da "Almanacco Illustrato del Milan" - Ed. Panini Modena, 2005
Dopo due positive stagioni, il Milan (A.C. Milano nel corso della stagione) ripiomba nell'anonimato. Il Presidente è il giornalista Emilio Colombo. Per commentare la tribolata stagione milanista, basterebbe considerare che alla diciannovesima giornata la squadra era ultima in classifica. Soltanto i 19 gol di Aldo Boffi (alla fine capocannoniere con Puricelli) e il buon finale di campionato permettono ai rossoneri di eliminare la retrocessione e di ottenere un insperato nono posto alla pari con la Lazio. L'andamento disastroso della stagione agonistica porta a mutamenti nella guida tecnica: si parte con il duo Felsner-Banas, si passa a Banas come unico responsabile e, per le ultime 10 gare di campionato a Violak-Banas. La Coppa Italia è ormai una maledizione. Ancora un'eliminazione in semifinale (ed è il quarto anno consecutivo) col Novara giustiziere di turno. Il campionato va al Bologna, la Coppa Italia all'Ambrosiana Inter.
da E. Tosi – Forza Milan! – La storia del Milan ("La nascita del girone unico"), febbraio 2005
Il Milan ripiomba nell'anonimato nel 1938-39. Si dovrebbe anzi parlare di campionato disastroso visto che la squadra, sulla cui panchina si sono avvicendati tre allenatori (Felsner, Banas e Violak), rischia seriamente la retrocessione: è ultima in classifica fino alla 19^ giornata, poi una lenta ma sicura risalita le permette di chiudere al nono posto finale, col Bologna ancora campione. Per il quarto anno consecutivo, puntuale, arriva la iellata semifinale di Coppa Italia: l'eliminazione, questa volta, è opera del Novara. Le uniche soddisfazioni vengono da Aldo Boffi (nella foto), detto "Folgore di Seregno", capocannoniere del campionato con 19 gol.
Centravanti dotato di un tiro formidabile, Boffi diventa l'alter ego del "Balilla" nerazzurro Peppino Meazza. Nel febbraio 1939, nella settimana successiva ad un derby vittorioso (3-1) sull'Ambrosiana, la nostra società annuncia il cambio del suo vecchio nome: non più l'anglofono Milan, bensì Milano. L'autarchia fascista lo impone: il nuovo nome è "Associazione Calcio Milano". Il 13 maggio 1939, con la partita Italia-Inghilterra (2-2) viene inaugurato il nuovo stadio di San Siro dopo i lavori di ammodernamento: in seguito alla cessione dell'impianto al Comune di Milano da parte del Milan nel 1935, infatti, erano iniziati i lavori di ampliamento. Il football diventava sempre più un fenomeno di massa e San Siro doveva adeguarsi; il progetto, studiato dall'architetto Rocca e dall'ingegner Calzolai, sfruttava le strutture preesistenti che sostenevano un sistema di gradinate a sbalzo e una serie di rampe di accesso esterno.
dal sito www.ilveromilanista.it
STAGIONE 1938/1939 - CROLLO DOPO DUE GRANDI STAGIONI
Dopo due stagioni entusiasmanti e positive, il Milan ri-crolla nell'anonimato dei suoi grigi anni '30. Ultimo alla diciannovesima giornata, senza nessun rinorzo di rilievo, il vecchio Diavolo -che a metà stagione diventa AC Milano per imposizione fascista- si aggrappa ai gol di Aldone Boffi (19 a fine campionato), che nel finale trascina i suoi al nono posto e ad una salvezza sofferta. La società cercadi rimediare con una girandola di cambi in panchina: si parte col binomio Felsner-Banas, poi si passa a Banas solo al comando, si finisce con Violak affiancato all'ex regista rossonero. In Coppa Italia, arriva il 4° k.o. in semifinale di fila, per mano del Novara. La fascia di capitano transita sulle braccia dei terzinacci Perversi e Bonizzoni, la formazione tipo è la seguente: Zorzan; Perversi, Bonizzoni; Remondini (Traversa), Bortoletti, Loetti (Provaglio); Antonini, Buscaglia; Capra, Boffi, Loik. Scudetto al Bologna, Coppa Nazionale all'Ambrosiana Inter.
