(da "Forza Milan!", 1991) |
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Gianluca SIGNORINI |
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Nato il 17.03.1960 a Pisa, † il 06.11.2002 a Pisa (in seguito alle conseguenze del morbo di Lou Gehrig)
Libero (D), m 1.86, kg 73
Stagioni al Milan: 1, giugno 1991, solo partite amichevoli (utilizzato nella tournée estiva rossonera in U.S.A. come prestito dal Genoa)
Esordio nel Milan in gare amichevoli l'11.06.1991: Benfica vs Milan 1-1
Ultima partita amichevole giocata con il Milan il 15.06.1991: Stati Uniti vs Milan 1-1
Totale presenze in gare amichevoli: 3
Reti segnate: 0
Partite amichevoli documentate da tabellino in Magliarossonera.it:
- 11.06.1991: Benfica vs Milan 1-1
- 13.06.1991: All Stars Canada vs Milan 2-2
- 15.06.1991: Stati Uniti vs Milan 1-1
Esordio in Serie A il 13.09.1987: Ascoli vs Roma 1-1
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Ha giocato anche con il Pisa (C1), il Pietrasanta (C2), il Prato (C1), il Livorno (C1), la Ternana (C1), la Cavese (C1), il Parma (C1 e B), la Roma (A), il Genoa (B e A).
Indimenticabile Capitano del Genoa, con cui nella stagione 1991-92 giocò una storica edizione della Coppa Uefa, andando a vincere a Liverpool ed arrivando fino alla semifinale con l'Ajax.
Dal sito www.wikipedia.it
CARRIERA
Gianluca Signorini esordì nelle file del Pisa nel campionato di C1. Successivamente giocò nel Pietrasanta, nel Prato, nel Livorno, nella Ternana e nella Cavese prima di passare al Parma di Arrigo Sacchi. In questa società si fece presto notare dal grande pubblico. Infatti passò alla Roma voluto dall'allenatore di quel tempo Nils Liedholm. Nel 1988 ottenne il trasferimento al Genoa, fortemente voluto dall'allenatore Franco Scoglio che lo rese presto icona della squadra. Rimase in questa società 7 anni, diventandone capitano e trascinatore. Concluse la sua carriera dove l'aveva iniziata, nel Pisa, riuscendo nell'impresa di riportarlo nei professionisti dopo due anni dal fallimento, con una esaltante stagione 1995/1996.
Signorini vanta 210 presenze e 6 reti in serie A, 72 presenze e 3 reti in serie B, una promozione dalla serie B alla serie A e due dalla C1 alla B. Gianluca vanta inoltre 516 presenze con le squadre italiane.
DOPO IL RITIRO
Appesi gli scarpini al chiodo, entra subito nello staff dirigenziale del Pisa in qualità di direttore sportivo. Nel febbraio 1998 a seguito dell'esonero di Roberto Clagluna, affianca Alessandro Mannini alla conduzione tecnica della squadra. Nel 1999 lascia il club nearazzuro per diventare responsabile del settore giovanile del Livorno e contestualmente si iscrive al corso di Coverciano per l'abilitazione ad allenatore professionista.
LA MALATTIA
Iniziata la carriera dirigenziale, ben presto si scoprì affetto da sclerosi laterale amiotrofica, o sclerosi amiotrofica multipla, meglio conosciuto come morbo di Lou Gehrig. La malattia iniziò lentamente a immobilizzargli i muscoli del corpo. In pochi anni fu presto costretto su una sedia a rotelle. Il 24 maggio 2001 venne organizzata a Genova una serata in suo onore per raccogliere fondi destinati alla ricerca sulla sua malattia. All'evento lo accompagnò tutta la sua famiglia e lo stadio Luigi Ferraris si riempì all'inverosimile per onorare il capitano. Il suo ingresso in campo fu toccante e Signorini, come tutto lo stadio, non poté trattenere le lacrime. Fu l'ultima apparizione ufficiale di Gianluca che il 6 novembre 2002 si spense a soli 42 anni, logorato dalla tremenda malattia.
