dal sito www.gazzetta.it
A VERONA COMANDA (DI NUOVO) TONALI. IL DIAVOLO PASSA E RESTA IN SCIA SCUDETTO
Come lo scorso campionato, decisivo il centrocampista rossonero dopo l’autogol di Veloso e la rete di Gunter (deviazione decisiva di Gabbia). Gli uomini di Pioli tengono il passo di Napoli e Atalanta, veneti k.o. ma in evidente miglioramento
Lo si è detto e scritto tante volte, e se sono tante significa che è successo ripetutamente: il Milan A.P. – Avanti Pioli – una partita come questa non l’avrebbe portata a casa. Manca ovviamente la controprova, ma ci sentiamo di affermarlo con una certa sicurezza: è un Diavolo che ormai ha imparato anche a vincere le partite sporche, dove è il cinismo – e non il merito - a consegnare i tre punti. D’altra parte, per restare lassù nel vagone di testa, serve anche questo. Sofferenza, opportunismo e crederci sempre. E’ ciò che ha fatto il Milan a Verona con Tonali – sì, ha sbancato di nuovo lui il Bentegodi - al tramonto di una prestazione collettiva piuttosto povera tecnicamente. Disordinata. Affaticata dalle tossine del dieci contro undici col Chelsea. E dai soliti, sette assenti. Ma quando è stato il momento di sferrare l’unghiata, il Diavolo si è ritrovato famelico dopo essersi comunque divorato un paio di palle gol che gridano vendetta. Un autogol di Veloso e una rete di Gunter (deviazione pesante di Gabbia) sono le altre firme. Il Milan resta agganciato alle due lepri e stacca Lazio e Udinese, installandosi in solitudine al terzo posto. Onore, molto onore al Verona, a cui Bocchetti – alla prima panchina fra i pro’ – ha dato la scossa auspicata: coraggio, intensità e anche qualche buona idea. Questa è la quinta sconfitta di fila, ma il vento appare decisamente cambiato.
LE SCELTE — Sette giorni dopo l’ultimo atto di Cioffi, l’Hellas di Bocchetti si è presentato con due novità. Una obbligata, ovvero Magnani (e non Cabal) al posto dello squalificato Ceccherini. L’altra è stata il ritorno in fascia di Faraoni dal primo minuto. Più avanti, Hrustic e Verdi alle spalle di Henry. Rispetto al Chelsea – partita che aveva riscosso il suo gradimento fino ai disastri arbitrali -, Pioli ha cambiato un solo elemento, ma è stata una novità decisamente rilevante: fuori Bennacer e dentro Adli, al debutto dal primo minuto, nel contesto di un ritorno al 4-2-3-1 dove il francese ha agito al centro della trequarti, affiancato da Diaz e Leao, con Tonali e Krunic in mediana. Attacco affidato ancora una volta a Giroud, alla quattordicesima da titolare di fila e probabilmente iniziano a sentirsi visto che il 9 rossonero si è divorato il raddoppio due minuti dopo l’autogol di Veloso: un doppio cazzotto che sarebbe stato pesantissimo per un Verona che comunque ha mantenuto le ipotesi della vigilia. Una squadra rigenerata, soprattutto nello spirito e nell’atteggiamento. Coraggio, aggressività e un calcio senza troppi ricami, alla ricerca più che altro della sostanza. Un gioco per lo più verticale e una rabbia agonistica che nei primi minuti di partita hanno chiuso all’angolo il Milan.
PATRIMONIO SPRECATO — Appunti sparsi: Faraoni appiccicato a Hernandez, Tameze incursore continuo, Verdi a proporre sulla trequarti. Il Diavolo in pratica ha trovato il gol alla prima azione offensiva (9’). Dinamica consolidata: erroraccio di Hrustic, che ha consegnato palla a Giroud, servizio per Leao che si è bevuto Magnani, ha crossato a centro area e trovato la deviazione goffa di Veloso nella sua porta. Milan in vantaggio col minimo sforzo. Due minuti dopo perfetto uno-due tra Giroud e Diaz ma, come detto, il francese ha dilapidato un patrimonio spedendo fuori con Montipò in uscita. Il Verona ha accusato la situazione e per una decina di minuti è sparito dalla scena, ma il Milan non è riuscito a premere davvero sull’acceleratore. Diaz stavolta non è stato capace di convergere verso il centro con efficacia, ma a mancare è stato soprattutto Adli: timido, poco nel gioco, preso bene in carico da Tameze. In una parola sola: compitino e trequarti senza spunti. Al 19’ gialloblù di nuovo in partita: manovra iniziata a destra e conclusa a sinistra con Gunter – male le scalate della difesa rossonera: il difensore gialloblù era solo -, che ha tirato debolmente ma ha trovato sulla traiettoria una deviazione netta e decisiva di Gabbia.