EMOZIONI FORTI. L'avvio è traumatico: 5 sconfitte e 2 pareggi. Il primo successo arriva solo all'ottava giornata, con la Lazio: è Boffi, autore di una doppietta, a suonare la sveglia. Non basta: la sofferenza continua con 2 sconfitte e tre pari, tra cui uno spettacolare 2-2 in casa della Juve: il Milan aveva giocato una partita spettacolare e orgogliosa, chiudendo il primo tempo avanti di 2-0, grazie ai guizzi di Buscaglia e del solito Boffi. Nella ripresa, il crollo: Diavolo stanco e privo di un gioco per troppe domeniche, gare deludenti e prestazioni malinconiche. Solo il tornado Boffi tiene su la baracca: batte all'82 la Lucchese (2-1 a Lucca), mata il Modena con una doppietta. I compagni non lo sostengono, e allora ricomincia la via crucis: caporetto casalinga con la Roma (0-1), sconfitta a Napoli per mano (anzi piede) del solito Nereo Rocco (1-0), che già negli anni triestini aveva spesso e volentieri ferito il Diavolo; in un deserto di emozioni, scocca l'ora del derby. Ed è la più grande gioia stagionale. Dopo '20 il Milan si procura un rigore, Boffi ci va freddo e realizza. Il match è combattutissimo, sangue e gomitate la fanno da padrone. A '10 dalla fine è Buscaglia, fantasista di non eccelse doti tecniche -che ha preso il posto dell'anziano Moretti a inizio stagione- a mettere al sicuro la partita. San Siro è una bolgia, e all'88 il rincalzo Scagliotti infila l'incredibile 3-0. Un tripudio, e poco conta che poi i nerazzurri accorcino al '90: termina 3-1. Lo 0-2 di Genova inaugura la nuova denominazione di AC Milano: ma il finale di stagione è garibaldino. Il Milan batte il Bari (3-1) con lo scatenatissimo Boffi (tripletta) e va a vincere in casa del Livorno: immenso, Boffi scardina l'ennesima difesa e realizza un altro gol determinante. Il giovane Loik archivia il 2-0. Non è un grande Milan, e lo 0-1 casalingo col Bologna futuro tricolore è accettabile: decide Hector Puricelli, un futuro da rossonero. Stringe i denti, il Milan, e pareggia a Roma con la Lazio: al '90, il 2-2 è ancora di Boffi. Stagione da Messia per il centravanti di Giussano: dopo i 15 gol del primo anno e i 19 del secondo, è a tutti gli effetti la stella indomabile del Milano. Col Novara decide Loik, che nel ritorno vede il suo rendimento impennarsi con continuità. Poi è Boffi show: segna al Toro ma il Milan perde, castiga il Liguria in casa sua (1-0) e il Milan vince; grazia la Juventus, in un soffertissimo 0-0, ma riprende il bombardamento a Trieste, griffando l'1-0: è un risultato pesante, pesantissimo. C'è ancora da faticare, e il Milan lotta: con le ultime energie e le forze giovani di Loik abbatte la Lucchese a San Siro (1-0), poi pareggia a Modena per 2-2 e tira un respiro di sollievo: apre lo stoico Antonini, pareggia ancora una volta Boffi: 19° sigillo di camponato e fine di una battaglia durissima.
COPPA ITALIA. Il Milan elimina l'Anconitana ai sedicesimi (4-0): apre Loik, si prende gli applausi Coppa -un rincalzo- con una doppietta; chiude Buscaglia, regista della squadra in tandem con Antonini. Agli ottavi cede la Lazio: 2-1 per mano di Capra e remondini. Capra firma anche i quarti col Venezia, ma i lagunari tengono l'1-1 fino all'85. Boffi regola il 2-1 con una prodezza che vale la semifinale. Col Novara il Milan si arrende nonostante le reti di Boffi e Gianesello: la coppa andrà all'Inter.
