Ha giocato con il Boca Juniors (*), il Chacarita (*), il Tigre (*).
Ha allenato anche il Real Madrid (A), il Deportivo La Coruna (*), la Fiorentina (*), il Bari (*), la Roma (A), il Bologna (A) e la Juventus (A).
"Gentiluomo e giramondo. Dopo aver giocato in Argentina, Messico e Francia, intraprende la carriera nel Nizza: una coppa e un titolo nazionali. Passa al Real Madrid: tre stagioni, due successi nella Liga e due delle celebri cinque Coppe dei Campioni consecutive conquistate dal club spagnolo. Arriva quindi in Italia carico di allori: Fiorentina, Bari, Roma, Milan, Bologna ed infine Juventus le sue tappe. E' esonerato all'inizio del campionato '69-'70 dopo aver perduto il derby, nonostante il vantaggio iniziale e dopo la caduta di Vicenza. Ma le ragioni sono più profonde: non ha la stima della squadra che la società gli consegna, la sua predilezione verso i calciatori dalla tecnica raffinata l'induce ad accettare senza drammi l'allontanamento." (Dal "Dizionario del Calcio Italiano", Baldini&Castoldi Editori, 2000)
Dal sito www.grtv.it
Oreste Bomben
- Tribuna Italiana,
29 marzo 2001
Grandi sportivi di ieri
CARNIGLIA, PERSONAGGIO DEL CALCIO MONDIALE
Luis Carniglia ("Yiyo") è un personaggio singolare. Un vero globe-trotter del pallone. Prima come calciatore e poi come allenatore. Una specie di eroe di due mondi, di due continenti. America ed Europa. Un tipo unico, un giramondo. Non ha mai posto le radici dove è stato. Oggi è ritirato del calcio, vive a Buenos Aires, ha 83 anni e li porta abbastanza bene. Ha giocato in Argentina, Messico e Francia. Ha fatto l'allenatore in Francia, Spagna, Italia e Argentina. Un personaggio del calcio mondiale, unico più che singolare. Un personaggio molto rispettato e con un invidiabile curriculum. Basti dire che è stato allenatore del Real Madrid, per due stagioni, quando la squadra spagnola di De Stefano, Kopa, Puskas, Gento e Santamaria ha vinto le prime cinque edizioni della Coppa dei Campioni d'Europa, oggi "Champions' League" (dal 1956 al 1961). Prima era stato allenatore del Nizza, in Francia, dove ha concluso la sua attività di calciatore vincendo tre coppe di Francia. E prima ancora era stato campione del Messico con l'Atlas di Guadalajara. Nonché del Boca Juniors.
A portarlo in Italia dalla Spagna è stato l'intermediario Felix Latronico. Alla Fiorentina nell'agosto 1959. Un inizio brillante. Ce lo ricordava lo scorso mese lo stesso "Yiyo" in una lunga intervista per il quotidiano sportivo romano "Corriere dello Sport-Stadio". "Subito il Real Madrid giocò un amichevole a Firenze con la squadra viola, in omaggio al giornale 'La Nazione', in occasione di un suo anniversario. Tra i viola c'erano Hamrin, Montuori, Sarti, Lojacono, Cervato, Chiappella e Robotti. Vinse la Fiorentina 3-1. Erano quattro anni che il Real non perdeva una partita fuori dalla Spagna. Alla fine Di Stefano volle regalarmi il pallone con il quale avevamo giocato".
Ma a Firenze non ebbe la vita facile, per colpa di litigi tra i dirigenti, nonostante avesse al primo anno (1959-60) portato la squadra viola a classificarsi seconda dietro la Juventus in Campionato e finalista in Coppa Italia contro la stessa Juve. Dalla Fiorentina al Bari, ma dopo un anno rientrava nel giro dei grandi club italiani, ingaggiato dalla Roma, con contratto per due anni. Nella Roma allora c'erano sei sudamericani: gli uruguayani Ghiggia e Schiaffino, entrambi campioni del mondo nel 1950. L'uno aveva 37 anni, l'altro 36. Il brasiliano Da Costa (34) e tre argentini, Manfredini, Angelillo e Lojacono. A Carniglia toccò il duro compito di sfoltire le file. E vi furono polemiche. "L'ambiente nella Roma - ricorda il nostro - non era l'ideale. I giocatori avevano la mentalità di burocrati. Bella vita e spensieratezza. Fu difficile metterli in carreggiata". Ma "Yiyo" con molto lavoro riuscì a formare una bella squadra, disciplinata e con alto rendimento atletico. E nel 1962 vinse, per la prima volta una squadra italiana, la Coppa delle Fiere, oggi Coppa UEFA, battendo in finale il Birmingham. Un'altra impresa del genere riuscì alla Juventus solo 16 anni dopo. "Finita la partita, Lojacono venne a cercarmi e volle che partecipassi alla festa popolare nello stadio Olimpico. Il pubblico cominciò a scandire Carniglia, Carniglia".
