da "Almanacco Illustrato del Milan" - Ed. Panini Modena, 2005 E' l'anno della grande crisi per il calcio italiano. Le grandi squadre, non ottenendo la promessa riforma del campionato con una riduzione dei club partecipanti, rompono gli indugi e costituiscono la Confederazione Calcistica Italiana (C.C.I.) alla quale aderiscono anche le squadre del centro-sud. Si disputano così due campionati: quello confederale e quello della F.I.G.C., riservato alle piccole società del nord. Il Milan partecipa naturalmente al primo, con modesti risultati (9° su 12 partecipanti nel Girone A). Unica consolazione è la vittoria nella "Scarpa Radice". Campioni d'Italia sono i bianchi piemontesi della Pro Vercelli (per la C.C.I.) e la Novese (per la F.I.G.C.).
da E. Tosi – Forza Milan! – La storia del Milan ("La nascita del girone unico"), febbraio 2005
LO SCISMA FEDERALE
La stagione 1921-22 è ricordata come quella della più grave crisi per il calcio italiano: la caotica situazione sociale e politica in cui il Paese versa, che fa da preludio alla presa del potere da parte di Mussolini, sembra riflettersi anche nel mondo del pallone. I club più importanti chiedono alla Federazione un torneo con un numero limitato di partecipanti alla prima categoria. Inascoltati, escono dalla FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) e fondano la CCI (Confederazione Calcistica Italiana), col risultato che nell'annata si disputano due campionati: la Novese vince quello della FIGC, la Pro Vercelli il torneo patrocinato dalla CCI; a quest'ultimo campionato partecipa il Milan. AI Nord i "confederali" sono divisi in due gironi di 12 squadre ciascuno: le prime due si sfidano per il titolo, le ultime dei due gironi retrocedono in seconda categoria (la Serie B di allora). Per il calcio milanese è una disfatta: US Milanese e Milan, inserite nello stesso girone, sono rispettivamente ottava e nona; l'lnter (nell'altro raggruppamento) è addirittura ultima e deve retrocedere. In realtà i nerazzurri finiranno per rimanere nella massima categoria: il rientro dei secessionisti della CCI nella Federazione, dietro promessa di organizzare nel giro di qualche anno un campionato a girone unico, costringe i dirigenti federali a rivedere tutto il format dei tornei calcistici. Si vuole salvare l'lnter, offrendo alla società nerazzurra l'occasione di cancellare la retrocessione attraverso partite di riqualificazione alla prima categoria, per recuperarla al grande calcio: così avviene ed i nerazzurri non retrocedono.
dal sito www.ilveromilanista.it
STAGIONE 1921/1922 - LA SCISSIONE DEI CAMPIONATI
Calcio italiano in rotta di collisione: le big del nord, che vogliono meno iscritte ai campionati, fanno un torneo a sé (in cui includono anche squadre del centro), vinto dalla Pro Vercelli; le piccole disputano un altro torneo, vinto dalla Novese. Il Milan partecipa al primo, ma non va oltre un deludente nono posto. Senza un allenatore, senza più capitan Scarioni, i rossoneri rivincono la Scarpa Radice ma vivono un'annata mediocre. Con Binda in porta, ci sono Bronzini e Umberto Soldati in difesa (non più Azaghi, dunque, che si accomoda in panchina); A centrocampo Cesare Lovati è il leader della squadra: all'undicesima stagione rossonera, veste con orgoglio la fascia di capitano. Con lui e Soldera arretra in regia Ernesto Morandi, 9 anni rossoneri. In attacco debutta un giovane centravanti di gran prospettiva, Giuseppe "Pin" Santagostino; il suo partner è un buon centravanti, Venerino Papa, mentre le altre tre punte (Loiacono, Poggia e Murer) non sono propriamente dei cannonieri.