Zorzan deve fare gli straordinari, ma per questa stagione il buio è profondo per la difesa rossonera: il portiere (28 gare), assieme a Perversi (26) e Bonizzoni (33), ce la mette tutta, ma è annata storta un pò per tutti. Il centrocampo non è di grande qualità: il modesto trio composto da Remondini (18 gare, 1 gol), Bortoletti (31) e Loetti (11), alternato all'umile Provaglio (11), non ha nè continuità ne affidabilità. Spesso viene utilizzato anche Traversa (18), mentre il buon Gianesello delle scorse annate è in calo e si accontenta di 13 apparizioni (e 1 gol in Coppa Italia). Dietro le punte, raccogliere l'eredità di Moretti -8 stagioni, 223 gare e 68 gol in rossonero!- è impresa ardua. specie per Antonini (18/1), che è più un guerriero da mediana, e Buscaglia (25/6), meno dotato tecnicamente dell'ex regista. Buscaglia ce la mette tutta e non demerita, ma Moretti era davvero un giocatore di livello a lui superiore. Tuttavia, resta nel cuore dei tifosi (e nel curriculum di Buscaglia) il pesante 2-0 con cui il Milan archivia un derby, vinto poi 3-1. A volte viene provato Coppa (13/4), mentre il grande Moretti si prende gli ultimi applausi nelle sue 8 partite complessive. L'attacco splende ancora tutto della luce el ciclopico Boffi: un bomber completo e sempre sul posto. Se anche in un'annata così nera, in un Milan senza gioco nè campioni, Boffi riesce a segnare 21 reti (19 in 28 match di serie A), vuol dire che ha un fiuto grande come San Siro. Boffi infila due doppiette e una tripletta, sommergendo il povero Bari. Pesantissimo anche il rigore che schioda il derby, poi vinto 3-1. A metà stagione esplode finalmente il giovane Ezio Loik, fiumano di eleganza e tecnica d'alta classifica: chiude con 26 gare e 5 gol, 4 dei quali in campionato. Il più pesante, l'1-0 alla Lucchese. Capra continua il suo declino improvviso, limitandosi a 4 reti (2 in 24 gare di campionato). Altri giocatori: Berra, Cossio, Diamante, Ellena, Girardengo, Scagliotti, Vigo e Villa.
dal sito milanblogclub.iobloggo.com
di Sergio Taccone
IL "PICCOLO DIAVOLO" DI FINE ANNI TRENTA
Dopo tredici giornate, battuto in casa dalla Triestina, il Milan restava solitario all'ultimo posto della classifica. I gol di Aldo Boffi evitarono la retrocessione in B nel 1939
Il Milan versione "Piccolo Diavolo" non appartiene soltanto ai primi anni '80. Nella stagione 38/39, la squadra rossonera, reduce da due buone annate, finì rovinosamente nell'anonimato della bassa classifica. Per lunghi tratti di quel campionato, l'orizzonte milanista non andò oltre la terz'ultima posizione di classifica, il piazzamento minimo per non finire in B. Alla presidenza della società c'era il giornalista Emilio Colombo (foto in basso).
L'avvio stagionale fu da vero e proprio incubo. La squadra, affidata al duo Felsner-Banas, subì quattro sconfitte nelle prime cinque giornate, derby compreso. Il ko di Bari costò a Felsner (foto sotto) il posto di direttore tecnico.
La prima vittoria rossonera arrivò all'ottava giornata (3-0 alla Lazio). Un avvio disastroso e persino mortificante, mitigato soltanto dall'ottima vena realizzativa di Aldo Boffi che a fine stagione si rivelerà decisivo nella salvezza del Milan.
Il giorno di Capodanno del '39, la squadra rossonera ebbe finalmente uno scatto d'orgoglio, pareggiando 2-2 a Torino contro la Juventus dopo essere stata in vantaggio 2-0 (Boffi e Buscaglia i marcatori). L'operazione risalita sembrò avviata. Ma fu una mera illusione. Sette giorni dopo, infatti, la squadra ripiombò in pieno marasma.
