Ha giocato anche con il Venezia (*), l'F.C. Volontari di Venezia (*). |
(Archivio Magliarossonera.it) |
Dal sito amarcordmilan.blog.lastampa.it
Il Milan a cavallo delle due Guerre
LA GRANDE GUERRA FERMA TUTTO
Nel maggio del 1915, l'Italia entra nel primo conflitto mondiale. Il giorno prima, la mobilitazione generale bloccava la disputa del derby Milan-Inter. Numerosi giocatori rossoneri partirono per il fronte bellico. Un anno dopo moriva Herbert Kilpin, il padre fondatore
La stagione 1914-15 fu funestata, nella parte finale, dall'entrata dell'Italia nel primo conflitto mondiale. Il Milan cominciò la stagione alla grande, conquistando "La Scarpa Radice". Le premesse per un campionato di vertice, con ambizioni da scudetto, c'erano tutte. Nel frattempo, la squadra si era trasferita dal campo Monforte al velodromo Sempione. Il girone eliminatorio vede i rossoneri conquistare 19 punti su 20. un andamento confermato anche nel girone di semifinale.
Il torneo finale del Nord Italia, che mise di fronte Genoa, Torino, Inter e Milan, non si concluse per lo scoppio della guerra. Mancava una giornata alla fine del campionato. Il Milan si stava preparando ad affrontare l'Inter quando giunse un telegramma dalla federazione. "In seguito mobilitazione per criteri opportunità sospendesi ogni gara". L'Italia dichiarava guerra all'Austria entrando nella Grande Guerra. Nel 1919, fu deciso di assegnare il titolo al Genoa, in testa nel girone settentrionale al momento della sospensione.
Il bilancio finale del Milan 1914/15 fu molto positivo, con soli 3 incontri persi su 21. Il Belgio, invaso dai tedeschi, richiamò il bomber Van Hege per arruolarsi nell'esercito. Il presidente Pietro Pirelli partì volontario per il fronte bellico. Fu in quella stagione che il Milan conquistò il successo con il punteggio più largo (record ancora imbattuto): 13-0 contro l'Audax Modena. Altri giocatori che si misero in evidenza per l'elevato rendimento furono il difensore Marco Sala (prima bandiera di lungo corso, 122 partite disputate in maglia rossonera, capitano nella stagione 1915/16), ottimo elemento in una retroguardia molto forte in cui svettarono, inoltre, Pizzi e Barbieri.
Scarioni recitò la parte del combattente, bravissimo nel ruolo di cursore Lovati, mentre Soldera fu la sorpresa. Ottimo il rendimento di Trerè (ottava stagione e altri 11 gol in 12 gare) e del tornante Morandi. La guerra si portò per sempre anche alcuni rossoneri: il vice presidente Giberto Porro Lambertenghi, il dirigente Glauco Nulli (medaglia d'oro al valor militare) ed i giocatori Brevedan (primo calciatore milanista caduto nella Grande Guerra del 1915-18), Canfari, Colombo, Rovelli, Moda e Soldera. Nell'ottobre del 1916 morì Herbert Kilpin, padre fondatore del Milan.
Il campionato italiano non si disputò per quattro anni. Di quel tragico quadriennio, che registrò morte e distruzione a causa del conflitto mondiale, si ricorda soprattutto la vittoria del Milan nella Coppa Federale del 1916 e la vittoria rossonera nel derby del marzo 1918, nella finale della Coppa Mauro. I rossoneri, in quella circostanza, annientarono l'Inter 8-1. nonostante la terribile situazione, determinata dalla guerra, il comitato lombardo della federazione riuscì ad organizzare la Coppa Mauro, quasi un surrogato del campionato.
Il derby che assegnò quel trofeo passerà alla storia come quello dal risultato più vistoso nella storia della stracittadina meneghina. L'irrefrenabile Aldo Cevenini, autore di cinque reti, demolì gli avversari e per il malcapitato portiere interista Dal Corso fu una giornata nefasta. Il quinto dei fratelli Cevenini, bomber dal gioco efficacemente superbo, da trascinatore dei compagni di linea, con quei cinque gol trovò una collocazione nella storia calcistica rossonera in un periodo funestato dalla grande guerra. Il 23 marzo 1919 il Milan diventò meno inglese anche nella denominazione sociale: scomparve infatti il riferimento al cricket, rimanendo solo "Football Club".
