Ha giocato anche con il Boca Juniors (A), la Sampdoria (A).
"Minuscola e funambolica ala del Boca Juniors, approda in rossonero nel 1956, salutato come un prodigioso fuoriclasse. Mantiene solo a tratti le promesse, contribuendo comunque alla conquista dello scudetto. Dopo una seconda stagione buona ma non eccezionale, passa alla Sampdoria, dove disputa alcuni campionati di altissimo livello, dando spettacolo, giocando 5 campionati consecutivi con un quarto ed un quinto posto. Lasciata la Samp, torna in Patria e muore poco dopo durante un allenamento." (Da "Calcio 2000", novembre 2000 e "Dizionario del Calcio Italiano" di Baldini & Castoldi, 1999)
"Ala sinistra oriunda dai piedi buoni, battagliero e veloce, discontinua ma dal grande talento. Il suo trasferimento dal Boca al Milan crea in Argentina un autentica sommossa popolare. Muore in Patria, sul campo, durante un allenamento." (Da La Grande Storia del Milan, Gazsport 2005)
Dal sito www.blucerchiati.net
Ernesto Bernardo CUCCHIARONI detto Tito (Misiones 16-11-1927) arrivò in Italia acquistato dal Milan dal Boca Juniors nel 1956. Passò alla Sampdoria nel 1958 in sostituzione di Firmani, passato all'Inter. Mi hanno detto che a vederlo non sembrava avesse trent'anni, ma cinquanta, in campo però era un'altra cosa.
Giocò per 5 anni con la maglia blucerchiata, deliziando la platea, diputando la bellezza di 138 partite coronate da 40 reti e togliendosi la soddisfazione (insieme ad altri "scarti" delle grandi come Skoglund, Vincenti e Bergamaschi o a vecchietti come Ockwirk) di ottenere il miglior piazzamento della Sampdoria prima dello storico scudetto: il quarto posto del torneo 1960-61.
A lui fu dedicato un famoso Sampdoria Club di Sampierdarena, dalla cui chiusura nacque l'attuale denominazione degli Ultras.
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(dal "Corriere dello Sport", estate 1956) |
Cucchiaroni con "Pepe" Schiaffino e Carletto Galli
(Archivio Luigi La Rocca) |
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(da "Il Calcio Illustrato", 1956-57) |
Giunto al Milan nel 1957, Grillo vi trovò un altro argentino, Cucchiaroni, il quale divenne fin da subito un punto di riferimento per lui.
Diversi anni dopo, invitato da un cronista a raccontare un aneddoto sul periodo italiano della sua carriera, "El Grigio" non esitò molto: "Ero appena arrivato al Milan, nelle cui file già giocava il mio amico e connazionale "Tito" Cucchiaroni. Gli allenamenti avvenivano all'Arena, ma di tanto in tanto anche su altri campi in provincia. Una mattina, alla fine del turno di esercizi, Viani disse senza rivolgersi personalmente a nessuno di noi: "Bene, giocheremo nel pomeriggio". Rimasi un pò pensieroso, cercando di spiegarmi la frase, poi ricorsi al mio amico Cucchiaroni: "Dimmi un pò Tito. Dove rimane il campo pomeriggio?" La risata di Cucchiaroni mi fece comprendere la gaffe, avevo creduto che il termine "pomeriggio" si riferisse a un campo di allenamento e non alla seconda parte della giornata..." (Lucia Ravenda) |
(per gentile concessione di Pietro Brocca) |
(per gentile concessione di Pietro Brocca) |
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Cucchiaroni segna in Milan vs Manchester Utd 4-0
del 1957-58 (da "Lo Sport Illustrato") |
Cucchiaroni in allenamento, 1957 |
(da "Il Calcio Illustrato", 1957) |
(da "Lo Sport Illustrato") |
(da "Lo Sport Illustrato") |
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 22 novembre 1958) |
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 19 luglio 1961) |
(da "Milan Settebello", 1957) |
La morte di Ernesto Cucchiaroni (da "La Stampa" del 6 luglio 1971) |
Dal sito www.ilfattoquotidiano.it
4 luglio 2021
CINQUANT’ANNI FA LA MORTE DI TITO CUCCHIARONI, L’ALA DELLA SAMP CHE HA DATO IL NOME AL PRIMO GRUPPO ULTRAS DELLA STORIA DEL TIFO IN ITALIA
Morì a 43 anni sugli spalti dello stadio della sua città d'origine per un malore improvviso. Vinse uno scudetto con il Milan e giocò buone stagioni a Genova, poi il ritorno in patria, la carriera ad allenatore e una vita 'goduta' a fondo. Adesso la sua casa a Posadas verrà venduta, anche se i nipoti vorrebbero farne un centro di riabilitazione per atleti e un museo: "Gli ultras blucerchiati ci aiutino", dicono a Ilfattoquotidiano.it
Da allenatore dell’altra squadra della città, Tito Cucchiaroni va a vedere il Bartolomé Mitre, il club rivale di cui è tifoso da sempre. In tribuna nell’impianto di Posadas è seduto accanto ai dirigenti locali, amici suoi. Nell’intervallo della gara, Tito si sente male. Non fanno neanche in tempo a portarlo in ospedale, il suo cuore si è fermato per sempre. Cucchiaroni ha 43 anni e oggi ne sono passati esattamente 50 da quel 4 luglio 1971.
