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da "Almanacco Illustrato del Milan" - Ed. Panini Modena, 2005
Anche in questa stagione il Milan-squadra non si dimostra all'altezza del Milan-società. Il campo di Viale Lombardia che si completa con una gradinata in cemento armato è il fiore all'occhiello per i dirigenti. Il campionato pletorico (88 squadre) comporta all'inizio un certo numero di partite insignificanti dal punto di vista tecnico. Il Milan, dopo aver passato facilmente il primo turno eliminatorio, si classifica 4° nel girone nel girone finale lombardo entrando a fatica nelle semifinali interregionali del nord dove rimedia solo brutte figure (su 6 partite 5 sconfitte ed 1 pareggio). Il titolo va alla Pro Vercelli dopo un interminabile serie di partite finali.


da E. Tosi – Forza Milan! – La storia del Milan ("La nascita del girone unico"), febbraio 2005
Anche nel 1920-21 i rossoneri hanno un rendimento alquanto modesto; il campionato aveva visto al via, tra Lega Nord e Lega Sud, addirittura 88 squadre: la sola Milano ne contava 9 (oltre a Milan ed Inter, vi erano US Milanese, Ausonia, Stelvio, Libertas, Juventus Italia, Nazionale Lombardia ed Enotria). Prima di arrivare alle fasi finali, il torneo doveva passare attraverso la disputa di numerose partite inutili, con i grandi club costretti a misurarsi con le piccole società in gare dall'esito scontato, con scarsa partecipazione da parte del pubblico. Il Milan domina la sua eliminatoria regionale, entra a fatica nel girone finale lombardo e rimedia solo brutte figure nelle semifinali interregionali (quarto dietro a Inter, Legnano e US Milanese). La squadra, sostanzialmente quella dell'anno precedente, non è competitiva; la società, poi, sembra già appagata dalla realizzazione del suo impianto di viale Lombardia, utilizzato spesso anche dalla Nazionale, e dall'organizzazione della Scarpa Radice come nell'anteguerra (a vincere saranno proprio i rossoneri). Il campionato, vinto dalla Pro Vercelli, sembra interessare molto poco.


