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12 aprile 1988 - pagina 36 sezione: SPORT - di Gianni Brera
NON ARRENDERTI BRUTTO MILAN
Celebrata la XXV, il campionato ha coperto i cinque sesti del suo cammino. Il Napoli ha vinto e il Milan pure. La differenza in classifica è rimasta di 4 punti. Non sbaglia quindi chi ritiene che la XXV sia stata favorevole ai campioni. Essi procedono da quota 41: se anche pareggiassero, senza mai vincere, le 5 partite che rimangono da giocare, chiuderebbero il campionato a quota 46, riservata finora agli scudetti eccellenti. Sconfitti per 1-0 da una superlativa rasoiata di Maradona, gli interisti hanno dichiarato da Napoli che fa benissimo il Milan a non arrendersi: nel concitato serrate, al San Paolo, gli allievi di Trapattoni si sono potuti accorgere (a loro dire) che i campioni sono cotti a dovere. In effetti, gli interisti hanno sprecato calcio e favorevoli occasioni nel finale della partita: e proprio questo li ha indotti a incoraggiare il Milan. Ma se gli interisti dubitano della condizione del Napoli per le palle-gol a loro concesse in chiusura, che dobbiamo pensare noi d'una squadra che giudica malconcia la stessa avversaria che l'ha battuta? Il discorso non sarebbe astruso se l'Inter avesse espugnato il San Paolo: invece ne è uscita sconfitta, sia pure di stretta misura: e allora ha ragione Ottavio Bianchi di dirsi finalmente soddisfatto di un esito tanto risicato (e, prima ancora, dubbio): Via via che si avvicina la fine, si riducono le probabilità di lasciarci il fiocco (e lo scudetto tricolore). Certo, la vittoria sull'Inter deve considerarsi importante. Maradona aveva una falange lussata nel piede destro, che è quello di appoggio. Il fatto che abbia voluto giocare sotto novocaina è molto eloquente. Maradona ha confermato di pensare meno a sè che non alla squadra ed ai suoi interessi sportivi. Quanto a Bagni, ci ha dato dentro manifestando per intero il suo caratteraccio da "venturiero della pedata": si è battuto con stoicismo pari al coraggio ed all' impegno: ha dato prova della propria nobile insania convincendo il C.T. Vicini di non considerarlo ancora giubilato per la nazionale. Da quanto si è letto sul Napoli, il solo fragile Romano è apparso vuoto, dopo tanto correre. La botte dà il vino che ha. La diligenza è solo un elemento della classe, e più abbonda quella più la classe è povera, com'è ovvio. La sregolatezza si dà per solito nei geni o nei depravati. Romano non è nè l' uno nè l' altro. E' solo un esile atleta stanco.
Ma la meta è vicina e Bianchi saprà dosare gli sforzi dei più provati fra i suoi. A questo punto, ovvio che il discorso debba lievemente scantonare nei confronti del Milan. Giustissimo che insista, che non voglia arrendersi prima di venir definitivamente battuto: nulla sarebbe più doloroso che buttare uno scudetto solo per aver pensato di averlo perso anzitempo. Se il Napoli stenta, aspettiamolo ai varchi possibili. E intanto badiamo a buttare noi stessi nei varchi buoni! Ce n' è ancora? Il calendario è lì da vedere. Chi ci crede è tenuto a non mollare. La domenica XXV era sfavillante di sole sopra il Meazza gremito. Il Milan ha riportato Marco Van Basten in panchina con l'intenzione di rilanciarlo dopo avere spremuto Virdis all'avvio. Simba Gullit ha dato inizio alle ostilità con allunghi degni (per bellezza atletica) del grande Juantorena: però abbastanza incongrui sotto l' aspetto calcistico. L'intera squadra di Sacchi pencolava tanto in avanti da legittimare i timori d'un contropiede beffardo. Il giovane Cucchi, finta punta empolese, si è trovato libero dopo neppure 11' ed ha mirato al secondo palo sfiorandone soltanto la base esterna! Il Milan ci ha dato dentro al solito modo, podisticamente un po' folle, non liberando mai un uomo a rete. Alla ripresa sta fuori Virdis ed entra Van Basten, bellissimo a vedersi ma poco creduto dai suoi. Gullit si trova sbilanciato su un crossetto basso di Donadoni (che ignora Van Basten) e sciupa al 4'.
