dal sito www.gazzetta.it
INCUBO MILAN: CON LA LAZIO CHUKWUEZE FA 1-1 IN 10, POI PEDRO AL 98' LA DECIDE SU RIGORE
Serata di fischi, polemiche, occasioni e gol. Zaccagni apre le marcature, poi Pavlovic viene espulso ma Conceiçao la pareggia con un uomo in meno. Al 98' fallo di Maignan su Isaksen: l'ex Barça è glaciale
La speranza - o l’agonia, a seconda dei punti di vista - finisce qui, in attesa che la matematica faccia il suo corso nelle prossime settimane. Il Milan che cade al Meazza con la Lazio – terza sconfitta di fila in campionato - dà definitivamente l’addio alla rincorsa al quarto posto: la Juve domani sera potrebbe portarsi 11 punti sopra il Diavolo, che sarebbero poi 12 in virtù degli scontri diretti. Non solo, nel frattempo hanno vinto anche Fiorentina, Bologna e Roma, che ha scavalcato i rossoneri. Il Milan adesso è nono, con tutto il carico di imbarazzo, umiliazione e contestazione che può portarsi dietro un club come questo in una simile situazione di classifica a inizio marzo. San Siro fischia, contesta, e lo ha fatto dal primo all’ultimo minuto, con gli ultras della Sud che hanno preso posto sugli spalti al quarto d’ora di gioco. La Lazio è passata in vantaggio con Zaccagni, venendo poi raggiunta nella ripresa da Chukwueze, col Milan in dieci per il rosso a Pavlovic, ed è riuscita a mettere il sigillo sul match nel recupero con un rigore di Pedro. Tre punti d’oro in chiave Champions per i biancocelesti che scavalcano momentaneamente la Juve e si insediano al quarto posto.
LE SCELTE - Dopo una sequenza ininterrotta di sei partite da titolare, Joao Felix si è ritrovato in panca (troppo buia la prestazione di Bologna), cosa che ha permesso a Reijnders di riprendersi i terreni al centro della trequarti, dietro a Gimenez e accanto a Pulisic e Leao. L’ubiquo Musah stavolta ha iniziato in mediana accanto a Fofana e in difesa si è rivisto Gabbia (con Pavlovic). Baroni ha confermato le ipotesi della vigilia, affidando l’attacco a Tchaouna col supporto di Dia, Isaksen e Zaccagni. In porta, Provedel. La Lazio ha capito subito di avere a disposizione un’occasione ghiotta per portarsi a casa la partita di fronte a un Milan che non si può definire impaurito, ma letteralmente annullato dall’ambiente surreale: curva vuota per il primo quarto d’ora (e quando sono poi entrati gli ultras, non sono esattamente state carezze), fischi a ogni errore, a ogni retropassaggio, a ogni indecisione. Ripercussioni scontate: il Diavolo, già fragile, ha ulteriormente abbassato il coefficiente di personalità e spirito di iniziativa, consegnandosi agli avversari. Dopo tre minuti Maignan ha salvato a tu per tu con Dia, dopo sei una percussione di Tavares è terminata a un respiro dal palo, dopo dodici un sinistro di Isaksen è uscito di poco. I giocatori rossoneri hanno reagito ai fischi e alle autostrade concesse alla Lazio con un linguaggio del corpo sofferente: braccia che si allargavano sconfortate, mentre altri scuotevano la testa. Uno spettacolo imbarazzante per una squadra che, come queste improbabili maglie rosse, verdi e gialle in edizione speciale, non c’entra nulla col Milan.
MECCANISMI -— Abito a parte, tutte cose già viste comunque. I soliti retropassaggi di Theo, i soliti cross leziosi di Leao, i soliti pasticci tecnici di Musah e in generale, il solito flusso di gioco accompagnato dalla solita sensazione di osservare una squadra senza idee. Il primo squillo rossonero, praticamente l’unico del primo tempo, è arrivato al minuto numero 19 con Reijnders, che ha depositato tra le braccia di Provedel. La Lazio nel frattempo ha proseguito con i suoi meccanismi. Molto interscambio tra Tchaouna e Dia, con Zaccagni e Isaksen ben appostati e bravi ad agevolare le discese, a turno, di Tavares (prova maiuscola) e Marusic. E’ stato quest’ultimo a propiziare il gol con un diagonale non trattenuto da Maignan e finito sui piedi di Zaccagni. In evid ente ritardo Hernandez su Marusic e Jimenez su Zaccagni. Al 37’ una bocciatura senza appello, più che una sostituzione: fuori Musah, dentro Joao Felix, ma è stata ancora la Lazio a sfiorare il gol con una volée di Zaccagni.