dal sito www.ilveromilanista.it
STAGIONE 1920/1921 - DIFFICOLTA' IN CRESCENDO
Una nuova gradinata in cemento rende un gran lusso, per il Milan, il campo di Viale Lombardia. Il campionato italiano, da diversi anni, ospita un numero di squadre mastodontico (88 in questa stagione) rendendo necessarie le fasi a gironi. Nei gironi iniziali, naturalmente, la concorrenza è ben poca cosa. E il Milan supera facilmente il primo turno eliminatorio. Piazzandosi quarta nel girone finale lombardo, la squadra allenata ancora da Guido Moda entra a fatica in semifinale interregionale nord, dove però sfigura alquanto (5 ko in 6 gare): il titolo va alla Pro Vercelli. Moda allestisce la squadra attorno al cuore dell'indomabile Scarioni: il simpatico baffetto di centrocampo, alla dodicesima stagione rossonera, è la bandiera e il capitano che fa pulsare i cuori di tifosi e compagni. Rocce come Lovati e Soldera completano la mediana davanti ad Azaghi e Bronzini, coppia difensiva che va sempre più affiatandosi. In attacco l'intoccabile Varese trova un gran partner in Bellolio, che con 12 centri è cannoniere della squadra.
Buon avvio. La stagione parte con un 4-1 sul campo del Monza, seguito dalla doppietta con cui Bozzi regola la Cremonese e dal 5-0 sullo stesso Monza: doppietta di Varese e bis di Bellolio. La squadra non trova particolari difficoltà nel gioco offensivo, come nella manovra difensiva. Varese segna con meno frequenza rispetto all'anno prima, ma i suoi gol sono sempre importanti: la doppietta alla Cremonese ne è l'esempio. A due gare dalla fine del mini girone sale alla ribalta Francesco Soldera, uno della vecchia guardia; il guardiano di centrocampo è sempre piaciuto ai tifosi per la sua dedizione e la grinta con cui in campo non risparmia mai una goccia di sudore; con il gol di Busto Arsizio, e soprattutto con la successiva doppietta sulla Pro Patria (!), il guerriero manda i tifosi in visibilio. Il Milan vince 7-1 quel match, in cui Bellolio segna tre reti.
A fasi alterne. Il Milan non viaggia altretanto spedito nella fase seguente. Bozzi piega la Trevigliese, poi i rossoneri pareggiano due volte il derby e perdono 5 delle successive 8 gare. La qualificazione arriva per il rotto della cuffia, grazie al 2-1 sulla Trevigliese (in rete il difensore Bronzini, frustrato dai problemi del suo reparto, e Varese) e al 7-1 in casa del Saronno: tripletta di Corsi, attaccante di riserva, e doppiette di Bellolio e Loiacono. Il girone di semifinale non è altrettanto fortunato: il Milan paga una difesa non sempre perfetta contro avversari più esperti e perde 5 gare su 6, pareggiando solo col Genoa di De Vecchi.
L'anno di Bellolio. In porta viene confermato l'ex interista Binda. Il duo difensivo Azaghi-Bronzini non è malvagio, ma tuttavia sembra funzionare solo con avversari più modesti: entrambi giocano 19 gare, e Bronzini tova pure il tempo di rifarsi degli errori del mestiere con 3 gol realizzati. A centrocampo, il trio è il solito, amatissimo dai tifosi: Lovati è il rossonero più continuo, schierato per ben 21 partite senza sbavature; Scarioni gioca 18 gare, nella sua stagione numero 12 in rossonero, idolatrato dai tifosi per la sua grande combattività nel mezzo della battaglia. Stesso discorso per Soldera, autore tra l'altro di 3 gol, fatto assai insolito per lui. in attacco Varese spinge 6 palloni in rete, in sole 15 partite; così il capocannoniere è Bellolio, che nel suo unico campionato in rossonero gioca 20 gare e segna ben 12 gol. Il solito esperto Ernesto Morandi cerca di ispirare le punte, gioca ben 21 volte ma non è sempre facile creare occasione se il gioco della squadra non sempre è rampante; 4 gol a testa per Bozzi e Loiacono, punte che pur senza avere grandi numeri si meritano la maglia titolare. A centrocampo talvolta si vedono Mazzoni (7 gare) e Rainieri (7); in attacco gioca 9 volte pure Corsi, che realizza 4 reti. Ai margini della squadra Andreoli (una stagione da titolare, buona, alle spalle: forse avrebbe meritato di giocare molto di più), Avanzini, Beretta, Gandolfi IV, Gelpi, Giudici, Loffi, Maggioni, Sangiorgi, Trabattoni e Travelli.
L'addio di Ferrario. Due gare le gioca pure Romolo Ferrario, attaccante senza grandissima tecnica che però nelle nove stagioni di Milan ha sempre offerto uno straordinario contributo in zona gol. Ferrario ha debuttato nel 1912, e dopo quell'unica presenza è diventato titolare l'anno dopo: subito 10 gol, poi 4 nel 1914, ma in 9 gare: una media alta in relazione alle gare giocate dalla squadra. Nel 1915 la sua stagione migliore: ben 11 centri. Nel triennio di guerra non ci sono molte partite (lui ne gioca 17) ma Ferrario segna lo stesso 7 gol. A fine 1920 raccoglie 8 gol in 10 incontri, prima delle ultime due apparizioni del '21: in totale, 70 presenze e 40 gol in rossonero. Bottino niente male per un rossonero di grande tenacia e utilità pragmatica nel cuore del gioco offensivo.


dal sito www.milanhistory.blogspot.com
1920-1921, DIFFICOLTA' IN CRESCENDO
IL MILAN CONFERMA LE PROPRIE DIFFICOLTA': BUONA SQUADRA FINCHE' NON AFFRONTA AVVERSARIE DI LIVELLO LIEVEMENTE SUPERIORE. ESPLODE UN ATTACCANTE CHE BALLA UNA SOLA STAGIONE, BELLOLIO (12 RETI), BRILLA IL SOLITO CENTROCAMPO ROCCIOSO.

