dal sito www.gazzetta.it
TOMORI-DIAZ: IL MILAN AGGANCIA LA VETTA E LA JUVE SPROFONDA
Dopo un buon avvio della squadra di Allegri, i rossoneri escono alla distanza imponendosi con un gol per tempo. Leao colpisce due pali
Il campionato ristabilisce ciò che la Champions aveva dato l’impressione di sovvertire per un paio di giorni: questo Milan, almeno per il momento, continua a essere più forte di questa Juve. Una partita che il Diavolo ha portato a casa con rabbia, anzi con ferocia – quella ferocia smarrita a Londra e ritrovata da grande squadra proprio contro un’altra big – e con una lettura tattica di Pioli che si è rivelata vincente e superiore a quella di Allegri. Ma non solo: il Milan si è preso i tre punti grazie a un giocatore criticato più di una volta in questa stagione (Tomori) e con un riservista di lusso (Diaz). I soliti, mille modi del Milan pioliano di arrivare al gol e vincere le partite. Anche senza sette infortunati. Non poteva esserci risposta più energica ed energizzante dopo il blackout totale di Stamford Bridge. La Juve è durata circa mezzo tempo, per poi uscire quasi completamente di scena, e adesso c’è un abisso fra i bianconeri e i primi piani del torneo. Uno schiaffo violento non solo in termini di punti, ma anche nelle convinzioni e in quell’autostima faticosamente riconquistata tra Bologna e Maccabi (6 gol fatti e solo uno incassato). Allegri non si fidava del Milan ferito: era stato un buon profeta.
LE SCELTE — Pioli dopo le sofferenze londinesi ha capito di dover mettere mano a qualcosa. Dove per qualcosa si intende per esempio la tormentata fascia destra, che infatti è finita nuovamente nel frullatore: fuori Krunic e Dest, chiavi a Kalulu - ovvero con Gabbia accanto a Tomori al centro della difesa - e Diaz. Esatto, Diaz, e qui ci sono due novità in una: il turno di riposo (e di riflessione) per De Ketelaere e il cambio di sistema. Qualcosa di molto fluido, come piace a Pioli, un po’ 4-3-3 e un po’ 4-1-4-1, con Bennacer davanti alla difesa e Tonali nella doppia veste di mezzala destra e interno a seconda degli sviluppi di gioco. Stesso discorso per Pobega – l’altra grande novità di giornata - sul centrosinistra. A sinistra si è riformata la corsia dei sogni con Theo e Leao, al servizio di Giroud. Allegri ha confermato il 4-4-2 immaginato in vigilia, con il ritorno di Bonucci, Cuadrado davanti a Danilo, Alex Sandro per l’infortunato De Sciglio e Locatelli preferito a Paredes. Attacco affidato a Vlahovic e al ristabilito Milik. Il polacco è stato il più servizievole dei suoi nella prima parte di gara, intelligente nei movimenti e abile a dettare i passaggi, il problema della Juve è che è durata meno di metà tempo. Tutto abbastanza bene, fin quando ci sono state iniziative e coraggio. Con Cuadrado, che ha messo in difficoltà Tomori quando Hernandez non ci arrivava, con Rabiot che alternava inserimenti e lanci. Gioco di rimessa, comunque, perché la Signora, come da copione, attendeva sorniona che il Milan si smarrisse in fase offensiva. E quando i bianconeri mettevano nel mirino la porta, pochi ricami e scelte di sostanza: ci ha provato prima Cuadrado (9’), poi Danilo (14’) e sono stati tiri insidiosi che si sono spenti vicino al palo destro di Tatarusanu.
FATICA — Il Milan ha avuto il merito di non spaventarsi, anzi, di non preoccuparsi nemmeno, tranquillizzato da avere il pallone fra i piedi per la maggior parte del tempo. Il problema rossonero, nella prima fase del match, è stato la difficoltà di liberare Leao nello spazio, mentre Diaz – largo a destra - ha faticato parecchio a emergere e trovare luce. Chiuso, chiusissimo. In altre parole, la mossa tattica di Pioli ha prodotto effetti evidenti per fortificare il regno tra mediana e trequarti, ma non è riuscita a coinvolgere Giroud. Un problema relativo, in realtà, perché quando col passare dei minuti la Juve ha iniziato a perdere metri e la capacità di ripartire. Al 20’ è stata salvata dalla buona sorte con Leao, che di tacco ha appoggiato sul palo esterno un angolo di Tonali. Il giallo a Cuadrato al minuto 26 ha praticamente tolto di scena il colombiano, preoccupato soprattutto di non lasciare la squadra in dieci, e la Juve in pratica è finita lì. Decisamente molto presto. Troppo presto. Un invito a nozze per i rossoneri, che si sono accorti dell’evidente timidezza bianconera e hanno iniziato a martellare. Bravissimo Bennacer a pulire tutti i palloni nella prima fase di impostazione, mentre Tonali e Pobega hanno protetto e accompagnato allo stesso tempo. Alla mezzora proteste rossonere per un braccio-spalla di Vlahovic in area su tiro di Leao e pochi minuti dopo altro palo di Leao, stavolta con un destro dalla distanza. Il gol di Tomori nei primi secondi di recupero è stato quasi ovvio, vista l’inerzia della partita: angolo di Hernandez, Cuadrado a vuoto, girata di Giroud che sbatte su Tomori e palla che resta lì, comoda comoda da mettere in buca. Proteste rabbiose della Juve per un ruvido intervento precedente di Hernandez su Cuadrado, da cui è nato l’angolo. La prima frazione è terminata così e la si può osservare anche da un’altra angolazione: un solo tiro in porta dei bianconeri – debole e centrale – di Milik. Tatarusanu non ha avuto altri pensieri in forma diretta.
