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LIEDHOLM DISSE: "FERRO, SCALDATI". E INIZIO' LA CARRIERA DI...MALDINI
Ventitrè anni fa il modenese Stefano Ferrari 'lanciò' il milanista. Liedholm, infatti, fece entrare in campo al suo posto Paolo Maldini, allora 16enne, che così debuttò in serie A e iniziò la sua fantastica carriera di calciatore
di Alessandro Bedoni
Modena, 18 gennaio 2008 -
"Quel giorno a Udine eravamo rimaneggiati, Battistini si fece male e Liedholm mi disse di scaldarmi. Poi fece alzare dalla panchina anche Paolo Maldini, che aveva 16 anni ed era stato aggregato dalla Primavera di Capello. Alla fine fu lui e non io ad entrare in campo e ad esordire in serie A, e forse fu meglio così, perché in questo modo cominciò la sua fantastica carriera di calciatore".
I RICORDI del 'Ferro', al secolo Stefano Ferrari, modenese purosangue all'epoca poco più che ventenne, che in quella stagione era approdato in rossonero dopo essere cresciuto nel Modena ed avere giocato in gialloblu in serie C ai tempi Osellame, Speggiorin e Barlassina. "Ricordo ancora lo striscione che campeggiava in curva dedicato a mister Rota, Titta dacci la B". Quella domenica era il 20 gennaio 1985, e dopodomani, 20 gennaio 2008, il Milan giocherà proprio ad Udine, con Maldini che rivivrà quell'esordio esattamente ventitre anni dopo, in questa sua probabilmente ultima stagione da calciatore.
UN ANNIVERSARIO che ovviamente non è sfuggito alle telecamere di Sky, che però hanno voluto cercare anche colui che stava per giocare al suo posto, e ne è uscito un servizio estremamente gradevole, andato in onda ieri sera, firmato da un altro modenese doc come Marco Nosotti: "E' stata una grandissima soddisfazione per me poter raccontare questa mia storia che si lega all'inizio della carriera di Maldini", dice Ferrari, che nel Milan quel'anno non collezionò che una ventina di minuti in Coppa Italia con il Brescia (non risulta nei tabellini ufficiali, n,d.L.). "Ma giocai titolare in una amichevole, proprio con l'Udinese, che si giocò al Braglia (si giocò invece al "Friuli" di Udine e neanche in questa circostanza Ferrari risulterebbe in campo, n.d.L.). Finì 3-3, mi toccò marcare un certo...Zico. Nella finale di Coppa Italia, mi pare a Genova, Liedholm mi mandò in tribuna, dicendomi che avrei giocato certamente l'anno successivo. E infatti giocai, ma a Livorno, in C, dove rimasi per tre stagioni. Poi tornai a casa, e giocai una stagione nei dilettanti con la Vignolese. Alla fine, a 27 anni, decisi di appendere le scarpette al chiodo".
FERRARI da allora fa il rappresentante di piastrelle. Settantamila chilometri all'anno in autostrada in giro per l'Italia, e ogni tanto un pensiero a quel pomeriggio friulano di ventitre anni fa. "Ma solo per poco, se rimpianto c'è per quello che poteva essere la mia carriera di calciatore è davvero solo un pizzico. Il destino ha deciso così. Ma non mi lamento, ho una vita della quale sono soddisfatto, e soprattutto una bellissima famiglia con tre bambini. Se sento ogni tanto Maldini? No, ci siamo persi subito di vista, lui è di un altro mondo. Ma quando lo vedo in televisione sono sempre contento per lui e per quello che ha fatto nel calcio".
PERO' quel poster del Milan 84/85 dove c'è anche lui non si può certo cancellare. "E' stato un bellissimo anno e una grande esperienza. Un aneddoto? Sì, ce n'è uno divertentissimo. Dopo essere atterrati a Milano, di ritorno da Roma, mi infilai l'impermeabile della società. Appena misi le mani in tasca sentii che erano piene di amuleti di ogni tipo e addirittura sale. Nella fretta mi ero messo senza volere il soprabito di Liedholm, uomo supestizioso come pochi...".
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