A Milano, contro la Triestina, nello scontro diretto tra le ultime della classifica, i rossoneri incassarono l'ennesima battuta d'arresto. L'allenatore rossonero puntò tutto su Boffi. Nell'undici titolare trovarono spazio anche Capra, Bonizzoni e Moretti, con l'esperto Manone Zorzan (foto sotto) tra i pali.
Gli ospiti, schierati dall'ungherese Janos Nekadoma, giocarono a viso aperto davanti ai diecimila spettatori presenti a San Siro. L'attacco ospite, cinque gol in dodici partite, segnò quattro reti in un colpo solo. La prima marcatura arrivò dopo 17', firmata da Salar con una saetta su calcio piazzato. Allo stadio calò un silenzio tombale. Venti minuti più tardi, la "Folgore di Seregno", Aldo Boffi, fece partire un missile terra-aria da trentacinque metri, palla sotto l'incrocio: pareggio.
La difesa milanista, lenta ed incerta anche sulle giocate più semplici, trovò il modo per farsi infilzare allo scadere del primo tempo. Colaussi, vinta la debole resistenza dei difensori Traversa e Remondini, lasciò partire un diagonale che finiva in rete dopo aver toccato il palo interno. Fu ancora Colaussi, una gazzella contro le tartarughe avversarie, a partire palla al piede in avvio di ripresa. Assist per Antonini che al volo, al centro dell'area, segnava il terzo gol triestino. Il Milan partì all'arrembaggio ma il forcing rossonero produceva soltanto confusione, nervosismo e approssimazione.
L'assedio portò al gol di Buscaglia ad un quarto d'ora dal termine. A quel punto, Banas lanciò anche i terzini all'attacco. Prima Buscaglia e poi Capra fecero tremare i legni della porta avversaria; in almeno tre circostanze fu bravo l'estremo difensore della Triestina a respingere le incursioni milaniste. Quasi allo scadere, un contropiede ospite venne concretizzato da Trevisan, trovatosi a tu per tu con il portiere rossonero, nel deserto della retroguardia milanista.
Il gol del 2-4 chiuse la contesa. I rossoneri rimasero mestamente all'ultimo posto della classifica. I tifosi recriminavano per le occasioni sbagliate, scenario deprimente di una squadra che in tredici giornate era stata in grado di ottenere appena una vittoria e subire ben sette sconfitte.
Due settimane più tardi, il Milan cominciò la risalita. Il derby fece registrare uno scatto d'orgoglio dei rossoneri che vinsero la stracittadina grazie ai gol di Boffi, Buscaglia e Scagliotti. Tre giorni dopo, il 15 febbraio '39, uniformandosi ad una disposizione del regime fascista, il Milan cambiava denominazione, diventando Milano. Dalla ventunesima giornata, Banas venne affiancato da un altro direttore tecnico, Violak. I due trovarono finalmente l'assetto migliore per lasciare i bassifondi della classifica.
Il successo esterno contro la Triestina (gol del solito Boffi, foto sopra) fu lo scatto d'orgoglio di una squadra che per tante settimane aveva visto da molto vicino lo spettro della retrocessione e che concluse il campionato a centroclassifica. Boffi fu il principe dei marcatori insieme al felsineo Puricelli (19 gol). La tribolata stagione del piccolo diavolo di fine anni '30 contemplò il lieto fine.
Nella sfortunata stagione 1938-39, il Milan impiega ben 24 giocatori. La foto, probabilmente scattata in sede di allenamento, ne propone 15. Mancano, tra gli altri, uomini come Loick, Provaglio, Scagliotti e Moretti. Da sinistra in piedi: Gianesello, Remondini, Antonini, Capra, Bortoletti, Zorzan, Bonizzoni, Boffi. Accosciati da sinistra: Ellena, Traversa, Perversi, Coppa, Loetti, Cossio e Buscaglia. (Enrico Tosi)
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Il Milan diventa Associazione Calcio Milano (da "Il Calcio Illustrato" del febbraio 1939) |
(da "Il Littoriale") |
15 febbraio 1939, il Milan cambia nome in "A.C. Milano" |
dal sito www.wikipedia.org
AVVENIMENTI
Nel giugno del 1938 l'Italia vinse in Francia il suo secondo Mondiale di calcio, confermandosi miglior Nazionale al mondo. Il campionato, che si preannunciava combattuto, presentava un'importante novità, ovvero l'introduzione della regola del "quoziente reti", il rapporto tra gol fatti e subiti, da utilizzare come discriminante in caso di arrivo a pari punti in classifica tra due o più squadre, introdotto per evitare gli spareggi, "code" pericolose in una Europa ormai sull'orlo della crisi politica. Tra le molte candidate per la vittoria finale, cadde immediatamente la Juventus che, sconfitta a Lucca all'esordio, finì per ritrovarsi, dopo tre giornate, penultima con un solo punto all'attivo.
