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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 19 gennaio 2012) |
Articolo di Colombo Labate
20 gennaio 2012
C'E' SOLO UN CAPITANO
"Paolo Maldini, indimenticato campione che ha vestito la Maglia Rossonera dal 1985 al 2009, è tornato in questi giorni a far parlare di sè, successivamente ad un'intervista pubblicata il 19 gennaio dalla Gazzetta dello Sport, lamentando che, ancora oggi, ci sarebbe qualcuno che ostacolerebbe il suo ingresso nella società Milan (pur caldeggiato da Max Allegri, ad esempio), ma che non ne comprende bene i motivi. Forse può essere ancora offeso dal fatto che papà Cesare, quando nel 2009 lui smise con il calcio giocato, non venne confermato (fu un caso?) a capo degli osservatori del Milan? Oppure è risentito che la società non abbia preso le sue difese l'indomani della partita interna con la Roma, quando, ricordiamolo, la Curva Sud salutò il suo addio al calcio giocato con un paio di striscioni: "Grazie Capitano, sul campo campione infinito, ma hai mancato di rispetto a chi ti ha arricchito" e "Per i tuoi 25 anni di gloriosa carriera, sentiti ringraziamenti da coloro che hai definito mercenari e pezzenti". Ma questi saluti di commiato, rispeccheranno pure un quid di verità, vero Paolo? Non è mia intenzione riaprire una polemica, ormai è passato un po' di tempo, e non è il caso di rinfocolare sopite divergenze concettuali sul modo di intendere il calcio da parte dei calciatori odierni e la parte più passionale del tifo, che si sobbarca una serie di enormi sacrifici, soprattutto economici, pur di essere sempre presente, a prescindere dalla competizione disputata (è troppo facile rempire lo stadio con il Barcellona e nel derby, prova ne sia che i paganti di Milan Novara di Coppa Italia (snobbata un po' da tutti, ma che in altri Paesi con cultura calcistica differente e più elevata della nostra, vedasi Inghilterra, rappresenta forse più della stessa Premier League) fossero, udite udite, 1.920, e che il settore più popolato (e più rumoroso) di San Siro fosse la Curva Sud ... In Inghilterra il calcio non si ferma neanche a Natale, giocano sempre (invece i nostri calciatori non vedono l'ora di prendere il primo aereo utile che li porti in Paesi esotici per le meritate vacanze invernali), se una squadra retrocede all'ultima giornata o viene eliminata da una competizione europea, al termine viene salutata come se avesse centrato l'obbiettivo.
Personalmente, comunque, mi sento molto più vicino a quel modo di essere, che non a questo calcio, ormai schiavo delle televisioni, che pagano profumatamente ed alle quali le stesse società devono sottostare, per colmare, almeno in minimissima parte, il gap con le più remunerate squadre inglesi o spagnole, ad esempio (è si vero che ci sia una fiscalità differente a svantaggio della nostre società, ma la domanda è: "Come abbiamo fatto a ridurci così?".
Una volta giocare in Italia rappresentava il massimo per ogni calciatore, ora (da tempo) non è più così ... Perchè? Mistero ... Questo stato di cose, iniziato tempo fa e che è andato via via consolidandosi, ha poi generato un calcio nostrano sempre meno verace, sangiugno, passionale, un calcio "finto", a vantaggio solo di pochi. Ecco perchè, a parte rarissime eccezioni, non esistono più giocatori-bandiera. Un Franco Baresi che decide comunque di non abbandonare la sua squadra anche dopo due retrocessioni, venendo poi ripagato sul campo, con Coppe e Scudetti vinti a ripetizione, rappresenta ormai un esempio unico, di cui Paolo Maldini non ha saputo farne tesoro (tanto lui aveva già un cognome famoso ....), ed anzichè ereditarne, non solo materialmente, la fascia di capitano, ha preferito gestire il tutto in modo alquanto distante da Franchino (sì, questo è il suo nome di battesimo) Baresi, proveniente da una realtà umile ma non meno dignitosa, condizione che ha saputo traslare sul campo, con una particolare signorilità che magari non lo ha fatto balzare troppo agli onori della cronaca. Marco Van Basten quasi si scusò con lui, giunto secondo nel 1989, per avergli "scippato" il Pallone d'Oro, il secondo dei tre della pur breve ma unica carriera del fuoriclasse orange, riconoscimento assegnato addirittura ad un certo Matthias Sammer ... Ci pensò poi un San Siro stracolmo, in una fredda sera del 28 ottobre 1997 a tributargli tutti gli onori del caso (a lui che non amava parlare ma per lui parlava il campo) con il Pallone d'Oro, non quello ufficiale ma quello forse più "vero" da parte di società e tifosi, consegnatogli da Silvio Berlusconi, con "Il Capitano" che fa il giro del campo, commuovendosi, come un po' tutti i presenti. Ultimo, immortale esempio di un calcio romantico, dal quale chi ne ha ereditato onori e oneri, non ha saputo fare altrettanto, in tutto e per tutto. E chi ha a cuore le sorti rossonere non dimentica. Chi scrive ha i capelli brizzolati, ed ha passato molto, molto tempo della sua vita su fredde gradinate (da molto prima del tuo esordio), con qualsiasi condizione atmosferica, facendo sacrifici di ogni genere pur di non far mancare la propria presenza; forse questo aspetto, Paolino, a te interesserà il giusto (ah, già, scusa, dimenticavo, all'indomani di Istambul 2005, ultimo episodio clou che ti ha visto protagonista diretto con i tifosi, hai preferito "affrontarli" a modo tuo, rei, loro, di avervi redarguito all'aeroporto dopo l'incredibile partita contro i Reds del Liverpool, anzichè lasciarli sfogare della loro genuina rabbia, daltronde ci sta anche che tu possa essere anche aspramente criticato, o no?); la differenza tra me e te, è che tu ti sei ulteriormente arricchito (non solo di fama e di gloria) dopo 24 anni di onorata militanza rossonera, io ho senz'altro di molto peggiorato la mia posizione economica, ma credo senza ombra di dubbio di aver guadagnato moltissimo su aspetti che non hanno alcun prezzo, ma che risultano impagabili, quali l'orgoglio, il senso di appartenenza e la passione per 2 colori che hanno accompagnato ed accompagneranno tutta la mia esistenza."
Colombo LABATE, Maglia Rossonera, Old Style Casciavìt !
Franco Baresi, il Capitano |
Il gesto di Paolo Maldini alla curva in Milan Roma 2008-09 |
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