< STAGIONE 2016-17
 






dal sito www.gazzetta.it
29 settembre 2016


BERLUSCONI E I SUOI PUPILLI: "INVENTÒ" CAPELLO, IMPOSE SAVICEVIC, AMÒ KAKÀ
Tutti gli uomini di Silvio, dal braccio destro Galliani a Seedorf, passando per i calciatori che ha voluto (e nel caso di Borghi non ha ottenuto) e gli allenatori che hanno fatto la storia del club, a partire da Sacchi
È stato sempre, quasi sempre, un affare di cuore: costantemente pazzo del suo Milan, nei suoi 30 anni di presidenza Silvio Berlusconi si è innamorato con la frequenza di un adolescente in un villaggio vacanze. La prima volta che ha visto il Parma di Sacchi, tutte le volte che ha visto giocare Savicevic, tutte le volte in cui ha parlato con Clarence Seedorf, convincendosi ogni volta di più che quell'allenatore o quel giocatore avrebbero fatto la storia. E spesso l'hanno fatta.
ALLENATORI - La storia di "tutti gli uomini del presidente" deve necessariamente partire da Arrigo Sacchi, perché senza quel colpo di fulmine, il Milan di Berlusconi non ci sarebbe mai stato. Un allenatore che non ha mai giocato a calcio (o quasi) fa fuori il Diavolo dalla Coppa Italia (1986): Silvio decide che deve arrivare a Milanello e fa la storia del calcio, perché è lì che nasce la squadra padrona del campo e del "giuoco", che va a Madrid a comandare, anzi ad "attaccare", volendo scegliere un tormentone più vicino a Berlusconi. Uno scudetto, due Coppe dei Campioni, altri trionfi, poi l'addio (1991). Ma Silvio apre un altro ciclo to dopo con un'altra intuizione geniale: Fabio Capello. Lo prese per vincere uno spareggio Uefa, lo rimette in panchina quattro anni dopo avergli affidato un posto dietro la scrivania come dirigente Mediolanum e la leggenda del grande Milan continua. Nel frattempo Berlusconi "scende in campo", cioè in politica. E un po' si allontana. Ma quando a gennaio 2014 il Diavolo traballa, è lui a imporreClarence Seedorf, uno che aveva amato da giocatore, che appariva "illuminato", che ragionava già da imprenditore. In panchina non ha funzionato e certi amori, a volte, finiscono anche.
GIOCATORI - In principio fu Claudio Borghi e se qualche giovane tifoso del Milan si chiede chi sia non ha proprio tutti i torti perché quell'argentino la maglia rossonera l'ha vestita solo in un Mundialito nel 1987 (anche qui "roba da vecchi"...): un funambolo, Sacchi si oppose. Capello non ci riuscì con Dejan Savicevic: Berlusconi lo convinse che era un genio, anzi, il Genio e quel pallonetto a Zubizarreta nella finale Champions del 1994 disse al mondo intero che lo era davvero. Il presidente lo ha amato più di Shevchenko (per il quale ha fatto da padrino al figlio), magari anche più di Kakà che pure è stato per anni "il figlio che tutte le madri e il marito che tutte le mogli vorrebbero" e che il Milan ha "ri-voluto". Kevin Prince Boateng, del resto, ha fatto lo stesso percorso: così diverso da Ricky, ma in una squadra molto meno stellare come è l'ultimo Milan, amato e riaccolto comunque da Silvio che ricordava ancora le sue sassate. Ma quel Boa non c'era più, come quel Ronaldinho per cui Berlusconi "risparmiò 100 milioni": arrivò per molto meno, ma quando era già sul viale del tramonto, non abbastanza per regalare comunque delle perle. E fare innamorare comunque Silvio.
DIRIGENTI - La storia, in realtà, si apre e si chiude con Adriano Galliani e qui non è solo una questione d'amore: Berlusconi gli ha dato le chiavi anche finanziarie del Milan sin dal primo momento e non gliele ha mai più tolte. Quasi mai. Perché la scalata al potere della figlia Barbara, imposta dal padre-padrone del club per avere una persona di famiglia all'interno nel momento più difficile dal punto di vista sportivo ed economico, ha tolto un po' di potere allo storico braccio destro del presidente. Ma se alla fine, dopo aver traballato a lungo, è rimasto in sella, vuol dire che è rimasto e rimarrà sempre uno degli uomini del presidente. Anzi, il primo.



