dal sito www.gazzetta.it
DIAVOLO IN PARADISO: IL MILAN SBANCA BERGAMO E RITROVA LA CHAMPIONS
Contro l’Atalanta decidono due rigori di Kessie. I rossoneri tornano nella coppa più bella dopo sette anni di assenza. Nel finale espulso De Roon
Sarà stata la maglia bianca, quella delle finali europee, dei grandi trionfi e dei trofei alzati al cielo. Oppure sarà stato il destino, che ha voluto chiudere il cerchio proprio contro la squadra e nello stadio dove diciassette mesi fa il Milan cadeva rovinosamente, avviando allo stesso tempo un nuovo ciclo. Un ciclo vincente. Per chi la vuole vedere romantica, può bastare così. Tanto, a contare poi è soltanto il risultato: il Diavolo sbanca Bergamo 2-0 (due rigori di Kessie) e torna in Champions League dopo otto anni. Proprio all’ultima curva, proprio contro l’avversario che tutto l’universo rossonero temeva come il peggiore degli incubi. Tenendo persino la porta inviolata contro un attacco da 90 gol. Sì, la si può osservare con sguardo romantico, ma anche in termini concreti c’è di che godere: secondo posto (con relativi milioni dei diritti tv), una Champions acciuffata dopo averci tirato sopra lo sciacquone contro il Cagliari. Il Milan fa festa anche perché in cassa entra quella cinquantina di milioni vitali per proseguire il progetto senza rallentarlo. E ci riesce senza nemmeno approfittare dei risultati altrui, dal momento che il pareggio del Napoli col Verona avrebbe promosso i rossoneri anche in caso di pareggio. In poche parole, oggettivamente indiscutibili: il Milan torna in Champions con pieno merito. Al Gewiss Stadium comanda soprattutto Kessie, autore dei due rigori vincenti ma autore in generale di una prestazione monumentale. Sovrumana. L’Atalanta lascia il campo nervosa e arrabbiata, e c’è da capirla. Non è stato un granché come settimana: prima la sconfitta in finale di Coppa Italia, poi questa che fa male perché infrange il sogno del secondo posto. Sarebbe stato il piazzamento migliore nella storia del club. Questo ovviamente non cancella l’ennesima stagione meravigliosa della Dea, che rinnova la tessera nel club delle big.
APPROCCIO COSÌ COSÌ — Gasperini, che ha confermato il 3-4-2-1, a destra si è ritrovato improvvisamente senza Hateboer (caviglia), sostituito con Maehle, mentre sulla corsia opposta non ci sono stati inconvenienti per Gosens, uscito acciaccato dalla finale di coppa. In difesa Djimsiti ha vinto il ballottaggio con Palomino e davanti è stato riproposto il tridente con Pessina e Malinovskyi dietro Zapata. Ovvero con Muriel in panchina. Quindi soltanto due cambi rispetto all’undici sceso in campo con la Juve. Pioli ha concluso “coerentemente” un anno maledetto dal punto di vista degli infortuni perdendo nelle ultime ore Rebic. Un’assenza decisamente pesante, che ha scaraventato Leao al centro dell’attacco con Saelemaekers, Diaz e Calhanoglu sulla trequarti. Nessuna sorpresa, come da copione, nelle altre zone del campo: al centro della difesa anche l’ultimo atto stagionale se lo sono presi Kjaer e Romagnoli. C’era curiosità per verificare l’approccio mentale rossonero dopo il passaggio a vuoto col Cagliari, e fino al rigore di Kessie la risposta nel primo tempo non è stata un granché. Squadra contratta, con le gambe degli interpreti solitamente più coraggiosi bloccate dalla paura di lasciare scoperti i compagni. Il terrore del rischio. E una squadra soprattutto incapace di alimentare Leao, lasciato al proprio destino nella gestione di improbabili lanci lunghi, lenti e ad altezze mai inferiori al metro e mezzo. In pratica, tante battaglie con Romero già perse in partenza. Il portoghese, si sa, ama la profondità col pallone per terra: ha ottenuto l’esatto opposto. Le cause? Inesistente l’assistenza di Calhanoglu, al piccolo trotto fra le linee nemiche, poca lucidità da parte di Bennacer alle sue spalle e scarso l’apporto anche dalle fasce.
PRESSIONE — L’Atalanta ha condotto le danze come se avesse firmato un’esclusiva col pallone, ma non è mai davvero arrivata vicino a Donnarumma. Ricordate il primo tempo esibito contro la Juve mercoledì? Ecco, nulla di tutto questo. Ritmi blandi, pressione senza quella bava alla bocca per andare ad azzannare l’avversario. Perché è vero che il Milan non ha potuto permettersi svolazzi in fascia, ma allo stesso tempo ha bloccato i nerazzurri su entrambe le corsie. Risultato: portieri inoperosi. Sul taccuino restano un tiro alto di Saelemaekers e uno di Malinovskyi. Tutto questo fino al minuto 40, quando il Milan ha trovato la prima vera azione del match, e se l’è fatto bastare per ottenerci il massimo. Un’azione molto bella, con la palla filata via rasoterra fra Calhanoglu, Hernandez, Saelemaekers e ancora Hernandez, abbattuto in area da Maehle. Rigore netto, e non è casuale che sia coinciso con le giocate lussuose di Calha e Theo. Dal dischetto il Presidente Kessie: esecuzione impeccabile con Gollini immobile. La ripresa è iniziata con Muriel al posto di Pessina. Un cambio scontato da parte di Gasperini. E infatti la pressione nerazzurra è aumentata col trascorrere dei minuti. Se nei primi 45 il Milan riusciva a difendere tenendo per lo più la Dea fuori dall’area, nella ripresa è andata diversamente. L’Atalanta ha accelerato gli scambi e intensificato gli inserimenti, chiudendo il Diavolo a ridosso dell’area. Al 12’ brividi di terrore per il mondo rossonero, con un destro a pelo d’erba di Zapata passato a non più di tre centimetri dal palo di Donnarumma.