|
Dal sito amarcordmilan.blog.lastampa.it
IL MILAN A CAVALLO DELLE DUE GUERRE
BREVEDAN, DALLA MAGLIA ROSSONERA ALLA DIVISA MILITARE
A Monte Piana si concludeva la vita del sottotenente Erminio Brevedan, attaccante del Milan, caduto nella Guerra del 1915-18
Erminio Brevedan, attaccante del Milan nella stagione 1914/15, compagno di reparto del primo grande cannoniere della storia milanista, il belga Louis Van Hege, fu anche il primo calciatore rossonero caduto nella Grande Guerra del 15-18. Nato a Treviso alla fine di novembre del 1893, Brevedan esordì in maglia rossonera nell'ottobre del '14, giorno in cui il Milan annientò l'Audax Modena con un 13-0 difficilmente eguagliabile in partite ufficiali. Erminio firmò una tripletta (il sesto, il settimo e l'undicesimo gol). Nell'edizione d'annata del Corriere dell'Emilia, il cronista commentò: "l'Audax non poteva avere più avversa la sorte.".
Nell'unica stagione disputata con il Milan, il giovanissimo Brevedan totalizzò 5 presenze e 3 reti. La squadra rossonera, dopo il primo posto nel girone federale dell'Alta Italia, conquistando 19 punti su 20 ed approdando alla fase finale, valida per l'assegnazione del titolo italiano. In quella stagione erano arrivati, inoltre, i successi nella "Scarpa d'argento Radice", nella "Coppa Marx" e nel torneo "Città di Milano". Ai vertici societari sedeva Piero Pirelli, la squadra era affidata ad una Commissione Tecnica, un triumvirato composto da Stabilini, Beltrami e Colombo.
Ceduto Renzo De Vecchi al Genoa, in quella squadra spiccavano soprattutto Marco Sala (difensore dall'eleganza sopraffina in campo, vero leader di quella squadra e considerato anche la prima bandiera della storia rossonera), il baffuto Soldera, l'estremo difensore Barbieri e il già citato Van Hege, bomber insaziabile ed infallibile (22 gol in 20 partite in quella stagione).
Per l'assegnazione del titolo italiano, il girone finale mise di fronte Genoa, Torino, Inter e Milan. Quella stagione, tuttavia, non arrivò alla sua naturale conclusione. L'entrata in guerra dell'Italia, infatti, fermò tutto. La federazione calcistica nazionale decise di assegnare il titolo alla squadra che in quel momento si trovava in testa alla classifica, ovvero il Genoa.
L'ultima partita disputata da Brevedan, prima di partire per il fronte, fu il derby del 2 maggio 1915. Vinsero i nerazzurri che, stando al resoconto di allora della Gazzetta, disputarono un incontro perfetto e con una linea d'attacco "poderosa" mentre i rossoneri furono definiti "paurosi".
Il Milan segnò solo su rigore (Ferrario) dopo tre reti interiste. Fu una disfatta. La rivincita si sarebbe dovuta disputare il 21 maggio ma un brevissimo comunicato federale annullò tutto: "In seguito mobilitazione per criteri opportunità sospendesi ogni gara". L'Italia scendeva in guerra a fianco degli Stati dell'intesa e contro gli Imperi centrali. Il 24 maggio del '15 il Regio Esercito sparò la prima salva di cannone contro le postazioni austriache asserragliate in Friuli.
Il calcio lasciò spazio al conflitto bellico, il pallone ai fucili e alle baionette, le maglie alle divise militari, i campi di gioco alle trincee. Per molti, la Guerra sarebbe stata veloce e con poche azioni pungenti. Ebbe ragione il britannico Lord Kitchener, che predisse "un lungo conflitto, pregno di morti", sbagliò tutto Guglielmo II, propugnatore di una guerra breve e con un numero irrisorio di vittime...
Noi e loro, dopotutto siamo solo gente comune
Io, e te
solo Dio sa che non è questo che avremmo scelto di fare
"Avanti" fu l'urlo alle spalle
mentre la prima fila moriva
Il generale era seduto e le linee sulla mappa
si muovevano di qua e di là
Lasciati i panni dell'attaccante, Brevedan indossò quelli di ufficiale dell'esercito italiano, componente della Brigata Marche, 55° Fanteria, che in tempi di pace era di stanza a Treviso. Allo scoppio delle ostilità, la Brigata si trasferì in Cadore, nelle Valli del Boite, dell'Ansiei e del Padola. Non ostacolata dal nemico, la Marche occupò il fronte Forca-Tre Croci, lembo orientale del Piano della Bigontina.
