromosso Varese, Duino Gorin, podista instancabile, mentre si confida molto sulla definitiva esplosione di Aldo Maldera, un giovanotto che ha già fatto intuire di essere una forza della natura.
Sempre dal Varese viene acquisito il ventiduenne centravanti Egidio Calloni, chiamato al non facile compito di sostituire Pierino Prati. Appare infatti chiaro che Bigon non è una prima punta e sta gradualmente evolvendo la sua collocazione tattica in quella di un'intelligente mezzala con grandi tempi di inserimento. Calloni ha segnato caterve di reti in serie B, ma ovviamente il Milan è un'altra cosa. Se sbagli un gol su passaggio di Rivera cosa racconti ai giornalisti? L'ultimo arrivo è un vecchio pupillo del tecnico Giagnoni. Si chiama Gianni Bui, è un attempato mestierante delle aree di rigore, molto abile nel gioco aereo in virtù della sua imponente statura. Dovrà far da chioccia a Calloni nel caso in cui questi avesse difficoltà di ambientamento. Giubilate le varie meteore Bianchi, Bergamaschi, Turini, Lanzi, Cafaro, porgono i saluti anche William Vecchi, l'eroe di Salonicco, e Zignoli, mandato in prestito a Varese insieme ad un giovanissimo De Vecchi.
Uomini di esperienza come Anquilletti, Biasiolo, Pizzaballa ed inizialmente lo stesso Bigon, vengono invece tenuti ma relegati ai margini della prima squadra. Giagnoni ha infatti le idee chiare: davanti ad Albertosi vuole Bet, Sabadini, Turone e Zecchini; a sostenere Rivera in mezzo al campo dovranno agire il solito Benetti, Gorin e Maldera, con eventuale impiego di Bigon; in attacco infine spazio alla coppia Calloni-Chiarugi, controllati però a vista da Bui e dallo stesso Bigon, pronti a subentrare. Il 1974-75 non sarà certo memorabile ma, oltre a migliorare il fallimentare piazzamento dell'anno prima, getta le basi di un lavoro i cui frutti non saranno raccolti da Giagnoni, il quale rimarrà un solo anno al Milan, bensì dall'allenatore che lo sostituirà nella stagione a venire. L'inizio è con il freno a mano tirato, solo a fine ottobre i rossoneri colgono la prima vittoria, a Roma, grazie ad uno spettacoloso gol di Calloni, proprio sotto gli occhi dell'ex Prati.
Dopo questa beneaugurante prodezza, Egidio si spegne e, in un Milan che subisce pochi gol ma ne segna altrettanti, la carretta la tirano i soliti Chiarugi, Bigon e Benetti. Anche Rivera, non ancora ripresosi dal fallimentare mondiale tedesco, appare poco brillante e discontinuo rispetto ai suoi standard. Tra i pali Albertosi è una sicurezza, mentre molto bene si comporta la difesa ed in particolare il giovane Maldera, che diventa giorno dopo giorno l'immagine del nuovo Milan. Verso la fine del girone d'andata, con la squadra che veleggia tra il terzo e quarto posto, esplode finalmente Egidio, non ancora sciagurato. Alla quindicesima segna infatti una doppietta alla Ternana e da lì non si ferma più.
Arriva un momento, ad inizi febbraio, in cui sembra di poter effettuare il salto quantico verso una stagione più consona al blasone del Milan ma, per motivi di vario ordine che non staremo ad esaminare in questa sede, si perde a San Siro contro la Juve per 1-2, in un pomeriggio di ordinaria follia funestato dal lancio di petardi da parte del pubblico. Questa partita è un po' la sliding-door del campionato rossonero.