UNA NUOVA gradinata in cemento rende un gran lusso, per il Milan, il campo di Viale Lombardia. Il campionato italiano, da diversi anni, ospita un numero di squadre mastodontico (88 in questa stagione) rendendo necessarie le fasi a gironi. Nei gironi iniziali, naturalmente, la concorrenza è ben poca cosa. E il Milan supera facilmente il primo turno eliminatorio. Piazzandosi quarta nel girone finale lombardo, la squadra allenata ancora da Guido Moda entra a fatica in semifinale interregionale nord, dove però sfigura alquanto (5 ko in 6 gare): il titolo va alla Pro Vercelli. Moda allestisce la squadra attorno al cuore dell'indomabile Scarioni (foto): il simpatico baffetto di centrocampo, alla dodicesima stagione rossonera, è la bandiera e il capitano che fa pulsare i cuori di tifosi e compagni. Rocce come Lovati e Soldera completano la mediana davanti ad Azaghi e Bronzini, coppia difensiva che va sempre più affiatandosi. In attacco l'intoccabile Varese trova un gran partner in Bellolio, che con 12 centri è cannoniere della squadra.

LA STAGIONE parte con un 4-1 sul campo del Monza, seguito dalla doppietta con cui Bozzi regola la Cremonese e dal 5-0 sullo stesso Monza: doppietta di Varese e bis di Bellolio. La squadra non trova particolari difficoltà nel gioco offensivo come nella manovra difensiva. Varese segna con meno frequenza rispetto all'anno prima, ma i suoi gol sono sempre importanti: la doppietta alla Cremonese ne è l'esempio. A due gare dalla fine del mini girone sale alla ribalta Francesco Soldera, uno della vecchia guardia; il guardiano di centrocampo è sempre piaciuto ai tifosi per la sua dedizione e la grinta con cui in campo non risparmia mai una goccia di sudore; con il gol di Busto Arsizio, e soprattutto con la successiva doppietta sulla Pro Patria (!), il guerriero manda i tifosi in visibilio. Il Milan vince 7-1 quel match, in cui Bellolio segna tre reti.

FASI ALTERNE. Il Milan non viaggia altrettanto spedito nella fase seguente. Bozzi piega la trevigliese, poi i rossoneri pareggiano due volte il derby e perdono 5 delle successive 8 gare. La qualificazione arriva per il rotto della cuffia, grazie al 2-1 sulla Trevigliese (in rete il difensore Bronzini, frustrato dai problemi del suo reparto, e Varese) e al 7-1 in casa del Saronno: tripletta di Corsi, attaccante di riserva, e doppiette di Bellolio e Loiacono. Il girone di semifinale non è altrettanto fortunato: il Milan paga una difesa non sempre perfetta contro avversari più esperti e perde 5 gare su 6, pareggiando solo col Genoa di De Vecchi. L'ex va ancora in gol, i rossoblù pareggiano al '90 con Della Casa.

L'ANNO DI BELLOLIO. In porta viene confermato l'ex interista Binda. Il duo difensivo Azaghi-Bronzini non è malvagio, ma tuttavia sembra funzionare solo con avversari più modesti: entrambi giocano 19 gare, e bronzini trova pure il tempo di rifarsi degli errori del mestiere con 3 gol realizzati. A centrocampo, il trio è il solito, amatissimo dai tifosi: Lovati è il rossonero più continuo, schierato per ben 21 partite senza sbavature; Scarioni gioca 18 gare, nella sua stagione numero 12 in rossonero, idolatrato dai tifosi per la sua grande combattività nel mezzo della battaglia. tesso discorso per Soldera, autore tra l'altro di 3 gol: fatto assai insolito per lui! in attacco Varese spinge 6 palloni in rete, in sole 15 partite; così il capocannoniere è Bellolio, che nel suo unico campionato in rossonero gioca 20 gare e segna ben 12 gol. Il solito esperto Ernesto Morandi cerca di ispirare le punte, gioca ben 21 volte ma non è sempre facile creare occasione se il gioco della squadra non sempre è rampante; 4 gol a testa per Bozzi e Loiacono, punte che pur senza avere grandi numeri si meritano la maglia titolare. A centrocampo talvolta si vedono Mazzoni (7 gare) e Rainieri (7); in attacco gioca 9 volte pure Corsi, che realizza 4 reti. Ai margini della squadra si vedono Andreoli (una stagione da titolare, buona alle spalle: forse avrebbe meritato di giocare molto di più), Avanzini, Beretta, Gandolfi IV, Gelpi, Giudici, Loffi, Maggioni, Sangiorgi, Trabattoni e Travelli.

