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dal sito www.ilmessaggero.it
3 maggio 2014

COPPA ITALIA CHOC, SPARI A ROMA: FERITI 3 TIFOSI NAPOLI, UNO GRAVISSIMO
Il tifoso giallorosso fu coinvolto in una vicenda giudiziaria, poi prescritta, sulla sospensione del derby Lazio-Roma del 21 marzo 2004
Choc a Roma. Tre tifosi del Napoli sono rimasti feriti da colpi di arma da fuoco in circostanze ancora da chiarire, in viale di Tor Quinto, prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli. Uno di loro, centrato al torace, è gravissimo ed è ricoverato in ospedale. La sparatoria sarebbe esplosa al culmine di una rissa tra tifosi (smentita, quindi, l'ipotesi che non ci fosse relazione con le rivalità tra tifoserie). E' avvenuta poco distante dal luogo di ritrovo dei supporter partenopei, arrivati nella Capitale per seguire la finale di Coppa Italia.
10 feriti in tutto Sono complessivamente dieci le persone rimaste ferite. Oltre ai tre tifosi napoletani feriti da arma da fuoco, c'è una persona con una gamba fratturata trasportata al policlinico Gemelli. Inoltre, tre feriti sono stati trasportati in codice verde all'ospedale Sant'Andrea mentre altri tre hanno rifiutato le cure in ospedale.
La ricostruzione - In base alle ultime indiscrezioni a sparare sarebbe stato un tifoso giallorosso legato in passato agli ultrà di destra. Tutto sarebbe nato da un pestaggio ad opera di decine di supporter napoletani scatenato contro un ultrà della Roma riconosciuto dai tatuaggi. Si sarebbero accaniti contro di lui all'interno del Ciak Village Roma, una discoteca in viale di Tor di Quinto. Lo sparatore, amico del tifoso accerchiato dai supporter azzurri, avrebbe quindi estratto la pistola facendo fuoco.
L'ultrà romanista - L'uomo è stato interrogato in ospedale in tarda serata. È ricoverato al Gemelli con una gamba rotta. E' probabile il fermo dell'ultrà. Fu coinvolto in una vicenda giudiziaria, poi prescritta, sulla sospensione del derby Lazio-Roma del 21 marzo 2004. La partita venne fermata in seguito alle pressanti richieste dei leader delle curve per le voci, poi rivelatesi infondate, della morte di un bambino investito da un'auto della polizia. L'ultrà avrebbe scavalcato, con altre persone, il recinto di gioco.
Nessun agente ferito - Smentita la notizia del ferimento di un agente di polizia. Il ferito più grave si chiama Ciro Esposito e ha 31 anni. Il proiettile ha raggiunto la colonna vertebrale. Il giovane, ricoverato all'ospedale Villa San Pietro, è stato rianimato, stabilizzato e drenato. È stata chiesta una consulenza a un neurochirurgo per valutare eventuali problemi alla colonna vertebrale. La situazione è definita dai medici «stabile, ma critica». All'ospedale Villa San Pietro si trova ricoverato anche un altro tifoso del Napoli, di 43 anni, ferito alla mano destra. Il terzo supporter partenopeo, 32 anni, ferito da colpo di arma da fuoco a braccio e polso, è ricoverato al Santo Spirito.
La pistola E' stata trovata una pistola, all'interno del luogo della sparatoria in cui sono rimasti feriti i tre tifosi. E' presumibilmente l'arma utilizzata per ferire le tre persone. Lo fa sapere una nota della Questura di Roma. Ancora non è chiara la dinamica degli spari. I due tifosi feriti in grado di parlare e altri testimoni sono stati ascoltati dalla polizia.
Gli scontri Nei pressi di Ponte Milvio, invece, si sono verificati scontri tra tifosi e forze dell'ordine. Un tifoso è stato accoltellato. Sette tifosi, a quanto apprende l'Adnkronos, sarebbero stati trasportati al policlinico Gemelli. Uno di loro è arrivato in codice rosso ed è in prognosi riservata per un trauma cranico. Non sarebbe in pericolo di vita. Un altro momento di tensione si è verificato lungo la pista ciclabile che costeggia il Tevere sotto ponte Duca d'Aosta: due gruppi di tifosi di Napoli e Fiorentina si sono fronteggiati, con brevi tafferugli. Controllati e fatti cessare dalle forze dell'ordine. Nessun problema sugli spalti dello stadio Olimpico.
Grasso e Renzi in tribuna - Allo stadio anche il premier Matteo Renzi, con moglie e figli, scortato da polizia e carabinieri. La partita è poi iniziata con 45 minuti di ritardo in un clima surreale. «Una partita di calcio non si può trasformare in una guerra tra bande con episodi di violenza», ha commentato il presidente del Senato, Pietro Grasso, all'arrivo allo stadio Olimpico.






Si chiama Gennaro De Tommaso, ma nell'ambiente del tifo partenopeo tutti lo conoscono come 'Genny 'a carogna'. E' il capo ultrà del Napoli ed è lui che ha mediato con dirigenti, calciatori e forze dell'ordine prima dell'inizio della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina con la curva partenopea, inizialmente contraria a giocare, che ha dato il suo assenso ma con l'impegno di rimanere in silenzio.
Protagonista - De Tommaso, riconoscibile per un vistoso tatuaggio su tutto il braccio destro, ha parlato col capitano del Napoli Hamsik, scendendo sul campo di gioco. Sempre lui, con ampi gesti, prima ha chiesto il ritorno della calma in curva da cui erano state lanciate alcune bombe carta, e poi ha dato l'assenso all'inizio della partita quando i funzionari delle forze dell'ordine sono andati sotto gli spalti per comunicare la decisione di giocare.
La t-shirt - Sulla t-shirt nera dell'ultrà le scritte in giallo 'Libertà per gli ultras' sul retro, e 'Speziale libero' davanti. Quest'ultima scritta si riferisce ad Antonino Speziale, l'ultrà del Catania che sta scontando otto anni per l'omicidio preterintenzionale dell'ispettore di polizia Filippo Raciti avvenuto il 2 febbraio del 2007 durante i disordini che scoppiarono allo stadio Massimino di Catania in occasione di un derby col Palermo. Destò clamore, nel novembre del 2012, l'episodio che vide protagonista l'attaccante del Cosenza Pietro Arcidiacono che dopo un gol esultò esibendo la maglia «Speziale innocente» salvo poi chiedere scusa alla vedova Raciti. Per quel gesto Arcidiacono fu punito con la misura del Daspo per tre anni.
La curva A - Secondo quanto si apprende da fonti investigative De Tommaso sarebbe figlio di Ciro De Tommaso, ritenuto affiliato al clan camorristico del Rione Sanità dei Misso. La sua leadership nella curva è nota da tempo: dapprima come capo del gruppo dei 'Mastiffs', e successivamente alla guida dell'intera curva A del San Paolo.