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FINALE
18 maggio 1994, Milan vs Barcelona 4-0




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I giocatori del Milan che si riuniscono per festeggiare



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(per gentile concessione di Mauro Busnati)
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Paolo Maldini alza la Coppa



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Adriano Galliani, Mauro Tassotti e Paolo Maldini raggianti:
la quinta Coppa dei Campioni rossonera è stata conquistata



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Tassotti solleva la Coppa dei Campioni al cielo
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Mauro Tassotti con la Coppa dei Campioni



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Daniele Massaro con la Coppa dei Campioni
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Dejan Savicevic festeggia alzando il trofeo



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Filippo Galli portato in trionfo tra gli altri da Carbone e Ielpo
(by Filippo Galli - facebook)
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Dejan Savicevic con la Coppa



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Dejan Savicevic con la Coppa
(per gentile concessione del M.C. Inossidabili)
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Savicevic, Panucci e il Diavolo Rossonero con la Coppa dei Campioni



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Esultanza rossonera



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La festa di Paolo Maldini, con i compagni e con la Coppa



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A sinistra, Boban, Van Basten ed Albertini; a destra Savicevic e Boban con la Coppa



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Tutta la gioia di Demetrio Albertini, alla sua prima vittoria in Coppa dei Campioni



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Marcel Desailly alza il Trofeo e poi, attorniato dai tifosi ad Atene... con la Coppa dei Campioni in testa



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Boban e Albertini a fine partita
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Savicevic e Massaro



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A sinistra, Fabio Capello con Filippo Galli e Marco Van Basten; a destra Capello con Marcel Desailly



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Daniele Massaro con il Diavolo rossonero



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(dal profilo facebook di Filippo Galli)








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Dopo la partita, tifosi rossoneri in aeroporto in attesa di rientrare in Italia



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Il gruppo rossonero con la Coppa
(da "L'Unità")
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Arbertini e Desailly con la Coppa
(da "L'Unità")



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De Napoli, Baresi e Tassotti con la Coppa
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Stefano Nava e Mario Ielpo con la Coppa dei Campioni,
di ritorno da Atene



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Massaro all'aeroporto con la Coppa
(da "L'Unità")



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Tassotti, Capello e Galliani scendono dall'aereo con la Coppa
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(da "L'Unità")



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Due tifosi rossoneri con la Coppa dei Campioni ... in testa
(da "L'Unità")
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I tifosi rossoneri pronti per il ritorno in Italia
che attendono di imbarcarsi in aeroporto



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(da "Amarcord - Il Calcio di una volta" - facebook)
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(da "Forza Milan!" - facebook)
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(da "On This Day" - facebook)



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(da "La Stampa" del 19 maggio 1994) (da "L'Unità" del 19 maggio 1994)



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(da "L'Unità" del 20 maggio 1994)



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La "Gazzetta dello Sport" dell'8 maggio 1994



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La "Gazzetta dello Sport" del 19 maggio 1994

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(dalla "Gazzetta dello Sport", grazie a Matteo Mori)



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(dalla "Gazzetta dello Sport" del 19 maggio 1994)
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Il "Corriere dello Sport" del 19 maggio 1994



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(da "La Stampa", grazie a Stefano Ravaglia)
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(dal "Guerin Sportivo - Special Diavoli in Trionfo" Milan vs Barca 4-0)



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Giornale greco dopo la vittoria del Milan contro il Barcellona
(by Lory Arneodo)
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La copertina de "El Mundo Deportivo"



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La prima pagina de "L’Equipe" dopo Milan vs Barcelona 4-0
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La prima pagina di "AS" del 19 maggio 1994
(dal sito www.1899.it)



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"Forza Milan!" Speciale Coppa dei Campioni, maggio 1994
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Il tabellino della finale di Champions League 1994
(da "Forza Milan!")