La sua maglia, la numero 6 venne immediatamente ritirata dal Genoa ed in seguito gli venne intitolato il campo di allenamento della squadra rossoblù, l'ex stadio Pio XII, situato nella Villa Lomellini Rostan nel quartiere genovese di Multedo.
A Gianluca Signorini è intitolata la gradinata dello Stadio Arena Garibaldi - Romeo Anconetani di Pisa.
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Dal sito www.raisport.rai.it
6 novembre 2002
ADDIO A SIGNORINI
L'ex capitano del Genoa, da tempo malato, è morto a 42 anni nella notte tra martedì e mercoledì
Gianluca Signorini è morto nella notte tra martedì e mercoledì all'età di 42 anni. L'ex capitano del Genoa era da tempo affetto da sclerosi laterale amiotrofica (Sla), malattia più nota come morbo di Gehrig, che poco a poco aveva ridotto sensibilmente le sue capacità motorie e respiratorie. Signorini è deceduto al pronto soccorso dell'ospedale di Pisa, dove era stato trasportato d'urgenza per una crisi respiratoria. Lascia la moglie Antonella e quattro figli.
Difensore centrale, nato a Pisa il 17 marzo 1960, Signorini aveva debuttato nel calcio professionistico nel 1979-80 con la squadra della sua città in C1. Dopo una lunga gavetta nelle serie minori (Pietrasanta, Prato, Livorno, Ternana, Cavese e Parma), l'approdo in serie A nel 1987 con la Roma. Nel 1988 passò al Genoa, squadra di cui divenne capitano e con cui raggiunse un quarto posto in campionato nel 1991 e una semifinale di Coppa Uefa nel 1992, prima di abbandonare l'attività nel 1995. In carriera vantava 210 presenze e 6 reti in serie A, 72 presenze e 3 reti in B, una promozione dalla B alla A e due dalla C1 alla B.
Un anno e mezzo fa, il 24 maggio 2001, Signorini aveva commosso una città intera. Genova aveva organizzato una partita di vecchie glorie per raccogliere fondi a favore della ricerca e per quattro borse di studio per i suoi figli, e allo stadio Ferraris si erano raccolti in 25.000. Sul campo tanti ex compagni e amici Voller, Giannini, Conti, Pruzzo, Melli, Eranio, Tacconi, Panucci e Skhuravy, guidati in panchina da Nils Liedholm, Franco Scoglio, Arrigo Sacchi, Osvaldo Bagnoli. A sorpresa Signorini si presentò allo stadio e la commozione travolse gli spogliatoi e lo stadio intero quando, sulla sedia a rotelle, spinta dalla figlia Benedetta, fece il giro del campo.
La moglie Antonella - "Gianluca è stato vestito con la maglia del suo Genoa, come mi aveva chiesto. Si sentiva molto legato a questa squadra, diceva che era stata la sua vita, il suo amore. Non era, comunque, il tipo di vestire con giacca e cravatta". La moglie di Gianluca Signorini, Antonella, ha raccontato le ultime ore di suo marito. "Non ci aspettavamo la sua morte in questo modo. Ieri sera stava bene fino a quando alle 21 lo abbiamo aiutato ad andare a letto. Alle 23 ha avuto una crisi respiratoria e lo abbiamo fatto accompagnare in ospedale. All'una è morto". La moglie di Signorini rivela poi un particolare molto toccante che riguarda il figlio più piccolo. "Voleva sentire la voce del papà perché da tre anni Gianluca non poteva più parlare e per questo ieri sera mi ha chiesto di mettere una videocassetta con una sua intervista".
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Dal sito www.acmilan.com
6 novembre 2002
MILANO - La notizia della scomparsa di Gianluca Signorini ha destato sincera commozione a Milanello. Molti i dirigenti e tecnici rossoneri che ricordano Gianluca come uno splendido ragazzo, per averlo avuto in squadra due volte. Signorini si era infatti aggregato al Milan in occasione di due tourneè di fine stagione, entrambe in Nord America, prima con Arrigo Sacchi in panchina e poi nell'estate 1992 con Fabio Capello.