Poi, viene la clamorosa occasione del contropiede: apre invano Donadoni per Mussi: Calonaci appoggia per Cucchi, che si libera al gol come usava Ambrois nell' Uruguay 1954 (pensa te): per disgrazia di Salvemini e dell' Inter, che ne possiede il cartellino, Cucchi non è nè Ambrois nè Haaberg: ancora una volta è libero e lanciato verso l'1-0 (7' 30") ma il pallonetto con cui vorrebbe sorvolare Giovanni Galli non supera il suo ombellico (el botton de la panza): il portiere, stupito, lo accoglie a mani aperte. Fatta la conta, risulta allora che le due palle gol più nette le ha avute l' Empoli in contropiede (e il Milan 4 ne ha avute, a sua volta, ma tutte sporche e disagevoli, in spazi gremiti). Baresi smarca in fuori gioco Van Basten, che scarta anche Drago ma non convince Lo Bello (10'). E' la prova di poco fasulla d' una prodezza che sta per venire. Appoggio di Ancelotti verso Van Basten in mischia: secco dribbling destrorso a liberare il destro, battuto a sorpresa da oltre 20 metri in diagonale: sfiorato in entrata il secondo palo: gol memorabile (16'). L'Empoli si contenta di far bella figura (e merita in effetti la nostra ammirazione): è squadra degna del centroclassifica. Se incappa in un rigore, segno è che ha dentro la certezza di vederlo sbagliare; e tanto credito danno tutti a Baresi che gli perdoniamo il destro melenso e pretenzioso con cui s' illudeva di battere Drago sulla sua destra. Sia dunque 1-0 e venga lodato Silvio Berlusconi che dice a Ugone Tognazzi: "Abbiamo visto un brutto Milan". E' vero. Aspettiamo di rivederlo domenica all'Olimpico. Quivi la bella Samp ha sparso il sale come sulle rovine dei castelli pur mo' abbattuti... Sarà dura a Roma. Stradivialli è filtrato da irresistibile sornione fra le pieghe della zona italo-svedese (quella che Lidas chiama ssona come se lievemente soffiasse, a nostro scorno, fra labbra strette). Capricciosa come i suoi estri, la Samp ha fatto stravedere alla ripresa. Ed ora sta per saltare in classifica la Roma. Tra la Samp e il Torino, 5 punti: ma il vitalissimo Toro ha saltato (siamo nel gergo) inclite femminazze come Inter e Juve.
L'inopinato portento viene dalle sue cariche veementi. L'Inter, come si è visto, ha giudicato il Napoli senza valerlo se non all' apparenza; la Juve ha almeno rimontato l' Ascoli in vantaggio. Il gol di Rush ha perfino commosso Marchesi. Impresa maiuscola e sconcertante compie (anzi commette) il Cesena a Verona. Schopenhauer Bagnoli ammette con torva faccia che dovrebbero lui e i giocatori dimissionare, non il presidente Chiampan che lo minaccia. Da secoli non vedevo un lancio di 40 metri arrivare a una punta controllata da due castroni: è accaduto a Verona, fra Di Bartolomei e Rizzitelli; i vigilantes erano Bonetti e Soldà: come è facile pensare al Ruzante! Resta da piangere sul Como, bersagliato dall'Avellino e dal maltempo. Pieri Moro, mio guardone fedel, sa da che botte vorremmo cavare il vino della nostra soddisfazione. Consiglia birra ed io, che il vino preferisco, ne approfitto per brindare al Pisa, felicemente imbattuto a Firenze. Sulla qualità del gioco, vediamo di non storcere il naso. Conta ormai la sostanza, non l'accidente.
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