Qui, il sottotenente Brevedan, per l'intero mese di giugno, rimase con i compagni di reparto, impegnati nei lavori di rafforzamento delle trincee che richiedevano ricognizioni continue. A metà luglio si registrò il primo sanguinoso scontro contro le posizioni nemiche. Due battaglioni del 55° avanzarono verso Monte Piana, esposti al micidiale fuoco austriaco. L'avanzata dei soldati italiani riprese tra il 17 e il 20 luglio.
In quei giorni la Brigata Marche registrò il grosso delle perdite in battaglia: 87 morti (tra cui 8 ufficiali) e quasi 800 persone fuori combattimento. Il bollettino di guerra riportò, tra i deceduti, anche il nome di Brevedan Erminio di Elia, sottotenente, caduto sul Monte Piana il 20 luglio 1915. Non aveva ancora compiuto 22 anni. Brevedan fu il primo calciatore milanista a morire nella Grande Guerra.
Nero blu e chissà cosa è cosa e chi è chi
su e giù
e alla fine è solo un girotondo
Non hai sentito? è un gioco di parole
L'uomo col manifesto urlò
"Ascolta figliolo - disse l'uomo col fucile - c'è ancora posto per te là dentro"
Altri rossoneri persero la vita nel Primo Conflitto Mondiale: Enrico Canfari, Edoardo Colombo, Domenico Moda, Egidio Rovelli, Giuseppe Soldera, Lorenzo Gaslini, Alessandro Calderari, Arlando Carito, Luigi Forlano, Glauco Nulli (medaglia d'oro al valor militare), Gilberto Porro Lambertenghi, Paolo Wilmant e Mario Azzolini.
In una delle montagne che fu teatro di sanguinose battaglie nella Grande Guerra, costate la vita a milioni di persone, anni dopo qualcuno lasciò una targa: "Tempio di silenzio, dove l'uomo, adorando, ascolta Iddio". |
Da Leucotea Edizioni Sanremo
IL SOLDATO DIMENTICATO
Prima Guerra Mondiale. Uomini, Soldati, Eroi. Erminio Brevedan. Sul Monte Piana si concludeva la vita del sottotenente Erminio Brevedan, attaccante del Milan, caduto nella Guerra del 1915-18. Erminio Brevedan, attaccante del Milan nella stagione 1914/15, compagno di reparto del primo grande cannoniere della storia milanista, il belga Louis Van Hege, fu anche il primo calciatore rossonero caduto nella Grande Guerra del 15-18. Nato a Treviso alla fine di novembre del 1893, Brevedan esordì in maglia rossonera nell’ottobre del ’14, giorno in cui il Milan annientò l’Audax Modena con un 13-0 difficilmente eguagliabile in partite ufficiali. Erminio firmò una tripletta (il sesto, il settimo e l’undicesimo gol). Nell’edizione d’annata del Corriere dell’Emilia, il cronista commentò: “l’Audax non poteva avere più avversa la sorte…”. Nell’unica stagione disputata con il Milan, il giovanissimo Brevedan totalizzò 5 presenze e 3 reti. La squadra rossonera, dopo il primo posto nel girone federale dell’Alta Italia, conquistando 19 punti su 20 ed approdando alla fase finale, valida per l’assegnazione del titolo italiano. In quella stagione erano arrivati, inoltre, i successi nella “Scarpa d’argento Radice”, nella “Coppa Marx” e nel torneo “Città di Milano”. Ai vertici societari sedeva Piero Pirelli, la squadra era affidata ad una Commissione Tecnica, un triumvirato composto da Stabilini, Beltrami e Colombo. Ceduto Renzo De Vecchi al Genoa, in quella squadra spiccavano soprattutto Marco Sala (difensore dall’eleganza sopraffina in campo, vero leader di quella squadra e considerato anche la prima bandiera della storia rossonera), il baffuto Soldera, l’estremo difensore Barbieri e il già citato Van Hege, bomber insaziabile ed infallibile (22 gol in 20 partite in quella stagione). Per l’assegnazione del titolo italiano, il girone finale mise di fronte Genoa, Torino, Inter e Milan. Quella stagione, tuttavia, non arrivò alla sua naturale conclusione. L’entrata in guerra