COPIONE — La ripresa non ha cambiato il copione. Juve sfilacciata, smarrita, preoccupata, una squadra che ha dato l’impressione di essere anche giù di tono fisico. E Milan sempre più feroce. Leao sgommava, tirava, e i bianconeri non replicavano. Al decimo il match si è virtualmente concluso: erroraccio di Vlahovic in appoggio, Diaz ha rubato palla ed è partito quando era ancora nella sua metà campo, senza che nessuno riuscisse a prenderlo. Non ce l’ha fatta Bonucci, schivato come un paletto dello slalom, non ce l’ha fatta Milik, non ce l’ha fatta Cuadrado. Galoppata solitaria conclusa con un gol fantastico. San Siro in delirio. A quel punto sono iniziati i cambi. Dentro Paredes e Miretti per Locatelli e Kostic, e Krunic per Pobega. Hernandez ha sprecato con Szczesny fuori causa, Kalulu ha salvato un gol praticamente fatto su Kean, ma ciò che ha colpito ed è rimasto negli occhi è la cattiveria agonistica, la ferocia del Diavolo sia nel pressing che nei recuperi difensivi. Un atteggiamento che Madama non ha praticamente mai esibito, se escludiamo qualche sprazzo nei minuti iniziali. Differenze tattiche e nell’atteggiamento: i tre punti del Diavolo sono chiusi qui dentro.
Marco Pasotto
dal sito www.milannews.it
LE PAGELLE - BRAHIM, UN GOL DA BARILETE ROSSONERO. BENNACER SPIEGA CALCIO. BENE TUTTI
Tatarusanu 6: sostanzialmente inoperoso se non sul colpo di testa centrale di Milik. Regala qualche brivido con la palla tra i piedi, ma poi si scioglie anche lui e va col pilota automatico.
Kalulu 7: il salvataggio finale su Kean è clamoroso e sugella una prestazione di grande sostanza da parte di Pierino, che sulla sua fascia si mette in tasca Kostic e aiuta anche in fase propositiva.
Gabbia 7: entra in campo libero di testa, dimenticandosi di Fiorentina-Milan dello scorso campionato e fa una buonissima partita proprio su Vlahovic, ma anche su Milik quando il polacco cambia posizione. Una bella risposta anche per lui alle critiche aprioristiche.
Tomori 7.5: ci voleva Fik! Un gol che lo libera da un peso che aveva sullo stomaco di prove non ancora al livello dello scorso anno. Contro la Juventus, che metteva la coppia Milik-Vlahovic, ritorna su quegli standard. Il gol, a fine primo tempo, indirizza la partita sui binari milanisti.
Theo Hernandez 7: torna da capitano e gioca una partita molto attenta in fase difensiva, sempre pericoloso quando esce dai blocchi e punta la metà campo avversaria. Un inciso: non mette il pallone a Rebic tutto solo ai 7 metri volendo calciare lui dopo aver dribblato Szczesny.
Bennacer 7.5: partita spaziale di Ismael, che fa girare la squadra a suo piacimento. Giocate nello stretto, dribbling, regia lucida e incisiva. Annichilisce Locatelli e scappa via sempre ai due mediani interni della Juventus. Un giocatore meraviglioso (dall’83’ Vranckx sv).
Tonali 7: se Bennacer è la lampada che illumina San Siro, lui è il gruppo elettrogeno del centrocampo. Domina in mezzo per ritmo e qualità, oltre alla solita carica emotiva che trascina San Siro con la prima giocata difensiva della gara: rubata palla e ripartenza di sessanta metri palla al piede.
Brahim Diaz 8: le fondamenta di San Siro hanno tremato pericolosamente nel momento in cui il suo tocco è finito in porta. Un gol spaziale, che annichilisce la Juventus e che dimostra che la sua qualità può e deve essere utile a questa squadra. Mostra la maglia con il suo nome e numero a tutti, in risposta anche qui a qualche criticone di troppo nei sui confronti. (dal 64’ De Ketelaere 6: entra sulle ali dell’entusiasmo al posto di chi lo ha panchinato, ovvero Brahim, e sembra essere più spigliato. Almeno tre giocate di qualità e un’attenzione difensiva importante).
Pobega 6.5: la mossa di Pioli, alla fine, paga. Tommaso si trova titolare contro la Juventus nella posizione che, lo scorso anno, gli aveva disegnato Juric al Torino e nella fase di recupero palla è certamente utile. (dal 59’ Krunic 6: fa lo stesso lavoro di Pobega, dimostrando che la mossa piolesca è giusta anche con lui).
Leao 7.5: Cuadrado e Danilo hanno preso Aulin, Oki, Moment e qualsiasi altro farmaco contro il mal di testa. Non lo prendono mai, colpisce due pali e anche in fase di ripiegamento è intenso e voglioso di far vedere che sta migliorando anche su quell’aspetto. (dall’83’ Origi sv)
Giroud 6: lavoro oscuro per allungare la Juventus, con Bonucci e Bremer che quando lo perdono, si aprono pericolosamente. Non gli arrivano tanti palloni da poter giocare, ma è stato sicuramente utile. (dal 64’ Rebic 6: entra bene, voglioso di far male alla Juventus, ma prima Theo e poi Origi non gli mettono un pallone a rimorchio per il gol).
All. Pioli 7.5: ottiene la risposta che vuole dalla squadra e domina Allegri, suo spauracchio. La squadra è padrona del campo, del gioco e della manovra. Non va mai in sofferenza se non nelle occasioni, fisiologiche, che possono essere concesse all’avversario. Ma anche in quel caso, prevale la solidità totale. Ottima preparazione della gara con le scelte di Pobega e Brahim Diaz che danno i frutti sperati.
|