(da "Forza Milan!", 1989) |
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Sergio PORRINI
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Nato l'08.11.1968 a Milano
Difensore (D), m 1.80, kg 73
Stagioni al Milan: 3, dal 1986-87 al 1988-89, solo Giovanili e partite amichevoli
Cresciuto nel Milan
Nessuna presenza in partite ufficiali della Prima Squadra
Esordio nel Milan in gare ufficiali (Seconde Squadre) il 09.11.1986: Juventus vs Milan 1-1 (Campionato Primavera)
Ultima partita ufficiale giocata con il Milan (Seconde Squadre) il 09.04.1989: Milan vs Monza 3-0 (Campionato Primavera)
Totale presenze in gare ufficiali (Seconde Squadre): 23
Reti segnate: 1
Palmares rossonero (Seconde Squadre): -
Esordio nel Milan in gare amichevoli il 26.05.1987: Grasshoppers vs Milan 2-0
Ultima partita amichevole giocata con il Milan il 31.07.1988: Brescia vs Milan 2-1
Totale presenze in gare amichevoli: 20
Reti segnate: 0
Partite amichevoli documentate da tabellino in Magliarossonera.it:
- 26.05.1987: Grasshoppers vs Milan 2-0 (Coppa Guarnaccia)
- 06.06.1987: Pro Sesto vs Milan 0-4
- 09.06.1987: Pergocrema vs Milan 0-4
- 02.08.1987: Solbiatese vs Milan 0-7
- 05.08.1987: Parma vs Milan 0-3
- 08.08.1987: Reggiana vs Milan 1-3
- 10.09.1987: Gallaratese vs Milan 1-6
- 08.10.1987: Pro Patria vs Milan 0-4
- 15.10.1987: Legnano vs Milan 3-4
- 27.12.1987: Bologna vs Milan 0-5
- 31.12.1987: Varese vs Milan 1-3
- 14.01.1988: Parabiago vs Milan 1-2
- 28.01.1988: Verbania vs Milan 0-6
- 21.02.1988: Milan vs Steaua Bucarest 1-1
- 21.04.1988: Fontanellese vs Milan 0-5
- 12.05.1988: Muggiò vs Milan 0-4
- 01.06.1988: Perugia vs Milan 1-1
- 04.06.1988: Viterbese vs Milan 1-6
- 08.06.1988: Casarano vs Milan 1-3
- 31.07.1988: Brescia vs Milan 2-1
Esordio in Serie A il 28.01.1990: Cremonese vs Atalanta 1-1
Esordio in Nazionale Italiana il 24.03.1993: Italia vs Malta 6-1
Totale presenze in Nazionale Italiana: 2
Reti segnate in Nazionale Italiana: 0
Palmares personale: 2 Scudetti (1994-95, 1996-97, Juventus), 1 Supercoppa Italiana (1995, Juventus), 1 Coppa Italia (1995, Juventus), 1 Coppa dei Campioni (1996, Juventus), 1 Coppa Intercontinentale (1996, Juventus), 1 Supercoppa Europea (1996, Juventus), 2 Campionati scozzesi (1998-99, 1999-00, Rangers Glasgow), 2 Coppe di Scozia (1998, 2000, Rangers Glasgow), 1 Coppa di Lega scozzese (1998, Rangers Glasgow)
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Ha giocato anche con l'Atalanta (A), la Juventus (A), i Rangers Glasgow (A), l'Alessandria (C2), il Padova (B, C1), il Pizzighettone (C2, C1).
"E' stato valorizzato fuori dalla casa madre, dall'Atalanta prima e dalla Juventus poi, con la quale ha collezionato trofei in serie raggiungendo anche la Nazionale. Alla soglia dei trent'anni si trasferisce in Scozia, dove vince ancora scudetti in serie." (Nota di Colombo Labate)
(Archivio Magliarossonera.it) |
Dal sito www.wikipedia.it
CARRIERA
Cresce nella primavera del Milan, ma non esordisce nella prima squadra rossonera. Nel 1989 passa all'Atalanta, dove si mette in mostra per quattro stagioni, tanto che nel 1993 esordisce in Nazionale e, durante il mercato estivo, passa alla Juventus. A Torino trova poco spazio, in quanto Marcello Lippi sposta sulla fascia destra Ciro Ferrara.
