Antonio CIPOLLETTA

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(Archivio Magliarossonera.it)
  Antonio CIPOLLETTA

Nato il ..... a Calasetta (CA)

Autista Prima Squadra

Stagioni al Milan: ..., dal 1980-81 al ..... (attualmente in attività)







Antonio Cipolletta posa davanti al pullman del Milan





Stagione 1985-86
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Il pulman del Milan 1986-87
(da "Forza Milan!")



Dal sito www.corriere.it
26 febbraio 2001 - di Giancarla Ghisi

Le paure dei giocatori, le manie dei tecnici: Liedholm voleva entrare o uscire dall' autostrada sempre al casello numero 5
"SONO IO LA GUIDA DEL DIAVOLO"
Cipolletta, autista del Milan: il viaggio in pullman è un rito, prima di una partita non vola una mosca

MILANO - Ha guidato il Milan degli Invincibili. «Un periodo indimenticabile», dice. Ha portato la squadra nelle città di provincia quando è retrocessa in serie B. «Da tifoso, è l' esperienza che vorrei cancellare», spiega. Antonio Cipolletta, 52 anni, sardo di Calasetta, indossa la divisa uguale a quella di Maldini e compagni, da vent' anni trasporta con l'elegante pullman bianco-rossonero il Milan in giro per il mondo. Ricorda di essere stato «acquistato» dalla società di via Turati in maniera del tutto casuale. «Lavoravo in un' azienda milanese. Quando avevo un po' di tempo libero andavo a vedere gli allenamenti. E lì ho saputo che cercavano l'autista per la prima squadra. Non ho mai dimenticato il primo impatto con l' ambiente rossonero: il colloquio con Gianni Rivera. Lui allora era vicepresidente, mi faceva le domande di rito e io, per l'emozione, facevo fatica a rispondere». Allora Franco Baresi era un ragazzino, Capello giocava ancora a calcio, Arrigo Sacchi allenava formazioni giovanili in Romagna. Racconta Cipolletta: «Il mondo del calcio era completamente diverso. Un po' naïf. C'era meno programmazione. Oggi è un business però non è cambiato l'approccio verso la gara: la tensione è sempre la stessa. È proprio sul pullman, che viaggio verso lo stadio, che si vede e si sente». Sul pullman bianco-rossonero è salita la storia del Diavolo, grandi allenatori e campioni, i ricordi di Antonio Cipolletta passano dai primi campionati agli ultimi scudetti. «La superstizione c'è sempre stata nel mondo del calcio ma ai tempi di Nils Liedholm bisognava fare attenzione a tutto. Lui era sempre l' ultimo a salire sul pullman e il casello dell'autostrada, dal quale entrare o uscire, doveva essere il numero cinque o con finale cinque. E' capitato che i caselli erano chiusi, il Barone non dava indicazioni ma sulla sua faccia si leggeva il timore che quella potesse essere una giornata storta».
E gli altri tecnici? «Capello? Un duro, bastava un suo sguardo per far rigare dritti tutti. Sacchi un abitudinario, aveva il suo posto fisso dietro di me e nessuno doveva prenderglielo. E' anche il posto preferito di Silvio Berlusconi». Il pullman bianco-rossonero è un insieme di comfort e eleganza. Ci sono tv e videoregistratore ma vengono accesi solo dopo la partita. Spiega Cipolletta: «Quando si viaggia verso lo stadio a bordo c' è un silenzio irreale. I giocatori sono concentrati al massimo. In vent' anni ho visto pochi giocatori capaci di avere un approccio distaccato verso la partita. Uno di questi? Gullit, lui non ci pensava sino a quando entrava in campo». Guidare il Milan non è sempre facile. «Quando tutto va bene, si vince, c'è entusiasmo. Con le sconfitte c' è tensione e paura. Ricordo qualche anno fa, quando siamo stati eliminati in Coppa Campioni dal Goteborg e abbiamo lasciato San Siro scortati dalla polizia tra i tifosi che lanciavano di tutto. Una serata da dimenticare, anche come tifoso».