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dal sito www.repubblica.it
11 marzo 2012


"CON 30 GIOCATORI HO TRUCCATO I CAMPIONATI"

SKOPJE - "Non avete capito niente. Lazio-Genoa l'ha fatta Sculli, non Mauri". Sculli? Sicuro? "Sculli. Con gli amici suoi di Genova. Al cento per cento. Anzi no, a un milione per cento. Se volete ve ne parlo. Però non qui, non ora". Hristiyan è Ilievski, il principale latitante del calcioscommesse. Lo cerca la polizia, e l'Interpol. Secondo la procura di Cremona è la pedina chiave, l'uomo che avvicinava i giocatori di serie A per "fare le partite", li contattava tramite intermediari, li aspettava in albergo o nei ritiri con le borse piene di soldi, e li convinceva con le classiche "offerte che non si possono rifiutare". E allora, qual era il suo ruolo? "Quello di uno che scommette. A me e a Gegic (l'altro latitante di questa storia, ndr) ci hanno chiamato gli Zingari, Gipsy, come se fossimo una mafia. In realtà non siamo zingari e non siamo nemmeno un gruppo. Noi compriamo informazioni e scommettiamo. E basta. Mi chiamano i calciatori e mi dicono: "20mila su questo o su quel risultato". E io lo faccio facilmente, perché la gente si fida". Chi sono i calciatori? "Una trentina, 90 per cento di squadre di serie B, il resto di A. I nomi non te li dico, io non sono uno scarafaggio, io gli scarafaggi li schiaccio, come dice Tony Montana (Scarface, ndr). Perché il cuore del calcioscommesse, secondo Ilievski, sono proprio i calciatori: "In Inghilterra non succede, in Italia invece sì: si mettono d'accordo, poi scommettono e vendono le informazioni. Quando le vendono a noi, o quando noi le scopriamo ci puntiamo sopra forte. Altrimenti le vendono a qualcun altro. Alla mafia siciliana, a quella albanese, agli ungheresi oppure a Beppe Signori che è uno dei capi del calcioscommesse in Italia. A tutti. Spesso sono gli stessi dirigenti dei club a mettersi d'accordo. Alla fine dello scorso anno, sono venuto io personalmente in Italia. Era quasi tutto già deciso, chi vinceva lo scudetto, chi andava in Europa, chi finiva in serie B. Quindi è stato un "festival". C'erano sei squadre che ritenevamo affidabili: Sampdoria, Cagliari, Bari, Lecce, Siena e Chievo. E noi abbiamo fatto un mucchio di soldi".