Con la Juventus colleziona 87 presenze ed 1 gol in quattro stagioni, vincendo 2 scudetti nel 1995 e nel 1997, una Champions League nel 1996, una Coppa Italia nel 1995, 2 Supercoppe Italiane, una Coppa Intercontinentale ed una Supercoppa Europea nel 1996. Nel 1997 dopo tante vittorie in maglia bianconera, lascia l'Italia per andare a cercare fortuna in Scozia, accasandosi ai Glasgow Rangers. Nella squadra rimane per quattro stagioni, vincendo tutte le competizioni nazionali, per poi tornare nei campionati italiani.
Gioca nell'Alessandria e nel Padova e nel 2004 approda nel Pizzighettone.
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Dal sito www.juventus1897.it
di Bidescu
SERGIO PORRINI
Sergio Porrini, nasce a Milano l'8 novembre 1968. Cresciuto nel Milan (dove non giocherà nemmeno una partita), si mette in mostra nell'Atalanta, nel ruolo di terzino destro, totalizzando anche due presenze in Nazionale, tanto che nell'estate del 1993, la Juventus lo preleva dalla squadra orobica e ne fa il titolare della propria fascia destra. Sergio non è un mostro di tecnica, ma supplisce a questa lacuna con una grinta notevole e disputa un buon campionato. L'anno successivo arriva Lippi e, soprattutto, Ciro Ferrara: Lippi dopo qualche titubanza, complice la netta sconfitta a Foggia, decide di giocare con la difesa a tre in linea, promuovendo titolare "Geppetto" Torricelli accanto a Ciro ed a Jurgen Kohler e per Porrini lo spazio è minimo, anche perchè deve giocarsi con Carrera, il ruolo di prima riserva difensiva. Sarà decisivo, però, nella doppia finale di Coppa Italia contro il Parma, segnando sia al "Tardini" che al "Delle Alpi"; realizzerà anche un goal importantissimo a Dortmund, nella semifinale di Coppa Uefa, nella vittoriosa partita contro il Borussia.
La stagione 1995-96 vede Porrini scendere in campo una ventina di volte e festeggiare da bordo campo, la grande vittoria in finale di Champions League, contro l'Ajax.
Sarà protagonista, invece, nella sfortunata finale di Monaco di Baviera, contro il Borussia Dortmund e durante tutta la stagione, causa l'infortunio di Torricelli: le sue presenze saranno quaranta con due goals, di cui uno nella finale di Supercoppa Europea a Parigi, vinta per 6-1 contro il PSG e sarà titolare a Tokyo nella Coppa Intercontinentale.
Nel 1997-98 emigra in Scozia, nel Rangers Glasgow, dove resterà per quattro stagioni, prima di fare ritorno in Italia, all'Alessandria e quindi al Padova.
Con la Juventus ha totalizzato 138 presenze e 5 goals, conquistando due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa Campioni, una Coppa Intercontinentale ed una Supercoppa Europea, niente male per un "gregario", sempre molto apprezzato dai suoi allenatori.
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Alcune tappe della carriera di Sergio Porrini (Archivio Magliarossonera.it) |
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Dal sito www.enotriagoliardo.it
TANTI CAMPIONI...PORRINI L'ULTIMO
Sul campo di calcio delle società dilettantistiche migliaia di giovani inseguono un sogno: il trionfo. Vale a dire, in termini concreti, un posto in una squadra di serie A, magari in uno dei club più blasonati, i gol, la vittoria nel campionato, i successi nelle coppe e, magari un giorno, chissà, la nazionale e poi...chissà. Arrivarci è durissima. Se qualcuno spera di diventare un giorno il Baggio del domani, si dovrà confrontare con lo spietato verdetto del campo.
Per qualcuno il sogno si è avverato: è il caso del difensore Sergio Porrini, laureatosi campione d'Italia con la Juventus. Porrini ha iniziato proprio la sua carriera nell'Enotria, in cui ha militato per ben 6 stagioni, prima di arrivare al club bianconero. Ma vi sono da ricordare altri nomi di calciatori che hanno tirato i loro primi calci con la maglia rossoblù: è il caso di Matteo Villa, anch'egli difensore, partito dal campo dell'Enotria e poi passato dal Trento alla Reggiana, quindi arrivato al Cagliari, in serie A, senza dimenticare Pierluigi Brivio.
