dal sito www.gazzetta.it
16 marzo 2006
ALBERTINI, ADDIO IN GRANDE STILE
Finisce 3-2, davanti a 35 mila persone, la partita tra Milan e Barcellona in cui Demetrio saluta il calcio. Ricordi e spettacolo da Van Basten a Ronaldinho
Un addio al calcio in grande stile. A sua immagine e somiglianza. Demetrio Albertini a 34 anni saluta nella maniera più bella: radunando nel suo San Siro 35.000 persone e una collezione di talenti di passato e presente da far invidia ad una Hall of Fame del pallone, formata dal meglio di oggi e di ieri delle squadre più blasonate in cui ha giocato: il Milan per 14 stagioni, cinque scudetti ed una coppa Campioni, e il Barcellona, con cui ha conquistato una Liga.
Alla festa del regista ex Nazionale ci sono tutti, anche gli infortunati, storici, come Van Basten applauditissimo, e recenti, come Maldini. E poi Baresi, Desailly, Papin, Weah, Gullit, Boban, Seba Rossi e gli Invincibili al completo. Nel Barca spiccano Laudrup, Stoitchov e Rijkaard, e i "contemporanei" Ronaldinho (sugli spalti c’è chi vorrebbe blindarlo a Milano e non farlo più ripartire) ed Eto’o: è un infinito parterre de roi.
In panchina Ancelotti, Capello (fischiato dall’ingrata curva rossonera), Cruyff e Rijkaard (nella doppia veste di player-manager, all’inglese). Il menu della serata prevede che all’inizio scendano in campo le formazioni vintage: Milan e Barcellona dei vecchi tempi, o Dream Team, come urla lo speaker, imbottite di campioni da fare indigestione. I piedi sono sempre fatati (forse un po’ meno quelli del centrale difensivo Nadal, zio del fenomeno del tennis spagnolo, ma insomma...), il senso tattico pressochè intatto, il ritmo decoroso.
Niente pressing (stasera non l’avrebbe preteso neanche Sacchi, in tribuna), ma nemmeno scene da dopolavoro: gli ex fenomeni, adesso stimati telecronisti, allenatori, dirigenti o mancati presidenti (come Weah), sono quasi tutti in buona forma e non hanno dimenticato come divertire la folla. Il gol di Albertini è il lieto fine della favola: destro potente su punizione, un po’ la specialità della casa, Zubizarreta prova ad allungarsi (sì, non è un pacco regalo), ma la palla finisce nell’angolino alla sua sinistra. Van Basten poi regala una perla d’antiquariato, colpo di testa in torsione su traversone morbido da sinistra di Donadoni.
E’ il canto del cigno di Utrecht che dopo 14’ di tocchi sapienti esce (le caviglie vanno preservate come cristalli) per lasciare spazio a Gullit, il tulipano nero, come cantano i tifosi rossoneri. Albertini esce tra gli applausi al 32’, la prima minipartita (di 40’) per la cronaca finisce 3-1, ma del risultato non interessa nulla a nessuno. Secondo atto. Che anche se tutti i protagonisti negherebbero persino sotto tortura, per scaramanzia, potrebbe aver rappresentato la prova generale della prossima semifinale di Champions League. Se, come da pronostico, Milan e Barcellona versione 2005-06 elimineranno rispettivamente Lione e Benfica.
Le squadre non si fanno male, per usare un eufemismo. Le geometrie sono discrete, entrambe cercano il predominio nel possesso palla, il comune marchio di fabbrica, l’agonismo però è ridotto ai minimi termini. Gilardino segna, ma è in fuorigioco, e Paparesta non fa sconti. Poi Eto’o viene sgambettato in area da Kaladze: rigore. Il camerunese dal dischetto trafigge Dida, che riesce solo a toccare.
Finisce con il giro di campo di un commosso Demetrio sulle note di "My Way". "Voglio dire che ho avuto una carriera fortunata - ha detto Albertini, microfono in mano al centro del campo di San Siro -, una carriera ricca di successi. Potevo solo sognare un ultimo giorno così, grazie ai miei compagni, ai miei amici, al Milan, al Barcellona, alla mia famiglia, al mio manager, ma insieme ai miei compagni voglio ringraziare quella che persona che ci ha permesso in tutti questi anni di centrare tutti questi successi: il nostro presidente Berlusconi. Grazie a voi, al mio pubblico, al nostro pubblico, alla mia curva, alla nostra curva, vi porterò sempre nel cuore".
dal sito www.tgcom.it
16 marzo 2006
ADDIO ALBERTINI, VINCONO LE STELLE
Eccezionale parata di stelle per l'addio al calcio di Demetrio Albertini a San Siro. A sancire l'epilogo della carriera del "metronomo" la sfida tra Milan e Barcellona, i due club più prestigiosi in cui il centrocampista ha militato. L'affascinante sfida, che ha visto in campo i campioni di oggi e di ieri, si è conclusa sul 3-2 per i rossoneri. In gol, oltre al "festeggiato", che ha sbloccato su punizione, anche Marco Van Basten.
