Dal sito www.carlonesti.it
(Pagine70)
2 giugno 1978, Italia vs Francia 2-1
A Mar del Plata, alle ore 13, 45 minuti e 44 secondi del 2 giugno 1978, sembrava già finito tutto: il Mundial argentino, le speranze di riscattare il 1974, l'ansia di rinnovare il nostro calcio. Al pronti-via, con la veemenza di un kappaò alla prima ripresa, l'ala francese Didier Six prese il volo sulla fascia sinistra del campo, superando a freddo Gentile e Scirea. Cross, testa di Lacombe, in anticipo su Bellugi, e gol, con Zoff impotente e impietrito: 0-1 dopo meno di un minuto, il battesimo crudele dell'avventura azzurra nei Mondiali. Qualcuno, in Italia, spense il televisore, perché, dopo aver visto la squadra pareggiare nell'ultima amichevole pre-argentina, 0-0 a Roma contro la Jugoslavia, si delineava la disfatta. Ero un giovane praticante del quotidiano "Tuttosport", ed ero stato incaricato di "scrivere" la partita, davanti al video, nel caso non pervenissero servizi al telefono. I colleghi più anziani, intorno a me, sghignazzavano, elargendo volgarità assortite, ed io, tifosissimo da sempre della Nazionale, non avevo il coraggio di replicare. Eppure, quando il pallone tornò a centrocampo, ebbi la sensazione che il match, quello vero, dovesse ancora disputarsi, perché non ci fu scoramento, ma soltanto orgoglio. I colleghi continuavano a ridere, eppure qualcosa cominciava a muoversi: l'Italia c'era, correva, lottava, l'esatto contrario di quanto era facile prevedere. Passavano i minuti, e mi accorgevo che nella stanza era arrivata più gente, silenziosa, assorta, partecipe, tanto che dopo 20 minuti, mi uscì spontaneo un: "Diavolo, ma come stiamo giocando!". Temetti di essere umiliato dagli sfottò, e invece nessuno disse niente, perché i nostri, i Benetti, i Tardelli e gli Antognoni, stavano mettendo sotto la Francia. Al 29', andò in onda il flipper: cross di Cabrini, deviazione di Bettega, testa di Causio, traversa, tiro di Rossi, respinta involontaria di Causio, tiro ancora di Rossi, gol! 1-1. In quell'istante, a compimento una sequenza interminabile di sponde, nasceva la grande Italia di Bearzot, che in quel Mundial sarebbe giunta quarta, e 4 anni dopo prima. Vincemmo 2-1, con raddoppio di Zaccarelli, e alla fine dell'incontro, non senza stupore, fui chiamato al telefono dal mio "maestro", inviato speciale in Argentina: Pier Cesare Baretti. Vinsi l'emozione del contatto transoceanico, esaltai quell'Italia così spavalda, e dopo decenni di "catenaccio", senza sbagliare, chiusi così: "Pier Cesare, adesso l'Olanda siamo noi!".
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