Mario MAGNOZZI (II)
"Motorino"

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Scheda statistiche giocatore
  Mario MAGNOZZI (II)

Nato il 20.03.1902 a Livorno, † il 25.06.1971 a Livorno

Centrocampista (C) e Allenatore, m ....., kg .....

DA GIOCATORE:

Stagioni al Milan: 3, dal 1930-31 al 1932-33

Soprannome: “Motorino”

Proveniente dal Livorno

Esordio nel Milan in gare ufficiali e in Campionato (Serie A) il 28.09.1930: Livorno vs Milan 0-0

Ultima partita giocata con il Milan il 25.06.1933: Casale vs Milan 0-0 (Campionato)

Totale presenze in gare ufficiali: 97

Reti segnate: 31

Palmares rossonero: -

Palmares personale: 1 Titolo di Capocannoniere del Campionato (1924-25, 19 reti)

Esordio in Nazionale Italiana il 25.02.1924: Italia vs Spagna 1-0

Ultima partita giocata in Nazionale Italiana il 08.05.1932: Ungheria vs Italia 1-1

Totale presenze in Nazionale Italiana: 29

Reti segnate in Nazionale Italiana: 13

DA ALLENATORE:

Stagioni al Milan: 2, dal 1941-42 al 1942-43

Esordio sulla panchina del Milan in gare ufficiali e in Coppa Italia il 12.10.1941: Milano vs Fiorentina 4-1

Ultima partita sulla panchina del Milan il 16.05
.1943: Torino vs Milano 5-0 (Coppa Italia)

Totale panchine in gare ufficiali: 69

Palmares rossonero: -




Ha giocato anche con il Toscana (*), la Juventus Livorno (*), il Livorno (A, B).

"Quando approda al Milan è già un campione affermato e nelle tre stagioni (dal 1930-31 al 1932-33 per complessive 97 presenze e 31 gol) durante le quali veste la maglia rossonera non fa che confermarsi tale. "Magnozzino" come gli amici lo chiamano nella sua Livorno è, a dispetto della sua non trascendentale stazza fisica, una vera e propria forza della natura. E' velocissimo e quando ha il pallone tra i piedi il suo dribbling ubriacante riesce a far girare la testa anche al più esperto dei difensori che spesso non trovano di meglio per ricambiarlo che "offrirgli" pesanti calcioni. Ma da qualche parte stava scritto che il calcio dovesse essere la sua vita. E lo fu per davvero." (Da "1899-1999. Un secolo rossonero" di Carlo Fontanelli. Geo Edizioni 2000)

"Interno sinistro dal passo breve ma dal ritmo incessante (soprannominato "Il motorino"). Formidabile tiratore di sinistro, intelligente nella panoramica di gioco. Ha saputo rendersi utile anche in maglia azzurra." (Dal "Dizionario del calcio", Edizioni Rizzoli - Gazzetta dello Sport 1990)



Da pagina Facebook "Il football dei pionieri, 1863-1939
6 agosto 2022

MARIO MAGNOZZI (1902 - 1971) "IL MOTORINO"
A Livorno, ai vecchi sportivi il nome di Magnozzi ricordava la storia delle campane, una memoria poetica e quasi leggendaria avvenuta nel gennaio del 1930. Si giocava a Villa Chayez, il vecchio campo livornese circondato da pinete e villette in stile liberty. Gli amaranto padroni di casa si trovavano in precarie condizioni di classifica, e stavano perdendo per 1-0 contro il forte Alessandria. Nella ripresa, Magnozzi riuscì a siglare una doppietta proprio nel momento in cui si sentirono i rintocchi delle campane del vespro della chiesa di San Jacopo. Così nacque la leggenda delle campane che davano il segnale di riscossa ai giocatori del Livorno, e fu il regalo di arrivederci di Magnozzi che stava per passare al Milan. L'anno seguente i toscani, orfani del loro campione, retrocessero mestamente in serie B. Lo chiamavano "il motorino" per via del suo inesauribile dinamismo, piccolo (era alto appena 1, 60), e instancabile, preferiva calciare di sinistro ma era sostanzialmente ambidestro. Pur essendo una mezz'ala aveva ottime medie realizzative che evidenzio' gia dagli esordi. Questi, avvennero anche grazie al grande Attilio Fresia, in quel periodo allenatore-giocatore a Livorno; successivamente, Magnozzi lo ricordava come suo mentore. Nella stagione 1919-20, appena diciottenne , trascinò il Livorno alla finale scudetto contro l'Internazionale di "Zizi" Cevenini. Purtroppo sbaglio' un rigore sullo 0-0, l'Inter ne approfittò per segnare tre gol, e a nulla valse la sua doppietta, i nerazzurri vinsero 3-2 e diventarono campioni d'Italia. Per tutti gli anni venti fu il gioiello del calcio livornese, poi, come detto, nel 1930 passò al Milan per tre stagioni mantenendo ottime medie realizzative. A Milano viveva a Porta Ticinese con la moglie e i due figli. In una intervista rilasciata al calcio illustrato nel 1932, davanti ad un bicchiere di buon Chianti, ripercorreva la sua carriera: "Alla sera, quando tornavo a casa, era sempre tardi ed io, ancora trafelato per le corse dietro al pallone, aspettavo in fondo alla strada che il babbo uscisse, prima di varcare la soglia pericolosa. Cosi finiva che le buscavo prima da mia madre, e poi da mio padre che tornava furente per accettarsi del mio ritorno". Aveva grande rispetto ed ammirazione nei confronti di Cevenini III, detto "ZIZÌ", e durante i primi allenamenti con la nazionale gli dava del lei. Poi riprende a parlare del suo esordio in nazionale nel 1924: "Il mio debutto in nazionale si verificò alle olimpiadi di Parigi contro la Spagna, chiusosi in favore degli azzurri per 1-0. Fu appunto in quel asprissimo incontro che meritai per la prima volta il soprannome di"motorino". L'eliminazione della compagine spagnola dal torneo olimpico riempì di meraviglia tutto il mondo sportivo, poiché a quell'epoca Zamora e compagni erano molto quotati. Dopo il bronzo ad Amsterdam 1928, indossai per l'ultima volta la maglia azzurra a Budapest nel 1930 in occasione di Ungheria -Italia, decisiva agli effetti della coppa internazionale. Fu una delle grandi soddisfazioni della mia vita. Cinque gol alla nazionale ungherese proprio nella capitale magiara: roba da non credere!!! Il principale artefice fu Meazza, che nelle giornate migliori era un vero e proprio castigo di Dio, in virtù del suo dribbling strettissimo, della velocità superiore e della freddezza d'esecuzione". Era il compagno preferito di Orsi in nazionale, evidentemente correva anche per lui. Eppure, in Ungheria giocò una delle sue ultime partite in azzurro, complice l'esplosione di Ferrari, l'arrivo in Italia di Cesarini, Sansone e De Maria. Era un tipo molto previdente, nel suo periodo milanese aprì un bar a Livorno lasciando la gestione al fratello. Nel 1933 tornò nella sua città per poi chiudere la carriera nel 1936. Eppure, nell'estate del 1935, la Roma pensò a lui trovandosi spiazzata dall'improvvisa fuga degli argentini Guaita, Scopelli e Stagnaro. Lui declinò l'offerta preferendo chiudere a Livorno per intraprendere la carriera di allenatore. Antonio Priore