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Dal sito www.robertoperrone.it
30 gennaio 2003 - apparso sul "Corriere della Sera"
RICORDO DI LUCA
Quali ricordi? Di Gianluca Signorini resta un viso sempre sereno e sorridente, uno sguardo vivo, un sorriso vero. In questi momenti, quando la morte, specialmente quella che segue un malattia terribile come sclerosi laterale amiotrofica, ci avvicina inesorabilmente, azzerando le differenze di razza, sesso, censo, carattere, siamo portati solo a dire il bene e a omettere il male, non solo per pietà, ma anche per paura di non avere, un giorno, lo stesso trattamento. Nel caso di Luca, però, è inevitabile quest'esercizio di buona volontà. Luca era una persona perbene. Un termine desueto, in questo mondo rovesciato, dove la trasgressione è diventata la norma. Aveva il pallone, il suo mestiere, aveva una splendida famiglia, la sua vita, la moglie Antonella e i figli Alessio, Benedetta, Andrea e Giulia, la più piccola, nata poco prima del manifestarsi del male che lo ha prima fiaccato, malgrado un poderoso catenaccio, e poi ucciso.
Con Luca Signorini l'aneddotica non viene in soccorso. Fulvio Collovati, uno dei compagni che gli sono stati più vicini e che ha organizzato la partita in suo onore del 24 maggio 2001, ha detto: . Non c'è niente di più normale, di più semplice, di più immenso. Passeggiare con un amico, sentirne la presenza accanto, sapere che si può contare su di lui.
Questo è il suo insegnamento: ha preso il calcio e la vita con grande serenità, senza fare nulla di speciale se non attraversare ogni giorno con il piccolo coraggio che serve per le cose mai banali sui cui si affastella l'esistenza, e poi con quello enorme che occorre per combattere contro una malattia devastante. Era un libero possente, amato dai suoi allenatori perché capiva il calcio: dove non arrivava con la tecnica arrivava con l'intelligenza. Sarebbe stato un grande allenatore. Aveva cominciato con i ragazzini.
Dopo la gavetta in serie C, era stato catturato da Arrigo Sacchi che l'aveva portato a Parma. Dopo una tappa a Roma, aveva trovato la sua casa a Genova, dove aveva conquistato subito la promozione in serie A. Grazie a lui uno dei soliti proclami di Scoglio, che l'aveva fortemente voluto, non era finito in fumo: .
Ne fecero 51, poi arrivò Bagnoli e Luca fu capitano di quella squadra eccezionale, la migliore degli ultimi settant'anni, un Genoa da amare a colori, dopo decenni in bianco e nero. Era il Genoa del quarto posto in campionato, della semifinale di Coppa Uefa, di Anfield Road e della diagonale vincente Signorini-Bortolazzi-Skuhravy. Era la squadra a cui Luca ha dato tutto e che oggi sarà a fianco del capitano che se ne andrà con la sua maglia numero 6, che nessuno, al Genoa, indosserà mai più. Si poteva imparare da lui, si potrà sempre imparare da lui, dalla forza con cui si è presentato a Marassi, un anno e mezzo fa, sulla sedia a rotelle spinta dalla figlia Benedetta. E allora è venuto il momento di riscrivere la storia delle videocassette che Sacchi voleva che Baresi guardasse . Per anni è stata raccontata come uno scandalo e una vergogna. Ma lo scandalo è credersi intoccabili e la vergogna è nell'arroganza di chi non sa che chiunque può esserci maestro. A maggior ragione Gianluca Signorini. Per la tecnica e per il coraggio con cui ha affrontato il suo male, negando al solito procuratore Guariniello la soddisfazione di rivelazioni scottanti: disse sua moglie Antonella. Luca era troppo onesto per farlo, era troppo intelligente per credere che si potesse diventare migliori con un additivo chimico. Forse la storia di Baresi è una leggenda. Se così non fosse, sia l'ex capitano del Milan che la sua sciocca corte di indignati, che tutti noi, possiamo imparare ancora da Luca Signorini. Abbiamo la fortuna del suo esempio e il tempo per seguirlo. Grazie Luca e buona passeggiata.
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