Andamento deludente. Avvio da paura, con un incredibile 0-5 casalingo col Novara e 3 sconfitte nelle prime 4 gare. Il Milan si rialza battendo la Pro Vercelli con rete di Santagostino; seguono 2 pari e un'altra vittoria targata Santagostino: una doppietta dell'attaccante stende il Bologna. Incostante, impreciso e traballante in difesa, il Milan viaggia a fasi molto alterne. Perde a Verona e pareggia col Mantova solo grazie a una doppietta a tempo scaduto di Poggia; Papa si prende copertine da protagonista: con 2 gol nella vittoria di La Spezia, con una tripletta nel 7-0 al modesto Vicenza. Seguono sei ko (clamorosi lo 0-4 di Bologna e lo 0-5 di Vercelli) inframmezzate dalle uniche vittorie con l'US Milanese e sull'Andrea Doria (altro bis di Poggia), e da uno 0-0 con la Juve.
Papa-Santagostino, l'attacco sono loro. 20 presenze per il portiere Binda, 21 per Bronzini; ma a sorprendere in positivo è l'altro difensore, il debuttante Umberto Soldati. Nato a Madrid nel 1900, Soldati ha 21 anni e si rivela un buon marcatore, tanto che sarà buon titolare nelle due stagioni successive. I guerrieri di centrocampo sono perni insostituibili: Lovati gioca 22 partite e segna anche un gol, Morandi ne disputa 21 e Soldera 20. L'attacco scopre la fresca vitalità di Santagostino, autore di 5 gol in 10 partite: giocherà col Milan 11 stagioni, realizzando 105 reti nonostante alcune annate di lieve flessione a metà carriera. Ottimo il rendimento di Venerino Papa (10 reti in 20 match). Più mediocre il livello delle altre punte: 3 gol per il barese Loiacono, 4 per Luigi Poggia, nessuno per Giampiero Murer, all'unica annata rossonera. Zacchi (8/2) è la prima scelta tra le riserve, seguito da Azaghi (4). Giocano spiccioli di partite anche De Franceschini, Della Noce, Giudici, Maggioni, Mazzoni, Monti, Porvati, Trabattoni.
L'addio di Lovati. E' l'ultima stagione di Lovati: il trentunenne italoargentino sveste la maglia rossonera dopo 147 presenze e 7 reti in un decennio di battaglie. Lovati ha sempre saputo lottare con energia pur senza disdegnare un buon tocco di palla. Un giocatore decisamente efficace e di cui il Milan sentirà la mancanza.
dal sito www.milanhistory.blogspot.com
1921-1922, DA LOVATI A SANTAGOSTINO
CALCIO ITALIANO NUOVAMENTE SCISSO IN DUE, MILAN NONO NEL SUO CAMPIONATO. NOTA INCORAGGIANTE, IL DEBUTTO DI PIN SANTAGOSTINO. LOVATI SALUTA LA MAGLIA ROSSONERA.
La formazione dell'Italia nell'amichevole
con l'Olanda (1-1). Al centro, accasciato,
Cesare Lovati, capitano del Milan |
CALCIO ITALIANO IN ROTTA DI COLLISIONE: le big del nord, che vogliono meno iscritte ai campionati, fanno un torneo a se (in cui includono anche squadre del centro), vinto dalla Pro Vercelli; le piccole disputano un altro torneo, vinto dalla Novese. Il Milan partecipa al primo, ma non va oltre un deludente nono posto. Senza un allenatore, senza più capitan Scarioni, i rossoneri rivincono la Scarpa Radice ma vivono un'annata mediocre. Con Binda in porta, ci sono Bronzini e Umberto Soldati (non più Azaghi, dunque, che si accomoda in panchina) in difesa; A centrocampo Cesare Lovati è il leader della squadra: all'undicesima stagione rossonera, veste con orgoglio la fascia di capitano. Con lui e Soldera arretra in regia Ernesto Morandi, 9 anni rossoneri. In attacco debutta un giovane centravanti di gran prospettiva, Giuseppe "Pin" Santagostino; il suo partner è un buon centravanti come Venerino Papa, mentre le altre tre punte (Loiacono, Poggia e Murer) non sono propriamente dei cannonieri.
