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11 dicembre 2021, Udinese vs Milan 1-1




dal sito www.milannews.it

PROBABILE FORMAZIONE - SCELTE QUASI OBBLIGATE PER PIOLI. KESSIE E MESSIAS VERSO LA PANCHINA
Dopo l'eliminazione dalla Champions League, il Milan si ritufferà sul campionato per cercare di conquistare lo Scudetto. Bisogna farlo, ovviamente, vincendo più partite possibili... a cominciare da domani, quando i rossoneri saranno ospiti dell'Udinese, nella sfida valida per la 17esima giornata del campionato di Serie A.
FORMAZIONE (QUASI) OBBLIGATA - Stefano Pioli confermerà, sostanzialmente, l'undici schierato dall'inizio contro il Liverpool. Non ci sono, d'altronde, grossi margini di scelta; nessuno degli assenti in Champions League ha recuperato: mancheranno Kjaer, Calabria, Rebic, Giroud, Leao e Pellegri. Per alcuni di loro (Leao e Giroud su tutti, filo di speranza anche per Calabria) c'è possibilità di riaverli a disposizione per il match contro il Napoli.
I DETTAGLI - In porta Mike Maignan. In difesa agiranno Florenzi a destra (in vantaggio su Kalulu) e Theo Hernandez a sinistra, con Tomori e Romagnoli centrali. A centrocampo si profila una panchina per Kessie, con la mediana titolare composta da Tonali e Bennacer. Davanti l'unica opzione disponibile è Zlatan Ibrahimovic, supportato sulla trequarti da Saelemaekers, Brahim Diaz al centro e Krunic a sinistra, favorito su Messias; con il brasiliano titolare, il belga andrebbe a destra, mentre con il bosniaco sulla sinistra tutto resterebbe invariato. Rientra tra i convocati Castillejo.
LE PROBABILI FORMAZIONI
MILAN (4–2-3-1): Maignan; Florenzi, Tomori, Romagnoli, Theo Hernandez; Tonali, Bennacer; Saelemaekers, Diaz, Krunic; Ibrahimovic. Allenatore: Stefano Pioli
UDINESE (3-4-1-2): Silvestri; N. Perez, Becao, Nuytinck; N. Molina, Arslan, Walace, Udogie; Success, Deulofeu; Beto. Allenatore: Gabriele Cioffi



dal sito https://rrossonera.wixsite.com
a cura di Fabrizio Perotta

L'ANGOLO AMARCORD
UDINESE-MILAN 1-5 (1998-99)

