COMMENTO ALLA PARTITA tratto dalla "Gazzetta dello Sport", 10 maggio 1915
09.05.1915 - GENOA vs MILAN 3-0, Campionato 1^ Categoria (Girone Finale - 4^ giornata)
IL MILAN CEDE SUBITO DINNANZI AD UN GENOA INDEBOLITO da nuove forzate defezioni. Genova, 9 maggio. Non è potuto certo sfuggire a chi ha seguito il Genoa in questi ultimi incontri, la china pericolosa e forse fatale per la quale si è abbandonata, purtroppo, la bella e brillante compagine rosso-bleu. Il Genoa poderoso, il saldo team che con le severe cure di mister Garbutt aveva superato le difficili gare eliminatorie, e, minaccioso per tutti i più agguerriti avversari si apprestava con seri titoli alla conquista finale è andato lentamente sfasciandosi, perdendo di gara in gara tutto il suo valore, tutta la sua poderosa efficienza. E' strano ma in ogni stagione il Genoa deve soggiacere alle più dolorose crisi che lo colgono proprio nel momento più difficile, quello in cui il campionato sta per entrare nella fase risolutiva. Così anche quest' anno per cause complesse e per mali irreparabili abbiamo visto il maestoso edificio genoano grado a grado sgretolarsi e la forte unità abbassare le armi proprio nel momento in cui pareva destinato a salire gli ultimi gradini del trono. Mai come nell' attuale stagione il Genoa avrebbe potuto aspirare alle più grandi conquiste: forte, ben compatto, travolgente nella impetuosità delle sue azioni e più ancora per il valore singolo degli elementi, era destinato a ergersi indomito sopra ogni altro concorrente. Sennonché bastarono le prime defezioni - causate dalle necessità imprescindibili del momento - i primi incidenti, l'arresto di forma di qualche giuocatore per aprire nella squadra cittadina falle incalcolabili e sbalzarla di colpo dal magnifico piedistallo che si era costrutto dopo un lungo e paziente periodo di preparazione. Ecco in succinto dimostrato perché qui non hanno sorpreso e non devono sorprendere gli sbalzi continui e incostanti dei rappresentanti del massimo club genovese. In simili condizioni la squadra rosso-bleu è indubbiamente condannata ad accontentarsi di successi parziali ottenuti non per virtù propria, ma solo in seguito al sacrificio personale degli uomini migliori. Ancor oggi lo squadrone genoano non ha potuto allinearsi al completo. Via via si allontana sempre più la probabilità di potersi trovare in regolare formazione nelle prossime prove. Contro un Milan presentatosi nella sua formazione migliore e deciso a giuocare la sua ultima carta il Genoa scendeva con due sostituzioni importantissime; precisamente quelle di Leale e di Magni: i due perni della linea di sostegno dei rosso-bleu. Se la combattiva squadra milanese avesse dunque saputo rinnovare qualche impetuoso slancio nei quali ha brillato in precedenti incontri non meno importanti sarebbe facilmente quest' oggi riuscita a strappare, pure con una gara disputatissima, una affermazione sugli indeboliti avversari. Invece ha piegato subito dopo i primi approcci per non trovare più energia sufficiente a rialzarsi rimanendo travolto dal tumultuoso giuoco che il Genoa ha tentato subito di imporre e che riusciva efficace grazie allo slancio irrompente e disperato di tutti i suoi uomini. Non è stata dunque una bella gara. Gli è che dopo le prime raffiche con le quali la risorta squadra di mister Garbutt ha fatto convergere sulla porta di Barbieri tutto il peso fitto di un pericolosissimo attacco, fino a pervenire all' immediato successo, i milanesi si sono dati per vinti retrocedendo tutti in difesa, stretti per tentare di arginare la spigliata avanzata degli avanti genoani. Il Milan non poteva quindi con le isolate azioni di Van Hege - sempre brillante ed efficacissimo - sperare di rivalersi tanto più che troppe deficienze sono risultate fra gli altri attaccanti rosso-neri i quali mai seppero coordinare l'offesa anche quando l'occasione presentava loro azioni con la probabilità di raggiungere un successo. Convien dire che la difesa genovese si è trovava quest' oggi in una forma magnifica; particolarmente Casanova, quello che più di tutti sembra in continuo declino ha avuto una giornata eccezionale e l'aiuto che i due terzini seppero rendere agli avanti è stato veramente proficuo. Il match però nel suo scialbo svolgimento non merita profonde considerazioni: a volte fu fiacco, a volte, viceversa, movimentato. Ma pur sempre caotico e totalmente privo di un' azione veramente bella, né scientificamente degna di due grandi finaliste. Il Genoa ha condotto la gara en grand scigneur nei riguardi del Milan che non è esistito coi nostri senza però affermare che la squadra del Genoa abbia fatto progressi né sia riuscita a ritornare la bella combattente delle semifinali. Sono le 15.20quando Pedroni fischia l'invio. La palla è ai rosso-bleu che poggiando su Berardo volano all' attacco. La minaccia è subito sventata per l'entrata in tempo di Soldera il quale dopo una stretta schermaglia riesce a respingere gli avversari e a lanciare i suoi uomini verso rolla che è tosto alla sua prima parata per un bel tiro di Van Hege. Il duello fra i due teams avversari ha così un inizio vivace ed anche aspro. Le fila dei rosso-bleu si manifestano subito salde e un contrattacco genoano non si fa attendere molto tempo.
