(per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
(per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
23 febbraio 1977, la Squadra Primavera rossonera che affronta la Sampdoria nella finale del Torneo di Viareggio 1977
(per gentile concessione di Lorenzo Ammendola) |
Formazione al completo dopo la premiazione del Torneo Internazionale di Zurigo del 1977
Da sinistra, in piedi: Lovato, Ammendola, Mariconti (con la Coppa), Giusto, Incontri, Monzani, Pisaniello, Ravizzini,
un dirigente del Torneo, Zagatti.
Accosciati, da sinistra: Valentinuzzi, Collovati, Sola, Lorini (capitano), Grassi, Gaudino, Sartori, ....
(per gentile concessione di Lorenzo Ammendola) |
La Primavera del Milan 1976-77
(per gentile concessione di Luigi La Rocca) |
La Squadra Berretti del Milan 1977-78, allenata da Annovazzi.
In piedi: Inglese (dirigente), Gerosa, Stasio, Ronchi, Rosa, Lorini, Locatelli, Degli Angeli, Mariconti (massaggiatore).
Accosciati: Turra, Bianchi, Valentinuzzi, Ferrario, Porta, Monaco
(per gentile concessione di Giancarlo Ronchi) |
La Primavera del Milan, stagione 1977-78
(per gentile concessione di Gino Gavezzoli) |
Torneo di Viareggio 1978, foto sulla spiaggia.
In piedi, da sinistra: Cardinaletti Andrea, Boccardini Giovanni, Carotti Gabriello, Sola Luciano, Presotto Walter, Vettore Antonio, Minoia Alberto, Monzani Emilio, Marigo Dario, Sposito (accompagnatore). Accosciati, da sinistra: Salvadori Claudio, Valentinuzzi Sergio, Longobardo Maurizio, Doldi Nunzio, Baresi Franco, Cerrone Salvatore, Tomba Giorgio, Carettoni Gianni
(per gentile concessione di Gianni Carettoni) |
Torneo di Viareggio 1978, foto sulla spiaggia in tuta ufficiale. In piedi, da sinistra: Mariconti Paolo (massaggiatore), Cardinaletti Andrea, Vettore Antonio, Sola Luciano, Salvadori Claudio, Presotto Walter, Carotti Gabriello, Minoia Alberto, Longobardo Maurizio, Boccardini Giovanni, Marigo Dario, Tessari Luciano (allenatore). Accosciati, da sinistra: Monzani Emilio, Valentinuzzi Sergio, Doldi Nunzio, Baresi Franco, Cerrone Salvatore, Cancian Mauro, Carettoni Gianni, Tomba Giorgio
(per gentile concessione di Gianni Carettoni) |
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Sergio Valentinuzzi al Savona, 1978-79
(per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
Valentinuzzi in una formazione del Savona, 1978-79 (per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
Valentinuzzi al Portogruaro (per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
Valentinuzzi in una formazione della Cremonese, 1979-80
(per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
Valentinuzzi in una formazione del Conegliano (per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
(per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
(per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
(per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
(per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
(per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
(per gentile concessione di Sergio Valentinuzzi) |
Dal sito www.tremilasport.com
Per un ragazzino di appena 14 anni essere scelto da una squadra di serie A è senza dubbio come toccare il cielo con un dito, è come arrivare di colpo dentro quel film nel quale tutti coloro che giocano a pallone sognano di recitare una parte nel ruolo da protagonisti. Per Sergio Valentinuzzi questo splendido momento arrivò nel 1974 allorchè i dirigenti del Casarsa lo portarono a Vittorio Veneto a una selezione indetta dal Milan. Lui, Sergio, Fabio Cancellier, Diego Furlan e Giacomo Herrat furono presi: erano tutti molto promettenti, in particolare Valentinuzzi aveva i tocchi di palla del campione, del fuoriclasse, era dotato dei lampi di genio che cambiavano il corso alle partite e sapeva anche giocare di quantità, assumersi il ruolo di trascinatore della squadra, dettare i tempi delle azioni offensive. Era una seconda punta, un regista avanzato o, come andava di moda a quel tempo, un centravanti arretrato, capace con la tecnica sopraffina che aveva di regalare assist favolosi ai compagni o eseguire personalmente conclusioni impossibili a rete, era un risolutore in ogni caso, un giocatore che faceva sempre la differenza.