Ce ne sono ancora molti altri che, dopo aver militato nella piccola squadra milanese in anni giovanili, sono stati acquistati da squadre di serie B o di serie C. In questo senso - e ne è una conferma il recente accordo con l'Inter di Moratti - l'Enotria funziona da "serbatoio di rifornimento" per tanti club che mandano i loro osservatori alla caccia di giovani talenti da ingaggiare e far crescere. Per nutrire il loro sogno di gloria.
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Intervista a Sergio Porrini
14 dicembre 2005
PORRINI SI RACCONTA A CARLO NESTI
Il destino dei grandi campioni approdati alla nobile corte sabauda, è sempre stato accarezzato dalle tinte nerazzurre. Quelle dell'Atalanta che santificò il talento di Scirea, fucina inesauribile di talenti che nel corso degli anni ha fornito alla Juventus campioni del calibro di Tacchinardi, Montero e del grande Sergio Porrini, attore protagonista nella squadra capace di conquistare la Champions League nel 1995 e la Coppa Intercontinentale nel 1996 contro il River Plate. E su Ibrahimovic.
Domanda - Signor Porrini, potesse tornare indietro nel tempo, che momento vorrebbe rivivere della sua esperienza con la maglia della Juventus?
Risposta - Vorrei rivivere l'anno del primo scudetto con Marcello Lippi in panchina. Ovvero l'anno in cui rischiammo di vincere praticamente tutto. Erano ormai diverso tempo che a Torino non si riusciva a vincere. Credo che proprio in quella stagione sia nata la grande Juventus, quella imbattibile. A ripensarci bene, fu un periodo davvero straordinario. Anche perché, un tempo, partecipare alla Champions League era molto difficile. Occorreva necessariamente vincere il campionato. Non come adesso, insomma.
Domanda - Come ha già anticipato, l'incontro con Marcello Lippi ha rappresentato uno snodo fondamentale della sua carriera. Una delle caratteristiche principali dell'allenatore viareggino è quella di riuscire a coinvolgere un gran numero di giocatori, senza lasciare in disparte nessuno. Concorda?
Risposta - Concordo. In quegli anni si poteva parlare tranquillamente di turnover. L'organico era ampio, e si potevano giocare anche quaranta partite non partendo nella squadra tipo. Ogni componente della rosa poteva ritagliarsi dei momenti importanti. Lippi è molto abile nel far sentire tutti importanti. Chiunque gioca, con lui in panchina, avverte fiducia intorno a se. Credo che questo sia stato e sia tutt'ora un suo grande emerito. Molti, invece, parlano di turnover, ma alla fine non lo applicano mai.
Domanda - Terzino sinistro, stopper e libero. Quale di questi ruoli ricoperti in carriera le si addiceva di più?
Risposta - Il mio ruolo è quello di centrale di difesa. Ma nel periodo della marcatura a uomo, ero impiegato come stopper, e marcavo i giocatori più pericolosi. Quando militavo nell'Atalanta, ho fatto ben quattro anni di marcatura a uomo asfissiante. Con la Juventus, però, sono stato impiegato sia a destra che come centrale.
Domanda - In un'altra intervista, Pietro Vierchowod, campione d'Europa con la Juventus di Lippi, sostiene che le generazioni dei grandi difensori sono cicliche, e quindi soggette ad alti e bassi. Ed in questo momento, purtroppo, in Italia, non ci sono grandi interpreti del ruolo. Vierchowod ha anche sottolineato come un ritorno alla marcatura a uomo possa in qualche modo attenuare questa piaga. Ritiene corretta la sua osservazione?
