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Dal sito www.ilgiornale.it
25 marzo 2011 - di Franco Ordine

LEO, L’IDOLO CHE HA "TRADITO" È L’INCUBO DELLA CURVA MILAN
Dieci giorni al derby Inter-Milan. La prima volta da "ex" di Leonardo. I messaggi dei tifosi rossoneri: "Scudetto a chiunque tranne che a lui" . Da "sono un prodotto rossonero" a "è nato un interista". La bugia ad Ancelotti

Si congedò dal Milan, maggio del 2010, esibendo una sicura identità calcistica e garantendo sui futuri progetti. «Io sono un prodotto del Milan, non so se farò ancora questo mestiere, di sicuro non nel breve periodo» scandì bene Leonardo, come al solito, parole e concetti, per meritare qualche ora più tardi, nello stadio di San Siro, l’ovazione convinta e generosa, del tifo milanista. Lo salutò con un coro lungo e strappa-lacrime la curva sud, molti esponenti di quel Milan in campo lo abbracciarono con lo slancio e l’affetto riservati a un fratello messo alla porta dal genitore dittatore, il pubblico dei milanisti sparsi per il Belpaese si schierò dalla sua parte con messaggi e commenti.
«Ed è questo il nostro maggiore cruccio: abbiamo addirittura criticato il nostro presidente Silvio Berlusconi per stare dalla parte di Leonardo che ci ha voltato le spalle accettando l’Inter» è il mea culpa, altrettanto pubblico e solenne, recitato dagli stessi milanisti di allora, sui blog e nelle trasmissioni tv, riuniti dalla censura nei confronti del vecchio beniamino brasiliano, amato, adorato, portato in palmo di mano per 13 anni. Con qualche eccezione, naturalmente. Anche dentro l’enclave di Carnago: da Gattuso a Zambrotta, ad Abbiati, un pò di cronisti datati, furono in molti ad anticipare i velenosi giudizi che adesso compongono il puzzle del milanista inviperito. Oggi la curva sud intona un altro coro per Leonardo e degli amici, devoti, di un tempo, è rimasto solo Adriano Galliani a riscaldargli il cuore e a conservare un sincero rapporto di stima, aggiunto a un virile sentimento di rivalità sul mercato (affare Ganso). Ma è proprio la sua presenza, sulla panchina interista, a moltiplicare le ansie e gli affanni del popolo milanista che confessa d’aver mille motivi in più per patire l’esito doloroso del prossimo derby e più avanti del duello tricolore.
«Che lo scudetto vada a chiunque tranne che a lui» scrivono adesso alla posta elettronica di milan-channel dalla Sicilia e dalla Sardegna forse perché non hanno dimenticato oltre che il congedo, elegante e letterario («sono un prodotto del Milan») tradito dal debutto ad Appiano Gentile, scandito da altre parole, dello stesso timbro, di segno naturalmente diverso. «Questo è un sogno» disse Leonardo provocando le prime, inevitabili irritazioni. Che si moltiplicarono appena, via via, il successore di Benitez cominciò a confessare curiosi pensieri coltivati persino durante la residenza a Milanello. Per esempio: «A Madrid ho tifato per l’Inter», riferimento alla finale di Champions, vissuta dai milanisti di pancia con il corno tra le mani. Di ritorno dalla Baviera e dall’impresa sul Bayern, il battesimo della Gazzetta dello Sport. «É nato un interista» scrissero a caratteri cubitali mandando di traverso la prima colazione a Galliani e non solo.
D’altro canto chi conosce bene Leonardo, chi l’ha frequentato, era rimasto stregato dalla sua comunicazione, efficace, suggestiva, romantica. Tirava in ballo il testo di una canzone o citava un brano di un libro per far sapere anche a Berlusconi che lui non avrebbe mai tradito la patria. «Nessun problema - tuonò un giorno -: basta una parola e io mi faccio da parte».
Arrivò invece fino all’ultimo giorno, sostenuto dalla stima dell’ambiente tutto. Chi lo conosce ancora meglio, da vicino, da molto vicino, come Ronaldo passato da Milano in queste ore, non può esimersi dal segnalare la sua migliore qualità. «È un numero uno di diplomazia» la frase di Ronnie che aiuta a capire gli aspetti meno noti del nostro. Fa il paio con l’episodio raccontato da Ancelotti a Londra durante la visita all’albergo occupato dai milanisti. «Alla vigilia di Natale, chiamai Galliani per gli auguri canonici e seppi da lui di Leonardo allenatore dell’Inter. Allora telefonai a Leo per augurargli in bocca al lupo e lui negò tutto». Qualche ora dopo, su internet, la notizia divenne ufficiale: vatti a fidare degli amici.