dell’Italia, infatti, fermò tutto. La federazione calcistica nazionale decise di assegnare il titolo alla squadra che in quel momento si trovava in testa alla classifica, ovvero il Genoa. L’ultima partita disputata da Brevedan, prima di partire per il fronte, fu il derby del 2 maggio 1915. Vinsero i nerazzurri che, stando al resoconto di allora della Gazzetta, disputarono un incontro perfetto e con una linea d’attacco “poderosa” mentre i rossoneri furono definiti “paurosi”. Il Milan segnò solo su rigore (Ferrario) dopo tre reti interiste. Fu una disfatta. La rivincita si sarebbe dovuta disputare il 21 maggio ma un brevissimo comunicato federale annullò tutto: “In seguito mobilitazione per criteri opportunità sospendesi ogni gara”. L’Italia scendeva in guerra a fianco degli Stati dell’intesa e contro gli Imperi centrali. Il 24 maggio del ’15 il Regio Esercito sparò la prima salva di cannone contro le postazioni austriache asserragliate in Friuli. Il calcio lasciò spazio al conflitto bellico, il pallone ai fucili e alle baionette, le maglie alle divise militari, i campi di gioco alle trincee. Per molti, la Guerra sarebbe stata veloce e con poche azioni pungenti. Ebbe ragione il britannico Lord Kitchener, che predisse “un lungo conflitto, pregno di morti”, sbagliò tutto Guglielmo II, propugnatore di una guerra breve e con un numero irrisorio di vittime... Noi e loro, dopotutto siamo solo gente comune Io, e te solo Dio sa che non è questo che avremmo scelto di fare "Avanti" fu l'urlo alle spalle mentre la prima fila moriva Il generale era seduto e le linee sulla mappa si muovevano di qua e di là Lasciati i panni dell’attaccante, Brevedan indossò quelli di ufficiale dell’esercito italiano, componente della Brigata Marche, 55° Fanteria, che in tempi di pace era di stanza a Treviso. Allo scoppio delle ostilità, la Brigata si trasferì in Cadore, nelle Valli del Boite, dell’Ansiei e del Padola. Non ostacolata dal nemico, la Marche occupò il fronte Forca-Tre Croci, lembo orientale del Piano della Bigontina. Qui, il sottotenente Brevedan, per l’intero mese di giugno, rimase con i compagni di reparto, impegnati nei lavori di rafforzamento delle trincee che richiedevano ricognizioni continue. A metà luglio si registrò il primo sanguinoso scontro contro le posizioni nemiche. Due battaglioni del 55° avanzarono verso Monte Piana, esposti al micidiale fuoco austriaco. L’avanzata dei soldati italiani riprese tra il 17 e il 20 luglio. In quei giorni la Brigata Marche registrò il grosso delle perdite in battaglia: 87 morti (tra cui 8 ufficiali) e quasi 800 persone fuori combattimento. Il bollettino di guerra riportò, tra i deceduti, anche il nome di Brevedan Erminio di Elia, sottotenente, caduto sul Monte Piana il 20 luglio 1915. Non aveva ancora compiuto 22 anni. Brevedan fu il primo calciatore milanista a morire nella Grande Guerra. Nero blu e chissà cosa è cosa e chi è chi su e giù e alla fine è solo un girotondo Non hai sentito? è un gioco di parole L'uomo col manifesto urlò "Ascolta figliolo - disse l'uomo col fucile - c'è ancora posto per te là dentro" Altri giocatori del Milan persero la vita nel Primo Conflitto Mondiale: Enrico Canfari, Edoardo Colombo, Domenico Moda, Egidio Rovelli, Giuseppe Soldera, Lorenzo Gaslini, Alessandro Calderari, Arlando Carito, Luigi Forlano, Glauco Nulli (medaglia d’oro al valor militare), Gilberto Porro Lambertenghi, Paolo Wilmant e Mario Azzolini. In una delle montagne che fu teatro di sanguinose battaglie nella Grande Guerra, costate la vita a milioni di persone, anni dopo qualcuno lasciò una targa: “Tempio di silenzio, dove l’uomo, adorando, ascolta Iddio”.