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Il gagliardetto della finale di Atene



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Il gagliardetto della finale di Atene
(by Luigi La Rocca)
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Un altro gagliardetto della finale di Champions League 1993-94
(dalla mostra "Milan, 110 e lode!", Palazzo Bagatti-Valsecchi
Milano, dicembre 2009 - gennaio 2010)



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Il gagliardetto della partita
(per gentile concessione di Roberto Pengo)
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Il gagliardetto della partita
(by by Luca Colombo - facebook)



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Sciarpa della partita
(by Dimitrios Kontomarkos)




DAL DIARIO DI UN TIFOSO...IO C'ERO (by Pino Russo - Novara)

18.05.1994 - MILAN VS BARCELLONA 4-0, Finale di Coppa dei Campioni

Come ogni 18 maggio, da quando sono su FB,non posso non ricordare un aneddoto di quella fantastica serata...... All ingresso del settore alcuni dei nostri ( BRIGATE) vengono sgamati con torce nascoste nei pantaloni...vengono arrestati e portati nelle gabbie situate nei sotterranei dello Stadio....io e altri 5 componenti del gruppo tra cui Pierpaolo Quadu mitico Iappo.....e Roby Ybor in arte Sem...al termine dell' incontro, anziché festeggiare la vittoria,ci rechiamo verso gli spogliatoi del Milan ove era in corso la festa...chiediamo di parlare con Umberto Gandini il quale senza esitare ci viene incontro....gli spieghiamo che alcuni dei nostri rischiano l arresto in attesa di processo x 2 torce del cazzo....lui ci chiede di seguirlo ed attraversando il campo di gioco ci rechiamo laddove sono trattenuti i nostri ragazzi Simone Puricelli ..e Marco Hakkinen Desio.. .in un paio di minuti il grande Gandini riesce a convincere le autorità a rilasciare gli stessi ( e con loro anche alcuni ultras spagnoli)..dando come spiegazione convincente di una possibile guerriglia nostra,con conseguente blocco aeroportuale sino a rilascio di tutti i ragazzi... Anche questo è ricordato come 18 Maggio. Anche questa è storia. (Pino Russo, Novara)



dal sito www.repubblica.it
28 aprile 1994 - pagina 23 - Sezione Sport - di Licia Granello


SENZA DIFESA CONTRO IL BARCELLONA
MILANO - Una finale complicata, difficile, ancora prima di prepararla. Il Milan va ad Atene spolpato dei suoi centrali difensivi, come dire metà della difesa-monstre su cui Capello ha costruito il suo terzo scudetto. Peggio, manca all'appello della gara più importante dell'anno la coppia di difensori migliore del mondo. Nelle parole della vigilia, Capello aveva già tutto previsto e paventato: una partita secca, la semifinale unica, senza possibilità di gestire nulla e nessuno, tra giocatori e risultato, era un percorso a rischio obbligato. Il Monaco bello e leggero (mai un raddoppio, mai un anticipo a bulloni spianati) ha dato pochi grattacapi ai magnifici quattro: merito supplementare a Desailly, diga contro cui squassarsi inutilmente, prima a centrocampo e poi, dopo l'espulsione di Costacurta, come centrale di fianco a Baresi. Il primo fallo di Costacurta, quello dell'ammonizione, era esattamente il tipo di intervento che ci si permette quando la fedina calcistica è intonsa: fallo da dietro, un passo oltre la metà campo, più inutile che tattico. Poi è arrivato il secondo, ancora su Klinsmann, e l'espulsione: due minuti prima, Heynemann aveva ammonito Baresi, sancendo la sua condanna alla tribuna di Atene. Capello ha subito fatto alzare Filippo Galli, che Berlusconi considera inserito a pieno titolo nel miglior Milan di tutti i tempi. Il tempo di una velocissima riflessione, poi lo stopper è stato richiamato in panchina e Capello ha cominciato a elaborare in assoluta emergenza una soluzione possibile per l'appuntamento del 18 maggio, con Desailly centrale al posto di Costacurta, in questo caso di fianco a Baresi. Il ghanese ha ritrovato, così, compiti e cadenze della scorsa stagione, quando giocava in coppia con Boli a Marsiglia. Èandato benissimo. Alcuni interventi rudi e duri, anticipi rapaci, nemmeno un fallo cattivo, l'impressione di un rugbista felicemente prestato al calcio: palla riconquistata e un attimo dopo, faccia al vento e corsa possente per riproporre l'azione. Questo potrebbe richiedergli Capello ad Atene. Accanto a lui potrebbe esserci Galli. La soluzione Galli-Desailly ha un punto interrogativo (Galli quest'anno ha giocato pochissimo), ma un merito evidente, quello di non toccare uomini e compiti sulle fasce, Tassotti e Maldini. Ieri sera, i piccoli rischi corsi da Baresi e compagni sono arrivati in buona parte dall'out sinistro, quello presidiato da Panucci, che continua a patire il lento apprendistato alla zona. Se invece l'opzione-Panucci convince Capello, ecco affacciarsi l'ipotesi di Maldini centrale. Galli rischia di restare in panchina nella partita che ruolo e anzianità gli dovrebbero consegnare nel ruolo di titolare sul classico piatto d'argento.
È lo stesso Capello, dopo il fischio finale di Heynemann a confermare il dubbio: "Ho tre settimane di tempo per decidere, ma la soluzione più probabile oggi è quella con Desailly dietro, insieme con Maldini". In questo caso, Boban tornerebbe a fare il centrocampista interno con Albertini: il tutto per chiudere al massimo gli spazi centrali a Romario, mentre Stoichkov sarebbe affidato alle cure di Tassotti (se Cruyff lo riproporrà nella stessa versione di Montercarlo), altrimenti i possibili guai sono tutti a carico della fascia sinistra e segnatamente di Panucci. Altra domanda con alcune risposte possibili: come strutturare il centrocampo esterno, questione non oziosa visto che le azioni del Barcellona hanno storie rapidissime e vistosamente ancorate ai movimenti dei centrocampisti, assistiti da Koeman. A destra potrebbe stare Donadoni e Massaro opposto a lui, con Savicevic e Simone pronti a far sedere i difensori del Barca, bravi ma lenti. Altrimenti, entrano in ballottaggio Eranio (se recupera), Lentini, Carbone, Orlando. Se vale la prima possibilità, Massaro dovrà cantare e portar la croce, ma il ragazzo è storicamente abituato a correre per due...




