< STAGIONE 2021-22
 









1° febbraio 2022




dal sito www.gazzetta.it
I MILLE VOLTI DI ZAMPARINI. IL PATRON FURIA E GENTILEZZA, ETERNO INNAMORATO DEL PALLONE
Scoprì talenti, gridò contro le ingiustizie, ecco il racconto delle sue tante passioni nel segno del calcio
A sedici anni esonerò per la prima volta un allenatore, si chiamava Rivetti, faceva il falegname, tre sere a settimana allenava la squadra del Sevegliano. La storia è che Rivetti prima di una partita gli diede la maglia numero 7 chiedendogli compiti di copertura, lui la rifiutò, voleva il 9, solo il 9, era un centravanti, faceva i gol, lui. Sbatté la porta dello spogliatoio, se ne andò infuriato lasciando Rivetti con la maglia in mano. Più tardi - quando in tribuna incrociò il presidente, il maestro elementare Fabbri - gli andò vicino e gli consigliò: "Rivetti non vale niente, pres deve mandarlo via". Il Sevegliano quella domenica fu sconfitto, il giorno dopo Rivetti venne esonerato. Quindi - a volerla prendere larga - bisogna pur dire che Maurizio Zamparini ha cominciato ad essere quello che abbiamo conosciuto fin da ragazzino e niente, ce l'aveva nel sangue, questa naturale inclinazione a esonerare gli allenatori. A fine carriera saranno cinquantuno (51!).
OLTRE L'IRA, LA GENTILEZZA - Liquidata l’aneddotica sullo Zamparini "Mangiallenatori" - perché questa è l'etichetta che gli rimarrà cucita addosso - resta da raccontare - in queste ore in cui si è congedato da questa terra - di un uomo di calcio vero e verace, uno che ne sapeva a pacchi, un imprenditore generoso che nel calcio ha investito soldi e passione, tempo e furore, spesso con intuizioni geniali che venivano immediatamente oscurate da un ghiribizzo, un tiramento o scatto d'ira, ma solo a uso e consumo delle telecamere, perché Zampa - a conoscerlo - era invece una persona assai gentile, capace di insospettabili gesti d’affetto. Vulcanico è l’aggettivo che troverete più spesso abbinato al suo nome, certo focoso lo è stato, ma anche - soprattutto - un vanitoso di prim’ordine, cui piaceva metterci la faccia, stare sui giornali e vestirsi ora da tribuno delle plebe ora da Robin Hood del calcio italiano al Processo del Lunedì di Aldo Biscardi per lanciare strali contro tutto e tutti, ma in fondo senza mai prendersi troppo sul serio, tanto che non era difficile cogliere - dopo l’incazzatura - una tonante risata.


Cliccare sull'immagine per ingrandire Cliccare sull'immagine per ingrandire



Cliccare sull'immagine per ingrandire Cliccare sull'immagine per ingrandire



Cliccare sull'immagine per ingrandire Cliccare sull'immagine per ingrandire



Cliccare sull'immagine per ingrandire