Andrés GUGLIELMINPIETRO
"Guly"

< GIOCATORI
  Ritorna all'Home Page

Cliccare sull'immagine per ingrandire
(Archivio Magliarossonera.it)



Scheda statistiche giocatore
  Andrés GUGLIELMINPIETRO

Nato il 10.04.1974 a San Nicolàs (ARG)

Centrocampista (C), m 1.81, kg 80

Stagioni al Milan: 3, dal 1998-99 al 2000-01

Soprannomi: “Guly”, “El Pampero”

Proveniente dal Gimnasia y Esgrima La Plata

Esordio nel Milan in gare amichevoli il 24.07.1998: Bellinzona vs Milan 1-2

Esordio nel Milan in gare ufficiali e in Coppa Italia l'08.09.1998: Torino vs Milan 2-0

Esordio nel Milan in Serie A il 20.09.1998: Salernitana vs Milan 1-2

Ultima partita giocata nel Milan il 10.06.2001: Milan vs Brescia 1-1 (Campionato)

Totale presenze in gare ufficiali: 78

Reti segnate: 11

Palmares rossonero: 1 Scudetto (1998-99)

Palmares personale: 1 Coppa Sudamericana (2004, Boca Juniors)

Esordio in Nazionale Argentina: nel 1999

Totale presenze in Nazionale Argentina: 6

Reti segnate in Nazionale Argentina: 0




Ha giocato anche con il Gimnasia y Esgrima La Plata (A), l'Internazionale (A), il Bologna (A), il Boca Juniors (A).

"Alcune stagioni di anonimato nel Gymnasia y Esgrima. Poi, dopo essersi opposto a una cessione per scarso rendimento, il passaggio dalla fascia destra a quella sinistra ne fa la rivelazione della squadra, assieme a Roberto Sosa. Acquistato dal Milan, vince il tricolore da protagonista." (Da "Calcio 2000", novembre 2000)



Dal sito www.wikipedia.it

CLUB
Inizia nelle giovanili del Gimnasia, con cui debutta in prima squadra nel 1994 e gioca per 4 anni, proponendosi come uno dei migliori giovani centrocampisti argentini.
Nel 1998 si trasferisce al Milan, in Serie A, in cui esordisce nella stagione 1998/1999 e con cui vince subito lo scudetto, realizzando un gol decisivo all'ultima giornata di campionato, in Perugia-Milan 1-2 e risultando così tra i protagonisti dell'ottima annata del Milan. Dopo un triennio poco soddisfacente, in cui è impiegato con scarsa continuità dai vari allenatori della squadra rossonera, nell'estate 2001 passa all'Inter, dove resta per due anni, non riuscendo a conquistare un posto da titolare in squadra. Così, nel 2003/2004 è ceduto in prestito al Bologna, con cui gioca un campionato di Serie A.
Nell'estate successiva è nuovamente in Argentina, al Boca Juniors, nelle cui fila disputa una buona stagione conquistando la Coppa Sudamericana. Nel 2005 firma per l'Al-Nasr, club degli Emirati Arabi Uniti, ma dopo un solo anno fa ritorno in prestito al Gimnasia, la squadra che lo aveva lanciato. Nel 2007, anche a causa di problemi fisici, decide di porre fine alla sua carriera da calciatore ed entra a far parte dello staff tecnico del "Cholo" Diego Pablo Simeone.
Nella vita privata è noto il suo flirt con la veronese Camilla Longo, con la quale ha avuto il suo primo figlio, Alberto Procura.

NAZIONALE
È stato convocato nella Nazionale argentina che ha disputato la Copa América 1999.






