Saul Verecondo MALATRASI

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(Archivio Magliarossonera.it)



Scheda statistiche giocatore
  Saul Verecondo MALATRASI

Nato il 17.02.1938 a Calto (RO)

Difensore (D), m 1.77, kg 78

Stagioni al Milan: 3, dal 1967-68 al 1969-70

Cresciuto nel Milan

Esordio nel Milan in gare ufficiali e in Coppa Italia il 03.09.1967: Milan vs Cagliari 2-0

Ultima partita giocata con il Milan il 26.04.1970: Milan vs Vicenza 1-0 (Campionato)

Totale presenze in gare ufficiali: 93

Reti segnate: 0

Palmares rossonero: 1 Scudetto (1967-68), 1 Campionato "De Martino" (1968-69), 1 Coppa dei Campioni (1969), 1 Coppa Intercontinentale (1969), 1 Coppa delle Coppe (1968)

Esordio assoluto in Serie A il 21.09.1958: Spal vs Juventus 0-0

Esordio in Nazionale Italiana il 13.03.1965: Germania Ovest vs Italia 1-1

Ultima partita giocata in Nazionale Italiana il 05.01.1969: Messico vs Italia 1-1

Totale presenze in Nazionale Italiana: 3

Reti segnate in Nazionale Italiana: 0

Palmares personale: 2 Campionati Italiani (1965, 1966, Internazionale), 1 Coppa dei Campioni (1965, Internazionale), 1 Coppa Intercontinentale (1964, Internazionale), 1 Coppa delle Coppe (1961, Fiorentina), 1 Coppa Italia (1964, Roma)




Ha giocato anche con la Spal (A, C), la Fiorentina (A), la Roma (A), l'Internazionale (A), il Lecco (A), la Pro Patria (Prom.).

"In rapporto alle partite giocate (con l'Inter, ma pure con Fiorentina prima e Milan poi), ha un palmares incredibile. Mediano e poi libero, comunque sempre precario, vince tutto tra scudetti e coppe." (Dal sito inter.it)




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Cartolina autografata di Saul Malatrasi, 1967-68
(by Vinicio Valente)
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Figurina "Panini" di Saul Malatrasi, 1968-69





Figurina 1967-68





Figurina stagione 1968-69


Figurina stagione 1969-70



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28 maggio 1969, Milan vs Ajax 4-1, finale Coppa dei Campioni: la pazza gioia.
Quella del tifoso che esulta, come se avesse segnato la rete decisiva, e salta con le braccia al cielo,
stringendo una maglia rossonera (probabilmente la numero cinque), cimelio di una memorabile serata.
Quella di Saul Malatrasi, appena spogliato del prezioso capo d'abbigliamento, che riassapora il gusto
della festa per la vittoria in Coppa dei Campioni, ogni volta unico e speciale.
Quella del tifoso, felice e sorridente come un bambino, che cerca di stringere in vigoroso abbraccio uno dei propri idoli.
Quella del tifoso con una bandiera indossata a mo' di mantello, che come tanti altri
corre nel prato del Bernabeu inseguendo le proprie emozioni
(by Lucia Ravenda)



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Madrid 1969, Saul Malatrasi e Nello Santin con la Coppa dei Campioni



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Stagione 1968-69, Prati, Fogli, Anquilletti, Malatrasi, Sormani a tavola
(per gentile concessione Fam. Anquilletti)





1° ottobre 1967, Milan vs Fiorentina 0-0: la formazione rossonera.
Da sinistra, in piedi: Sormani, Rivera, Rosato, Malatrasi, Schnellinger, Cudicini. Accosciati: Lodetti, Trapattoni, Mora, Anquilletti, Hamrin



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Saul Malatrasi ai tempi della Fiorentina
(dalla "Gazzetta dello Sport" dell'8 settembre 1959)



