dal sito www.gazzetta.it
RONALDINHO ILLUDE IL MILAN. MA IL LECCE TROVA ESPOSITO
Pareggio in pieno recupero dei salentini che raggiungono i rossoneri su calcio piazzato. La squadra di Ancelotti, scavalcata dall'Inter in testa alla classifica, gioca bene, domina la gara e sbaglia cinque gol clamorosi con Borriello e uno con Kakà
LECCE, 9 novembre 2008 - Dura solo una settimana l'interregno del Milan in testa alla classifica. A Lecce finisce infatti 1-1, con un gol dei salentini al 93', trovato su palla inattiva, dopo una gara dominata dai rossoneri che hanno espresso il miglior gioco in trasferta visto finora. Di Ronaldinho la rete rossonera, su assist di Pato inserito al posto di Flamini, cercata d'autorità dopo le clamorose occasioni fallite da Borriello e da Kakà.
LA TATTICA - Mario Beretta ha proposto un Lecce quadrato. Il classico 4-4-2 per ribattere colpo su colpo ai numeri del Milan. In difesa ha rinunciato a Esposito e schierato Antunes, mentre in attacco si è affidato a Cacia per fare da spalla a Tiribocchi. Carlo Ancelotti ha risposto con il suo 4-3-2-1, preferendo Favalli a Kaladze in difesa, lanciando dal primo minuto Flamini al posto di Ambrosini, con Borriello inattaccabile punta davanti a Kakà e Ronaldinho.
SOLO MILAN - E il centravanti, pur interprete di una combattuta performance, è legato in maniera indissolubile allo striminzito 0-0 del primo tempo (e alla fine, fatalmente, anche al risultato finale), perché per ben due volte fallisce clamorosamente il gol da due passi. Incredibile, dopo la rete mancata al 13', quella fallito al 35', quando, servito da Ronaldinho, alza sul primo palo. Un limite per il bomber che ha perso la vena realizzativa della passata stagione al Genoa. Sono le due grandi occasioni a far pendere la prima frazione della partita dalla parte dei rossoneri che i primi venti minuti non fanno vedere la palla ai salentini. L'avvio del Lecce è infatti timoroso: il Milan concede davvero poco e obbliga i giallorossi agli straordinari difensivi. Kakà crea superiorità numerica con i suoi movimenti e partono sempre da lui i suggerimenti migliori. Quando finalmente la squadra di casa applica i consigli di Beretta di guadagnare metri, la partita sale di tono. Nulla di trascendentale, ma il pressing su tutti i palloni rende più difficile la vita al Milan che torna a dominare negli ultimi minuti, totalizzando alla fine quasi il 61 per cento di possesso palla.
ASSEDIO - Un trend facilmente prevedibile nella ripresa, anche se il Lecce quando parte in contropiede mette in affanno le difesa rossonera che rischia il k.o. al 6' sul colpo di testa di Giacomazzi che imita il secondo errore di Borriello. Ma nel festival delle occasioni gettate al vento ci mette del suo anche Kakà che a tu per tu con Benussi tira a lato. Il Milan comunque gioca bene e meglio del Lecce che risponde con grande attenzione difensiva. Beretta realizza che occorre dare vigore al centrocampo e sostituisce Munari con Ardito. Ma i rossoneri non concedono nulla; premono incontrando però difficoltà nella fase conclusiva dovendo fare i conti con gli avversari tutti rintanati nella loro trequarti. Entra anche Caserta per Giacomazzi, ma senza cambiare il senso della partita che il Milan salire in cattedra.
CAMBI AZZECCATI - I giallorossi resistono all'assedio, anche per l'imprecisione dei rossoneri che falliscono ancora con Borriello al 30'. A Polenghi che si infortuna subentra Esposito, un colpaccio, col senno di poi, come quello di Ancelotti che inserisce insieme Pato e Inzaghi per Flamini e Borriello. E' il 34'. Pato prende palla e dalla destra serve in mezzo, dove Ronaldinho arriva e batte imparabilmente Benussi. Pato potrebbe raddoppiare subito dopo; poco prima dell'ingresso di Emerson per Ronaldinho, inserito per dare spessore al centrocampo, davanti alla timida reazione leccese. Ma mai dire mai. Soprattutto, quando hai a che fare con una difesa capace di andare puntualmente in paranoia sulle palle inattive. Accade al 48', quando una palla scodellata in area da Zanchetta viene raccolta di testa da Esposito che batte Abbiati.