Stagione 1999-2000


Stagione 2000-01


Stagione 2000-01



Cliccare sull'immagine per ingrandire

23 maggio 1999, Perugia vs Milan 1-1: l'esultanza di Guly dopo il suo gol



Cliccare sull'immagine per ingrandire

23 maggio 1999, Perugia vs Milan 1-1, Andrès Guglielminpietro,
autore del primo gol rossonero, esulta al termine della partita per la conquista dello Scudetto





26 ottobre 1999, Milan vs Chelsea 1-1 (Champions League)





Il suo autografo





Con la maglia dell'Inter
(dal sito www.inter.it)


Guly al Boca Juniors



Dal sito www.carta.org
di Rudy Ghedini

C'è del marcio, nel calcio
Un oscuro argentino, dal cognome troppo lungo per poterlo scrivere sulla maglietta, dopo sei anni passati più che altro in panchina sulle due sponde milanesi, finisce a Bologna. Fare gol non è mai stato il suo mestiere. Gli capita di segnarne uno, decisivo. Con la mano.
Il suo allenatore è imbarazzato, gli avversari infuriati, l'arbitro passa per stupido. L'oscuro argentino chiede scusa, cerca di spiegare il gesto con la «trance agonistica», abbassa gli occhi in conferenza stampa, sa che quel gol gli costerà caro. In tanti si affannano ad analizzare il suo movimento, la «mano de Dios», se a compierlo è Maradona nella famosa partita con l'Inghilterra a Messico 1986, un gesto spregevole se lo compie un Guly qualunque. E [quasi] tutti concludono con richieste di punizioni per mancanza di sportività.
La vicenda di Andrés Guglielminpietro, meglio conosciuto come Guly, è diventata grottesca. A lui e solo a lui si chiede sportività. Nel Paese dei Furbi e dei Galliani, dei Condoni e dei Pescante, dei Ripescati e dei Carraro, non sembra vero aver trovato un colpevole su cui poter infierire.
Guly ha ingannato l'arbitro Tombolini: un errore arbitrale così macroscopico esclude la malafede. Tante altre volte, invece, gli errori appaiono incomprensibili.
Nello scorso campionato, la Roma è stata la prima nella classifica dei falli compiuti [Juve penultima, Milan ultimo], il Modena ha vinto quella delle ammonizioni [Juve penultima, Milan ultimo], la Roma ha raccolto il poco invidiabile primato delle espulsioni [Milan penultimo, Empoli ultima], mentre il Milan ha vinto sia la classifica dei rigori a favore che quella del differenziale fra rigori a favore e contro, davanti alla Juve, seconda in entrambi i casi.
Niente di strano, direte: è abbastanza ovvio che a commettere più falli siano le squadre più deboli, costrette a difendersi contro le squadre più forti; ed è abbastanza ovvio che ottengano più rigori le squadre che giocano all'attacco, rispetto a chi è costretto a difendersi. Ma il differenziale dei rigori del Milan [+12] risulta assai diverso da quello dell'Inter [-1], che pure ha segnato più gol e conquistato più punti.
Un ragionamento sugli arbitraggi, per non apparire viziato dal tifo, ha bisogno di altre prove. Si può ipotizzare che ogni arbitro estragga il cartellino giallo [ammonizione] o rosso [espulsione] senza far caso al colore delle maglie: una scorrettezza è una scorrettezza, il regolamento è uguale per tutti. Invece, nel campionato scorso, prima di ricevere un'ammonizione, i calciatori del Perugia commettevano in media 7,9 falli, mentre quelli della Juve se ne potevano permettere 13,8. Qualche altro esempio? Modena e Chievo fra 8 e 9 falli, Brescia, Inter e Reggina fra 10 e 11, Parma 12,7 e Milan 13,5. Se ne deduce che le maglie sono più o meno visibili, agli occhi degli arbitri.
La cosiddetta «sudditanza psicologica» è già finita in tribunale. A seguito di un gol segnato dall'Empoli contro la Juventus, non visto dall'arbitro, il giudice per le indagini preliminari, Antonio Crivelli, dovette valutare la denuncia presentata da un soggetto che si sentiva truffato per l'arbitraggio. Nel suo decreto di archiviazione, il «concatenarsi di eventi favorevoli» sempre a favore delle stesse squadre, veniva così definito: «Quel sentimento inconscio, tipico dell'animo umano in certe situazioni di immediatezza delle scelte, di favorire il più forte è una cosa naturale, non studiata. Inconsapevole».
Quel sentimento inconscio - alla Alberto Sordi - non vale anche per il povero Andrés Guglielminpietro?