Dal sito www.golcalcio.it

GOLCALCIO INCONTRA UN GRANDE DIFENSORE: SAUL MALATRASI, l'Uomo diventato Derby
Prima Spal, Fiorentina e Roma e poi successi nelle grandi stagioni di Inter e Milan
Il calciatore che GolCalcio ha incontrato questo mese è Saul Malatrasi, uno dei giocatori che ha vinto più di tutti nella storia del nostro calcio. La figura di questo difensore è legata alla due formazione di Milano, dove ha militato nel "periodo d'oro" delle squadre durante gli anni sessanta. Nato a Rovigo nel 1938, Malatrasi debutta subito in serie A nella Spal all'età di venti anni. L' anno dopo passa alla Fiorentina dove rimarrà per quattro stagioni. Partecipa alla conquista della Coppa delle Coppe del 1961, giocando una sola partita. Negli ultimi due tornei con i viola diventa titolare a tutti gli effetti. Nel 1963 viene acquistato dalla Roma. Come giallorosso disputa 28 gare e due reti e partecipa alla vittoria in Coppa Italia di quell'anno. Nel 1964 passa all'Inter dove, pur come difensore di riserva, giocherà moltissime partite contribuendo ai successi nerazzurri di quel periodo. Ventidue presenze in due anni e ovviamente due scudetti. Giocherà anche la finale di ritorno e la "bella" nella Coppa Intercontinentale edizione 1964. Nel 1966 viene ceduto al Lecco, sempre in serie A. L'anno successivo passa al Milan dove, come titolare, vincerà un Coppa Delle Coppa, una Coppa Campioni, una Coppa Intercontinentale e il suo terzo scudetto. Vanta anche tre presenze in nazionale A.

D. - Lei debutta nella Spal, per poi passare alla Fiorentina, una squadra che in quel periodo vinse la Coppa delle Coppe, il primo trofeo internazionale conquistato da una squadra italiana.

R. - Nel 1958 comincia a giocare subito in A con la Spal, per poi andare l'anno dopo a Firenze, dove rimansi per quattro stagioni. La compagine viola in quel periodo lottò sempre per il vertice arrivando seconda proprio nelle stagioni 1958-59 e 1959-60. L'anno dopo giunsero le prime soddisfazioni; infatti la Fiorentina vinse la Coppa Italia e partecipò alla prima edizione della Coppa delle Coppe vincendola. La compagnie viola di quel periodo era una squadra senza grandi pretese, composta da molti giovani di talento.La differenza la faceva il nostro allenatore, Hidegkuty, mitica figura dell'Ungheria di Puskas. Era un tecnico che stimava molto i giocatori, dava il massimo per tutti e cercava sempre di farsi voler bene. Ho veramente un ricordo pieno di affetto. Poi vi erano anche degli anziani di grande valore come Chiappella e Da Costa.Sarti era il portiere titolare, mentre la sua riserva era Enrico Albertosi che già allora dimostrava le sue grandi qualità. All'epoca ero giovane, avevo poco più di venti anni e i giocatori più esperti ti prendevano sotto la loro protezione. I tifosi toscani visto la mia età mi aveva simpaticamente soprannominato "Il Bimbino".

D. - Dopo quattro anni a Firenze un solo anno a Roma come giallorosso, in una stagione contrassegnata dalla vittoria della Coppa Italia.

R. - Nella Roma di quel periodo, piena di campioni, vi erano giocatori come De Sisti, Angelillo, Manfredini, Menichelli. Cudicini era il portiere, che ritroverò qualche anno più tardi nel Milan. La Roma di quella stagione era una grande squadra, ma come si è sempre detto vincere nella "città del cuppolone" è sempre molto difficile.Comunque il quel periodo ci siamo aggiudicati la Coppa Italia. In campionato invece abbiamo cominciato veramente forte. Dopo poche giornate eravamo al comando, poi abbiamo "rotto come i grandi cavalli" finendo il torneo quasi in fondo alla classifica.

D. - Nel 1964 passa alla corte di Herrera, giocando nelle due stagioni quando l'Inter domina veramente il mondo.

Poi sono passato all'Inter di Herrera, un personaggio sincero ma che aveva il suo carattere, guai se gli facevi un dispetto. Era una personalità alquanto chiusa, addirittura non ti parlava per settimane, ma dimostrava sempre al momento giusto che ti stimava. In quella squadra io ero il jolly difensivo, quando i club ancora non presentavano rose di trenta o più giocatori. Le altre riserve erano Domenghini, attaccante, e Peirò, il terzo straniero. Giocammo comunque tutti e tre parecchie partite. In quel periodo vinsi due scudetti ma ebbi la grande soddisfazione di giocare la finale di Coppa Intercontinentale 1964 contro l'Indipendiente.Infatti fui schierato nel match di ritorno a Milano, da noi vinto per due a zero e poi nello spareggio giocato a Madrid e vinto con rete di Corso.