Gaetano De Stefano
dal sito www.sportmediaset.it
LE PAGELLE di Alberto Gasparri
Diamoutene 5,5
All'inizio chiude bene su Borriello e tiene d'occhio Kakà e Ronaldinho nelle loro incursioni centrali. Reagala, però, qualche brivido di troppo a Beretta e nel secondo tempo gli scappa pure un bello svarione. Deve essere disciplinato.
Tiribocchi 6
Lui e Cacia sono abbandonati a loro stessi, ma rispetto al collega di reparto va a cercarsi qualche pallone giocabile in più. Non contento, non manca di dare una mano anche in fase di copertura. Peccato non inquadri la porta spesso.
Esposito 6,5
Per un difensore fare gol è sempre difficile, riuscirci per la prima volta in serie A contro il Milan è un'impresa da raccontare ai nipotini. Nemmeno il tempo di scaldarsi e gli capita un pallone pesantissimo, ma lui non lo sbaglia. Bravo.
Kakà 5,5
Svaria molto da destra a sinistra ed è l'unico dei suoi a cercare di servire qualche occasione a Borriello. Però non incide, complici anche le marcature avversarie, e finisce col perdersi nella mediocrità generale.
Ronaldinho 6,5
Era alla ricerca del primo gol in trasferta, ma non ha fatto troppo per trovarlo per buona parte della partita. Sembrava destinato a rimandare l'appuntamento, quando si è trovato su un piatto d'argento la palla del vantaggio. Che non ha fallito.
Borriello 6,5
Si dà un gran daffare, ma alla fine rimane con un pugno di mosche. Si fa trovare sempre puntuale quando i compagni lo chiamano in causa, peccato che la precisione (e un po' di freddezza) gli faccia difetto. Alla lunga si spenge un po' e Ancelotti lo toglie.
dal sito www.lecceprima.it
LECCE-MILAN, FRA "RINNEGATI", TAFFERUGLI E PROPOSTE
Lecce-Milan, se ne parla ancora. A distanza di pochi giorni da quel pareggio raggiunto dai salentini al termine di una battaglia sportiva vibrante, il discorso verte ancora sulla tifoseria. Per pura casualità, in questi giorni sono arrivate quasi contemporaneamente due lettere, con contenuti diametralmente opposti. Una è di un lettore di Gallipoli, il signor Attilio Gatto, che ha assistito alla partita, da spettatore neutrale, solo per il gusto di vedere dal vivo un bel confronto, l'altra del consigliere comunale Wojtek Pankiewicz che, com'è ampiamente noto, è un sostenitore particolarmente acceso del Lecce. Entrambe, in modo diretto, richiamano un mio contributo precedente alla gara (http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=11423), in cui illustravo i motivi per cui, "magicamente" lo stadio si sarebbe riempito, ed entrambe si soffermano sul "durante". Ovvero su quanto avvenuto sugli spalti. Riporto integralmente i contributi, per un confronto.
"Ero in tribuna Est a vedere Lecce-Milan. Premetto che sono di Gallipoli, non sono un tifoso di nessuna squadra, sono un simpatizzante della Juve, ma non più di tanto, e mi fa piacere quando il Lecce vince, ma non sono un tifoso sfegatato", racconta il signor Attilio Gatto. "Mi piace il bel calcio, e sono andato a vedere la partita in tribuna Est. Al gol del Milan mezzo stadio si alza in piedi, festeggia, per la propria squadra del cuore. Di questi, che vengono chiamati 'rinnegati', ce ne sono almeno una decina intorno a me. C'è una famiglia con il figlio di 4-5 anni esaltato nel vedere i suoi campioni preferiti, una coppietta, e altra gente di ogni genere. Finiti i festeggiamenti cosa vedo? Due-tre persone, un giovane e due 50enni che iniziano a insultare in tutti i modi questi milanisti, gridando frasi del tipo 'a quai se tifa Lecce, sennò te ne vai', oppure 'ce sta festeggi, testa di c...o, rinnegato di m...a, iti capitu ca quai nu iti banire?', eccetera, eccetera. E meno male per il buon senso dei 'rinnegati' che si sono limitati a rispondere educatamente o a non rispondere affatto, sennò - sostiene il lettore gallipolino - sarebbero nati tafferugli".