ROSSO A DE ROON — Così Pioli ha provato a correre ai ripari: fuori Diaz e Bennacer, dentro Meité e Krunic. A metà frazione il Milan ha capito che con l’Atalanta riversata nella sua metà campo, riuscire in qualche modo a ripartire avrebbe prodotto effetti interessanti. E infatti. A metà frazione Meité si è sganciato di potenza, ha percorso una ventina di metri palla al piede e poi si è inventato un tocco delizioso per Leao, che ha superato Gollini in uscita e si è visto la palla rimbalzare beffarda sul palo. Sarebbe evidentemente stata un’ipoteca molto seria sui tre punti. Si è comunque trattato di un flash. Toccata e fuga. Perché poi il copione è tornato quello di prima. Con la Dea riversata nella metà campo rossonera e il Diavolo arroccato davanti a Donnarumma (ma col conforto del pareggio veronese a Napoli). A creare i fastidi maggiori soprattutto Muriel, che ha fatto venire il mal di testa a Calabria sulla destra e si è anche inventato un siluro di destro uscito di un nulla. Come nel primo tempo, però, la Dea non ha avuto la lucidità di trovare l’affondo vincente e quando mancava una manciata di minuti al fischio finale il Milan ha chiuso definitivamente i conti: Gosens ha respinto col braccio un tiro di Calhanoglu e Mariani, oltre ad espellere De Roon per una reazione su Krunic, ha fischiato di nuovo rigore. E di nuovo Kessie ha infilato Gollini. A quel punto gli ultimi minuti di recupero sono stati soltanto passerella rossonera.
Marco Pasotto
dal sito www.milannews.it
LE PAGELLE - KESSIE, PRESIDENTE DI NOI TUTTI. CALABRIA, KJAER E TOMORI DA MANUALE
G. Donnarumma 6: non deve fare parate, perché l’Atalanta non calcia mai nello specchio. Battezza fuori il destro di Zapata, ma domina le palle alte.
Calabria 7: altra prova impressionante di Davide, che ferma tutti quelli che passano nella sua zona. Muriel lo salta solo una volta, ma è poca cosa. Merita l’europeo e il rinnovo.
Kjaer 7: perfetto. Semplicemente perfetto su Zapata. Non gli concede mai di passare sulle sue giocate classiche e urla, comanda la difesa, esulta ad ogni intervento vincente. La sua firma sulla Champions.
Tomori 7: anche lui autore di una partita molto attenta, forse concede qualche metro di troppo a Duvan, ma lo rimonta quasi sempre. Va riscattato stasera.
Theo Hernandez 7: si procura il calcio di rigore che sblocca la partita con la prima, vera, discesa della partita che scardina la fascia destra della Dea. Nel secondo tempo non rifinisce un contropiede atomico, ma è anche lui molto bravo in difesa.
Bennacer 5: molto offuscato. Sbaglia palloni non da lui, soffre troppo la fisicità e porta Pioli a toglierlo. (dal 60’ Meite 6: entra molto bene, mettendo la sua fisicità a disposizione della squadra. Bello il break con cui apparecchia la tavola per Leao, che però colpisce il palo).
Kessie 8: Presidente mio presidente. Glaciale dal dischetto, impeccabile in mezzo al campo, dove lotta su ogni pallone. Uno dei pilastri di una rosa che ha trovato in lui un giocatore insostituibile.
Saelemaekers 6,5: partita di sacrificio e intelligenza. Rompe il ghiaccio della partita con il primo tiro della partita, poi va sempre ad aiutare Calabria su Gosens e Zapata quando il colombiano si allarga. (dal 78’ Dalot sv).
Brahim Diaz 6,5: ha voglia, spunto e qualità. È l’unico che quando ha il pallone tra i piedi, punta la porta dell’Atalanta. Menato da Romero e da Freuler, viene tolto quando la partita si fa davvero pesante a livello fisico. (dal 60’ Krunic 6: molto utile con la sua fisicità nel reggere il ritmo della dea).
Calhanoglu 6.5: gara di sacrificio per Hakan, che nel finale si procura il rigore dello 0-2. Ma dà una grande mano in fase difensiva, applicandosi tantissimo e sacrificandosi in nome della ragion di stato.
Leao 6: giocare contro Romero non è facile, ma lui gli rompe le scatole. Ovviamente le gare fisiche, da centravanti, non sono cosa sua ma è sul pezzo, come tutti. Colpisce il palo sull’imbucata di Meite, ma gli va veramente di sfiga. (dal 78’ Mandzukic sv).
All. Pioli 7,5: prepara la partita impostando sacrificio e ritmo al posto del consueto possesso palla. Viene premiato dai suoi fedelissimi, in primis Kessie, ma centra una qualificazione in Champions che riporta il Milan lì dove deve stare, dopo otto anni.
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