D. - Poi con una certa sorpresa lei viene venduto al Lecco, in quell'anno sempre squadra di serie A.

R. - Poi sono passato al Lecco, anche se ero stato richiesto dal Napoli. Ma il quel periodo non si passava direttamente da un grosso club ad un altro. Vi era sempre un anno di transizione. Herrera non voleva cedermi, come poi mi ha spesso ripetuto, considerato che era giovane ma ormai con una certa esperienza.Secondo il mio parere fu soltanto una iniziativa della società quella di vendermi. In quel periodo i club cedevano i calciatori senza il consenso dei medesimi.Nel campionato a Lecco ho giocato sempre, anche se siamo stiamo retrocessi. Nella mia carriera, fra tanti successi, ho anche una retrocessione, del resto come Baresi!

D. - Infine il ritorno a Milano, però con la maglia rossonera... 

R. - Poi sono andato al Milan anche con numerose polemiche in casa interista, visto che avevano ceduto un giocatore importante non solo ad una grande società ma anche ai rivali di sempre! Nel Milan trovai il grandissimo Rocco , sicuramente un'altra personalità rispetto ad Herrera.Con Rocco si dialogava sempre, non mancava mai la battuta; questo con Herrera questo non avveniva. Nel Milan di quel periodo ho veramente vinto tutto; anche nell'Inter ho vinto parecchio ma la grande differenza e che se nel club nerazzurro ero riserva, con Rocco ero titolare a tutti gli effetti. Con i rossoneri ho conquistato uno scudetto, una Coppa delle Coppe, una Coppa Campioni e la Coppa Intercontinentale.

D. - Nella finale della Coppa dei Campioni giocò contro l'Ajax di un giovane Cruyff. Che impressione ebbe di quella squadra e dell'astro nascente olandese?

L'Ajax era una squadra giovane che stava crescendo, mentre noi del Milan eravamo una compagine più esperta, con uomini che avevano anni di esperienza anche a livello internazionale. Cruyff era già un campione, un ragazzo con uno scatto fulminante che mi impressionò moltissimo. Era una specie di Cassano d'adesso.Noi la sera della finale partimmo molto forte, con un Prati ed un Sormani scatenati e con la difesa in gran forma. Il Milan dominò l'incontro, segnando quattro reti. La partita si dimostrò molto più facile del previsto considerata che era una finale di Coppa Europa.

D. - Un altro importante incontro fu la Coppa Intercontinentale con l'Indipendiente.

R. - Poi giocammo la finale della Coppa Intercontinentale ed io incontrai ancora i sudamericani dell'Indipendiente. Fu veramente una vera "battaglia calcistica" giocata in maniera rude e caratterizzata da continue scorrettezze. Poi ci furono anche degli strascichi a fine partita ai danni di Combin. Così vinsi due titoli di campione del mondo con maglie diverse, un record che ho soltanto io ed un altro calciatore, Jugovic.

D. - Lei era un libero, spesso terzino; quali sono stati i calciatori che la hanno impressionata maggiormente ?

R. - Giocatori che ho marcato con difficoltà ricordo George Best e in particolar modo Bobby Charlton, in quel periodo cardine della nazionale inglese campione del mondo. Erano anche le colonne del Manchester U. da noi superato nella Coppa Campioni del 1969. Poi da non dimenticare personaggi come Eusebio e Albert. Nella semifinale della Coppa delle Coppe da noi vinta eliminammo il Bayern di Monaco; allora conobbi e controllai due fra i più grandi calciatori al mondo, ovvero Beckenbauer e Gerd Muller. Del resto nel Milan di quel periodo io giocavo in difesa con un fortissimo calciatore, Roberto Rosato.

D. Lei ha giocato sicuramente con i più due più grandi calciatori degli anni sessanta, Rivera e Mazzola. Un giudizio su questi due grandi atleti.

Un confronto fra Rivera e Mazzola, sicuramente non è facile, anche perché rivestivano ruoli diversi ed erano due giocatori totalmente diversi anche tecnicamente. Rivera era per me un giocatore di una classe eccezionale, e ho avuto la fortuna di giocare con lui tutti giorni per molti anni e posso dire che è stato veramente un atleta grandissimo. A conferma di tutto questo anche la sua carriera, lunga di successi. Mentre Mazzola ha fatto un due anni da mezzala veramente di levature mondiale, regista e punta allo stesso tempo, una specie di Baggio di quel periodo. Lo ricordo come un giocatore veramente imprendile, con un grande scatto, un fisico esile ma veloce. Comunque due grandi campioni che hanno onorato con le loro vittorie il calcio italiano.




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Marzo 2012, Giovanni Lodetti, Kurt Hamrin, Saul Malatrasi e Gianni Rivera
(per gentile concessione di Gianni Righetto)



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VIDEO
Intervista a Saul Malatrasi, da Raisport



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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 6 settembre 2022, by Luigi La Rocca)