"Questi insulti continuano - prosegue -, allora vedo il padre che dice al bimbo 'dammi la sciarpa e il cappello, li nascondiamo nello zaino e usciamo'. Beh mi sono sentito morire dentro. Un bambino che deve rinunciare a vedere i suoi beniamini e deve nascondersi per non rischiare di essere pestato. Ho provato profonda vergogna. Dopo qualche minuto, prendendo le scale dello stadio cosa vedo? Milanisti che escono dallo stadio, e gente da sopra che da scappellotti e continua ad insultare. E non voglio pensare a cosa sia successo nelle curve. Sono andato a casa profondamente deluso. Ora, lo dico a voi dopo aver letto l'articolo in cui si nota come solo queste gare riempiono lo stadio, vi sembra normale tutto ciò? Se uno è leccese e non è del Lecce, gli si può fare una colpa e minacciarlo? Io non penso assolutamente che tutti i tifosi leccesi siano così, ma queste scene le ho viste più di una volta a Lecce e forse non le vedrò mai più, dato che voglio prendermi un periodo di pausa dallo stadio per un po'. Spero che abbiate il coraggio di pubblicare questa e-mail, per far capire a questi 'tifosi' la loro stupidaggine. Rispettiamoci di più, non è possibile minacciare per una partita di calcio". Non è l'unico racconto di questo genere. Nei giorni appena trascorsi più persone hanno denunciato episodi analoghi (e attenzione, perché i provocatori si trovavano anche in mezzo ai tifosi avversari).
Un fatto è necessario constatare: nonostante si siano accesi decine di focolai (io ne ho visti, tutti li abbiamo visti), in ogni settore, tutto è terminato senza feriti e contusi seri, ma con qualche carica delle forze dell'ordine e, alla fine, con una denuncia e qualche segnalazione. Segno che, evidentemente, e nonostante tutto, il senso civico ha dominato nonostante la tensione ed il nervosismo alle stelle. E si era immersi in una situazione che ha del paradossale, una sorta di polveriera pronta ad esplodere da un momento all'altro. Vorremmo tutti che non esistesse la violenza. Come vorremmo che non ci fossero più omicidi, furti, rapine, e che le mafie fossero un capitolo chiuso, roba da libri di storia e non di cronache quotidiane. D'altro canto, chiudere gli occhi e far finta che il calcio non porti a passioni smodate, e qualche volta al parossismo, sarebbe una negazione evidente di una realtà oggettiva, di un istinto umano che si ritrova in qualsiasi civiltà, specie in quelle occidentali, dove la competizione sportiva si mescola con la difesa di tradizioni locali, insomma, del campanile.
Proprio per questo motivo, per evitare contatti fra tifoserie, in attesa di un futuro utopico in cui tutti i tifosi si stringeranno la mano, la mente umana ha partorito la più saggia delle decisioni: inventare un settore ospiti e, qualora questo non sia abbastanza capiente, offrire ai tifosi di altre squadre un intero settore, previa disposizione delle autorità. Peccato che nuove normative antiviolenza, generate evidentemente senza cognizione di causa, abbiano finito per portare spesso a situazioni opposte. Ad esempio, la vendita dei biglietti del settore ospiti nella sola città da cui proviene una squadra, è una stortura che ha il sapore del ridicolo.
Era successo di recente proprio a Milano (in casa dell'Inter) che al grosso dei tifosi salentini, residenti nello stesso capoluogo lombardo o in altre città del Nord (maledetta fuga di cervelli, studenti e manodopera) fosse sostanzialmente proibito l'accesso a quello che dovrebbe essere il loro settore. E' accaduto a Lecce, con il Milan, che la maggior parte dei tifosi - provenienti da più parti della Puglia - abbia acquistato tagliandi di vari settori dello stadio. Giacché la nostra Costituzione, quanto meno, ci permette la libera circolazione. E meno male. Certo è che se fosse stata messa a disposizione la Curva Sud, non ci sarebbe trovati tutti mescolati. L'"invasione" era ampiamente prevista. Un'annotazione: come il signor Gatto ha trovato (giustamente) mortificante vedere padri e bambini uscire dallo stadio per paura, non sono piaciuti a molti salentini presenti in Curva Sud i cori di scherno ed i gestacci di un gruppo di rossoneri provenienti dalle zone del barese, cantati quando si trovavano mescolati ai leccesi. Fatto visto con i miei occhi e segnalatomi da numerose persone. Come vede, riprendendo il filo del discorso precedente, caro lettore di Gallipoli, i provocatori non hanno patria.
