dal sito www.gazzetta.it
LASAGNA RISPONDE A PIATEK
Termina 1-1 l’anticipo della 30ª giornata: rossoneri avanti a ridosso dell’intervallo, pareggio al 66’. Nel primo tempo Donnarumma e Paquetà vanno k.o.
Piatek del giorno: Lasagna. Il menu di San Siro lo servono loro, un pareggio insipido per 1-1 che mette sempre più a rischio il quarto posto del Milan. Gattuso ha provato a cambiare prima e durante la partita, ma a conti fatti è andato più vicino a perderla che a vincerla. Buon punto per i friulani, tosti e compatti pur senza troppi svolazzi: ci si salva anche così.
KESSIE E GIGIO KAPUTT — E’ il giorno del doppio bomber, della rinuncia al 4-3-3 in nome della fantasia. O almeno dovrebbe esserlo. Il primo tentativo di assist di Piatek per Cutrone arriva dopo appena 100 secondi di gioco: Patrick, acclamatissimo dal Meazza, manca l’impatto nell’area piccola. Poi subito il guaio Donnarumma, che accusa una fitta muscolare in un’escursione fuori area, prova a restare in campo ma al 10’ lascia la guardia della porta a Reina. È un altro problema per Gattuso, che si aggiunge a quello capitato a Kessie nell’ultimo allenamento (l’ivoriano non va neanche in panchina). E così il nuovo Milan con Paquetà dietro alle due punte nasce in una versione particolare, con Bakayoko, Biglia e Calhanoglu confermati in mezzo come a Genova e il turn over dei terzini che premia Abate e Laxalt.
PAQUETÀ OUT, PIATEK GOL — L’Udinese, coperta con la difesa a tre che diventa a cinque, corre il primo pericolo a metà del primo tempo, quando Paquetà lascia andare un sinistro potente che sfiora il palo. Poco dopo deve entrare in azione Musso: Paquetà ispira Cutrone, gran controllo e sinistro volante su cui l’argentino interviene in tuffo. Il brasiliano prova a gasare San Siro, ma la smorfia di grinta si trasforma in dolore di lì a poco: un contrasto con Behrami lo mette k.o. (caviglia), entra Castillejo. Buon per il Milan che, un attimo più tardi, Piatek trovi la zampata che sblocca la gara prima dell’intervallo. Merito anche di Cutrone, che controlla in area davanti a un Ter Avest troppo permissivo e innesca il polacco, letale a bruciare Samir e battere Musso in due tempi.
LASAGNA A SAN SIRO — Tudor cambia qualcosa in avvio di ripresa: dentro Wilmot e Okaka, fuori Samir e Ter Avest. La difesa resta a tre, ma l’attacco s’irrobustisce. Ma è soprattutto sul piano della convinzione che i friulani crescono. E alla prima vera chance, al minuto 65, ecco il pareggio: da un corner per il Milan scaturisce un contropiede guidato da Okaka, rifinito da Fofana e concluso da Lasagna. L’1-1 dell’azzurro è anche il suo quarto centro in 5 gare a San Siro. Il Milan incassa il colpo e rischia di affondare subito dopo, ma per fortuna del Diavolo la testata di De Maio e il destro di Lasagna sono imprecisi. Due chance d’oro per l’Udinese. Ne ha una anche Castillejo, ma prima del fischio finale è ancora il Milan a rabbrividire, quando Calhanoglu deve fermare alla disperata un altro contropiede di De Paul. Finisce 1-1, San Siro alla fine fischia più forte di Banti.
Stefano Cantalupi
dal sito www.milannews.it
LE PAGELLE - CUTRO-PIATEK, LA COPPIA PUÒ FUNZIONARE. MALE TUTTO IL CENTROCAMPO E GLI ESTERNI DIFENSIVI
G. Donnarumma sv: fuori dopo pochi minuti per un infortunio muscolare. (dal 12’ Reina 6: incolpevole sul gol del pareggio di Lasagna, anche perché l’attaccante friulano gli si presenta a tu per tu da pochi metri).
Abate 5,5: torna titolare, ma a parte qualche cross dalla media distanza, non dà alla squadra quella forza propulsiva che servirebbe sulla sua corsia. (dal 67’ Calabria 5,5: ci si aspettava di più da lui, con i cross che escono dai suoi piedi ai quali manca più di qualche centesimo per fare l’euro. Sottotono).
Musacchio 6: nel corpo a corpo non ha grandi problemi, anche perché l’Udinese si affaccia raramente nella zona centrale della difesa milanista.
Romagnoli 6: anche lui ha ordinaria amministrazione nella gestione del diretto avversario. Il gol nasce quando lui e Musacchio sono dall’altra parte del campo per andare a saltare su angolo.
Laxalt 5,5: se Rodriguez è in fase di down, lui è uno step leggermente sopra. Ma comunque inconcludente. Mai un cross teso a cercare le due punte, ma solo larghe parabole lente e prevedibili.
Bakayoko 5: qualche spunto qua e là a livello tecnico che infiamma San Siro, ma poi sembra ricadere nel baratro di inizio stagione. Troppi i palloni sbagliati o letti male. Da mezzala fa una fatica immane.
Biglia 5: il lancio con il quale pesca Cutrone per l’azione del gol del momentaneo 1-0 è una goccia d’acqua nel suo personale deserto. Mai un passaggio in verticale, sempre e solo tocchi laterali o, peggio ancora, all’indietro. Dovrebbe dare più qualità alla manovra, invece toglie fosforo.
Calhanoglu 5,5: solita partita di cuore del Calha, che tuttavia nei 25 metri finali continua a non trovare il canale giusto per fare male. Per poco non combina la frittata all’ultimo minuto, ma poi recupera.
Paquetà 6: nei 41’ che gioca tra le linee riesce ad agire e a dare fastidio al centrocampo friulano, andando anche a chiamare fuori o De Maio o Samir dalla loro posizione. Esce per una distorsione alla caviglia. (dal 41’ Castillejo 5: entra a freddo al posto di Paquetà, ma è più le volte che perde tempo a lamentarsi per contatti onesti rispetto a quelle in cui dovrebbe agire. Perde numerosi tempi di gioco nell’assalto finale).
Cutrone 6: parte bene, con Musso che gli disinnesca una gran giocata che avrebbe meritato maggior sorte. Serve a Piatek il pallone che il polacco, in due tempi, trasforma nel gol dell’1-0. È uno dei pochi a dare la sensazione di avere ancora una grande riserva di energie mentali e fisiche.
Piatek 6: torna al gol e lo fa su assist di Cutrone. I due, là davanti, riempiono l’area e si alternano nel ruolo di punta centrale. Si sbatte più del solito fuori dall’area di rigore, ma anche lui, come Cutrone, è poco servito dai compagni.
Gattuso 5: se non è uno stato di crisi, poco ci manca. La squadra dà la sensazione di esser pesante a livello mentale, di non avere più quelle energie per esser lucida. Gli assalti finali contro Inter, Samp e Udinese sono più figli dell’orgoglio che di un’organizzazione di gioco. E se anche gli uomini di qualità vanno sotto il livello, sono guai.
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