dal sito www.www.luinonotizie.it
6 giugno 2018
GIANNI ROI, IL “PORTIERE MATTO” DI LUINO CHE SFIORÒ LA SERIE A. CHE FINE HA FATTO?
Dal web riemerge la storia del calciatore, classe 1938, che negli anni Sessanta fu ad un passo dal professionismo. Andò davvero così?
Gianni Roi è un nome che se associato alla storia del calcio italiano di ogni epoca rischierebbe di produrre una reazione di totale indifferenza anche tra gli appassionati di vecchia data e tra quei tifosi in grado di recitare a memoria ogni formazione, gloriosa o sciagurata che sia, scesa in campo con i colori della propria squadra del cuore.
Il motivo, facilmente intuibile, è che le sue prestazioni sportive non hanno certo lasciato il marchio del fuoriclasse nell’olimpo del pallone, ma come la storia stessa del calcio insegna, esistono fattori estranei al talento per i quali un giocatore può ritagliarsi il suo spazio di gloria: magari non negli annali della disciplina ma negli archivi suggestivi e carichi di aneddoti della memoria popolare.
Questo fattore per Gianni Roi, portiere classe 1938, originario di Luino, sta tutto nel soprannome attribuitogli da qualche vecchio, e probabilmente annoiato, frequentatore di campetti di periferia: “Ül Matt“.
I suoi trascorsi calcistici, come da premessa, non costituiscono certamente un’epopea paragonabile a quella di Gigi Riva, fiondatosi a suon di gol dalle giovanili del Laveno ai successi italiani e internazionali, prima con la maglia del Cagliari e poi con quella Nazionale, ma meritano di essere menzionati se non altro per un interrogativo: che fine ha fatto?
A chiederselo sono gli utenti del portale di informazione “TuttoNocerina.com“, che hanno rispolverato negli ultimi giorni quello che è forse l’unico aspetto degno di nota della sua militanza tra i pali. Prima di svelarlo però è necessario approfondire un’altra caratteristica che viene attribuita a Gianni Roi, e che non ha nulla a che vedere con riflessi, agilità e senso della posizione.
L’estremo difensore, stando a quanto riporta il sito, era quello che qui sul lago avremmo definito un “casciaball“, tendenza tutt’altro che nobile ma grazie alla quale le sue gesta sono tornate d’attualità. Il rosso e il nero della Nocerina, squadra campana oggi in Eccellenza, non sono infatti gli unici colori sociali con tale combinazione indossati da Roi negli anni Sessanta.
Prima di dare inizio alla sua lunga permanenza sui campi di Prima Categoria e Serie D (dove Roi guadagna il curioso appellativo di “Giovanni XXIII” per i miracoli compiuti tra i pali), la sua breve biografia racconta di un passaggio dal Milan di Nereo Rocco, dove Il Matto, proprio a causa delle sue intemperanze, avrebbe solo assaporato la sensazione di varcare la soglia del calcio che conta.
Pura verità o semplice millanteria di un ballista seriale?
La risposta c’è e giunge dal tabellino di un’amichevole giocata nel dicembre del 1962 a Luino, tra i rossoblu e il Milan di Rocco, conclusasi naturalmente in goleada (1-7). Consultando i nomi dei titolari scesi in campo, sappiamo per certo che Gianni Roi disputò almeno una parte di quella gara, per essere poi sostituito da Mario Liberalato. Chissà se per semplice rotazione da partitella o per un gesto folle oltre il regolamento.
Su quest’ultimo particolare non ci sono documenti da cui trarre uno spunto più concreto e dettagliato di quello che l’immaginazione può portarci a produrre. A venirci in aiuto è però un episodio che i tifosi più datati della Nocerina sicuramente non hanno rimosso. Quello in cui Gianni Roi, il portiere matto di Luino, per dare un taglio agli sberleffi a lui diretti dai sostenitori della squadra rivale, rispose abbassando i pantaloncini e mettendo in mostra i suoi attributi extra calcistici.
(Fonte “Magliarossonera.it”) 26 dicembre 1962, Luino vs Mista Milan A/ Milan B 1-7; reti: Barison (2), Lodetti (2), Mora, Pivatelli, aut. (Luino), Broggi.
Mista Milan A / Milan B: Roi (Liberalato), Zagatti, Bravi, Benitez, Beltrami, Pelagalli (Maldera I), Benigni, Lodetti, Pivatelli, Mora, Barison – All.: Rocco.
Un grazie per la segnalazione al professor Giovanni Petrotta
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