ATTEGGIAMENTO — Uno a uno e partita viva, godibile. Il pareggio ha ridato fiato all’Hellas e il Milan è calato in intensità, anche se Tatarusanu non ha vissuto momenti di ansia. Comunque un campanello di allarme, a cui Pioli ha cercato di rimediare inserendo a inizio ripresa Rebic e Origi per Diaz e Giroud, e al quarto d’ora Bennacer per Adli. Nel frattempo, Hrustic ha fatto venire i brividi a Tatarusanu e Rebic è andato a far compagnia a Giroud nell’angolo dei cattivi, tirando in bocca a Montipò da posizione succulenta. Era il minuto numero 4 e da lì in avanti è stato tanto Verona. Stesso spirito dei primi 45, intensità e pericolosità. L’apice all’11’, con traversa piena di Piccoli (al posto di Hrustic) e volée di Gunter alta di un soffio. Un Milan disordinato, arruffone in fase offensiva e troppo esposto alle ripartenze veronesi. Un Milan incapace di impossessarsi del match e far valere le migliori qualità tecniche fino alla mezzora della ripresa, quando ha squillato forte due volte – Hernandez e Rebic – esaltando i riflessi di Montipò. All’Hellas resta il (grande) merito di non aver mai abbandonato il coraggio, ma la punizione – eccessiva, analizzando i novanta minuti – è arrivata proprio a causa dell’atteggiamento aggressivo: ripartenza Milan gestita superbamente – un grande classico – con Rebic che è scappato a destra e ha servito un morbidissimo pasticcino per Tonali a centro area. Palla sotto le gambe di Montipò e due a uno. Negli ultimi dieci minuti i veneti hanno chiuso il Diavolo nell’angolo, martellando senza sosta (proteste per un braccio di Pobega), ma il muro rossonero ha retto, con grande sforzo e altrettanta paura. Poi, il fischio finale liberatorio. Vittoria sporca, per restare lassù va bene anche così.
Marco Pasotto
dal sito www.milannews.it
LE PAGELLE - E' DI NUOVO TONAL-VERONA. REBIC, OTTIMO IMPATTO. THIAW DETERMINANTE
Tatarusanu 6: Gabbia lo frega, involontariamente, sul primo palo quando il pallone di Gunter gli stava per arrivare facile facile tra le mani. Costringe i difensori a coprire fino alla fine lo spazio alle loro spalle perché rimane inchiodato in porta e questo lo porta, nel finale, a discutere con Gabbia.
Kalulu 6,5: solidità è ormai una parola che fa parte, ampiamente, del suo vocabolario calcistico. Chiude tutto quello che c’è da chiudere ed è bravo anche nelle letture in impostazione.
Gabbia 6: l’autogol sul cross di Gunter è mera sfortuna, ma permette al Verona di tornare in parità e di rianimarsi. Non si fa scoraggiare, dimostrando reazione mentale all’episodio negativo. Bravo nel chiudere con una diagonale lunga su Piccoli un possibile contropiede dell’Hellas.
Tomori 6.5: è in una fase di ripresa e dà continuità anche al Bentegodi. Guida la difesa e alza il muro quando il Milan, dopo il pareggio, sembra sbandare.
Theo Hernandez 6: questa posizione mista che è un po’ mezzala e un po’ terzino, lo porta a giocare spesso per vie centrali e a svuotare la fascia per dare a Leo più spazio per l’uno contro uno. Perde un po’ in incisività e in precisione nella zona di rifinitura. Montipò gli disinnesca un siluro dalla media distanza.
Tonali 7.5: torna la Tonal-Verona ed è ancora lui, con un inserimento senza palla di quelli che gli piacciono tanto, a regalare tre punti fondamentali al Milan. Come lo scorso anno segna nella porta sotto la Sud e lo fa con un’importanza capitale. Prima del gol, serve a Rebic un gran cross che Ante schiaccia ma che Montipò toglie dalla porta.
Krunic 6: prova ombrosa di Rade, che deve dare sostanza in mezzo al campo per sostenere Adli. Ci riesce a corrente alterna, anche perché Tameze non gli dà tregua quando ha la palla tra i piedi. (dal 60’ Pobega 6: entra per ridare fiato al centrocampo, quando Pioli lo ridisegna con lui e Tonali. Lotta a livello fisico anche nel forcing delle palle alte).
Brahim Diaz 6: il Verona pressa forte, lui cerca e trova degli spazi interni interessanti, ma c’è un Giroud che non riesce a connettersi con lui e con gli altri compagni. Mette in porta lo stesso Olivier, ma il francese si mangia il gol del potenziale 0-2 che poteva svoltare la partita. (dal 46’ Origi 5.5: tiene botta a livello fisico, qualche giocata interessante, ma nelle scelte di tiro c’è molto da rivedere).
Adli 6: titolare a sorpresa, gioca semplice senza strafare. Non eccelle per chissà cosa e non sbaglia grandi cose. Una prima da titolare da mettere in archivio con coraggio. (dal 60’ Bennacer 6.5: quando entra, si sente. Il Milan cambia il suo volto perché ritrova ritmo nell’uscire dalla pressione e geometrie. Fondamentale).
Leao 6.5: Faraoni lo prende a uomo e lo segue anche quando va in bagno. Nella prima accelerata pulita, mette Veloso nelle condizioni di fare autogol e incide ancora una volta nella fase realizzativa della squadra. Più contenuto nel secondo tempo. (dall’83’ Thiaw 7: determinanti due interventi nel finale che impediscono al Verona di giungere al pareggio. Impatto molto positivo per Malick in una fase molto complicata della partita).
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