Nell’aprile del 1999 la genesi. Allo stadio Friuli si scrive la struggente epigrafe di una delle rimonte più entusiasmanti nell’ultracentenaria storia rossonera.
Siamo poco distanti da Pieris, il paesino natale di Fabio Capello l’ultimo allenatore capace di portare il Diavolo allo scudetto.
Quelli del posto vengono chiamati “bisiachi”, da “bis aquae” come amava spesso ricordare il compianto Giovanni Brera fu Carlo, perché strizzati in mezzo a due fiumi, l’Isonzo e il Tagliamento. Gente abituata a stare in equilibrio, vivendo a metà strada tra montagna e mare, tra la cultura contadina del profondo Friuli e quella mercantile di Trieste. Proprio quell’equilibrio che manca al Milan della stagione in corso, vissuta tra gli alti e bassi di un italico roller coaster.
È tra l’altro una squadra dalla marcata impronta friulana visto che proprio dall’Udinese sono arrivati l’allenatore Zaccheroni, il bomber Oliver Bierhoff ed il difensore danese Helveg.
I Rossoneri sono tristemente reduci da due stagioni disastrose in cui a nulla sono serviti i ritorni di due grandi del passato come Arrigo Sacchi e il bisiaco Capello. Ai nastri di partenza si sperava dunque di “fare bene” ma nulla più.
A sette giornate dalla fine, invece, ci ritroviamo con non poca sorpresa nelle prime posizioni, anche se pur sempre lontani sette punti dalla capolista Lazio. Il recente scontro diretto aveva altresì confermato la superiorità della corazzata biancoceleste e il pareggio strappato all’Olimpico era stato a dir poco avventuroso (13 a 0 il conto dei corner a favore dei padroni di casa).
Sembra tutto ormai deciso quando, improvviso, il mondo si rovescia.
Alla nostra vittoria con il Parma fanno infatti seguito due inopinate sconfitte laziali: nel derby e in un insolito anticipo (per l’epoca) disputato di sabato pomeriggio. La crepuscolare Juventus di stagione è inaspettatamente corsara nella Capitale; nel 3-1 che matura, la papera di Marchegiani su un tiro-sospiro di Henry risulta quasi comica.
Una vittoria a Udine ci porterebbe quindi a solo un punto dalla vetta, laddove solo pochi mesi prima Bogarde aveva disegnato l’incipit di un campionato calvario. Il suo dissennato retro passaggio ben può costituire la summa di tutto quello che un difensore non dovrebbe mai fare.
La compagine friulana anche quest’anno è di ottimo livello. In lotta per guadagnarsi la qualificazione in Champions League, ha in Marcio Amoroso, il sostituto di bomber Oliviero, un terminale offensivo particolarmente temibile.
La partita si rivela invece assai più facile del previsto, terminando addirittura in una goleada. Dopo solo mezz’ora sventola la bandiera croata grazie alla doppietta di Zvonimir Boban ed è poi Weah a festeggiare con un’artigianale maglietta commemorativa il suo centesimo gol in rossonero. 5-1 Milan.
Seguiranno altre cinque vittorie, alcune romanzesche come quella con la Samp, per un tricolore cucito sul petto nella giornata in cui la stazione di Perugia sembra la Belfast cantata in “Sunday Bloody Sunday” dagli U2. Almeno qui, per mero caso, non è morto nessuno.
La gara del Friuli tra l’altro non finisce al novantesimo ma ha uno strascico polemico mentre il pedatore medio si divide tra caipirihna e Letterine in quel di Ibiza o Formentera.
È infatti luglio quando nella rubrica “Colloqui con il Padre” sul settimanale Famiglia Cristiana un anonimo e pentito calciatore confessa di avere alterato il risultato di una partita.
Non si sa come ma spunta il nome di Alessandro Calori, difensore dell’Udinese che avrebbe avvantaggiato prima il Milan e poi il Perugia negli ultimi due turni del campionato. Il successivo trasferimento dello stesso difensore in terra d’Umbria getterà altra benzina sul fuoco.
Galliani oltremodo risentito minaccia querele. Calori, in lacrime, giura la sua estraneità ai fatti. Per quanto riguarda la posizione milanista, ipotizzare che una vittoria con 5 gol segnati sia frutto dell’aiuto di Calori sfiora quasi il ridicolo. Viene comunque aperta un’inchiesta che si conclude con un nulla di fatto.
Se la Giustizia degli uomini può essere fallibile, certamente non lo è quella divina e il Dio del calcio emetterà la sua sentenza d’innocenza l’anno dopo.
Sarà infatti Lui, Alessandro Calori, al Curi di Perugia sotto un catartico diluvio universale a segnare il gol scudetto, quello che regala il titolo proprio alla Lazio e condannando la squadra che incarna il male assoluto per antonomasia: la Juventus Football Club.