|
(per gentile concessione di Lorenzo Mondelli) |
(dalla "Stampa Sportiva", stagione 1913-14) |
Erminio Brevedan in una formazione del Treviso. E' seduto, il terzo da sinistra |
Erminio Brevedan, stagione 1913-14
(da "Il Football", grazie a Lorenzo - Museo Grigio) |
Articolo su Erminio Brevedan
(da "Il Football" del 14 agosto 1915, grazie a Lorenzo - Museo Grigio) |
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 2 agosto 1915) |
La morte di Brevedan (da "Il Football" del 14 agosto 1915) |
Dettaglio con il riferimento sulla morte in battaglia di Erminio Brevedan
(dal sito www.cadutigrandeguerra.it, grazie a Sergio Taccone) |
La lapide del Milan a ricordo dei propri tesserati scomparsi nella Grande Guerra
(4 novembre 1920)
(Archivio Magliarossonera.it) |
Ecco la medesima lapide come si presenta oggi, posta sulla parete esterna degli spogliatoi del Tennis Club Lombardo, fondato nel 1946, già spogliatoi del Milan adiacenti al Campo di Viale Lombardia (da premettere che la costruzione sulla quale poggia la targa è effigiata in una foto del Milan della stagione 1923-24) |
Dal sito www.storiedicalcio.altervista.org
BREVEDAN E VALLETTI...CALCIATORI VANNO IN GUERRA
Le storie dei milanisti Erminio Brevedan e Ferdinando Valletti. Il primo morì in battaglia sul Monte Piana, nel primo conflitto bellico; il secondo venne internato in un campo di sterminio e costretto a giocare con le SS per salvare la sua vita e quella di altri compagni di sventura. Erminio Brevedan, attaccante del Milan nella stagione 1914/15, compagno di reparto del primo grande cannoniere della storia milanista, il belga Louis Van Hege, fu il primo calciatore rossonero caduto nella Grande Guerra del 1915-18. Nato a Treviso alla fine di novembre del 1893, Brevedan esordì in maglia rossonera nell'ottobre del '14, giorno in cui il Milan annientò l'Audax Modena con un 13-0 difficilmente eguagliabile in partite ufficiali. Erminio firmò una tripletta (il sesto, il settimo e l'undicesimo gol). Nell'edizione d'annata del Corriere dell'Emilia, il cronista commentò: "l'Audax non poteva avere più avversa la sorte.". Nell'unica stagione disputata con il Milan, il giovanissimo Brevedan totalizzò 5 presenze e 3 reti. La squadra rossonera, dopo il primo posto nel girone federale dell'Alta Italia, conquistando 19 punti su 20 ed approdando alla fase finale, valida per l'assegnazione del titolo italiano. In quella stagione erano arrivati, inoltre, i successi nella "Scarpa d'argento Radice", nella "Coppa Marx" e nel torneo "Città di Milano". Ai vertici societari sedeva Piero Pirelli, la squadra era affidata ad una Commissione Tecnica, un triumvirato composto da Stabilini, Beltrami e Colombo. Ceduto Renzo De Vecchi al Genoa, in quella squadra spiccavano soprattutto Marco Sala (difensore dall'eleganza sopraffina in campo, vero leader di quella squadra e considerato anche la prima bandiera della storia rossonera), il baffuto Soldera, l'estremo difensore Barbieri e il già citato Van Hege, bomber insaziabile ed infallibile (22 gol in 20 partite in quella stagione). Per l'assegnazione del titolo italiano, il girone finale mise di fronte Genoa, Torino, Inter e Milan. Quella stagione, tuttavia, non arrivò alla sua naturale conclusione. L'entrata in guerra dell'Italia, infatti, fermò tutto ]Lasciati i panni dell'attaccante, Brevedan indossò quelli del sottotenente dell'esercito italiano, componente della Brigata Marche, 55° Fanteria, che in tempi di pace era di stanza a Treviso. Allo scoppio delle ostilità, la Brigata si trasferì in Cadore, nelle Valli del Boite, dell'Ansiei e del Padola. Non ostacolata dal nemico, la Marche occupò il fronte Forca-Tre Croci, lembo orientale del Piano della Bigontina. Qui, il sottotenente Brevedan, per l'intero mese di giugno, rimase con i compagni di reparto, impegnati nei lavori di rafforzamento delle trincee che richiedevano ricognizioni continue. A metà luglio si registrò il primo sanguinoso scontro contro le posizioni nemiche. Due battaglioni del 55° avanzarono verso Monte Piana, esposti al micidiale fuoco austriaco. L'avanzata dei soldati italiani riprese tra il 17 e il 20 luglio. In quei giorni la Brigata Marche