dal sito www.gazzetta.it
ESTASI INTER: LAUTARO SEGNA, MILAN ANCORA BATTUTO. È FINALE DI CHAMPIONS DOPO 13 ANNI!
Gli uomini di Inzaghi bissano nella ripresa la vittoria dell’andata e resistono ai (timidi) tentativi dei rossoneri. Va a Istanbul la squadra che ha giocato meglio e ci ha creduto di più
Il venticinquesimo gol stagionale di Lautaro Martinez (eguagliato il record personale) manda l’Inter in finale di Champions. Il 10 giugno Inzaghi sfiderà a Istanbul la vincente di City-Real, ma, in attesa di conoscere il nome dell’avversario, il tecnico di Piacenza e tutto il popolo nerazzurro possono festeggiare il successo anche nell’euro-derby di ritorno: 2-0 all’andata, 1-0 stasera. “Vendicata” l’eliminazione in semifinale del 2002-03 e lo scudetto che Pioli ha strappato al collega ex Lazio la scorsa stagione. Sul verdetto del campo pochi dubbi: l’Inter è più forte e lo dimostra nei 180’ centrando l’ottava affermazione di fila, la quarta in un derby in questo 2022-23. Il Diavolo ci prova, ma si vede che è senza forze e con Leao in campo quasi... per onor di firma. Non è lui e i suoi compagni ne risentono. Creano qualcosa nel primo tempo, poi però calano alla distanza e nella ripresa (conclusa senza tiri nello specchio) lasciano campo e gloria ai “cugini”. Per Inzaghi, a lungo messo in discussione in questa annata, è una grande rivincita: nella qualificazione alla finale la sua firma è indelebile. Anche stavolta azzecca tutte le scelte e chiude per l’ottava volta su 12 incontri di Champions con la porta imbattuta. Non avrà la rosa di Guardiola o Ancelotti, ma né Pep né Carletto potranno star tranquilli quando a Istanbul si troveranno di fronte Simone e la sua formazione.
EQUILIBRIO — Inzaghi come previsto sceglie... gli undici di Champions, con Brozovic e Lukaku inizialmente in panchina. Pioli recupera Leao, a sinistra nel terzetto dietro Giroud, con Diaz centrale al posto di Bennacer, e piazza Krunic a fianco di Tonali; a destra sulla trequarti c’è Messias, non Saelemaekers. L’Inter vuole controllare il ritmo e, in fase di non possesso, aspetta gli avversari senza andare a prenderli “alti”: la tattica è attendere la ripartenza da ko, rischiando il meno possibile. Il Milan capisce che troverà campo e costruisce di più: ci vuole Darmian per sventare un pericolo nato da un’uscita così così di Onana che però salva alla grande su conclusione di Brahim Diaz da ottima posizione. La partita diventa subito una corrida perché Turpin lascia correre contatti al limite e i nerazzurri protestano. Il Diavolo accetta l’uno contro uno con Dzeko e Lautaro pur di tenere alto il baricentro e allargare Hernandez come un’ala: Pioli sa che, dopo lo 0-2 dell’andata, deve rischiare e lo fa perché nessuna delle due punte avversarie ha tra le sue caratteristiche migliori la velocità in contropiede. Nel primo quarto d’ora c’è sicuramente più Diavolo, anche se i ritmi non sono altissimi visto che Krunic non è un regista... da Oscar e Leao ha paura ad accelerare, forse non convinto dalle risposte del muscolo da poco guarito. L’Inter è guardinga ed esce dal guscio quando viene trascinata dall’elettricità di Lautaro e Barella che “strappano” appena vedono un corridoio dove infilarsi: Mkhitaryan arriva al tiro da limite, ma spreca l’ottima sponda di Dzeko concludendo alto. E’ comunque un segnale che i nerazzurri danno dopo un inizio senza grandi pericoli costruiti. Leao si presenta per la prima volta al 37’, con uno slalom dei suoi e un diagonale che finisce di un soffio fuori. Il Meazza interista trattiene il fiato. Gli uomini di Inzaghi rispondono con una punizione di Calhanoglu, deviata di testa da Dzeko: ci vuole un riflesso prodigioso di Maignan per evitare l’1-0. Una manciata di secondi più tardi Lautaro si libera al tiro senza inquadrare lo specchio. Il match resta teso, i contrasti ruvidi e Mkhitaryan finisce per alzare bandiera bianca a causa di un problema al quadricipite della coscia sinistra. Entra Brozovic e va a fare il registra con Calhanoglu che torna mezzala come la scorsa stagione. Dopo 3 minuti di recupero, all’intervallo è 0-0. Recrimina più il Milan che avrebbe avuto bisogno di freddezza da parte di Diaz o Leao per cambiare l’inerzia della doppia sfida.
