Articolo di Sergio Taccone
14 marzo 2012
IL MILAN TRA GIORNALISMO E LETTERATURA
Breve viaggio tra pagine (più o meno) da ricordare dove calcio e cultura hanno indossato la maglia rossonera
C’è un libro, uscito di recente, che colpisce sin dalla copertina,
raffigurante il sommo poeta in maglia rossonera. L’autore è Sergio
Giuntini,
membro della Società italiana di Storia dello Sport, e il saggio
s’intitola
Pape Milan Aleppe, poco più di ottanta pagine oltremodo godibili dove
l’amore
per i colori rossoneri si unisce a filo doppio con la letteratura. E
nessuno si
senta offeso.
Nell’universo letterario milanista va ricordato il poeta Alfonso Gatto,
fondatore con Vasco Pratolini della rivista “Campo di Marte”, periodico
che
aveva l'intento di educare il pubblico a comprendere la produzione
artistica in
tutti i suoi generi, che nel suo studio romano teneva un poster di
Gianni
Rivera. Gatto fu autore di pezzi intrisi di milanismo ed incentrati su
Gren e
il Milan degli anni ’50.
Il poeta Franco Loi narra in dialetto milanese il derby del 17 giugno
1945,
vinto dal Milan 3-1. “I russuner in svamp che fann lambada e i nerazurr
se
sfann ‘me foj al vent. L’è sta ‘n tri a vun de fa tremà i curtil, ‘na
samba de
fora i sentiment”.
Isacco Nahoum diede il nome “Milan” al comandante partigiano
protagonista di
un suo racconto, pubblicato nel 1981. Ci sono poi giocatori, tra cui
Renzo De
Vecchi, Rivera, Aldo Maldera, Baresi e Van Basten citati da Fernando
Acitelli
ne “La solitudine dell’ala destra”.
Del Milan ha parlato anche Primo Levi (il racconto in questione è
“Trattamento
di quiescenza”): l’autore de “La tregua” e di “Se non ora quando”
immagina di
segnare un gol con la maglia rossonera. Michele Prisco fece del
portiere Fabio
Cudicini il protagonista de “La partita”, libro pubblicato nel 1975.
Tra gli addetti ai lavori è nota la risposta che Luciano Bianciardi
diede a
Pier Paolo Pasolini dopo che quest’ultimo, in un articolo, aveva
sminuito
Rivera. “Dante Alighieri lo aveva previsto settecento anni fa – scrisse
Bianciardi - quando scrisse: io vidi lume in forma di Rivera”.
Di Rivera e Schnellinger parla Skarmeta (autore de “Il postino di
Neruda”), il
giapponese Kazuo Ishiguro ha incentrato il racconto “Numero Nove” su
Marco Van
Basten. Il binomio “Milanismo-Letteratura” include, a pieno titolo,
fuoriclasse
della scrittura come Beppe Viola e Giulio Nascimbeni, Oreste del Buono
(magistrale il suo resoconto su uno Spal-Milan inserito nel romanzo I
peggiori
anni della nostra vita, pubblicato nel ’71) e Gianni Brera.
Un libro che ogni vero milanista non dovrebbe mancare di leggere è
l’antologia
Rossoneri Comunque. Ne Il manuale del perfetto casciavit, Davide Grassi
ci
ricorda che, chi ignora la Mitropa Cup del 1982 o le due annate in
serie B,
andando direttamente alla lunghissima serie di allori dell’era
berlusconiana, è
un milanista piccolo piccolo, nemmeno capace di superare gli esami di
quinta
elementare serale per diventare un rossonero autentico.
Tornando a Pape Milan Aleppe, Giuntini tratta così la presunta
superiorità
culturale interista: “E i signori bauscia, nonostante l’atavica
supponenza,
anche in questo dovranno continuare -a lungo- ad invidiarci. Imitarci o
superarci no, perché anche mettendocela tutta non ne saranno mai
capaci. Troppo
diabolici noi, per il loro catto-interismo severgniniano”. Due strade
mi si
presentarono nel cammino della mia esistenza e io scelsi quella …
rossonera.
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