< STAGIONE 2010-11
 


9 gennaio 2011, 34 anni fa veniva fondato il CUCS Roma.
Colori diversi, ma stessa passione, da Vecchio Cuore


Dal sito www.forzaroma.info
9 gennaio 2011

UNA SERATA IN RICORDO DEL CUCS A 34 ANNI DALLA FONDAZIONE
Trentaquattro anni fa, proprio in occasione di una gara contro la Samp (guarda caso...) nasceva il Commando Ultrà Curva Sud, un pezzo importante della storia giallorossa

Ieri sera molti dei vecchi componenti ed ideatori si sono riuniti in un pizzeria dell’Eur e ForzaRoma.info pubblica un testo scritto da uno dei partecipanti.
Se dopo trentatré anni trecentossessantaquattro giorni più di cento persone hanno voglia di riunirsi dietro uno striscione, una pizza e molti ricordi vuol dire che il semino piantato in un freddo Roma-Sampdoria non solo è germogliato ma è diventato foresta.
Se gli amori finiscono, la politica delude, la realizzazione nel lavoro è un privilegio per pochi e l'amore per la squadra del cuore e l'amicizia tra chi per quella squadra è andato oltre hanno resistito significa che quella foresta deve essere abbattuta.
L'animo umano è marcio e per questo deve combattere la felicità e la serenità altrui, non esisterebbero se no l'uomo nero e mille altri mostri delle favole che altro non sono che le proiezioni dell'invidia che alberga in troppi.
Il calcio, un tempo, era oasi dal brutto, non nascondeva i problemi, a volte, anzi, li amplificava, ma anestetizzava, e univa.
Era oppio positivo, la gente aveva bisogno di svegliarsi la mattina con le farfalle nello stomaco, prendere la sciarpa e la tessera (vade retro ticket), avere l'appuntamento con qualcuno con cui non necessariamente dovevi parlare perchè nervoso quanto te, andare verso un punto ben definito e vedere intorno tanti come te dirigersi verso la stessa meta, con lo stesso sguardo fiero, la stessa rabbia, lo stesso nervosismo. E poi mangiare un panino insieme e urlare a squarciagola, essere orgogliosi se il risultato ti permetteva di far vincere la tua squadra, di surclassare la tifoseria avversaria. Tifo, dunque sono. Faccio parte di una comunità dunque sono. Interagisco, dunque sono. A casa, a scuola, al lavoro non sempre è possibile. Ecco perciò che scadendo la società sempre più verso la stupidità, il malaffare, la repressione, l'annullamento di qualsiasi forma di ideologia e di pensiero, lo stadio come luogo aggregante diventa pericoloso.
La gente per prima cosa deve avere paura, di tutto. Poi deve rinchiudersi in casa, avendo tutto, però, a portata di mano. Divertimento, sesso, amici, comodità... non importa se virtuali (Orwell e Dick c'erano arrivati vent'anni fa).
Ovvio poi che quando avviene il contatto di questi pseudomostri creati in laboratorio con l'esterno avviene l'irreparabile. Si ama come in un videogioco, pretendendo e usando come in esso. Se va male, pazienza, si elimina e si inizia una nuova partita. Si guida come in un videogioco, non curandosi degli altri. Lo scopo è accumulare crediti, nel gioco come nella vita, e il risultato è una generazione spaccata a metà tra avidi senza scrupoli e depressi cronici.
Ma ci sono delle oasi nate tanto tempo fa, ovunque, che sopravvivono. Io faccio parte di una di essa, qualcuno purtroppo non c'è più ma il loro ricordo è vivo tra noi, con un coro e un applauso abbiamo ricordato gli ultimi che hanno preferito seguire questo campionato dall'alto: Fausto, Coca cola, Robertino.
Negli anni nuovi ragazzi incuriositi hanno iniziato ad affacciarsi in questa comunità e sono rimasti catturati da un vortice di emozioni, curiosità, ricordi, perplessità, idee e le hanno condivise... altri, invece, sono scappati inorriditi quando si sono accorti che non c'era guadagno, il protagonismo veniva in secondo piano rispetto al concetto di gruppo. Infatti l'unica cosa importante è che chi rimane, pensi. Viva il concetto di gruppo non come annullamento di idee ma di confronto di esse e scontro. Che non si fermi davanti alle prime, odiosissime barriere fisiche e mentali che la società oppone.
Dietro la pizza iniziata ad essere impastata 34 anni fa ci siamo rivisti, le rughe come segni di vita vissuta, sguardo accondiscendente ma fiero, le nuove leve a fare casino cercando di recuperare il gap. Cori di un tempo, con la Roma nel cuore, countdown in attesa della fatidica mezzanotte del 9 gennaio. Sarebbe stato bello a quel punto partire per Genova con lo striscione ultrà roma da trasferta presente in molti racconti della serata. I più giovani (di fisico e d'animo) l'hanno fatto, chapeau.
Troppa nostalgia, sicuramente, soprattutto per la gioventù perduta, per la gran parte la vita ha preso altre strade disseminate di problemi quotidiani, pensavamo che nulla e nessuno poteva fermarci. Infatti nessuno ci ha fermati perchè siamo come il vento, e nessuno può fermare il vento.
Grazie Fabio, Vittoria e Udine per l'organizzazione e l'abbraccio ideologico per un'ultima Aida a tutti gli altri. È la Storia, non colui che la racconta.
Commando Ultrà Curva Sud