TORO DECISIVO — La ripresa inizia senza variazioni tattiche sul tema: Diaz si incolla a Brozovic per ostacolare la costruzione e Dzeko si abbassa spesso per fornire una sponda. L’Inter palleggia per cercare il varco, ma poi si ritrae tutta dietro la linea della palla perché anche le punte danno una mano a chiudere le linee di passaggio su Leao e Diaz. Il Milan così non crea occasioni e Pioli è costretto alla prima mossa per l’infortunio di Thiaw: al suo posto dentro Kalulu. Cambia anche Inzaghi che getta nella mischia l’acclamato Lukaku e Gosens per Dzeko e Dimarco. Acerbi, che di testa le prende tutte, ringhia anche quando si trova uno contro uno contro Leao e poi arriva alla conclusione (ribattuta). Il Milan non ha più la forza per rendersi pericoloso come nel primo round e Lautaro, una spina nel fianco per tutto il match per Tomori, alla fine sfonda: duetto con Lukaku e botta sul palo di Maignan, che non copre bene. Pioli è alle corde e prova il tutto per tutto con Saelemaekers e Origi per Messias e Diaz, ma anche lui sa che il Diavolo è stremato. Maignan evita la doppietta, e il centesimo gol con la maglia nerazzurra, del Toro, ma ormai la qualificazione è decisa: il San Siro interista (75.567 spettatori per un incasso record di oltre 12,5 milioni lordi) canta di gioia. Inzaghi chiude inserendo anche Correa e Gagliardini, pensando alla finale di Coppa Italia, e non rischia niente. Istanbul lo attende. Magari per un’altra notte di gloria. Quella eterna.
Andrea Ramazzotti
dal sito www.milannews.it
LE PAGELLE - TONALI CI METTE TUTTO, ALTRI SI SBRICIOLANO. PIOLI MANCA DI CORAGGIO
Maignan 6.5: la parata su Dzeko nel primo tempo è fantascientifica per reattività, lettura e posizionamento. Lautaro lo impallina sul primo palo con un sinistro vincente. E’ uno dei pochi che tiene alta la testa e l’onore.
Calabria 6: picchia Dimarco tenendolo basso e limitandone le discese, almeno nel primo tempo. Nel secondo, con il Milan che non ha niente da esprimere in campo, tiene la posizione.
Thiaw 6: si fa sentire su Dzeko, costringendo il 9 interista ad agire più lontano dall’area di rigore. Anche su Lautaro non si tira indietro. (dal 63’ Kalulu 5: si dimentica Lautaro per il gol che condanna il Milan alla sconfitta).
Tomori 6: in assenza di Kjaer, è il difensore destinato alla costruzione dell’azione. Cerca di imbucare l’azione o di cambiarne versante. Difensivamente parlando fa una buona partita.
Theo Hernandez 5: parte contratto, quasi bloccato da Dumfries. Non apre grandi spazi a Leao, nemmeno quando viene a giocare dentro il campo. Inconsistente.
Krunic 6: schermo davanti alla difesa, è la sponda per le uscite a tre da dietro e quello che rimane agganciato alla difesa quando il Milan si disegna con il 4-1-4-1 in sviluppo azione. Almeno è uno dei pochi a metterci gli attributi fino alla fine.
Tonali 6.5: ha il demonio addosso e si vede. Anticipato da Darmian sulla sponda aerea di Giroud, prova a buttarsi negli spazi per aprire il catenaccio difensivo dell’Inter. Mezzo voto più di tutti perché ci prova.
Messias 4: il Milan, nel primo tempo, tende a destra. Ma lui sembra più un anello invisibile della catena. Non incide quando dovrebbe cercare di rendere meno prevedibile lo sviluppo. Nel secondo tempo crolla totalmente, sbagliando anche il nodo agi scarpini. (dal 76’ Saelemaekers sv)
Brahim Diaz 5: ha la prima, grande occasione della semifinale ma piazza il pallone laddove Onana sperava di trovarlo, al posto di calciarlo con forza e – magari – un po’ più alto. Si butta negli spazi, ma poi cade nei soliti errori di lettura. (dal 76’ Origi sv)
Leao 5.5: ci mette 38 minuti per entrare nella partita e lo fa creando la seconda palla gol del Milan nel primo tempo, sgasando su Acerbi e chiudendo il mancino che esce fuori di poco.
Giroud 5: non sta bene, si vede. Non gli arriva un pallone, Acerbi lo annienta in ogni modo. Fa quasi tenerezza lasciato la da solo in balia delle onde.
All. Pioli 4.5: il primo tempo non produce il gol che avrebbe potuto riaprire il discorso qualificazione. Ma la gestione remissiva del secondo tempo non è accettabile, con la squadra tenuta in campo senza verve offensiva e senza provare un tutto per tutto che avrebbe almeno reso pimpante il secondo tempo. E invece perde il quarto derby su quattro nel 2023.
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