Cucchiaroni è stato un idolo della città argentina non distante dal confine con il Paraguay, ma soprattutto un calciatore che ha saputo con il suo modo di giocare, classe e grinta sudamericane, entrare nei cuori dei tifosi sampdoriani. A lui è dedicato il primo gruppo ultras della storia del tifo in Italia. E grazie a quelle bandiere sventolate in ogni stadio è diventato un’icona popolare del calcio italiano. Quando nascono gli Ultras Tito Cucchiaroni nel 1969, l’ex blucerchiato è ancora vivo ed è tornato a vivere a Posadas. Alcuni giovani tifosi sampdoriani usano per la prima volta in Italia il termine ultras e poco dopo lo associano all’ala argentina che aveva in precedenza entusiasmato Marassi. Infatti dopo aver spostato la sede nel club Tito Cucchiaroni che stava in quei giorni chiudendo, i ragazzi hanno preso in prestito da chi aveva lasciato loro lo spazio anche il nome, diventando appunto Ultras Tito Cucchiaroni.
Alla Sampdoria Tito era arrivato nel 1958 dal Milan, che a sua volta lo aveva acquistato dal Boca Juniors. Con i rossoneri le sue annate sono buone (vince uno scudetto con Gipo Viani in panchina), ma quando arriva al Doria ha già passato i 30 e sembra addirittura più vecchio della sua età, per via dei capelli sempre più radi e di una vita anche fuori dal campo senza il freno a mano tirato. La squadra veniva da un campionato mediocre, eppure lui si inserisce subito sia in campo che in città. Segna 10 gol portando la formazione ad un ottimo quinto posto. Nel 1961 i blucerchiati arrivano quarti e per qualche mese pensano persino al titolo. È l’anno in cui la società vende durante la stagione l’estrosa ala Bruna Mora alla Juventus, che poi porterà a casa lo scudetto.
Nell’estate del Cucchiaroni 1963 decide di tornare a vivere in Argentina, nella città in cui è nato. Nel frattempo si è innamorato di Edda Garlando, una donna che provava a cercare la sua strada nel mondo dello spettacolo. Edda però in Argentina resistette poco. Tito ama il futbol, gioca un’ultima stagione con il Mitre, dove aveva in passato fatto le giovanili e aveva esordito in prima squadra. Gli piace vivere la notte, bere un bicchiere di whiskey e il gioco. I soldi guadagnati non sono così tanti. Si mette a fare l’allenatore, inizialmente con la squadra del cuore poi con i rivali cittadini del Guaraní Antonio Franco. Con Enrique “Gallego” Garcia sono diventati amici da ragazzi, se ne sono andati insieme a Buenos Aires per giocare con il Tigre. Una volta tornato a Posadas è con lui che fa coppia fissa in panchina. Oggi esiste una scuola calcio Tito Cucchiaroni fondata da Jorge Garcia, il figlio del Gallego, e Atilio Hahn Delvalle.
Quando Tito passò al Guaraní, allenava la squadra di giorno e alla sera andava nell’altra sede a condividere momenti divertenti con dirigenti e tifosi. Tirar mattina non era mai difficile. Qualche mese prima della morte aveva avuto un malore al campo sportivo. Non si era preoccupato più di tanto. Intorno al Duemila dall’Italia hanno indagato sulla sua scomparsa, mettendola in relazione ad altri decessi di compagni della sua Sampdoria per colpa della terribile Sla. Tito di nome faceva Ernesto Bernardo, era figlio di un italiano e di un’argentina. Aveva altri sette fratelli, nessuno oggi è rimasto in vita. La casa dove viveva la famiglia a Posadas entro un anno verrà venduta dagli eredi.
Due nipoti, figli di Carlos, il fratello più piccolo di Tito, vorrebbero invece trasformarla in una fondazione perché in città e nel mondo non venga dispersa la memoria dello zio. “Mi dispiacerebbe molto vedere demolita la casa dove è nato Tito – dice José Enrique Cucchiaroni a Ilfattoquotdiano.it – ne farebbero un palazzo con abitazioni e uffici. Io e mia sorella invece vorremmo diventasse un centro di riabilitazione per atleti, un museo e un luogo per aiutare i giovani del Club Mitre a farsi strada nello sport e nella vita. Spero che anche gli Ultras della Sampdoria in qualche modo ci aiutino”.
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