Un'eventuale vittoria avrebbe aperto nuovi orizzonti, l'immeritata sconfitta sancisce il definitivo ritorno del Milan ad anonime posizioni di rincalzo. Si prosegue tra pareggi, alcune vittorie, di cui una roboante ed indimenticabile nel derby di ritorno, e qualche sconfitta, rimediata generalmente contro squadre nettamente più forti, come il Napoli di Vinicio, fiero competitor della Juventus nella corsa al titolo. La tranquilla e sonnacchiosa primavera rossonera, destinata ad un poco stimolante quinto posto, viene scossa dalla clamorosa lite tra Rivera e il presidente Albino Buticchi il quale, dopo essersi macchiato del reato di lesa maestà dichiarando di voler cedere il Gianni al Torino, al termine di una epocale querelle tecnico societaria che riempie le pagine dei giornali, viene letteralmente sbattuto fuori dal Golden Boy.
Rimediati i soldi in prestito dal suo amico miliardario Ambrosio, Rivera infatti acquisisce il pacchetto di maggioranza ed estromette il petroliere spezzino dal Milan, divenendone di fatto proprietario fino all'avvento, nella primavera del 1976, di Vittorio Duina. In un clima di polemiche, di confusione totale e di fazioni interne, con Giagnoni ed alcuni giocatori che si schierano con Buticchi mentre la tifoseria intera ed altri compagni parteggiano per il Gianni Nazionale, c'è il fondato timore che la squadra si spacchi.
Il tecnico sardo è però bravo a tenere unito lo spogliatoio e riesce mirabilmente a conquistare un tranquillo quinto posto, che di fatto vale la qualificazione in Coppa UEFA, ed inoltre la finale di Coppa Italia, poi persa in maniera sfortunata con la Fiorentina. Ma non serve. Nonostante i dignitosi risultati tecnici conseguiti e l'aver costruito una valida intelaiatura di squadra in prospettiva futura, Gustavo Giagnoni viene coinvolto nel provvedimento di "epurazione" attuato da Rivera, il quale, una volta diventato il boss, non gli perdona di aver remato contro. Stessa fine faranno anche alcuni suoi compagni, come Zecchini, sbolognato alla Sampdoria, e, con un anno di differita, il fido scudiero Romeo Benetti, reo di non avergli restituito la fascia di capitano.
Va così agli archivi una stagione apparentemente insignificante, ma, vista da vicino, piena di fatti futuribilmente significativi della storia rossonera. Siamo entrati a pieno regime in anni un po'così, un po' anonimi, un pizzico naif del nostro grande Milan. Anni romantici e contraddittori nel calcio come in tutti gli altri aspetti di questo indimenticabile decennio.






Una formazione rossonera nel pre-campionato 1974-75.
In piedi da sinistra: Albertosi (per la prima volta con un maglione giallo, al posto del tradizionale maglione nero), Zecchini, Bet, Aldo Maldera, Rivera (Capitano), Bigon, Benetti. Accosciati da sinistra: Calloni, Gorin, Sabadini, Chiarugi



dal sito www.wikipedia.org
1974-75: LA FINALE DI COPPA ITALIA PERSA SENZA RIVERA
Dopo la separazione da Rocco il presidente Buticchi decide di affidare la panchina a Gustavo Giagnoni, che passerà alla storia per il rapporto a dir poco burrascoso con Gianni Rivera.
La stagione 1974-1975 trascorre senza infamia né lode per i rossoneri, i quali alla fine ottengono un buon 5° posto, utile per l'accesso alla Coppa UEFA.
In Coppa Italia le cose vanno decisamente meglio: il Milan infatti supera il girone di semifinale a dispetto di Inter e Juventus e si qualifica per la finale di Roma contro la Fiorentina. Il 28 giugno, però, sul prato dell'Olimpico la squadra milanese, priva della stella Rivera, perde per 3-2, lasciando il trofeo ai viola.

AVVENIMENTI
Dopo un anno di stop fece il suo ritorno allo scudetto la Juventus, che azzeccò gli innesti di Scirea e Damiani e la scelta di Carlo Parola, vecchia bandiera bianconera, come allenatore. Il campionato iniziò il 6 ottobre 1974.