Un'amichevole tra la sua prima squadra e grande amore, il Milan, e l'ultima dove ha militato per mezza stagione l'anno scorso, chiamato da Frank Rijkaard per dare una mano nella conquista della Liga. Mercoledì San Siro ha salutato per l'ultima volta il campione di tante battaglie e trofei, che insieme a Maldini, Costacurta e altri ha scritto le pagine più belle della storia recente del Milan. Una parata di stelle di oggi e di ieri straordinaria ha fatto da cornice all'evento, il cui incasso sarà devoluto interamente in beneficenza. I 35.000 accorsi al Meazza non hanno potuto fare a meno di stropicciarsi gli occhi, vedendo entrare in campo tutti gli indimenticati campioni del passato. Da Baresi a Desailly, da Gullit a Van Basten, da Donadoni a Papin, ecco servito un amarcord senza eguali. Alla fine per questo anomalo Milan-Barcellona hanno giocato tra squadra 1 e squadra 2 quasi in cinquanta. In panchina quattro tecnici per quattro squadre: Fabio Capello (Milan 1), Carlo Ancelotti (Milan 2), Johan Cruyff (Barcellona 1) e Frank Rijkaard (Barcellona 2). A fare da spettatore, in tribuna, il patron Silvio Berlusconi, promotore in prima persona della serata, voluta anche per celebrare al meglio i 20 di presidenza rossonera.
Il Milan in "bianco e nero" ricorda subito di che pasta era fatto: dopo 6’ minuti il festeggiato Albertini sigla il gol del vantaggio su punizione, beffando Zubizarreta. Poi tocca a Marco Van Basten il raddoppio con uno splendido colpo di testa in tuffo. "La testa funziona, ma il corpo ogni tanto no - ha dichiarato il "cigno di Utrecht" -. Giocare è troppo divertente, è la cosa più bella per uno sportivo, ma gli anni contano per tutti. Comunque sono felice di essere qui per Demetrio, lo merita". “Van Basten è stato il migliore che ho allenato – commenta a proposito dell’olandese Arrigo Sacchi – anche se ogni tanto mi faceva arrabbiare. Ho avuto la fortuna di allenare grandi giocatori e quindi ho fatto bella figura anch'io”. “Marco ha conservato tempismo, decisione, coraggio – gli fa eco Fabio Capello - Ha fatto un gol bellissimo, con questi campioni l'età non conta". Un autogol di Nadal, al 32', e il gol di Ezquerro al 40' fissano il risultato della prima mini-sfida sul 3-1. Ma la vera notizia è il ritorno in campo di Paolo Maldini, uno che il pallone d'oro non l'ha "ancora" vinto. Non giocava da tanto il capitano rossonero, è sceso in campo nel Milan del '94, una buona notizia per Ancelotti (in panchina in compagnia di Capello, Cruyff, Rijkaard, Sacchi) che spera presto di averlo di nuovo a disposizione.
Nella ripresa in campo i campioni di oggi, sembrerà strano ma ritmi più bassi, giocatori attenti alle caviglie e a non farsi male, ma anche propensi a regalare spettacolo. Il Barcellona accorcia le distanze con un rigore trasformato da Eto'o, finisce 3-2. Poi i riflettori di San Siro a fine partita si spengono per lasciar posto, in campo, alla celebrazione vera e propria. Di Demetrio e del ventennio. Fuochi d'artificio e gol sul megaschermo e il 'presidente' che applaude convinto, accanto ad Adriano Galliani. Finisce con Albertini che, commosso, saluta e ringrazia il suo pubblico. "Voglio dire che ho avuto una carriera fortunata - dice il centrocampista in lacrime, microfono in mano al centro del campo di San Siro -, una carriera ricca di successi. Potevo solo sognare un ultimo giorno cosi', grazie ai miei compagni, ai miei amici, al Milan, al Barcellona, alla mia famiglia, al mio manager, ma insieme ai miei compagni voglio ringraziare quella che persona che ci ha permesso in tutti questi anni di centrare tutti questi successi: il nostro presidente Berlusconi. Grazie a voi, al mio pubblico, al nostro pubblico, alla mia curva, alla nostra curva, vi portero' sempre nel cuore". Ha vinto una Champions Legaue, una Supercoppa europea, tre Supercoppe italiane, cinque scudetti e una Liga, ha vinto anche nel giorno del suo addio al calcio giocato: la sua festa regala 419.943,00 in beneficenza. Campione in campo, campione fuori, Demetrio Albertini è sempre stato questo. |