Polizia, carabinieri e steward, in una situazione del genere, non hanno specifiche colpe, e con questo mi riallaccio al discorso fatto qualche giorno addietro dall'avvocato Giuseppe Milli durante una nota trasmissione sportiva su un'emittente locale. Li si manda allo sbaraglio dentro lo stadio a sembrare i "cattivi" di turno, a polpettone già bello e cotto, quando tutto si sarebbe sistemato alla radice, senza incidenti, con la prevenzione, quella vera, vale a dire con l'"antica" usanza della curva concessa agli ospiti e delle scorte esterne. Ma forse la sicurezza, in Italia, costa troppo. Meglio tagliare i costi e inventare leggi paradossali. Sembra balzare agli occhi il fatto che ancora una volta, in occasione di un grosso evento sportivo, l'organizzazione sia stata gestita male, il sistema d'ordine pubblico sia saltato. Era già successo nel derby con il Bari, anche se in modalità differenti e a tutti note.
E intanto, resta un altro fatto, e qui si torna a parlare di tifo "tout court", ma con risvolti, se vogliamo, sociali. Non piace a tanti quella che si potrebbe definire una forma di sudditanza. Ed il consigliere Pankiewicz, scrive: "A proposito dei 'rinnegati', vorrei dire che, secondo me, non ci sarebbe nulla di male se un salentino tifasse Lecce e poi, per la lotta per lo scudetto, simpatizzasse per un'altra squadra. Purtroppo, è stata una cosa veramente brutta e deprimente vedere migliaia di salentini esultare e gioire perché la squadra che rappresenta la loro terra, la loro identità salentina, aveva subito un gol dal Milan. Giustamente, tu, caro direttore, l'altro giorno hai parlato di 'atavico senso di prostrazione meridionale'. Sono d'accordo con te - scrive ancora il consigliere -, anche secondo me, probabilmente, si tratta di atavica sudditanza verso i potenti, risalente al periodo di dominazione borbonica. Forse questa schiera di salentini, comunque, per fortuna in diminuzione rispetto al passato, sente ancora il bisogno di levarsi la coppola ed inchinarsi per dire ai potenti (in questo caso il Milan, l'Inter e la Juve): 'cumandi signuria'. Questo modo di essere nel calcio, purtroppo, lo vedo spesso anche in campo politico, economico e sociale".
"Mi confortano molto, però - prosegue il consigliere-tifoso - e quindi sono fiducioso per il futuro, le decine di e-mail che avete pubblicato di salentini orgogliosi di esserlo ed il calorosissimo tifo di domenica scorsa da parte di migliaia di salentini (cominciando dalla curva Nord) orgogliosi di esserlo. Reputo questo dibattito, che si sta svolgendo su LeccePrima, molto positivo, perché può aiutare a sviluppare una vera e propria cultura del riscatto, che potrà essere molto utile anche in altri campi, specie oggi che sembra ineludibile la trasformazione del nostro Stato in senso federale. Per esprimere ancora meglio il nostro orgoglio salentino ed il nostro amore per il Lecce, dobbiamo lavorare tutti insieme per potenziare il tifo nel nostro stadio che è un immenso catino dispersivo. Chiariamo, innanzitutto, che le norme speciali emanate sono anti-violenza e non anti-folclore".
"A mio avviso - dice Pankiewicz, e qui passa ad una proposta - si dovrebbe: fare opera di persuasione nei confronti dei meravigliosi tifosi della curva Nord perché lascino da parte i risentimenti e, per amore dei colori giallorossi e nel superiore interesse 'te lu Lecce nesciu', tornino a tappezzare la curva con gli striscioni. Lo so che la procedura per ottenere l'autorizzazione è fastidiosa, ma, che io sappia, basta farla una volta e poi vale per tutto il campionato. La Nord deve essere la guida del tifo di tutto lo stadio. Ricordo quel vecchio striscione: 'Come guida la Nord, come meta la gloria'. Si deve - prosegue - migliorare il tifo della curva Sud promuovendo la nascita di gruppi organizzati. Due-tre anni fa, ricordo che c'erano i 'Bastogne' (che esponevano striscioni intelligenti, ironici, divertenti, incisivi e mai violenti), 'Kuelli della Polo', 'Alito Vinoso' ed altri. Ora non c'è più nulla. La tribuna Est - conclude - è ben colorata dagli striscioni di Salento Giallorosso, ma anche qui occorre organizzare e rendere più intenso e continuo il tifo. Sono pronto a rimboccarmi le maniche e a lavorare al fianco di chiunque voglia impegnarsi a realizzare questo progetto. Dovunque e comunque forza Lecce".