La Lazio campione uscente partì bene, ma alla quinta giornata si formò un vero e proprio gruppone di otto squadre in soli due punti. Ne uscì la Juventus, che il 15 dicembre espugnò Napoli con un clamoroso 2-6 approfittando della stanchezza degli azzurri (che avevano giocato in Coppa Uefa) e tentò la prima fuga. Lo stop in casa della Lazio, il 5 gennaio non condizionò troppo l'andamento della squadra piemontese, che chiuse il girone d'andata con 3 punti di vantaggio sui biancocelesti, secondi.
Nel girone di ritorno la Lazio assistette impotente alla tragedia del male che colpì l'allenatore dello scudetto, Tommaso Maestrelli, e il suo campionato ne risentì. La Juve scappò e solo il vivacissimo Napoli di Luís Vinício partì all'inseguimento, arrivando nel girone di ritorno con appena due punti di distacco il 31 marzo allo scontro diretto a Torino. Ma un gol dell'anziano ex-José Altafini infranse i sogni dei partenopei, che proprio allo scadere dell'incontro persero per 2 a 1. Nelle successive giornate la Juve si limitò a controllare il lieve vantaggio sul Napoli. Il rendimento dei piemontesi calò, il pesante 4-1 subito a Firenze alla penultima giornata non fece dormire certo sonni tranquilli ai bianconeri (tallonati dal Napoli) i quali però, mandando al tappeto il 18 maggio una già retrocessa Lanerossi, vinsero comunque il titolo. Stagione deludente per le due milanesi, che incapparono in due acquisti sbagliati: l'Inter si appoggiò su Franco Cerilli, regista acquistato dalla Massese, troppo acerbo per la Serie A; il Milan scelse di affidarsi a Egidio Calloni, attaccante prolifico ma dall'errore sotto porta troppo facile, tanto che Gianni Brera lo apostrofò "lo sciagurato Egidio" come il personaggio dei Promessi Sposi; alla fine, comunque, una vittoria a Terni all'ultima giornata consentì ai rossoneri di agguantare il premio di consolazione della qualificazione europea ai danni del Torino, mentre i nerazzurri rimasero esclusi dalle competizioni continentali. Il capocannoniere fu, per la seconda volta, Paolo Pulici, goleador di un Torino che stava per esplodere. Il Napoli "alla olandese" di Juliano espresse il più bel gioco e segnò più reti di tutte (ben 50 gol all'attivo): primato che però non gli consentì di vincere il titolo.
La Ternana, per la seconda volta in massima serie, e il Varese, dopo un solo anno di permanenza, salutarono definitivamente la Serie A. Nonostante un timido tentativo di recupero, cadde anche la Lanerossi Vicenza, al ritorno in Serie B dopo 20 anni. Si salvò l'esordiente Ascoli, prima marchigiana in A.




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Ragione sociale Milan Associazione Calcio S.p.A. (A.C.M.)
Gustavo Giagnoni,
nuovo allenatore rossonero
per la stagione 1974-75
Colori sociali Rosso e nero a strisce verticali
Data di fondazione 13 dicembre 1899
Sede Via Filippo Turati, 3 - MILANO
Centro Sportivo Milanello - Carbonolo di Carnago (VA)
AREA DIRETTIVA
Presidente Albino Buticchi
AREA TECNICA
Direttore Sportivo Alessandro Vitali
Allenatore Gustavo Giagnoni I
Allenatore in Seconda Giovanni Trapattoni
AREA SANITARIA
Medico Sociale Giovanni Battista Monti
Massaggiatore Carlo Tresoldi
SQUADRA
Capitano Gianni Rivera
Campo sportivo Stadio San Siro - MILANO
Giocatori di partite ufficiali Enrico Albertosi, Mario Angelo Anquilletti, Romeo Benetti II, Aldo Bet, Giorgio Biasiolo I, Albertino Bigon I, Gianni Bui, Egidio Calloni, Luciano Chiarugi, Filippo Citterio I, Duino Gorin I, Giovanni Lorini, Aldo Maldera III, Gianni Rivera (cap.), Giuseppe Sabadini, Giovanni Sartori, Giorgio Skoglund II, Franco Tancredi, Maurizio Turone, Luciano Zecchini
Palmares La Squadra "Primavera" vince il Torneo "Città di Alassio"
Torneo di Ginevra