registrò il grosso delle perdite in battaglia: 87 morti (tra cui 8 ufficiali) e quasi 800 persone fuori combattimento. Il bollettino di guerra riportò, tra i deceduti, anche il nome di Brevedan Erminio di Elia, sottotenente, caduto sul Monte Piana il 20 luglio 1915. Non aveva ancora compiuto 22 anni. Brevedan fu il primo calciatore milanista a morire nella Grande Guerra. Altri rossoneri persero la vita nel Primo Conflitto Mondiale: Enrico Canfari, Edoardo Colombo, Domenico Moda, Egidio Rovelli, Giuseppe Soldera, Lorenzo Gaslini, Alessandro Calderari, Arlando Carito, Luigi Forlano, Glauco Nulli (medaglia d'oro al valor militare), Gilberto Porro Lambertenghi, Paolo Wilmant e Mario Azzolini. In una delle montagne che fu teatro di sanguinose battaglie nella Grande Guerra, costate la vita a milioni di persone, anni dopo qualcuno lasciò una targa: "Tempio di silenzio, dove l'uomo, adorando, ascolta Iddio". La federazione calcistica nazionale decise di assegnare il titolo alla squadra che in quel momento si trovava in testa alla classifica, ovvero il Genoa. L'ultima partita disputata da Brevedan, prima di partire per il fronte, fu il derby del 2 maggio 1915. Vinsero i nerazzurri che, stando al resoconto di allora della Gazzetta, disputarono un incontro perfetto e con una linea d'attacco "poderosa" mentre i rossoneri furono definiti "paurosi". Il Milan segnò solo su rigore (Ferrario) dopo tre reti interiste. Fu una disfatta. La rivincita si sarebbe dovuta disputare il 21 maggio ma un brevissimo comunicato federale annullò tutto: "In seguito mobilitazione per criteri opportunità sospendesi ogni gara". L'Italia scendeva in guerra a fianco degli Stati dell'intesa e contro gli Imperi centrali. Il 24 maggio del '15 il Regio Esercito sparò la prima salva di cannone contro le postazioni austriache asserragliate in Friuli. Il calcio lasciò spazio al conflitto bellico, il pallone ai fucili e alle baionette, le maglie alle divise militari, i campi di gioco alle trincee. Per molti, la Guerra sarebbe stata veloce e con poche azioni pungenti. Ebbe ragione il britannico Lord Kitchener, che predisse "un lungo conflitto, pregno di morti", sbagliò tutto Guglielmo II, propugnatore di un conflitto che sarebbe finito già a Natale del '14. . Scaligero di nascita (aprile 1921), Ferdinando Valletti approdò al Milan nei primi anni 40, proveniente dal Seregno. Piedi piuttosto ruvidi, nelle due stagioni che lo videro indossare la maglia rossonera, il suo nome finì solo nei tabellini di alcune partite amichevoli, complice qualche problema di troppo ad un ginocchio. La sua vita cambiò nel marzo del 1943. Accusato di aver fatto volantinaggio durante uno sciopero allo stabilimento milanese dell'Alfa Romeo, fu arrestato e condotto al carcere di San Vittore, tappa intermedia prima di essere deportato nel campo di concentramento nazista di Mauthausen e successivamente in quello di Gusen dove venne salvato dagli americani nel maggio del 1945. Il cammino di dolore, sofferenza e speranza del "casciavit" Valletti fu raccontato in ogni suo particolare dalla figlia Manuela, venuta al mondo quando il calvario del padre era cominciato da qualche mese. Nel 2008, infatti, è stato pubblicato il libro Deportato I57633 - Voglia di non morire dal quale è stato tratto l'omonimo documentario di Mauro Vittorio Quattrina. L'inizio del viaggio verso l'inferno dell'abominio concentrazionario ebbe inizio da quello sciopero all'Alfa Romeo. Ferdinando, da buon gregario, aveva accettato di correre il rischio di divulgare tra gli operai i volantini con le ragioni di quella manifestazione. Nando se la cavava molto bene con i libri. Riuscì a conseguire il diploma di perito industriale che in futuro gli avrebbe consentito di fare strada in ambito lavorativo, fino a diventare dirigente dell'Alfa Romeo. Ex componente della Brigata Garibaldi, sgradito ai fascisti, che avevano seguito tutti i suoi movimenti durante i giorni precedenti lo sciopero, Valletti fu arrestato nella sua casa milanese. Alcuni sgherri bussarono alla sua porta intimandogli di scendere per "semplici accertamenti". A San Vittore vi arrivò in ciabatte, poi lo misero su un treno in partenza