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dal sito www.gazzetta.it

IL MILAN È STANCO, IBRA LO SALVA AL 92'. L'UDINESE DI CIOFFI SFIORA L'IMPRESA
Il gol di Beto fa sognare i friulani fino ai minuti di recupero, ci vuole un guizzo di Zlatan per evitare la sconfitta
E alla fine arriva Ibra. Ci pensa Zlatan, con una zampata al 92', a evitare al Milan capolista la seconda sconfitta in quattro giorni tra campionato e Champions. Al gol di Beto che aveva illuso l'Udinese risponde il fuoriclasse svedese, e finisce 1-1. Un risultato che può essere pesante per la classifica: domani sera il Diavolo potrebbe ritrovarsi dietro l'Inter e a pari punti col Napoli, se Inzaghi e Spalletti approfitteranno della situazione.
BETO IMPLACABILE — Il primo tempo del Milan è largamente deficitario. Sul piano del ritmo, tanto per cominciare: se n'è parlato tanto nel confronto col Liverpool, ma anche davanti all'Udinese i rossoneri sembrano mancare d'intensità, la dote che in Serie A li aveva sempre contraddistinti. La fatica di Champions si fa sentire, evidentemente, tanto che Pioli decide di lasciare in panchina sia Tonali che Kessie. La scelta non paga: la coppia Bakayoko-Bennacer, già insufficiente nel rovescio interno col Sassuolo, s'incarta subito anche in Friuli. Non è un caso che il gol dell'Udinese nasca da un pasticcio dei mediani: l'algerino imposta male l'azione da dietro, il francese viene anticipato e Arslan lancia Beto solo davanti a Maignan, che para una prima volta ma poi capitola.
IBRA NERVOSO — Lo svantaggio mette ancora più a nudo le difficoltà di questo Milan di fine autunno. Ibrahimovic è nervoso e slegato dai compagni d'attacco, Hernandez è meno straripante del solito e Saelemaekers sembra appannato dai tanti chilometri percorsi in questa prima metà stagione. Anche il talento di Diaz non si accende, almeno fino a poco prima dell'intervallo, nell'unica bella combinazione con Ibra che manda Brahim a calciare sull'esterno della rete. Molto meglio l'altro numero 10, quello bianconero: Deulofeu, ex della gara, è intraprendente e mette spesso in difficoltà Florenzi e la difesa milanista.
ERRORI IN SERIE — Pioli ha visto abbastanza: la ripresa comincia con Messias, Kessie e Tonali al posto di Krunic, Bennacer e Bakayoko. E per poco Ibrahimovic non pareggia subito, con una girata in area che invece si perde alta. Col nuovo assetto si vede un Diavolo nettamente migliore e le occasioni iniziano ad arrivare. Messias incide subito, a Diaz capita un pallone perfetto per il sinistro a giro ma... non gira. Ibra ci riprova in avvitamento di testa, sfiorando il palo. L'Udinese ripiega, sì, ma non si rintana, ripartendo appena può, anche con la freschezza di Success che entra nell'ultima parte di gara. Il match-point capita a Beto, con l'ennesimo strappo prepotente di una prova di prim'ordine: la mira del brasiliano all'82', però, è sbagliata e il destro grazia Maignan.
ECCO ZLATAN — Quando tutto sembra volgere al peggio per i rossoneri, arriva il lampo di Ibra. Pallone buttato in mezzo, l'ennesimo, Perez e Nuytinck combinano la frittata e Zlatan è sveglio a trovare il pallone prima di tutti. È l'1-1 con cui si chiude il match, non prima di una mini-rissa che costa l'espulsione a Success. Pericolo scampato per il Milan, ma Pioli avrà parecchie cose su cui riflettere, dopo un match così sofferto. Curiosità: Messias ha giocato con una maglia "sbagliata", una "e" di troppo nel suo nome. Serata storta anche lì... ma le grandi squadre sono tali perché sanno raddrizzarle.
Stefano Cantalupi