Dal Milan fu lasciato un anno a Vittorio Veneto tra gli Allievi, poi approdò a Seregno, altra succursale dei rossoneri, dove giocò nella formazione Beretti dei brianzoli. Nel 1976 il Milan lo accolse nella formazione Primavera, talvolta giocava anche a rafforzare la Beretti. Con lui c'erano quei ragazzi del vivaio che già gravitavano in Prima squadra come Collovati, Baresi, Gaudino, Vincenzi, Minoia, Vettore, Carotti e l'amico Cancellier il quale, al contrario di Furlan e Herrat, era anche lui sopravvissuto alla dura selezione dei tecnici milanisti. Valentinuzzi con i sapienti insegnamenti di Zagatti, Annovazzi e Tessari scalò i gradini del successo, e nel 1977 con la Primavera fu protagonista all'importante rassegna giovanile del Torneo di Viareggio. Con i suoi gol ai Rangers di Glasgow e al Wisla Cracovia condusse i boys rossoneri fino alla finale contro la Sampdoria, la quale si aggiudicò poi la mitica coppa Carnevale vincendo per 2 a 1 nella finalissima-bis, dopo che la prima s'era conclusa ai supplementari sull'1 a 1. Sergio Valentinuzzi nel 1977-78 con l'avvento di Nils Liedholm alla guida della Prima squadra, venne aggregato spesso ai titolari, giocando comunque stabilmente nella Primavera. Il suo debutto era solo una questione di tempo: nell'occasione più propizia il buon Nils lo avrebbe schierato. Nel suo ruolo aveva davanti gente del calibro di Gianni Rivera o un certo Albertino Bigon, scalzarli non era certo facile, né per Sergio e neppure per quel volpone di Liedholm. Il magic moment arrivò finalmente il 4 maggio 1978: il Milan era di scena a Taranto, c'era da affrontare la compagine locale militante in serie B per il primo turno di coppa Italia. Sergio entrò in campo nella ripresa, sostituì Ugo Tosetto. Liedholm l'aveva spedito in campo per raddrizzare quel match, il Milan stava soccombendo per 1 a 0 per effetto di una rete di Alessandro Turini, un ex-milanista in forza ai rossoblu di Tom Rosati. Il Milan attaccava per riagguantare i pugliesi, i 30 mila spettatori facevano un fracasso terribile, il Taranto che teneva in scacco il Milan era un evento insperato alla vigilia, stava per concretizzarsi una debacle clamorosa per i milanesi. Tra i rossoneri mancava Rivera, tuttavia in campo c'erano fior di campioni: da Fabio Capello a Bigon, da Tato Sabadini a Ramon Turone, da Calloni al biondo "sette polmoni" Ruben Buriani, però niente da fare, il Milan era sotto. Ci pensò allora il debuttante Valentinuzzi a rattoppare l'incresciosa situazione e al 71', su un cross da sinistra dell'incursore Boldini, Sergio con perfetta scelta di tempo anticipò l'uscita in presa del portiere Petrovic e di testa insaccò in rete ristabilendo la parità. Esordio con gol, il perfetto copione che uno può immaginare per la sceneggiatura del film dei suoi sogni, una gioia immensa per Sergio, viceversa la fine del sogno per i tarantini festanti sugli spalti. Liedholm ancora una volta aveva visto giusto, lo svedese con i giovani sapeva sempre come lanciarli, e quel biondino aveva proprio tutti i numeri per stare con gli affermati senatori rossoneri. Come premio Nils lo portò in panchina la successiva gara di campionato a Napoli, poi ci fu il rompete le righe, tutti in vacanza. Quell'anno il Milan terminò il campionato al 4° posto, il maestro svedese stava gettando le basi per la conquista dello scudetto, quello storico scudetto della "stella" che puntualmente arriverà la stagione successiva. Il Milan di quei tempi, nonostante i successi, non navigava economicamente in acque tranquille, i soldi non erano abbondanti, più che faraoniche campagne acquisti era doveroso imporre in squadra i prodotti del vivaio, e per la fortuna del presidente Felice Colombo, non mancavano questi campioni in erba. Valentinuzzi era uno di loro, pronto a sbocciare al pari di altri cresciuti con lui come Baresi.
Ma sul più bello, ecco che successe l'imprevisto, il fatto nuovo che cambia il corso e la trama del film, il colpo di scena che non t'aspetti!
Un giorno, durante un torneo post-campionato, Zagatti e Annovazzi avvicinarono Valentinuzzi e gli chiesero perchè mai il suo procuratore, il "veneziano" come lo definirono loro, stesse facendo casino con la società; se continuava questo andazzo il Milan non avrebbe riconfermato in organico il genietto di Orcenico, perchè le richieste del "veneziano" non erano soddisfabili, e si rischiava dunque di andare alla rottura del contratto. Sveliamo il contendere: nella cessione di Valentinuzzi al Milan, c'era stato lo zampino di Mario Biason, un noto operatore veneto di mercato di quel tempo, e poichè c'erano delle clausole economiche al rialzo legate all'esordio di Valentinuzzi stesso in Prima squadra, ora c'era battaglia per i soldi, con l'epilogo finale che le due parti non trovavano accordi per proseguire. Valentinuzzi volente o nolente era prigioniero del procuratore veneto, che di colpo spedì il talentuoso friulano alla Paganese, togliendolo definitivamente dall'orbita rossonera. Sergio accusò male il cambio di scena, il bellissimo film che stava recitando non era più lo stesso, per arrivare a Pagani per le visite mediche impiegò due giorni di treno, il profondo Sud non era certamente un set bellissimo come quello in cui recitava a Milanello, quel nuovo film non faceva più per lui. Tra le tante successive vicissitudini calcistiche, Sergio recitò ancora scampoli di alta classe, ma nel carattere spesso accusò la delusione per quell'improvviso abbandono dal Milan, dal quel sogno che si era per lui concretizzato.
Giocò ancora tanti anni, a Savona con Pierino Prati, a Cremona, a Jesolo, a Portogruaro, a Conegliano, alla Sanvitese a sostituire il funambolico Gerry Barbadillo, e poi nel Casarsa,la squadra da dove era partito giovanissimo, carico di speranze, speranze che era riuscito a concretizzare nel memorabile e assolato pomeriggio a Taranto. Quel debutto con gol, i titoli sui giornali, i complimenti di tutti, da Liedholm a Capello. Ah, tutti pensarono che quel giorno a Taranto era nata una stella, un artista del pallone il quale, invece, bruciato come una meteora, non ha potuto più recitare la sua arte nei palcoscenici che gli competevano.
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