dal binario 21, direzione Mauthausen. Il calcio, tuttavia, gli avrebbe salvato la vita. Le SS del campo, infatti, erano solite organizzare partite amichevole per aumentare lo spirito "cameratesco", giusto per dare calci anche ad un pallone e non solo a degli esseri umani. Ad una squadra mancava proprio il mediano. Una delle belve feroci travestita da essere umano si ricordò di quell'italiano targato "I57633". Valletti, ridotto ad un mucchio di ossa di soli 39 kg, raccolse tutte le sue forze per rispondere alla convocazione che gli avrebbe consentito di diventare "sguattero", addetto alla distribuzione delle scorze di patata per i prigionieri. Dopo un breve provino arrivò l'ok. Da panchinaro rossonero a titolare in una compagine di aguzzini: il peggior salto all'indietro possibile per appurare, da molto vicino, ambiti in cui il concetto di umanità si era diradato a tal punto da scomparire. La promozione a sguattero, permise a Fernando di aiutare parecchi prigionieri con gli scarti dei pasti delle SS. La libertà arrivò il 5 maggio del '44. Giunse a casa in condizioni pietose, dieci mesi dopo la nascita della figlia. Nel 1950 tornò, con alcuni colleghi dell'Alfa, a Mauthausen. Circa mezzo secolo dopo, decise di togliere il velo sulla sua terribile esperienza, raccontandola ai ragazzi attraverso una serie di incontri a scuola che registrarono un grande seguito. La figlia Manuela, giornalista e scrittrice di provata fede milanista, ha fatto conoscere la storia del padre attraverso numerosi incontri con gli studenti delle scuole superiori. La storia di Nando, capace di resistere alle sofferenze del lager, è stata tramandata alle nuove generazioni. Nella speranza che non si ripetano mai più orrori simili, dettati da un terribile e prolungato "sonno della Ragione". Parafrasando Giorgio Gaber . qualcuno era milanista perché sul Monte Piana conobbe il tenente Erminio Brevedan e in un lager nazista Ferdinando Valletti, piedi da mediano e cuore da fuoriclasse. |
I caduti del Milan nella Grande Guerra del 1915-18
(per gentile concessione di Sergio Taccone) |
|
|
|
Atto di nascita di Erminio Brevedan
(dal sito www.europeana1914-1918.eu) |
|
|
(dal sito www.europeana1914-1918.eu) |
|
|
(dal sito www.europeana1914-1918.eu) |
|
|
(dal sito www.europeana1914-1918.eu) |
|
|
|
(dal sito www.europeana1914-1918.eu) |
da pagina facebook “Il Football dei Pionieri, 1863-1939”
a cura di Corrado Delunas - 10 dicembre 2021
“Sul Monte Piana si concludeva la vita del sottotenente Erminio Brevedan, attaccante del Milan, caduto nella Guerra del 1915-18.
Erminio Brevedan, attaccante del Milan nella stagione 1914/15, compagno di reparto del primo grande cannoniere della storia milanista, il belga Louis Van Hege, fu anche il primo calciatore rossonero caduto nella Grande Guerra del 15-18.
Nato a Treviso alla fine di novembre del 1893, Brevedan esordì in maglia rossonera nell’ottobre del ’14, giorno in cui il Milan annientò l’Audax Modena con un 13-0 difficilmente eguagliabile in partite ufficiali. Erminio firmò una tripletta (il sesto, il settimo e l’undicesimo gol). Nell’edizione d’annata del Corriere dell’Emilia, il cronista commentò: “l’Audax non poteva avere più avversa la sorte…”.
Nell’unica stagione disputata con il Milan, il giovanissimo Brevedan totalizzò 5 presenze e 3 reti. La squadra rossonera, dopo il primo posto nel girone federale dell’Alta Italia, conquistando 19 punti su 20 ed approdando alla fase finale, valida per l’assegnazione del titolo italiano. In quella stagione erano arrivati, inoltre, i successi nella “Scarpa d’argento Radice”, nella “Coppa Marx” e nel torneo “Città di Milano”. Ai vertici societari sedeva Piero Pirelli, la squadra era affidata ad una Commissione Tecnica, un triumvirato composto da Stabilini, Beltrami e Colombo.
Ceduto Renzo De Vecchi al Genoa, in quella squadra spiccavano soprattutto Marco Sala (difensore dall’eleganza sopraffina in campo, vero leader di quella squadra e considerato anche la prima bandiera della storia rossonera), il baffuto Soldera, l’estremo difensore Barbieri e il già citato Van Hege, bomber insaziabile ed infallibile (22 gol in 20 partite in quella stagione).
