Ha giocato anche con l'Atalanta (A, B), la Cremonese (D), l'Internazionale (A), l'Hellas Verona (A, B), l'Ascoli (B, A), il Cesena (A), l'Ospitaletto (C2).
Ha allenato il Brescia (B), il Vicenza (B).
"Una mezzala classica, dal grande talento e dal beffardo destino: chiamato due volte alla prova della metropoli, la fallisce miseramente, all'Inter (dove arriva nel '72, decisamente troppo giovane) e in seguito al Milan (dove dovrebbe raccogliere la pesantissima eredità di Rivera, al quale peraltro dieci anni prima era ripetutamente paragonato). Ha una carriera di alti e bassi...eppure rimarrà sempre nella categoria, rispettabilissima ma per certi versi irritante, dei fuoriclasse da piccola squadra. Problema, forse, di personalità: del resto non è certo l'unico ad aver sofferto della sindrome di San Siro. E' comunque un rigorista infallibile.dal '71 all'83 (con le maglie di Atalanta, Ascoli e Cesena) non ne sbaglia uno." (Dal "Dizionario del Calcio Italiano", Baldini & Castoldi Editori, 2002)
"Adelio Moro arriva nella campagna acquisti del 1981 pagato tanti miliardi non ha però il rendimento voluto dalla società risultando in poche occasioni il giocatore ammirato ad Ascoli. Rimane un solo anno in Rossonero collezionando una Mitropa Cup ed una sfortunata retrocessione." (Nota di Gianni Morelli)
Dal sito www.wikipedia.it
CARRIERA
Cresciuto nell'Atalanta, Moro venne dato in prestito alla Cremonese in serie D per far esperienza. Dopo solo un anno di gavetta, il rientro a Bergamo dove contribuì a riportare la società orobica in Serie A, dimostrando di essere pronto per giocare in una squadra di alto rango. Venne infatti acquistato dall'Inter per il campionato 1972/73 unitamente ai suoi compagni di squadra Giuseppe Doldi e Sergio Magistrelli. L'operazione di mercato si rivelò tuttavia un fallimento poiché nessuno dei tre convinse appieno. Difficile per le giovani promesse trovare spazio in un ambiente difficile come quello nerazzurro dove imperavano ancora alcune vecchie glorie del recente passato.
Per poter emergere Moro dovette così emigrare nel Verona ove contribuì al buon campionato della squadra scaligera concretizzatosi nella salvezza e nel raggiungimento della finale di Coppa Italia. Un solo anno in Veneto e poi la cessione all' Ascoli per iniziare la parentesi più proficua della sua carriera.
Con lui in regia l'Ascoli ritrovò la Serie A dominando il torneo cadetto nel 1977-78 e ottenendo in seguito un quinto posto nel campionato 1979-80, miglior risultato di sempre raggiunto dalla società marchigiana.
Giunto ormai al pieno della sua maturità calcistica, Moro era pronto per ritentare l'esperienza in un grande club. Si fece avanti la Juventus ma il connubio non andò in porto per questioni economiche. Se lo aggiudicò invece il Milan nel 1981 su decisione di Radice che vide in lui il regista ideale di una squadra da molti pronosticata tra le favorite per lo scudetto. La stagione invece si rivelò un doppio fallimento, per il Milan che retrocesse ingloriosamente al termine di un campionato disastroso, e per il centrocampista bergamasco, incapace di andare oltre un rendimento insufficiente per lui inusuale, date le prestazioni delle stagioni precedenti che lo avevano visto sempre tra i giocatori di maggior rendimento.
Il prosieguo della carriera lo portò nel 1982/83 al Cesena e poi di nuovo nell'Atalanta prima di chiudere la sua parabola agonistica nell'Ospitaletto.
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Un articolo su Adelio Moro su "Intrepido" di dicembre 1972 |
Roberto Incontri accanto ad Adelio Moro, stagione 1981-82
(per gentile concessione di Andrea Leva) |
31 gennaio 1982, Fiorentina vs Milan 1-0,
la panchina rossonera, con il dirigente accompagnatore Franco Ghizzo, il dottor G.B. Monti e Italo Galbiati
(per gentile concessione di Andrea Leva) |
Cartolina di Adelio Moro, stagione 1981-82 |
Adelio Moro, ottobre 2019 (foto di Antonio Ravasi) |
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 20 agosto 2020) |
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