Dalla Roma al Milan (nel 1963), dove Carniglia ereditò da Nereo Rocco e Gipo Viani una squadra campione d'Italia e d'Europa. E fu subito Coppa Intercontinentale contro il Santos. Una finale in cui fu consumato uno dei più grandi furti della storia del calcio. Protagonista l'arbitro argentino Juan Brozzi. La fece così grossa che venne immediatamente radiato come arbitro dalla Fifa. "Fu la maggiore ingiustizia che ho patito in vita mia". Dal Milan al Bologna, chiamato a sostituire Fulvio Bernardini, che due anni prima aveva portato i felsinei alla conquista dello scudetto, ma stava attraversando un periodo di crisi. "Yiyo", come sempre ha fatto in tutte le squadre che ha diretto, prese il toro per le corna e riuscì a raddrizzare la squadra rossoblù. Era la stagione 1965-66 e il Bologna si classificò secondo dietro l'Inter e giunse alla finale della Coppa UEFA con il Leeds d'Inghilterra, che si impose con il lancio della moneta. "I britannici, in segno di cavalleria, chiesero poi alla loro FEDERCALCIO di giocare una partita di Campionato con la maglia del Bologna". Infine, dal Bologna alla Juventus (stagione 1969-70). Ma l'esperienza con i bianconeri torinesi non fu felice.
"Yiyo" è comunque un uomo vincente. Con il Boca Juniors ha vinto tre scudetti argentini: prima come giocatore, poi come allenatore e infine nel 1981 come general manager (allenatore Marzolini), quando nel Boca giocò Diego Maradona. Il suo grande cruccio è non aver vinto la Coppa Intercontinentale. Quando era al Real Madrid, questo trofeo, non era stato ancora istituito, e poi con il Milan nel 1963 è stato consumato, come già detto, uno dei più grandi torti nel mondo del calcio. Comunque, "Yiyo" si vanta di essere uno dei due allenatori che hanno vinto due volte la Coppa europea. L'altro è Helenio Herrera con l'Inter ("Ma io ho vinto più di lui"). Questo è Carniglia, un duro come allenatore. Un uomo di carattere peperino. Un personaggio tutto di un pezzo. "Winner" e maestro del calcio.
(da "La Gazzetta del Mezzogiorno" del 19 novembre 1960) |
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21 giugno 1961 un giovanissimo Pelè in compagnia di Luis Carniglia, allenatore
della Roma seduti in un bar prima di Roma vs Santos 0-5 per il torneo del Centenario (by Lucia Ravenda) |
(dalla "Gazzetta dello Sport" del 26 ottobre 1961) |
"Nell'estate del 1963 arrivò a Milanello il successore di Rocco, Don Luis Carniglia.
"Aveva i capelli, appena brizzolati, ben pettinati e tutti lucidi di brillantina e una cravatta sul doppio-petto blu. Pioveva, la terra rossa di Milanello si era sciolta in un pantano di tre dita, le ruote vi mulinavano dentro sollevando sui finestrini uno schizzo.
- Sa - gli fece Gipo Viani tentando un sorriso - è brutto, ma soltanto nei giorni di maltempo. Oh Dio, sul campetto dei ragazzi abbiamo dovuto metterci un tetto di plastica, ma vedrà che se c'è il sole le piace. Certo, il sole di Milanello non è quello di Roma... -.
Luis Carniglia andò avanti, per lo stradino che fa tutto il giro del campo d'allenamento e finisce dinanzi alla porta degli spogliatoi. Gipo Viani, di spalle, alzò una mano, e Cesare Maldini disse: - Buongiorno! -. Gipo Viani glieli presentava, uno alla volta, ed egli stringeva le mani, senza un sorriso, quasi con freddezza.
Maldini e David si rivolsero uno sguardo interrogativo e Tresoldi mise giù gli unguenti dei massaggi e sussurrò: - È finita la cuccagna, è arrivato il direttore, eh?! -. - Io vado a mettermi lo smoking - sorrise David. - Piantatela! - sbottò Maldini, che è sempre stato il capo, - questo è un cervellone, aspettiamo a parlare! -.
- Avanti! - Luis Carniglia si era riaffacciato sulla porta degli spogliatoi, aveva la tuta e reggeva sulle braccia un enorme gomitolo di corda. - Avanti, in campo: lei, Maldini! Lei, David! Su'! -.
Cominciarono a correre e a saltellare su questo filo di corda steso fra due paletti, sui ciuffi d'erba imperlati di pioggia, che non smetteva, e anche Don Luis se ne stava lì in mezzo, sotto l'acquazzone, col fango alle caviglie e urlava: - Olé! Olé! Olé! -."
E così, a pochi minuti dall'arrivo del nuovo allenatore, per lo spogliatoio rossonero la burbera bonomìa del Paron fu soltanto una vaga reminiscenza.
(Ricordo tratto da un articolo, firmato Marco Massimi, pubblicato su "Il Calcio e il Ciclismo Illustrato" n. 48/1963, by Lucia Ravenda) |
Permesso di soggiorno in Brasile per la finale di Coppa Intercontinentale 1963
(per gentile concessione di Ivano Piermarini) |
Luis Carniglia allenatore del Milan 1963-64
(per gentile concessione di Gabriele Pescatore di Roma) |
(da "MilanInter" del 16 settembre 1963) |
(da "MilanInter" del 30 settembre 1963) |
(da "MilanInter" del 9 marzo 1964) |
12 gennaio 1964, Milan vs Spal 1-1: Carniglia si complimenta con Trapattoni, autore del gol rossonero |
(da "Revista do Esporte" n.255, 1964) |
(Archivio Magliarossonera.it)
(da "Il Milan Racconta") |
(dal "Guerin Sportivo") |
Carniglia allenatore del Bologna, stagione 1967-68 |
Luis Carniglia in compagnia della moglie |
La scomparsa di Luis Carniglia su "La Gazzetta dello Sport" del 24 giugno 2001 |
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