L'ADDIO DI FERRARIO. Due gare le gioca pure Romolo Ferrario, attaccante senza grandissima tecnica che però nelle nove stagioni di Milan ha sempre offerto uno straordinario contributo in zona gol. Ferrario ha debuttato nel 1912, e dopo quell'unica presenza è diventato titolare l'anno dopo: subito 10 gol, poi 4 nel 1914, ma in 9 gare: una media alta in relazione alle gare giocate dalla squadra. Nel 1915 la sua stagione migliore: ben 11 centri. Nel triennio di guerra non ci sono molte partite (lui ne gioca 17) ma Ferrario segna lo stesso 7 gol. A fine 1920 raccoglie 8 gol in 10 incontri, prima delle ultime due apparizioni del '21: in totale, 70 presenze e 40 gol in rossonero. Bottino niente male. (Pubblicato da RG METAL'88)






Una formazione del Milan per la Stagione 1920-21
(Archivio Luigi La Rocca)



dal sito www.clarence/forum.it
TORINO - LEGNANO : fino allo stremo!
Una partita durata 158 minuti!!!
(Spareggio Girone C finali interregionali, per l'accesso alle finali)

Dalla "Gazzetta del Popolo" del 29/06/1921
"Sul campo della Pro Vercelli è oggi avvenuta la liquefazione del campionato di football. Dopo 158 minuti di gioco, i 22 giocatori, sono usciti dal campo senza essere riusciti a condurre ad un risultato conclusivo il match, che essendo decisivo si era svolto nei due tempi regolamentari, in due supplementari e uno ad oltranza. La ripresa ad oltranza durava da 38 minuti allorchè il fischio dell'arbitro l'ha interrotta. Cosa era accaduto? Una cosa assai semplice ed umana. Il sig. Mombelli non si sentiva più di dirigere con la necessaria lucidità l'interminabile incontro e l'ha sospeso."
Prosegua l'articolista parlando di questa partita conclusasi sull' 1 a 1 dopo 158 minuti senza vincitori nè vinti: "Abbiamo tirato un respiro di sollievo un pò tutti! Compresi i giocatori dl Torino, che durante tutto il tempo "ad oltranza" avevano ritrovato un relativa freschezza che aveva loro permesso di mettere ripetutamente in scacco la squadra lilla...
Lo spettacolo di oggi era semplicemente inumano e pietoso. Non è con le spugnature, coi massaggi e con le docce continue che si portano a termine le partite di football. Ogni tanto sul terreno qualcuno cadeva e restava a terra colpito dalla spossatezza e mentre i dirigenti si affaccendavano ad innaffiarlo, il campo assumeva l'aspetto di un dormitorio: ad uno ad uno i giocatori si stendevano sull'erba..."