dal sito www.repubblica.it
12 maggio 1994 - pagina 28 - Sezione Sport


MILAN VERSO ATENE BOBAN, È STIRAMENTO: RECUPERO DIFFICILE
MILANO - È un Milan pieno di problemi quello che si avvia ad affrontare il Barcellona nella finale di Coppa dei Campioni di mercoledì prossimo. La sconfitta in amichevole con la Fiorentina, oltre a evidenziare le lacune di una difesa priva di Costacurta e Baresi (squalificati in Europa), ha aggiunto un nome alla già lunga lista degli infortunati di questa stagione: Boban, vittima di uno stiramento al ginocchio destro operato quest'anno, è stato sottoposto ieri sera a un'ecografia che ha confermato la diagnosi; il suo recupero per la partita di Atene non è ancora escluso, ma è molto difficile. Capello sarà in ogni caso costretto a rivoluzionare la formazione: la prova poco confortante di Tassotti e Desailly come difensori centrali in sostituzione degli squalificati Baresi e Costacurta lo avrebbe indotto a scegliere la coppia Galli-Maldini. "Maldini è insostituibile al centro per la sua velocità - spiega l'allenatore -; se Galli, che è acciaccato, recupera, sarà lui ad affiancarlo".
Del Barcellona spaventano soprattutto lo scatto e la potenza di Stoichkov e Romario. Completeranno la retroguardia, sulle due fasce, Tassotti e Panucci. A centrocampo Desailly e Albertini saranno schierati da centrali e Donadoni occuperà la fascia sinistra. Per quella destra sono in ballottaggio Carbone e Massaro, che è il favorito e arretrando lascerebbe spazio in attacco a Simone accanto a Savicevic.