dal sito www.milannews.it

LE PAGELLE - IBRA SALVA IL MILAN. TONALI CAMBIA LA PARTITA. BAKAYOKO UN DISASTRO, MA NON È IL SOLO
Maignan 6: aveva vinto il duello con Beto, ma il rimpallo gli dice male così come non gli è d’aiuto Tomori che non spazza bene. Poi, tutto sommato, non si deve sporcare i guanti per delle grandi parate.
Florenzi 5,5: una prova ampiamente sottotono. Non gli riesce un cross che sia uno, dà sempre la sensazione di non riuscire a fare ciò che vorrebbe al 100%. Prova a crossare tante volte, ma mai in maniera precisa.
Tomori 5,5: un doppio errore sul gol di Beto. Prima lo tiene in linea, poi non rinvia bene il pallone che il 9 bianconero mette alle spalle di Maignan. Cresce nella ripresa, ma qualche scricchiolio, anche a Udine, c’è stato.
Romagnoli 6: solido. In uno stadio in cui fa spesso delle buone prestazioni, anche questa sera ne mette in mostra una con poche sbavature. Arriva spesso sui palloni delle palle da fermo. Non vede una sponda comoda per Ibra nel primo tempo che poteva valere oro.
Theo Hernandez 5: prosegue il suo periodo negativo. Sbaglia tanto, è timido in fase di spinta e ha sempre quel brutto vizio di scoprire il pallone in maniera pericolosa. Il mood non sembra essere prossimo ad essere cambiato.
Bakayoko 4: una prestazione indecente. Sbaglia tutto quello che può sbagliare. Lento, impacciato, rallenta la manovra, perde il pallone in occasione del contropiede che apre la strada a Beto per il gol del vantaggio dell’Udinese. Onestamente, qualcuno ci deve delle spiegazioni. (dal 46’ Kessie 6: sicuramente meglio rispetto a Bakayoko. È decisivo nel finale quando evita che l’Udinese possa segnare il gol del 2-1 immolandosi a corpo morto).
Bennacer 4,5: completamente annebbiato. Da a Bakayoko una palla con un allevamento di conigli dentro. Poi ci si sarebbe aspettati una reazione di qualità da parte sua, che si inabissa fino al cambio. (dal 46’ Tonali 6,5: cambia completamente il modo di giocare della squadra. Ha personalità, voglia, determinazione e idee chiare. Perché non è partito titolare visto che il Napoli è tra otto giorni?
Saelemaekers 5,5: è l’unico, nel primo tempo, ad attaccare la profondità. Ma quando arriva in zona calda, torna indietro. Anche nel secondo tempo non trova niente di rilevante nel suo armamentario. (dal 68’ Castillejo 6: entra per il forcing finale. Calcia diversi palloni in area di rigore, tra cui quello da cui nasce la sponda di Maldini, il rimpallo e il gol di Ibra).
Brahim Diaz 4: giocare sottopunta quando i tuoi compagni alzano, sistematicamente, la palla non è facile. Ha sui piedi le due occasioni migliori del Milan per calciare verso la porta di Silvestri, ma in entrambi i casi non becca la porta. Involuto e non è una bella notizia, per nessuno. (dall’81’ Maldini sv).
Krunic 5,5: messo la sull’esterno fa fatica. Lo cercano spesso con lanci alti e sballati. Si sbatte tanto, è innegabile, ma anche lui è parte della banda dell’horror del primo tempo. (dal 46’ Messias 6.5: doveva giocare dall’inizio, ma Pioli lo manda in panchina puntando su Krunic. Entra e cambia l’inerzia offensiva del Milan).
Ibrahimovic 6,5: salva il Milan dalla sconfitta con un gol in mezza rovesciata che ricorda quello che, lo scorso anno, diede la vittoria ai rossoneri. Isolato dal resto della squadra per gran parte della partita, riesce a fare meglio quando il pallone viene giocato a terra. Becao lo prende sul fisico, lui gli prende le misure e fa tante sponde che i compagni non leggono.
All. Pioli 5: il pareggio è un brodino rispetto all’interpretazione della partita da parte sua e della squadra. incomprensibile la scelta di Bakayoko accanto a Bennacer in mezzo al campo. Il francese è un danno e costa l’azione del vantaggio friulano. Perché Messias fuori dall’inizio per riproporre Krunic fuori ruolo? Ok la mancanza di alternative, ma stasera ha sbagliato anche lui.