Chi partì con il piede giusto fu invece l'inedita coppia Liguria - Bologna: i primi in particolare, guidati dall'allenatore di scuola alessandrina Adolfo Baloncieri, destarono clamore, mantenendo la vetta della classifica fino al 22 gennaio e laureandosi campioni d'inverno in coabitazione con i petroniani. Questi ultimi, perso ad ottobre l'allenatore ebreo Arpad Veisz a causa delle leggi razziali (morì in un lager nazista), richiamarono sulla panchina l'allenatore degli anni Venti, Felsner, che portò così avanti il lavoro dello sfortunato predecessore prima vincendo il girone d'andata alla pari con i liguri, e poi dando il via a una cavalcata che li portò a festeggiare lo scudetto il 21 maggio, dopo la vittoria per 4-0 sul Napoli. Era la penultima giornata e anche l'ultima rivale, il Torino, fu costretto alla resa, mentre il Liguria, che aveva mollato la presa nel corso della seconda metà del torneo, terminò sesto.
La grande delusa del campionato fu il Milan che, nonostante una buona campagna-acquisti e la vena realizzativa del capocannoniere Boffi (19 gol, come quelli del bolognese Puricelli), rimase inchiodato all'ultimo posto per gran parte del girone d'andata rischiando seriamente la retrocessione. Tirarono un sospiro di sollievo anche Modena e Novara, neopromosse, e soprattutto la Triestina, giunta all'ultimo posto in coabitazione con Lucchese e Livorno e salva grazie al quoziente-reti, che condannò le toscane al ritorno in B.
STAGIONE 1938-39 |
Ragione sociale |
Milan Associazione Sportiva (M.A.S.)
poi Associazione Calcio Milano (A.C.M.) (dal 15.02.1939) |
Jozsef Banas,
mister rossonero 1938-39
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Colori sociali |
Rosso e nero a strisce verticali |
Data di fondazione |
13 dicembre 1899 |
Sede |
Via Gaetano Negri, 8 - MILANO
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AREA DIRETTIVA |
Presidente |
Emilio Colombo |
Vice-presidenti |
Pietro Annoni, Achille Invernizzi |
Segretario |
Aldo Panzeri |
AREA TECNICA |
Allenatore |
Jozsef Banas |
Direttori Tecnici |
Hermann Felsner fino ad ottobre 1938, poi Jozsef Violak da marzo 1939 |
AREA SANITARIA |
Massaggiatore |
Luigi Clerici |
SQUADRA |
Capitano |
Luigi Perversi, poi Giuseppe Bonizzoni |
Campo sportivo |
Stadio San Siro - MILANO / Civica Arena - MILANO |
Giocatori di partite ufficiali |
Giuseppe Antonini I, Bruno Berra, Aldo Boffi, Giuseppe Bonizzoni (cap.), Gino Antonio Bortoletti I, Pietro Buscaglia I, Egidio Capra II, Elpidio Coppa, Remo Cossio, Luigi Diamante, Giacinto Ellena, Sereno Gianesello II, Ettore Girardengo I, Ezio Loik II, Mario Lovetti, Giovanni Moretti, Luigi Perversi (cap.), Mario Provaglio, Leandro Remondini I, Cinzio Scagliotti, Teresio Traversa, Giuseppe Vigo, Riccardo Alberto Villa, Mario Zorzan |
Palmares |
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