dal sito www.gazzetta.it
INTER CAMPIONE D’ITALIA! ACERBI E THURAM AFFONDANO IL MILAN, LA SECONDA STELLA ARRIVA COL DERBY
Il difensore della Nazionale e l'attaccante francese decidono il derby, la capolista vola a +17 e si prende il tricolore "in casa" dei cugini rossoneri. Metà Milano è in festa per la 20esima volta, inutile il gol di Tomori nel finale. Nel recupero espulsi Theo, Dumfries e Calabria
Il sogno proibito e l’incubo più perfido si materializzano nella stessa serata. Come mai era successo nella lunga storia calcistica di Milano (e dell’intera Serie A). L’Inter si cuce in colpo solo scudetto e seconda stella, e si prende il lusso di farlo a casa dei cugini. Il derby mai visto tinge di nerazzurro la notte del Meazza e la sofferenza finale, dopo che il Milan dimezza lo svantaggio, consegna al successo una dimensione ancora più profonda. E’ un tricolore che arriva con cinque giornate di anticipo dopo una cavalcata quasi immacolata, e che consegna il settimo titolo a Zhang (incollato davanti alla tv in Cina) e il sesto a Simone Inzaghi. Cardinale invece era a San Siro e osserva impassibile in tribuna il sesto derby di fila perso dal suo Milan. Un fantasma che pare non ci sia modo di esorcizzare. Il clima milanese di queste ore rappresenta alla perfezione l’animo rossonero: pioggia battente e freddo. Soprattutto per Pioli, anche se non era (più) questa la partita che avrebbe potuto cambiare il suo destino.
LE SCELTE E LE MOSSE — In un contesto del genere – cinque derby persi di fila, obbligo di vittoria - era il Milan ad aver necessità di cambiare vestito tattico per cercare spostare gli equilibri. E di mosse Pioli ne ha fatte parecchie. La più evidente: Giroud fuori e Leao centravanti di movimento con compiti di profondità per provare ad allungare il monoblocco nerazzurro e dare meno punti di riferimento. Ma a cambiare è stato proprio l’assetto, col ritorno alla difesa a tre (Calabria-Gabbia-Tomori) che in passato contro i nerazzurri un po’ di solidità in più l’aveva portata. Davanti Pioli si è sbizzarrito con la fantasia: una sorta di 3-2-5 con Adli – primi minuti in un derby per lui – accanto a Reijnders in mediana e poi Musah larghissimo a destra, Hernandez a sinistra, Loftus e Pulisic in supporto a Leao. Inzaghi ha invece confermato tutte le indicazioni della vigilia, compresa la scelta di preferire Darmian a Dumfries sulla destra. Scontato tutto il resto: Calhanoglu al centro della mediana, Barella e Mkhitaryan ai suoi lati, Lautaro e Thuram davanti. Un abito cucito su misura ormai da tempo, a cui il Milan proprio non riesce a trovare contromosse efficaci. Un po’ a livello tattico e un po’ perché, molto banalmente, l’Inter è più concreta e ben educata nello sviluppo del gioco. Un impianto solido che non cede e non ha cali di tensione.
DISCESA — L’ennesima centrifuga di ruoli e posizioni non ha giovato al Diavolo, che in pratica ha consegnato a Inzaghi tre dei cinque uomini offensivi: Leao centravanti è stato un’anima persa, smarrito tra le maglie nerazzurre così come Loftus e Pulisic, che hanno sbattuto ripetutamente contro il muro avversario, incapaci – e spesso, impossibilitati - nel saltare l’uomo. Col passare dei minuti, dopo un avvio promettente e discretamente rabbioso del Milan, l’Inter ha iniziato ad affondare i due soliti coltelli nella pancia del Diavolo: Barella (Adli) e soprattutto Mkhitaryan (Reijnders) hanno aperto varchi sempre più consistenti – sì, film già visto, siamo al sequel del sequel -, senza disdegnare di armare la corsa e il cross di Dimarco. La discesa nerazzurra è iniziata al minuto numero 18: angolo di Dimarco, Pavard prolunga di testa e Acerbi infila da due passi in solitudine totale. E’ l’ennesima stortura difensiva rossonera della stagione: quattro milanisti contro tre interisti, eppure Acerbi viene ignorato da tutti. Nel primo tempo l’Inter ha altre due occasioni gigantesche: clamoroso l’errore di Lautaro a cinque metri da Maignan e poi è Thuram a graziare i rossoneri con un piatto destro calciato con troppa sufficienza da ottima posizione. E il Milan? Una sola volta vicino al gol, quando Calabria ha girato di prima in porta un cross di Musah, esaltando i riflessi di Sommer.