Ancora qualche sgroppata, poi al 5° minuto il primo goal del Genoa. In un lungo rimando di Casanova, l'ossuto Walsingham prende la palla al volo e segna fulmineamente approfittando di un calcio mancato di Sala. Il Genoa insiste all'attacco, ma all' 7° minuto il Milan è in corner. Sul calcio sul calcio d'angolo si pronuncia l'attacco rosso-nero, ma la difesa del Genoa veramente superba per sicurezza e decisione infrange ogni assalto allontanando la stretta cerchia in cui Van Hege tenta di avvolgere la porta del portiere genoano. Dal 10° al 17° minuto una serie di falli concessi forse un po' troppo leggermente dall' arbitro frustrano le azioni rosso-bleu che però subito dopo costringono Barbieri a due parate meravigliose. Al 21° minuto un corner contro il Genoa a cui seguono attacchi milanesi: i forwards rosso-neri però sono strettamente marcati ed a poco a poco la loro preponderanza è spezzata ed essi si trovano relegati nel loro terreno. Da questo ha inizio il netto predominio del Genoa che si installa presso l'area di Barbieri e paurosi momenti volgono per il bravo rosso-nero che è impegnato in un continuo ed estenuante lavoro. Il giuoco rosso-bleu però non è coordinato specialmente fra i forwards che svolgono un azione di poco rendimento ed è perciò che soltanto al 33° minuto Berardo può aumentare l'attivo della sua squadra segnando in una intricata melèe, malgrado gli sforzi disperati di Barbieri. Il Milan solo a tratti riesce a portare l'offensiva sulla metà campo del Genoa, ma la balda minaccia è sempre annientata dalla difesa impenetrabile offerta da De Vecchi e Casanova. La ripresa volge i suoi primi minuti in favore del Milan che addossa le sue linee nell' area di rigore rosso-bleu. Poi man mano il Genoa riprende con slancio instancabile il suo lavoro. La difesa sospinge i suoi attaccanti all' offensiva, rotta soltanto al 12° minuto da un corner che il Milan ottiene per un azione isolata ma brillantissima del belga, il quale sfuggito all' assidua vigilanza dei suoi angeli custodi tenta la sorpresa. Al 16° minuto abbiamo il terzo e ultimo punto per i rosso-bleu. Santamaria spostato quasi sull' estrema sinistra riceve un parabolico centro di Berardo e il pallone saettato nella rete di Barbieri viene arrestato mentre sta per penetrare fra le barre della porta con la mano da Soldera. Il fallo è punito con un penalty che De Vecchi trasmuta facilmente in goal. Da questo punto insiste l'attacco genovese che è continuo, costante, sempre più minaccioso; poi gli uomini di De Vecchi rallentano la loro foga cosicché i rosso-neri possono riacquistare baldanza passando alla loro volta all' assalto. Un freekick di Ferrario concesso al Milan per un arresto irregolare di Traverso quasi al limite dell' area di rigore è sventato da Casanova che evita un goal ormai sicuro con un meraviglioso colpo di testa e poco appresso si ammira una splendida parata di Rolla. Al 25° minuto Lovati, già malconcio per una caduta fatta nel primo tempo lascia il campo seguito poco dopo da Walsingham ed il match procede in una alternativa di offese fiacche ed ineguali. Solo verso la fine il Milan ha le sue linee tutte protese all' azione ma invano. I rosso-neri ottengono soltanto un corner cui fa subito dopo riscontro uno in favore del Genoa. Il match finisce così con la netta vittoria degli uomini di Garbutt per tre a zero. Fra i migliori in campo notiamo la difesa del Genoa, Sardi, il minuscolo ma vivace e resistente Pella e Berardo; del Milan molto bene Barbieri, Soldera, Scarioni e Van Hege. L'arbitraggio dell' avv. Pedroni ha suscitato qualche vivace protesta da parte del nostro pubblico, invero la sua opera in frequenti occasioni non è stata troppo felice. Attilio Carbone.