AVVIO SHOCK con un incredibile 0-5 casalingo col Novara e 3 sconfitte nelle prime 4 gare. Il Milan si rialza battendo la Pro Vercelli con rete di Santagostino, seguono 2 pari e un'altra vittoria targata Santagostino: una doppietta dell'attaccante mata il Bologna.
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Incostante, impreciso e traballante in difesa, il Milan viaggia a fasi molto alterne. Perde a Verona e pareggia col Mantova solo grazie a una doppietta a tempo scaduto di Poggia; Papa si prende copertine da protagonista: con 2 gol nella vittoria di La Spezia, con una tripletta nel 7-0 al modesto Vicenza. Seguono sei ko (clamorosi lo 0-4 di Bologna e lo 0-5 di Vercelli) inframmezzate dalle uniche vittorie con l'US Milanese (Loiacono e Papa) e sull'Andrea Doria (altro bis di Poggia), e da uno 0-0 con la Juve.
PAPA-SANTAGOSTINO, L'ATTACCO SONO LORO. 20 presenze per il portiere Binda, 21 per Bronzini; ma a sorprendere in positivo è l'altro difensore, il debuttante Umberto Soldati. Nato a Madrid nel 1900, Soldati ha 22 anni e si rivela un buon marcatore, tanto che sarà buon titolare nelle due stagioni successive. I guerrieri di centrocampo sono perni insostituibili: Lovati gioca 22 partite e segna anche un gol, Morandi ne disputa 21 e Soldera 20. L'attacco scopre la fresca vitalità di Santagostino, autore di 5 gol in 10 partite: giocherà col Milan 11 stagioni, realizzando 105 reti nonostante alcune stagioni di lieve flessione a metà carriera. Ottimo il rendimento di Venerino Papa (10 reti in 20 match). Più mediocre il livello delle altre punte: 3 gol per il barese Loiacono, 4 per Luigi Poggia, nessuno per Giampiero Murer, all'unica annata rossonera. Zacchi (8/2) è la prima scelta tra le riserve, seguito da Azaghi (4). Giocano spiccioli di partite anche De Franceschini, Della Noce, Giudici, Maggioni, Mazzoni, Monti, Porvati, Trabattoni.
L'ADDIO DI LOVATI. E' l'ultima stagione di Lovati: il trentunenne italoargentino sveste la maglia rossonera dopo 147 presenze e 7 reti in un decennio di battaglie. Lovati ha sempre saputo lottare con energia pur senza disdegnare un buon tocco di palla. Un giocatore decisamente efficace e di cui il Milan sentirà la mancanza. (Pubblicato da RG METAL'88)
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Il Milan 1921-22 (Archivio Luigi La Rocca) |
dal sito www.wikipedia.org
LO SCISMA DEL CALCIO ITALIANO
La continua e smisurata crescita del numero delle società partecipanti al campionato italiano, aveva generato una gravissima crisi nel movimento. Il 24 luglio 1921 infatti, in un'infuocata assemblea tenutasi a Torino, un progetto di riforma preparato da Vittorio Pozzo su spinta dei grandi clubs, era stato respinto da una Federazione sempre più dominata dalle piccole formazioni amatoriali. La risposta delle grandi società non si fece attendere, e nel giro di poche settimane le 24 migliori squadre abbandonarono il campionato ufficiale per crearsene uno privato tutto per loro, sotto l'egida della neo costituita Confederazione Calcistica Italiana, con sede a Milano. Per di più, il ben maggiore livello sportivo e la più consistente disponibilità economica delle contestatrici, attirò nel nuovo progetto l'intero girone centro-meridionale, oltre a numerose formazioni minori che furono inquadrate in una Seconda Divisione.
Campionato C.C.I.