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Profilo di Mario Magnozzi
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 5 dicembre 1925)
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Mario Magnozzi al Milan
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 28 luglio 1929)



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Magnozzi, Compiani e Pastore
(dal "Corriere della Sera" del 26 novembre 1931)
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Magnozzi e Pastore
(dal "Corriere della Sera" del 29 novembre 1931)



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(da "Il Littoriale" del 1° gennaio 1932)
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Magnozzi nel 1932
(da "La Gazzetta del Mezzogiorno")



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(dal "Corriere della Sera" del 27 febbraio 1932)
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6 marzo 1932, Ambrosiana Inter vs Milan 0-0: foto di un gruppetto di giocatori misto.
Da sinistra: Compiani, Pastore, Visentin, Perduca e Magnozzi



Dal sito www.rossonerisiamonoi.blogspot.com

Biografia di MARIO MAGNOZZI
di Rino Gissi

LIVORNO, 20/3/1902.
ATTACCANTE. 'Motorino', lo chiamavano, per il suo essere onnipresente in ogni zona del campo: per consolare un compagno, per dare una pacca amichevole all'avversario, per recuperare un pallone distrattamente perduto dal centrocampista di turno o per avventarsi avidamente su un pallone vagante in area: ed era quest'ultima la passione preferita da Mario Magnozzi, livornese classe 1902 che arriva al Milan nel 1930 e segna 32 gol in 3 stagioni. Infatti Magnozzi, che gioca come mezzala offensiva, oltre all'enorme quantità del suo gioco -corre a tutto campo e lotta come i 'peggiori' gregari del tempo, scarponi ruvidi e senza troppi fronzoli- abbina una notevole tecnica personale, che lo fa presto diventare una stella del campionato italiano. Tifosissimo dell'amato Livorno, è proprio in amaranto che debutta a 19 anni. Diventa una bandiera a suon di gol, e la sua grinta lo elevano presto a idolo della tifoseria toscana. Magnozzi nel 1924/25 vince la classifica cannonieri e si fa apprezzare sempre di più per le sue doti di attaccante dal cuore grande. Debutta anche in Nazionale, e in azzurro giocherà 29 volte, segnando 13 reti: per lui anche un bronzo olimpico ad Amsterdam 1928. Desta scalpore il suo passaggio al Milan, dopo 9 tornei nel Livorno. A San Siro Magnozzi si ambienta presto e già al primo anno segna 10 reti. I tifosi lo accolgono bene e, con le 11 perle del torneo successivo, aiuta la squadra a piazzarsi al quarto posto. A 30 anni compiuti disputa l'ultimo torneo in maglia rossonera: non era un gran Milan e, dopo altre 11 realizzazioni decide di tornare a casa: nell'amato Livorno, dove segnerà ancora 11 volte in un paio di stagioni. Tornerà al Milan da tecnico (1941/43), poi guiderà il Lecce e lo stesso Livorno dal '54 al '56. Si è spento prematuramente a soli 69 anni, nel 1971.






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(da "Il Calcio Illustrato", 1931-32)



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Jozsef Banas e Mario Magnozzi, rispettivamente allenatore e capitano del Milan, 1932-33
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Giocatori del Milan
(da "La Domenica Sportiva" del 9 ottobre 1932)
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(da "La Domenica Sportiva" del 19 novembre 1932)



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(da "La Domenica Sportiva" del 1° ottobre 1933)



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(da "Il Calcio Illustrato", 1934-35)



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Mario Magnozzi al Livorno
(da "Il Calcio Illustrato", 1935-36)



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(da "La Domenica Sportiva" dell'8 novembre 1936)





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Magnozzi allenatore negli Stati Uniti
(dal "Corriere dello Sport", 1958-59)