Risposta - Nel calcio moderno, è importante saper giocare sia a zona che a uomo. La mia scuola, però, è quella "a uomo". Questo, una volta, ti permetteva di non perdere palloni in area di rigore e di rimanere concentrato sui calci piazzati. Personalmente, credo che Vierchowod abbia ragione nell'affermare che oggi non ci sono grandi difensori. Magari, tornare indietro in materia di tattica, riscoprendo la vecchia impostazione difensiva, sarebbe utile, perchè completerebbe il bagaglio tecnico dei nuovi interpreti del ruolo. Ciò che ho imparato con il vecchio tipo di marcatura mi è servito molto.
Domanda - Riallacciandomi al discorso che lei ha fatto sulle qualità della Juventus targata Marcello Lippi, le riporto una delle sue ultime dichiarazioni: "L'ultimo anno del secondo ciclo alla Juventus, ho deciso di abbandonare i bianconeri per il troppo amore verso quella maglia. Non me la sentivo di epurare la "vecchia" guardia. Insieme, avevamo raggiunto tanti successi". Non crede che questa affermazione rappresenti al meglio il Lippi pensiero?
Risposta - Quando le persone vivono a contatto per molte stagioni, spesso subentra amicizia e rispetto. La grande dote di Lippi era quella di trattare tutti allo stesso modo. Con lui ho vissuto quattro anni. Il rapporto era di rispetto reciproco. Certo, ci sono state delle discussioni, ma sempre improntate alla correttezza. Da parte sua, non credo ci sia mai stata presunzione. Ciò che ricordo di più di lui è la lealtà. Sui rapporti con i giocatori, Lippi è stato molto legato a Ferrara, con il quale ha anche vissuto un'esperienza positiva nel Napoli.
Domanda - Lei ha avuto anche un'esperienza in Scozia. Come si è trovato, ma soprattutto, in quella realtà ha riscontrato la piaga del razzismo?
Risposta - Sono stato davvero molto bene. L'inizio non è stato dei migliori, anche per la lingua. Si gioca la partita e poi si ritorna tranquillamente a casa, senza strascichi e senza polemiche. Durante la settimana l'attesa della sfida si vive con molta tranquillità. Per quanto riguarda il razzismo, io sono stato ai Glasgow Rangers. Essendo una formazione protestante, esisteva una certa rivalità con i cattolici. Per quanto concerne atti di discriminazione razziale, in campo non ho mai assistito a cose del genere. In Scozia, però, i tifosi non sono determinanti come in Italia. Nel nostro paese, alcune frange di ultras incidono sulla campagna acquisti di una società.
Domanda - In questo momento, l'anima della Juventus è incarnata in Zlatan Ibrahimovic. Molti lo paragonano a Van Basten, sinuoso cigno dalle ali fragili come il cristallo. Personalmente, invece, ritengo che il centravanti svedese sia un sublime incontro fra l'estro di Savicevic e la potenza fisica di Boksic. Concorda?
Risposta - Personalmente, ho marcato diverse volte Van Basten. Ma, l'olandese, in area di rigore, non ti perdonava. Un po' come fa oggi Trezeguet. Ritengo che ad Ibrahimovic piaccia fare di più i dribbling. Insomma non è un vero goleador come Van Basten. Tornando al paragone che lei ha fatto con Savicevic e Boksic, esiste una certa somiglianza ma, a mio avviso, lo slavo di Malmo è superiore. In particolar modo per la prestanza fisica. E' alto, ma al tempo stesso agile e potente.
Domanda - Proviamo a fare un raffronto tra la "sua" Juventus e quella attuale. Quale è la più forte?
Risposta - Questa Juventus è fortissima. La nostra Juventus, giocava ogni partita per vincerla. Ma quella di oggi la trovo più cinica. In ogni reparto è forte. In mezzo al campo ha anche Vieira, che forma con Emerson una coppia davvero unica. Sono due squadre diverse, ma entrambe forti. La formazione di Fabio Capello credo possa andare in fondo in tutte le competizioni. Ma io non cambierei mai la "mia" Juventus con quella attuale.
Domanda - Potesse affacciarsi sulla finestra del destino, cosa vorrebbe vedere nel suo futuro?
Risposta - Vorrei vedere quello che ho. Cioè una famiglia splendida. Più di così non potrei chiedere. Spero che il destino mi riservi anche in futuro la felicità che ho adesso. Perché a livello professionale, ho raggiunto ogni obiettivo.
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