COMMENTO ALLA PARTITA tratto da "Il Secolo XIX" , 10 maggio 1915
09.05.1915 - GENOA vs MILAN 3-0, Campionato 1^ Categoria (Girone Finale - 4^ giornata)
FOOT-BALL. CAMPIONATO ITALIANO. Genoa batte Milan 3 a 0. Per l’ultimo match (o il penultimo?) del campionato ci aspettavamo qualche cosa di più dal Genoa. Ma dove sono andate a finire le cure del simpatico Mister Garbutt, se poi, all’ ultimo momento, la sua squadra doveva risultare così sconquassata? Colpa di chi? Non certo di Garbutt, il quale si è dato anima e corpo, per far vincere almeno quest’ anno il campionato al Genoa. Colpa di alcuni giuocatori, allora? Non lo crediamo neanche. E’ la fatalità che vuol così. E così sia. Ma non ci inchiniamo! Se il titolo di campione doveva darsi ad una squadra dalla tecnica pressoché impeccabile questo spettava (checché ne dicano i miei anonimi) al Genoa. Se poi questa squadra non ha potuto, per circostanze indipendenti dalla volontà e dai criteri del trainer, corrispondere come si credeva dai più alle comuni aspirazioni, pazienza. Questo diciamo perché oggi si è vinto assai malamente. Non sappiamo proprio come siano stati segnati quei tre goals. Coi piedi, certamente; ma non furono tre bei goals. Non mette conto di fare la cronaca del match. Fu un caos continuato. Ognuno andava per conto suo. Tanto la prima linea del Genoa quanto quella del Milan non è esistita. Potremmo fare un eccezione per Van Hege il quale solo fu all’ altezza del suo compito. Non fu però il Milan a segnare per primo questa volta. La fulminea scappata non ci fu. Chi ruppe il ghiaccio fu invece Walsingham al 4.o minuto del primo tempo. Il secondo goal genovese si segnò al 35.o minuto per merito di Berardo. Nel frattempo vi furono scorrerie di nessunissimo interesse. Abbiamo dimenticato di dire che il Genoa era una volta di più trasformato. Al posto di Magni figurava Pella, al posto di Leale, Traverso. Il Milan era al completo invece. Il primo tempo si chiude così con due goals pel Genoa e zero pel Milan. Nel secondo tempo il Milan cerca di sorprendere, qualche volta, la difesa genoana ma la trova in buonissima giornata. De Vecchi scherza, come sa scherzare in certe contingenze; Casanova è in giornata e pure Rolla, anzi questi più di tutti. Cosicché il Milan non riesce a fare grandi cose. Siccome il caos può essere compromettente, il Genoa argina la tentata invasione rosso-nera costringendola a difendersi in corner. Poco dopo un penalty viene concesso ai genovesi. Una finta fra Berardo e De Vecchi e il pallone è nella rete di Barbieri. Poi non si segna più e la fine del match (brutto match) è accolta con indifferenza. Qualche scatto al pubblico lo ha procurato l’arbitraggio dell’ avvocato Pedroni della A.M.C. Le squadre erano così composte:
MILAN: Barbieri – Sala e Pizzi - Scarioni, Soldera, Lovati - Morandi, Ferrario, Greppi, Van Hege, Bozzi.
GENOA: Rolla – Casanova e De Vecchi - Pella, Sardi e Traverso (Baciccia) - Mariani, Benvenuto, Berardo, Santamaria, Walsingham.
Ci piacque Sardi, al suo posto di centro half, Pella, Mariani, Benvenuto, Walsingham. Casanova era, come abbiamo detto, in buona giornata, il nostro Renzo e più di tutti Rolla. Del Milan, Van Hege solo merita qualche lode, non perché è belga, ma perché è l’ unico che si prodiga realmente. Sala andò bene; Lovati fu provato, tanto vero che per due volte dovette abbandonare il campo. Tutti gli altri si comportarono male, ad eccezione di Barbieri. |