1° febbraio 2022
dal sito www.gazzetta.it
I MILLE VOLTI DI ZAMPARINI. IL PATRON FURIA E GENTILEZZA, ETERNO INNAMORATO DEL PALLONE
Scoprì talenti, gridò contro le ingiustizie, ecco il racconto delle sue tante passioni nel segno del calcio
A sedici anni esonerò per la prima volta un allenatore, si chiamava Rivetti, faceva il falegname, tre sere a settimana allenava la squadra del Sevegliano. La storia è che Rivetti prima di una partita gli diede la maglia numero 7 chiedendogli compiti di copertura, lui la rifiutò, voleva il 9, solo il 9, era un centravanti, faceva i gol, lui. Sbatté la porta dello spogliatoio, se ne andò infuriato lasciando Rivetti con la maglia in mano. Più tardi - quando in tribuna incrociò il presidente, il maestro elementare Fabbri - gli andò vicino e gli consigliò: "Rivetti non vale niente, pres deve mandarlo via". Il Sevegliano quella domenica fu sconfitto, il giorno dopo Rivetti venne esonerato. Quindi - a volerla prendere larga - bisogna pur dire che Maurizio Zamparini ha cominciato ad essere quello che abbiamo conosciuto fin da ragazzino e niente, ce l'aveva nel sangue, questa naturale inclinazione a esonerare gli allenatori. A fine carriera saranno cinquantuno (51!).
OLTRE L'IRA, LA GENTILEZZA - Liquidata l’aneddotica sullo Zamparini "Mangiallenatori" - perché questa è l'etichetta che gli rimarrà cucita addosso - resta da raccontare - in queste ore in cui si è congedato da questa terra - di un uomo di calcio vero e verace, uno che ne sapeva a pacchi, un imprenditore generoso che nel calcio ha investito soldi e passione, tempo e furore, spesso con intuizioni geniali che venivano immediatamente oscurate da un ghiribizzo, un tiramento o scatto d'ira, ma solo a uso e consumo delle telecamere, perché Zampa - a conoscerlo - era invece una persona assai gentile, capace di insospettabili gesti d’affetto. Vulcanico è l’aggettivo che troverete più spesso abbinato al suo nome, certo focoso lo è stato, ma anche - soprattutto - un vanitoso di prim’ordine, cui piaceva metterci la faccia, stare sui giornali e vestirsi ora da tribuno delle plebe ora da Robin Hood del calcio italiano al Processo del Lunedì di Aldo Biscardi per lanciare strali contro tutto e tutti, ma in fondo senza mai prendersi troppo sul serio, tanto che non era difficile cogliere - dopo l’incazzatura - una tonante risata.
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