Emilio Faivre
"Abbiamo pubblicato integralmente l'articolo di Emilio Faivre sottoscrivendolo pienamente, perché lo sport non deve dividere ma affratellare; siamo vicini ai tifosi rossoneri salentini (e pugliesi in generale) presi di mira da delle persone che, a nostro avviso, cercano solo lo scontro (ben che vada solo verbale) per poter imporre la propria volontà, tra l'altro nella maniera più inurbana possibile; comportamenti denigranti che una città (splendida) ed una popolazione (gioiosa e solare) come quelle leccesi, non meritano assolutamente. Se mezzo stadio al gol del nostro Gaucho è sobbalzato in piedi, è perché, tra l'altro, tradizionalmente il Salento e la Puglia rappresentano un Feudo Rossonero, non a caso per gli incontri Milan Vs Sporting Gijon e Milan Vs Espanol, Coppa UEFA 1987-88, a seguito della squalifica di San Siro, la dirigenza rossonera scelse proprio lo stadio di Via del Mare di Lecce come campo amico, ricevendo sempre delle accoglienze meravigliose. Non ha senso guardare il proprio vicino in cagnesco o provocarlo (qualunque sia la fede sportiva, quindi anche milanista) solo perché soffre o gioisce per una squadra che in quel momento ti è avversaria. I valori dello sport devono rappresentare soprattutto la lealtà, la sana competizione; agonismo finchè si vuole, ma al termine dei 90 minuti tutto deve rimanere circoscritto, ci mancherebbe !!! Forse per queste persone il Lecce dovrebbe essere rappresentato in toto da giocatori salentini, in modo da moltiplicare ulteriormente a mille il proprio orgoglio salentino, ma non è certamente questo il modo di esternarlo ! Tra l'altro, l'allenatore del Lecce, Mario Beretta, che stimo molto come persona, è di provata fede rossonera, frequentatore ed abbonato di San Siro da tempi non sospetti, eppure, da buon professionista, ha cercato in tutti i modi di dar filo da torcere ai ragazzi rossoneri, come è giusto che sia; oppure Esposito, autore del gol del pareggio, salentino purosangue, che, al fischio finale, ancora inebriato dal suo gol fuori tempo massimo, dichiara di essere tifoso del Milan fin da bambino e che questa per lui "E' stata un'emozione incredibile", proprio perché si sono venuti a creare determinati nessi di casualità (soggettiva ed oggettiva) impensabili solo a pochi secondi dal triplice fischio di chiusura, scatenando in lui quella gioia irrefrenabile mista, magari, ad una sorta di "pentimento" per quello che aveva appena fatto; ma tant'è. Questo è lo spirito sportivo, quello vero, non celato da chissà quale rancore, ma esternato in tutta la sua spontaneità. Poi, è giusto che si rimanga della propria fede sportiva, ci mancherebbe, ma se manca il rispetto interpersonale, non si può dar luogo a nessun tipo di contraddittorio, tra l'altro alla base per una convivenza civile, ma questo, forse, è un discorso che ci porterebbe troppo in là.
Preferiamo dire, ancora una volta, che fatti analoghi non debbano più a verificarsi, e questa non deve essere una mera utopia, perché la libera espressione delle proprie idee, se non prevaricanti, sia quanto di più bello e più alto che ci possa essere.
Chiudo la presente ancor più fermamente convinto del fatto che Lecce ed i leccesi non siano assolutamente rappresentati da pochi scalmanati (i quali tra l'altro albergano in ogni dove) che, in talune circostanze, cercano (non riuscendovi) in ogni modo di rovinarne la reputazione che, anzi, per la circostanza, ne esce maggiormente rafforzata.
Un caro abbraccio ideale ad Emilio Faivre, con cui ho condiviso una piacevole chiacchierata telefonica prima della stesura di questo pezzo."
Colombo Labate - Magliarossonera.it |