PASSERELLA — Intervento notevole, e lo stesso non si può dire su Maignan in occasione del raddoppio nerazzurro. La ripresa è iniziata solo da quattro minuti e l’Inter sigilla match, scudetto e stella con una discesa di Thuram che prima sfugge a Tomori – morbido morbido in marcatura – e poi disegna un destro rasoterra preciso e infido ma non irresistibile su cui Maignan va giù troppo lentamente. A quel punto la partita nerazzurra ha iniziato a diventare un red carpet da srotolare minuto dopo minuto, fino a quando il Milan ha accorciato con Tomori, dopo un flipper in area. Mancavano dieci minuti al novantesimo e l’Inter si è ritrovata rintanata nei suoi ultimi trenta metri sotto la spinta di un Milan decisamente ringalluzzito. Okafor si è avvicinato al pari, ma la diga interista ha retto e al Milan sono saltati i nervi: espulsi Hernandez e Calabria, ma a quel punto mancava soltanto il fischio finale. Festa sotto la Nord, il deserto sotto la Sud.
Marco Pasotto
dal sito www.milannews.it
LE PAGELLE - PIOLI, MA COSA TI INVENTI? SI SALVANO IN POCHISSIMI
Maignan 5: se sul colpo di testa di Acerbi non può nulla, è assolutamente colpevole su quello di Thuram che incrocia sul primo palo e lui va giù in ritardo.
Calabria 5: costretto a ricoprire l’ennesimo ruolo non suo dentro questa stagione. Fa ciò che può. Si fa espellere nel finale per un colpo al volto a un avversario.
Gabbia 6: nel primo tempo è il migliore dei rossoneri, mettendosi a duellare con Thuram e Lautaro. Nel secondo tempo, dopo lo 0-2 interista, porta a casa la pagnotta. Colpisce il palo in occasione del gol di Tomori.
Tomori 5.5: spaesato nel ruolo di braccetto di sinistra. Lautaro, nel primo tempo, gli scappa via ma perdona Maignan. Gli mancano i riferimenti classici. Riapre il derby con il gol dell’1-2.
Musah 6: encomiabile il suo impegno e spirito di abnegazione. Nell’unica uscita dalla pressione fatta bene dal Milan, si fa 60 metri di campo palla al piede e confeziona l’assist per Leao. (dal 77’ Okafor sv)
Adli 5: il momento più alto della sua partita è la ringhiata in faccia a Barella dopo un fallo nel primo tempo. Poi è impreciso, lento, impalpabile ed è anche correo sul gol di Acerbi. (dal 68’ Bennacer 5.5:
Reijnders 5.5: la rivoluzione copernicana della formazione porta a dare ulteriori dubbi ai suoi interpreti, ivi compreso Tijjani, che cerca di scavare in un terreno arido alla ricerca di qualche idea che non arriva. (dal 51’ Giroud 5: entra in un mood di squadra da funerale e lui non è altro che un altro “invitato” al sacrificio collettivo).
Theo Hernandez 5: un agnellino dentro una partita in cui sarebbe servita la garra. Il suo linguaggio del corpo e tecnico sono una delle foto di un derby che lascerà ulteriormente il segno. Si fa cacciare all'ennesimo duello con Dumfries.
Loftus-Cheek 4.5: lui e Pulisic costretti a giocare, nel primo tempo, come trequartisti stretti tra le linee, iper compatte, di difesa e centrocampo dell’Inter. Il risultato è che non ha i tempi e gli spazi per buttarsi dentro a riempire l’area di rigore. Anche lui si appiattisce sulla prestazione indecorosa della squadra. (dal 68’ Chukwueze 6: ha voglia e si vede. Suo il cross per da cui nasce il gol dell’1-2).
Pulisic 5: insieme a Loftus-Cheek dovrebbe creare dubbi tra le linee interiste, in realtà gli dà ancor più punti di riferimento e per gli uomini di Inzaghi è facile leggerne i movimenti. Gli mettono la museruola e lui si spegne.
Leao 6: mandato allo sbaraglio da Pioli con la scelta di metterlo prima punta. Musah gli apparecchia una buona occasione per il pareggio, ma perde grip con il terreno di gioco e non riesce a incrociare verso l’angolo lontano di Sommer. Entra nell’azione del gol dell’1-2 con la torre per Gabbia.
All. Pioli 4: ennesima sconfitta in un derby con una rivoluzione tattica che manda in tilt molti giocatori, nelle loro ormai – poche – convinzioni. La reazione dopo lo 0-2 è un sussulto che non produce il pareggio. Si vede vincere in faccia lo scudetto dall’Inter.
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