SCALATA - A inizio ripresa fuori Jimenez e dentro Walker da una parte, Lazzari per Marusic dall’altra. Il Milan ha iniziato il secondo round quanto meno con voglia e un po’ di ferocia (Joao Felix ha sfiorato la traversa), anche se è stata la Lazio ad andare più vicina al raddoppio (Gigot 49’, Tchaouna 55’). E poi, al 67’, l’epitaffio sulle ambizioni rossonere: Pavlovic ha messo giù Isaksen lanciato in contropiede e Manganiello gli ha sventolato il rosso diretto davanti al naso. E’ l’ottava espulsione stagionale per il Milan, un film tristemente visto troppe volte. A quel punto, ovviamente, la salita, già complicata di per sé, è diventata un Ottomila quasi impossibile da scalare, anche un sussulto i rossoneri lo hanno avuto con Chukwueze, che ha riportato il Diavolo in parità con un bel colpo di testa. Partita totalmente folle nel finale: Lazio terrorizzata dall’aggressività del Milan, che ha sfiorato il raddoppio ma ha poi ceduto le armi nel recupero. Rigore di Pedro per fallo di Maignan su Isaksen e tre punti vitali per la Champions nelle tasche biancocelesti.
dal sito www.milannews.it
LE PAGELLE - MILAN-LAZIO 1-2, LE PAGELLE: FIOCCANO I QUATTRO. SQUADRA A PICCO
Il Milan perde per la terza volta consecutiva in Serie A, non accadeva dalla gestione Giampaolo e si prende i fischi e la contestazione della sua gente. Di seguito le pagelle dei giocatori mandati in campo da Sergio Conceiçao:
MAIGNAN 4: un paio di parate importanti nel primo tempo, soprattutto in avvio di gara su Dia, sul gol non può nulla perché Zaccagni arriva feroce sulla sua respinta sul tiro di Marusic. Causa il rigore nel finale che condanna il Milan alla sconfitta.
JIMENEZ 4: tilta totalmente nel duello con Nuno Tavares, che gli va via da tutte le parti e non gli fa capire davvero niente. Conceiçao lo lascia negli spogliatoi nell’intervallo. (dal 46’ WALKER 6: cerca di dare la carica e si fa vedere anche in attacco. Rimane lucido e attivo per tutta la partita e guida bene gli scivolamenti dello schieramento a tre dopo il rosso a Pavlovic).
GABBIA 6: un po’ in affanno nel primo tempo, quando la Lazio arriva verso la porta di Maignan come un fiume in piena. Tiene la testa sopra la linea dell’acqua. (dall’83’ JOVIC SV).
PAVLOVIC 4: in modalità statua di Madame Tussauds per tutta la partita, completa una serata da incubo con il cartellino rosso che inguiaia ulteriormente la partita del Milan.
THEO HERNANDEZ 4.5: sta arrivando a completare l’album delle serate prive di significato prestazionale.
FOFANA 4.5: è emblematico e triste che si ritrovi lui a prendersi i tiri dalla media distanza. Non si discute l’impegno, per carità, ma anche lui va a picco. Da una sua iniziativa forzata nasce la transizione dove Pavlovic abbatte Isaksen per l’espulsione. (dal 70’ CHUKWUEZE 6: pascola in campo, poi su assist al bacio di Leao, la mette sotto l’incrocio dei pali con un colpo di testa bellissimo).
MUSAH 4: una serata talmente brutta che Conceiçao, dopo l’ennesimo errore, lo toglie quando mancano otto minuti alla fine del primo tempo. San Siro lo riempie di fischi. (dal 37’ JOAO FELIX 4: ha una bella chance nella ripresa per trovare la porta della Lazio, ma il suo tiro si alza sopra la traversa da posizione golosa. È una ).
PULISIC 5: non ne ha, si vede. Dentro per forza di cose e cerca di dare qualcosa in più rispetto agli altri. Ma non può essere incisivo e quando c’è confusione e anarchia totale, anche lui finisce per perdersi. (dal 70’ THIAW 6: in una partita che si complica, lui si mette dietro accanto a Gabbia post rosso di Pavlovic e fa il suo).
REIJNDERS 6: è uno dei pochi a buttare tutto oltre l’ostacolo. Cerca di accendere la luce dentro una squadra che non paga la bolletta da settimane e settimane.
LEAO 6: qualcosa qua e là dentro la partita, soprattutto con delle sgasate che sembrano aprire qualche spiraglio, salvo poi ritrovare il buio creativo davanti a sé. Da uno dei suoi canonici cross panoramici, arriva l’assist per il gol del pareggio di Chukwueze.
GIMENEZ 5: polveri bagnate.
All. CONCEICAO 4: le parole son sempre belle, di buon auspicio. I fatti, invece, ci dicono altro. Una cosa alla squadra gli va riconosciuta però: non ha mollato il colpo fino alla fine, specie in inferiorità numerica.
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