Dal sito sport.sky.it
29 settembre 2016

BERLUSCONI, GLI AUGURI DELLA SQUADRA A MILANELLO
Con un video pubblicato sul sito ufficiale, il Milan ha voluto omaggiare il presidente in occasione del compleanno. Prima Montella e poi ogni giocatore della rosa ha lasciato un messaggio per Berlusconi
"Caro Presidente, tanti auguri per il tuo 80esimo compleanno!". Il tecnico Vincenzo Montella e la squadra hanno fatto uno per uno gli auguri al Presidente Berlusconi nel giorno del suo 80esimo compleanno con un video, pubblicato sul sito della società, in cui prima il mister e poi uno per uno tutti i calciatori hanno formulato gli auguri al numero uno della società rossonera. "Grazie a nome mio, della squadra e di tutto il mondo Milan per aver reso questa squadra la più importante al mondo", l'augurio del capitano Riccardo Montolivo.



Dal sito sport.sky.it
29 settembre 2016

BERLUSCONI, UN RIVOLUZIONARIO ABITUATO A VINCERE
L'EDITORIALE. Il presidente del Milan compie 80 anni. Ai calciatori ha sempre chiesto solo di essere dei campioni. Resta il presidente del club più titolato del mondo, un'enfasi pienamente giustificata da una collezione di trionfi costruiti in giro per il mondo
C'era una volta l'allenatore dell'Edilnord, spirito innovativo che per vedere applicate le sue teorie nel calcio aveva presto imparato che le squadre è meglio allestirle in prima persona. Un po' come quando nel campetto di periferia ti presentavi con il pallone e avevi diritto a scegliere i compagni. Non molti anni dopo il mister dell'Edilnord - un rivoluzionario molto classico nel linguaggio, che amava dire giuoco per gioco - si comprò il Milan. Ed epicamente lo trasformò nel Milan degli Imbattibili, degli Invincibili, degli Immortali, definizioni che rendono l'idea di cosa sia stato il calcio per Silvio Berlusconi, oggi ottantenne di successo, malgrado i successi non arrivino più da tempo, e la voglia di spendere sia stata frenata dalla ragion di stato (familiare). Sta per passare il bastone del comando ai cinesi, il Milan come l'Inter, per garantirsi la sopravvivenza.
Lui resta il presidente del club più titolato del mondo, un'enfasi pienamente giustificata da una collezione di trionfi costruiti in giro per il mondo, perché i confini nazionali sono sempre stati troppo stretti per i sogni di gloria. Un numero su tutti: 5 coppe dei campioni vinte. Non aveva ancora cinquant'anni, ma era già Cavaliere Berlusconi quando comprò il suo giocattolo a strisce rosse e nere: era già stato un grande allenatore di talenti televisivi, il primo a dimostrare che con le tv in Italia ci si poteva divertire (molto) e guadagnare (altrettanto).
Di cose da dimostrare ne aveva anche nel calcio: per vincere non occorre un allenatore che abbia vinto, ma un allenatore vincente. Come Arrigo Sacchi, poi come Fabio Capello, o anche come Carlo Ancelotti, tra i più amati nonostante tutto, nonostante gli alberi di Natale. Ai calciatori chiedeva solo di essere dei campioni: ha infilato una serie di Palloni d'oro che poche squadre possono vantare, da Gullit al collezionista Van Basten fino a Weah, Shevchenko (il suo gemello, quarant'anni più giovane) e Kakà. Dall'Edilnord al Milan c'è un unico filo rossonero che nessuno avrebbe mai creduto si potesse spezzare. Per mani cinesi, per giunta. Non oggi, però, non ancora. E' il giorno della festa, per l'addio c'è tempo.




Silvio Berlusconi compie 80 anni
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 29 settembre 2016)