dal sito www.wikipedia.org
Quella che diverrà l'ultima edizione dei campionati regionali disputata dalle grandi squadre, riservò quelle sorprese che non si erano verificate negli anni precedenti. La notizia clamorosa arrivò dal Piemonte dove la Juventus, finalista nel 1920, fu malamente eliminata vincendo soltanto quattro delle dieci gare disputate. Sempre nei territori sabaudi, anche gli ex-campioni del Casale andarono incontro ad una triste sorte. E pure nelle altre Regioni non mancarono esiti insoliti per i lunghi e stancanti tornei, con grandi nomi come il Genoa e il Milan ridotti a qualificarsi sul filo del rasoio.
Il campionato nazionale, spezzettato in quattro gironcini dato lo scarso tempo rimasto, non lesinò esiti clamorosi. Saltò all'occhio il pessimo comportamento delle tre milanesi, evidentemente spossate dall'interminabile percorso che avevano dovuto precedentemente affrontare. Se anche le due genovesi non brillarono, come pure, ma questo non era certo una novità, le rappresentanti del Veneto, fu invece splendido il comportamento delle emiliane, certificando il definitivo raggiungimento da parte del calcio cispadano dei livelli di quello originario del Triangolo Industriale. Il ruolo guida fu comunque sempre quello del Piemonte, sede della Federazione e Regione guida del calcio italiano, che conquistò due dei tre posti in finale, senza contare il Torino costretto al ritiro dopo un infinito ed indecidibile pareggio contro il Legnano.
Le finali si disputarono oramai in piena estate a luglio. E la Pro Vercelli, tra cui spiccavano giocatori della Nazionale come Guido Ara, ebbe buon gioco ad imporsi contro le sue inesperte avversarie. Caddero una dietro l'altra l'Alessandria (4-0) e il Bologna (2-1), permettendo così ai bianchi leoni di accedere alla finalissima contro il Pisa (campione centro-sud) che si giocò il 24 luglio 1921. Fu la Pro Vercelli a passare in vantaggio per prima ma il Pisa riuscì a pareggiare con Sbrana. Ma nella ripresa la Pro Vercelli riuscì a segnare il gol della vittoria che venne convalidato dall'arbitro Olivari che non si accorse che il marcatore era in netto fuorigioco. I bianchi Leoni vinsero così il loro sesto titolo nazionale.

LA SPACCATURA DELLA FEDERAZIONE
La mattinata della stessa domenica in cui era in programma la finalissima fra Pro Vercelli e Pisa, nel capoluogo piemontese si svolse un Consiglio Federale fra i dirigenti ivi intervenuti per assistere alla gara. Il futuro allenatore della Nazionale, Vittorio Pozzo, si fece interprete dell'insoddisfazione delle grandi società e presentò un suo progetto per una drastica riforma del campionato. La discussione nell'assemblea fu molto accesa, ed anche questa volta, come accaduto molto spesso in passato, furono le piccole squadre che, temendo di scomparire, fecero valere il loro peso numerico, e così il Progetto Pozzo fu respinto.
Stavolta però l'esito fu ben diverso. Le grandi e medie società non erano più disposte ad iniziare una nuova stagione nelle condizioni di quella appena conclusa e, nel giro di pochissimo tempo, ventiquattro fra le migliori squadre del campionato secessionarono in massa dalla FIGC, dando vita privatamente ad un torneo strutturato sul modello presentato da colui che condurrà l'Italia alla doppia vittoria mondiale.




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Ragione sociale Milan Football Club (M.F.C.)
L'allenatore Guido Moda I
Colori sociali Rosso e nero a strisce verticali
Data di fondazione 13 dicembre 1899
Sede Birreria Colombo (ex Spatenbrau) - via Ugo Foscolo - MILANO
AREA DIRETTIVA
Presidente Piero Pirelli I
Vice-presidenti Silvio Richetti, Cesare Stabilini
Segretario Gian Guido Piazza
AREA TECNICA
Allenatore Guido Moda I
SQUADRA
Capitano Alessandro Scarioni II
Campo sportivo Campo Milan Viale Lombardia - MILANO
Giocatori di partite ufficiali Luigi Andreoli, Augusto Gaetano Avanzini, Renzo Azaghi, Armando Bellolio, Natale Beretta, Luigi Binda, Carlo Bozzi, Rinaldo Bronzini, Dionigi Corsi, Romolo Ferrario, Luigi Gandolfi IV, Giuseppe Gelpi, Arnaldo Giudici, Albino Loffi, Natale Loiacono, Cesare Lovati, Giovanni Mazzoni, Ernesto Morandi, Eugenio Morandi (II), Dante Raineri, Giuseppe Sangiorgi, Alessandro Scarioni II (cap.), Francesco Soldera I, Ferdinando Trabattoni, Antonio Travelli, Amedeo Varese
Palmares  Coppa "Camille Blanc"