La Confederazione poté organizzare un nuovo campionato basato sullo schema del Progetto Pozzo. Le ventiquattro società settentrionali, riunite nella Lega Nord, furono suddivise in due raggruppamenti mediante un sorteggio che aveva però precisi picchetti geografici: ogni Regione doveva avere le sue formazioni equamente suddivise fra i due gironi, e per motivi sia di ordine pubblico sia di varietà nelle trasferte, erano vietati i derby, con l'unica inevitabile eccezione delle tre milanesi di cui due furono giocoforza messe insieme. Ciascun gruppo costituiva un lineare torneo, come verrà definito in seguito, all'italiana, con gare di andata e ritorno. Due le piazze importanti: la prima che permetteva l'accesso alla finale, e l'ultima, che condannava inevitabilmente alla retrocessione, eliminando quelle clausole di più o meno verificabili meriti sportivi ed economici che giustificarono sistematici ripescaggi ai tempi della Federazione. Le due finaliste si sarebbero sfidate in un match di andata e ritorno per determinare i Campioni del Nord.
Al Sud l'arretratezza del movimento calcistico consigliò di mantenere il vecchio meccanismo dei campionati regionali. Furono però ammesse nuove Regioni: le Marche, le Puglie e la Sicilia. La Lega Sud avrebbe poi organizzato le finali tra i campioni regionali, il cui vincitore sarebbe stato ammesso all'onore della finalissima coi campioni settentrionali, sfida che tornava però ad essere una pura formalità dopo l'aggregazione della Toscana al torneo padano.
Il nuovo campionato diede modo di valutare appieno la consistenza delle varie squadre nell'arco di un'intera stagione. Decisamente agevole fu il cammino del Genoa, che non trovò avversarie in grado di impensierirla. Un doppio pareggio con la più immediata inseguitrice, l'Alessandria, fu più che sufficiente per garantire ai Grifoni un comodo accesso alla finale. Regolare fu anche, nell'altro raggruppamento, il percorso dei Campioni in carica della Pro Vercelli, anche se costoro dovettero guardarsi dalla foga dei loro vicini del Novara, autori di un'ottima annata.
Decisamente più deludenti le performances di altre formazioni di primo piano del panorama calcistico nazionale, in particolare le due torinesi e il Milan, che ebbero un passo assai stentato. Una citazione a parte va invece fatta riguardo all'Inter, che incappò nella peggior stagione della sua storia. La squadra che solo due anni prima aveva saputo raggiungere il titolo, si ritrovò con un attacco poco graffiante, e soprattutto con un'autentica difesa colabrodo che le costò eclatanti sconfitte tennistiche in più occasioni. Ultima con soli tre punti al giro di boa, non seppe evitare quella che sarebbe stata una triste retrocessione se non fosse intervenuta, due mesi dopo la fine del torneo, l'insperata ciambella di salvataggio della riunificazione del campionato, avvenuta sulla base del Compromesso Colombo che, derogando alle regole prestabilite, diede modo ai nerazzurri di salvarsi ripresentandosi nella massima serie l'annata successiva.
Campionato F.I.G.C.
La Federazione fu costretta ad organizzare un campionato dal bassissimo tasso tecnico con le molte società rimaste, tutte del Nord più la Toscana che, grazie ai continui scambi con sportivi uomini d'affari inglesi attraverso il porto di Livorno, aveva fortemente aumentato la sua qualità di gioco negli ultimi anni. Oltretutto, poche erano le vere società calcistiche, mentre abbondavano quelle di ginnastica, i circoli culturali e addirittura una formazione di religiosi. L'organizzazione fu pervicacemente la stessa che aveva portato allo scisma, cioè una serie di campionati locali gestiti dai Comitati Regionali, i cui vincitori si sarebbero qualificati alle semifinali nazionali; la formula fu solo un poco snellita a causa della diminuzione del numero delle partecipanti. Per rimpolpare i quadri, secondo l'andazzo alla base della scissione, furono ammesse nuove formazioni, sette per la precisione, alcune delle quali, come la Pro Livorno, erano in realtà le squadre delle riserve di società secessioniste che volevano però mantenersi in buoni rapporti con la FIGC. Quello che fu il 21° torneo federale fu dunque disputato da 47 squadre.