Per l’assegnazione del titolo italiano, il girone finale mise di fronte Genoa, Torino, Inter e Milan. Quella stagione, tuttavia, non arrivò alla sua naturale conclusione. L’entrata in guerra dell’Italia, infatti, fermò tutto. La federazione calcistica nazionale decise di assegnare il titolo alla squadra che in quel momento si trovava in testa alla classifica, ovvero il Genoa.
L’ultima partita disputata da Brevedan, prima di partire per il fronte, fu il derby del 2 maggio 1915. Vinsero i nerazzurri che, stando al resoconto di allora della Gazzetta, disputarono un incontro perfetto e con una linea d’attacco “poderosa” mentre i rossoneri furono definiti “paurosi”.
Il Milan segnò solo su rigore (Ferrario) dopo tre reti interiste. Fu una disfatta. La rivincita si sarebbe dovuta disputare il 21 maggio ma un brevissimo comunicato federale annullò tutto: “In seguito mobilitazione per criteri opportunità sospendesi ogni gara”. L’Italia scendeva in guerra a fianco degli Stati dell’intesa e contro gli Imperi centrali. Il 24 maggio del ’15 il Regio Esercito sparò la prima salva di cannone contro le postazioni austriache asserragliate in Friuli.
Il calcio lasciò spazio al conflitto bellico, il pallone ai fucili e alle baionette, le maglie alle divise militari, i campi di gioco alle trincee. Per molti, la Guerra sarebbe stata veloce e con poche azioni pungenti. Ebbe ragione il britannico Lord Kitchener, che predisse “un lungo conflitto, pregno di morti”, sbagliò tutto Guglielmo II, propugnatore di una guerra breve e con un numero irrisorio di vittime...
Noi e loro, dopotutto siamo solo gente comune
Io, e te
solo Dio sa che non è questo che avremmo scelto di fare
"Avanti" fu l'urlo alle spalle
mentre la prima fila moriva
Il generale era seduto e le linee sulla mappa
si muovevano di qua e di là
Lasciati i panni dell’attaccante, Brevedan indossò quelli di ufficiale dell’esercito italiano, componente della Brigata Marche, 55° Fanteria, che in tempi di pace era di stanza a Treviso. Allo scoppio delle ostilità, la Brigata si trasferì in Cadore, nelle Valli del Boite, dell’Ansiei e del Padola. Non ostacolata dal nemico, la Marche occupò il fronte Forca-Tre Croci, lembo orientale del Piano della Bigontina.
Qui, il sottotenente Brevedan, per l’intero mese di giugno, rimase con i compagni di reparto, impegnati nei lavori di rafforzamento delle trincee che richiedevano ricognizioni continue. A metà luglio si registrò il primo sanguinoso scontro contro le posizioni nemiche. Due battaglioni del 55° avanzarono verso Monte Piana, esposti al micidiale fuoco austriaco. L’avanzata dei soldati italiani riprese tra il 17 e il 20 luglio.
In quei giorni la Brigata Marche registrò il grosso delle perdite in battaglia: 87 morti (tra cui 8 ufficiali) e quasi 800 persone fuori combattimento. Il bollettino di guerra riportò, tra i deceduti, anche il nome di Brevedan Erminio di Elia, sottotenente, caduto sul Monte Piana il 20 luglio 1915. Non aveva ancora compiuto 22 anni. Brevedan fu il primo calciatore milanista a morire nella Grande Guerra.
Nero blu e chissà cosa è cosa e chi è chi
su e giù
e alla fine è solo un girotondo
Non hai sentito? è un gioco di parole
L'uomo col manifesto urlò
"Ascolta figliolo - disse l'uomo col fucile - c'è ancora posto per te là dentro"
Altri giocatori del Milan persero la vita nel Primo Conflitto Mondiale:
Enrico Canfari, Edoardo Colombo, Domenico Moda, Egidio Rovelli, Giuseppe Soldera, Lorenzo Gaslini, Alessandro Calderari, Arlando Carito, Luigi Forlano, Glauco Nulli (medaglia d’oro al valor militare), Gilberto Porro Lambertenghi, Paolo Wilmant e Mario Azzolini.
In una delle montagne che fu teatro di sanguinose battaglie nella Grande Guerra, costate la vita a milioni di persone, anni dopo qualcuno lasciò una targa: “Tempio di silenzio, dove l’uomo, adorando, ascolta Iddio”.
|
|
|