Accadde oggi, 49 anni fa. Milan-Torino 1-0
Manca poco all'epilogo di quell'insolito turno di campionato giocato di sabato pomeriggio. Sta tramontando nel gelo milanese, così come quello strano 1972, tra caffè bollente, sbadigli e plaid. Roberto Bortoluzzi, con la sua consueta esposizione asettica e minimalista, ha appena finito di aggiornare i risultati dallo studio centrale, informandoci che a Vicenza sono stati espulsi Vendrame e Peccenini. Ecco che ora, secondo un copione sempre uguale a se stesso, si accinge a cedere la linea al campo principale, cioè San Siro, dove Enrico Ameri sta descrivendo le evoluzioni di un Milan-Torino duro e combattuto come di consuetudine. "Ameri, a te la linea puoi tenerla fino al termine. Prego gli altri campi di intervenire solo per variazioni o risultati finali." Trascorre un attimo silenzioso, quasi irreale, un istante che sembra un'eternità. Vien quasi da pensare che sia andato giù il collegamento con lo stadio milanese. Poi, improvvisamente, un boato esplosivo che ha il fragore del tuono, coperto quasi subito dalla voce tagliente di Ameri: " Reteee, rete del Milan! Ha segnato Rivera, il quale ha raccolto un pallone al limite e con un diagonale secco ha battuto Castellini. Il Milan dunque, anche se un po' tardi, raccoglie i frutti della sua superiorità." È la giusta conclusione di quel buio pomeriggio di fine anno, rischiarato solo dal bianco della neve che copre alcune zone del campo e, naturalmente, dal bagliore abbacinante dell'ennesima prodezza del Golden Boy la cui classe, fredda e cristallina come il diamante, non si ferma nemmeno dinanzi al gelo di San Siro e ad un avversario ostico che, diciamocelo francamente, ha "menato" per tutta la partita. Si sa, la tradizione vuole che Milan-Torino sia sempre una partita dura e maschia, ancorché leale. Qualche anno fa, giusto prima di Natale, era toccato a Rosato di sbloccare in extremis il risultato e di regalare un'insperata vittoria ai rossoneri. Stavolta, giusto prima di Capodanno, tocca al Gianni, anche lui piemontese, anche lui nato il 18 di agosto, rovinare il cenone di San Silvestro alla truppa di Giagnoni, che si è comunque battuta con animo gagliardo. Certo talvolta i Ferrini, i Mozzini, gli Agroppi hanno mirato ai garretti dei giocatori rossoneri anziché al pallone, ma ci sta. È nello spirito sanguigno del Toro. Mentre Castellini, vanamente proteso, Zignoli, forse incredulo, e tutto il pacchetto centrale dei difensori granata osservano quella traiettoria fatata spegnersi in fondo al sacco, vien da pensare che a volte basta davvero un solo lampo per rischiarare il grigiore di un anonimo pomeriggio di fine anno. Poi si sa che quando lui toccava la palla, a San Siro si accendeva la luce. E Luce sia. (by Corrado Izzo) |