Del caos provocato dalla scissione del campionato, ne approfittò una giovanissima squadra piemontese, la Novese. Neopromossa, vinse ciò che restava del girone piemontese, orfano delle quattro grandi locali, e il girone semifinale con una certa tranquillità, presentandosi in finale dove, dopo 180 minuti a reti bianche ed un equilibratissimo spareggio, un gol di Carietto Gambarotta diede ai monferrini la gioia unica di cingere il titolo di Campioni d'Italia.
Quale il valore di questo scudetto? È innegabile che un requisito essenziale per l'affermazione novese fu l'assenza delle grandi società, a cui la piccola formazione piemontese non seppe mai tenere sistematicamente testa né prima né dopo la vittoria del 1922. Da questo punto di vista, ogni confronto col successo del Casale ottenuto nel regolare campionato del 1914, appare fuori luogo. Sarebbe tuttavia ingeneroso non riconoscere i meriti della squadra biancoazzurra in questa annata. I novesi annoveravano infatti fra le loro fila alcuni importanti giocatori, desiderosi di rimanere nell'organigramma federale, giunti da società secessioniste: tra di essi, basti citare Santamaria e tre dei fratelli Cevenini. Trattavasi dunque di un organico di tutto rispetto, che dominò per tutta la stagione il torneo affermandosi come nettamente la miglior squadra del campionato, vincendolo con pieno merito.
LA RIUNIFICAZIONE DELLA FEDERAZIONE
Conclusa questa tribolata stagione, ci si rese subito conto che la soluzione dei due campionati era insostenibile, e più di tutti se ne accorsero i dirigenti della FIGC che si trovarono per mano un torneo dalla consistenza tecnica assai discutibile, e zeppo di provinciali senza pretese. Fu così che, dopo mesi di polemiche, la CCI e la FIGC diedero mandato al direttore della Gazzetta dello Sport, Emilio Colombo, di redigere un piano per la riunificazione dei due tornei. Il 22 giugno 1922 venne quindi pubblicato il cosiddetto Compromesso Colombo, il lodo arbitrale che organizzò le successive stagioni calcistiche italiane, sanando lo scisma ma segnando di fatto l'affermazione della volontà delle grandi squadre su quella della Federazione.
LA PRIMA COPPA ITALIA
Si segnala, in questa stagione, la disputa della prima edizione della Coppa Italia, competizione creata dai dirigenti federali per dare alle società eliminate dal campionato la possibilità di competere in un torneo di consolazione. L'idea non ebbe tuttavia successo, e ci vorranno anni perché si disputasse una seconda edizione di questa manifestazione.
STAGIONE 1921-22 |
Ragione sociale |
Milan Football Club (M.F.C.) |
Il portiere rossonero Luigi Binda
(Archivio Luigi La Rocca) |
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Colori sociali |
Rosso e nero a strisce verticali |
Data di fondazione |
13 dicembre 1899 |
Sede |
Birreria Colombo (ex Spatenbrau) - via Ugo Foscolo - MILANO
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AREA DIRETTIVA |
Presidente |
Piero Pirelli I |
Vice-presidente |
Iro Bonzi |
Segretario |
Gian Guido Piazza |
AREA TECNICA |
Allenatore |
Carica vacante (incarico assunto dal Capitano Cesare Lovati) |
SQUADRA |
Capitano |
Cesare Lovati |
Campo sportivo |
Campo Milan Viale Lombardia - MILANO |
Giocatori di partite ufficiali |
Renzo Azaghi, Luigi Binda, Rinaldo Bronzini, Alfredo De Franceschini I, Amilcare Della Noce, Arnaldo Giudici, Natale Loiacono, Cesare Lovati (cap.), Giovanni Maggioni, Giovanni Mazzoni, Renzo Monti, Ernesto Morandi, Giampiero Murer, Venerino Papa III, Luigi Poggia, Eugenio Porrati, Mario Roghi, Giuseppe Santagostino, Umberto Soldati, Francesco Soldera I, Ferdinando Trabattoni, Gustavo Zacchi |
Palmares |
Scarpa d'Argento "Gerolamo Radice" |
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