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CARRIERA
Atleta schermidore, Caimi militò poi nell'Inter dal 1911 al 1913, giocando 23 gare in due campionati di massima divisione, in cui la squadra si piazzò rispettivamente al quarto e al terzo posto nel proprio girone.
Nel 1912 fu convocato inizialmente da Vittorio Pozzo nella squadra nazionale per le Olimpiadi di Stoccolma, ma all'ultimo momento fu depennato dallo stesso dalla lista dei partecipanti alla manifestazione sportiva in quanto, secondo alcuni, Caimi era stato sorpreso in un night di Milano mentre gridava testualmente: "Svedesone bionde, aspettatemi, arriva Caimi!". Venutolo a sapere, Pozzo decise di escluderlo dalle convocazioni.
LA MORTE IN GUERRA
Allo scoppio della prima guerra mondiale venne chiamato alle armi e combatté con il 7º Reggimento alpini della (Brigata alpina "Cadore") con il grado di tenente comandante il Plotone esploratori e per atti di valore fu decorato di tre medaglie d'argento al valor militare.
Nei giorni immediatamente successivi alla conclusione della Prima battaglia del Piave, si trovò coinvolto nei combattimenti che portarono alla stabilizzazione del fronte del Grappa-Piave fino alla successiva Battaglia del solstizio.
Il tenente Caimi venne ferito gravemente il 14 dicembre 1917 sul Monte Valderoa, un'altura del Massiccio del Grappa, morendo il 26 dicembre dello stesso anno a Ravenna per le ferite riportate e meritando la medaglia d'oro al valor militare per il coraggio dimostrato, successivamente assegnatagli con Regio Decreto 23 ottobre 1921.
Il comune di Milano gli dedicò la via antistante il vecchio Ospedale Maggiore di Milano.
ONORIFICENZE
Medaglia d'Oro al Valor Militare - «Ufficiale di leggendario valore, dopo tre giorni di violentissimo bombardamento e di disperati attacchi nemici, teneva con pochi superstiti, affascinati dal suo mirabile ardimento, una posizione montana di capitale importanza, riuscendo a scompigliare con accanita lotta corpo a corpo le sovverchianti forze che l'accerchiavano.
Nell'aspra lotta, colpito a morte, cadeva fra i suoi soldati col grido di "Savoia" sulle labbra, segnando ed affermando, anche nella morte, il limite oltre il quale il nemico non doveva avanzare.»
Medaglia d'Argento al Valor Militare - Fronte del Monte Grappa, 1915-1917 |