da "La Domenica del Corriere"
di Nino Oppio
BROZZI E IL FURTO AL MARACANÀ
Novembre '63: scippo mondiale ai danni dei rossoneri. Un arbitro argentino, di origini napoletane, consegnò la Coppa Intercontinentale al Santos di Lula
Il 14 novembre, Carniglia confermò l'undici dell'andata, l'allenatore brasiliano Lula mise Almir al posto dell'infortunato Pelè. A decidere la partita, tuttavia, fu il direttore di gara: l'argentino Juan Brozzi, figlio di napoletani emigrati in America Latina alla fine del secolo scorso. Il giornalista italiano Nino Oppio, presente a Rio, raccontò di essere stato contattato per riferire ai dirigenti milanisti che l'arbitro, per una certa cifra, avrebbe diretto la partita a senso unico. "Se non interessa al Milan, - riferì l'intermediario che incontrò Oppio - l'arbitro si rivolgerà alla controparte". La somma richiesta ammontava a 5 milioni e 200 mila lire. Nella hall di un albergo di Copacabana, Oppio informò dell'accaduto i dirigenti milanisti. Erano presenti l'accompagnatore Piero Grassi, il Dt Viani e mister Carniglia.
Alle parole del giornalista, tutti rimasero senza parole. Fu Viani a spezzare il silenzio. "Siamo qui per vincere senza trucchi. E vinceremo". Gli altri assentirono, convincendosi che quelle voci scaturivano da un equivoco o forse da uno scherzo. Il riscontro del campo, purtroppo, confermò in pieno le parole di Nino Oppio. L'arbitro Brozzi prese decisioni cervellotiche, permise soprusi e irregolarità da parte dei giocatori brasiliani.
Il "Maracanà" divenne una bolgia gremita da 100 mila spettatori. In appena un quarto d'ora, il Milan sembrò mettere le mani sulla Coppa Intercontinentale grazie ai gol di Altafini e Mora. Ma le brutte sorprese dovevano ancora arrivare. In avvio di ripresa, i giocatori del Santos, Almir in testa, cominciarono a picchiare duro, con l'arbitro che lasciava correre, fischiando a senso unico contro i rossoneri.
Oppio parlò di "spettacolo indecoroso". Ghezzi fu costretto a lasciare il campo, con la sospetta frattura di un osso della mano destra. In appena un quarto d'ora, i padroni di casa ribaltarono il risultato, poi fu Pepe a mettere al sicuro la vittoria, rendendo necessario l'incontro di spareggio. "E' vero che si sono presi a pugni ma io sono arbitro di calcio e non di pugilato": furono queste le sconcertanti dichiarazioni del direttore di gara negli spogliatoi.
Viani ripensò alle parole del giornalista. Si vociferò di un possibile arbitraggio di uno dei due guardialinee (José Pradauddi o Luis Olicocha). I dirigenti rossoneri paventarono la possibilità di un abbandono del campo, qualora i fotografi brasiliani avessero continuato ad invadere il rettangolo di gioco ad ogni azione dei padroni di casa. Due giorni dopo, tuttavia, al Maracanà si registrò la stessa bolgia e a dirigere l'incontro fu confermato Brozzi.
Per la partita di spareggio, giocata il 16 novembre '63, Carniglia schierò, tra i pali, il secondo portiere Balzarini. Rivera finì in panchina ("l'allenatore era certo che la nostra sconfitta era già scritta per cause extra-calcistiche", spiegò successivamente il "Golden Boy"). Al 35', infatti, Brozzi assegnò un rigore inesistente al Santos, trasformato da Dalmo. Ai bordi del campo fu Nino Oppio a trattenere mister Carniglia, intenzionato a menare Brozzi.
Cinque minuti dopo, i picchiatori brasiliani misero fuori causa anche Balzarini, rilevato dal terzo portiere Barluzzi. La ripresa non ebbe storia. Brozzi costrinse il Milan alla resa e l'Intercontinentale rimase per i rossoneri un sogno che si sarebbe avverato sei anni dopo, al termine di un'altra battaglia, questa volta sul campo argentino dell'Estudiantes. E Brozzi? Fu radiato dalla sua federazione arbitrale. Poco tempo dopo, aprì a Buenos Aires un lussuoso negozio di fiori, piante ed arnesi di giardinaggio. La stagione del Milan prese una piega non esaltante. Carniglia non finì il campionato: venne esonerato a marzo del '64 e sostituito in panchina da Liedholm. Nel "furto al Maracanà", l'argentino-napoletano Brozzi rifilò ai rossoneri "pacco, doppiopacco e contropaccotto".
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