di Giorgio Dal Bosco
19 gennaio 2014
I RADICE: DALLA SICILIA CON AMORE PER LEGGE CULTURA E CALCIO
Antonino, preside e saggista, Armando penalista a Milano Ora i “trentini” Giannantonio, Severa e Andrea (avvocato)
TRENTO. I “trentini” Giannantonio (1947), Severa e Andrea (1957) Radice hanno … radici siciliane, più precisamente a Bronte, famosa per il massacro da attribuire a Nino Bixio durante la spedizione dei Mille. Lì, i loro nonni, i maestri di scuola elementare, Giovanni (1891-1978) e Antonietta Calì (1891-1959), ebbero Maria (1916-2008) e due maschi: Antonino (1917-2001) e Armando (1923-2007). Mentre Maria, professoressa liceale di Lettere, sposatasi, è rimasta sempre in Sicilia, il destino dei due fratelli maschi si è proiettato al Nord. Antonino, molto noto ai trentini “over anta”, si è laureato in Lettere alla Normale di Pisa a 22 anni, occupando in collegio durante l’ultimo anno – ne è sempre stato orgoglioso – la stanza che era stata di Giosué Carducci. Poi, per il servizio militare, da Bronte è stato catapultato a Trento e, a tempo debito, comandato a Tobruck e El Alamein a combattere in prima linea trovandosi fianco a fianco con Remo Wolf. Il 9 settembre 1943, ufficiale di picchetto alla caserma di Cristo Re attaccata dai Tedeschi, ha combattuto strenuamente, meritando la medaglia d’argento al valor militare. Undici i caduti. Ferito ad una gamba e portato all’ospedale militare di via Barbacovi, Antonino Radice è riuscito a fuggire raggiungendo Cagnò in Val di Non dove ha conosciuto e sposato Bice de Pretis, da cui ha avuto, appunto, Giannantonio (in memoria di Manci?), Severa e Andrea. E’ al ginnasio liceo Prati che Antonino comincia la carriera di insegnante di Lettere che lo porterà ad essere preside al “Galilei”, a Merano, a Riva e, poco prima della pensione, il primo preside del neonato “Da Vinci” tenendo anche corsi di Latino all’Università di Padova. Come intellettuale e storico sono innumerevoli i suoi saggi soprattutto sulla Resistenza in Trentino e frequenti le prese di posizione politiche sui quotidiani locali che non hanno mai mancato di sollevare grosse polemiche. Suo, pure, il veemente richiamo alla verità storica sulla vicenda del presunto santo Simonino, successivamente declassato.
Se Antonino fa parlare di sé Trento, suo fratello Armando, spesso in visita al fratello, fa parlare di sé Milano, l’Italia intera e i tifosi di calcio del Milan. E’ universitario (Giurisprudenza) anche lui a Pisa, è giovane bollente sotto ogni aspetto, non per ultimo l’antifascismo che gli costa l’arresto. Cosicché si ritira a Catania dove si laurea a 22 anni. Penalista, raggiunge nell’immediato dopoguerra Milano e sfonda subito nel famosissimo processo contro Rina Fort, donna colpevole anche per la Cassazione di aver ucciso la moglie del suo amante e i suoi tre figli. L’ardente requisitoria sarà il cuore delle cronache di Dino Buzzati sul Corriere della Sera. La sua fama di penalista lo introduce nei salotti bene di Milano venendo scelto come legale, tra gli altri, dai conti Agusta, da Vittorio Emanuele e dall’editore Andrea Rizzoli, il figlio di “nonno” Angelo, presidente del Milan. Grande appassionato d’arte, Armando Radice è il legale della squadra di calcio ma anche un tifoso che vede lontano. Infatti, è lui che va in Brasile ad acquistare Josè Altafini, il centravanti di future grandi stagioni, è lui che coccola il neoacquisto Gianni Rivera, il mediano Giovanni Trapattoni, ammira Nils Liedholm e Dino Sani. Quando e come vuole – adesso torniamo a Trento - il nipote trentino Giannantonio va allo stadio San Siro in tribuna d’onore con i vip e poi negli spogliatoi prima e dopo la partita a contatto con i celebrati campioni di allora. E’ un ragazzino, ne è affascinato e racconta agli amici di piazza Vicenza le sue frequentazioni calzando nelle partite rionali le scarpe da calcio (usate) regalategli da Dino Sani. Giannantonio si laurea in Giurisprudenza e imbocca la carriera in banca pensionandosi come direttore generale di Euro Banca continuando a coltivare interessi culturali e sportivi tra i quali il giudice sportivo regionale di calcio per 30 anni. E’ sposato con Ornella ed ha due figlie: Chiara ed Anna, entrambe laureate (Storia dell’Arte e Medicina). Severa, nuora del famoso ortopedico Pazzi, ha Enrico (architetto), Isabella e Filippo. Infine Andrea, anche lui avvocato come lo zio “milanese”, ha avuto il lancio professionale con la difesa nel processo “Stava” dell’ingegner Antonio Ghirardini.
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