dal sito www.repubblica.it
16 maggio 1994 - pagina 43 - Sezione Sport


"CARO MILAN, FAI BENE A TREMARE"
BARCELLONA - Il quarto incredibile scudetto agguantato rocambolescamente all'ultimo minuto lo ha stremato: "Dovrei esserci abituato, perché sono ormai tre anni di seguito che siamo costretti allo sprint". Ci sono emozioni che non si dominano mai, aggiunge il taumaturgo del Barcellona, al secolo Johann Cruyff "l'esorcista". Ha parole di pietà per lo slavo Djukic, il libero del Deportivo che si è fatto parare il fatale rigore: "Sentiva addosso il peso di tutta una città, della Galizia intera: gli 11 metri erano per lui 110". Adesso tocca al Milan, dice. Prenota la seconda Coppa dei Campioni per questo "suo" tenace Barcellona dei miracoli, dimentica l'atavica tradizionale cautela olandese: "Stiamo attraversando un grande momento, ci sentiamo i più forti. Se poi devo considerare il fatto che al Milan mancheranno due giocatori insostituibili come Baresi e Costacurta, allora capisco perché Capello e i suoi abbiano paura e non si sentano tranquilli, con gli attaccanti che ci ritroviamo, gente capace di segnare 92 gol in 38 partite di Liga". Il pragmatico allenatore olandese motiva tanto ottimismo snocciolando queste cifre.
Dietro i numeri, spiega, c'è una realtà ben concreta. La realtà di una squadra determinata e motivata. Ad Atene, però, il Barcellona giocherà senza Laudrup ed il Milan non è il Deportivo La Coruna. Men che meno il Siviglia di sabato sera, un colabrodo in difesa: "Che scoperta! Lo so che il Milan è un'altra cosa. Tuttavia, da quando abbiamo perso 6-3 col Saragozza noi abbiamo infilato ventitré risultati utili consecutivi, tra Coppe e campionato, pareggiando soltanto due volte. Abbiamo conquistato 28 dei 30 punti a disposizione, dopo quella sconfitta. Non vedo proprio perché dovremmo perdere l'ultima partita della stagione". Sarà. Ma lo scaramantico Cruyff ha intanto scelto l'albergo della squadra, per Atene: a 40 chilometri dalla città. Lo stesso che lo ospitò, da giocatore, con la maglia dell'Ajax: "Allora, vincemmo". Appunto.




dal sito www.repubblica.it
17 maggio 1994 - pagina 23 - Sezione Sport - di Lucia Granello


MILAN, ISTRUZIONI PER L'EUROPA
Revocato lo sciopero all'aeroporto greco 30.000 TIFOSI DALL'ITALIA ATENE - Èrientrato lo sciopero dei controllori di volo greci, che minacciava la partenza dei 138 voli charter (70 spagnoli e 68 italiani) in arrivo sulle due piste dell'aeroporto di Atene tra oggi e domani. Ieri pomeriggio anche il Milan ha pagato con un piccolo contrattempo le conseguenze dell'agitazione sindacale, che ha messo in allarme soprattutto i 30 mila tifosi milanisti e i 20 mila catalani. Quanto ai giocatori, Boban proprio ieri ha avuto la certezza di poter giocare la prima finale di Coppa dei Campioni della sua carriera. "Se sarò in campo è perché sono al cento per cento, il mio infortunio era roba da poco. Per me è la partita della vita, l'anno scorso mi ero infortunato proprio la mattina della finale. Darei il premio partita per vincere". Promessa incauta, visto che il premio in questione è di 300 milioni a testa, come quello incassato per lo scudetto.




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18 maggio 1994 - pagina 38 - Sezione Sport


CAPELLO: "IL VANTAGGIO DI PARTIRE BATTUTI"
ATENE - Una vigilia faticosa, tesa più di quanto dovrebbe e potrebbe essere, un'attesa di Coppa. Troppe domande, troppi riferimenti, troppi i dubbi avanzati, in conferenza stampa, anche per un allenatore navigato come Fabio Capello. A cominciare dall'incertezza Boban. "Nell'ultimo allenamento a Milanello mi era piaciuto molto, e invece qui non so, l'ho guardato con attenzione nell'allenamento di rifinitura, non so. Ho bisogno di parlargli ancora, di sentirlo dire che è al 100%, che nella partitella ha fatto apposta a fare con calma. Altrimenti gioca Laudrup. Dove? A destra o a sinistra, lui e Donadoni possono scambiarsi senza difficoltà". Nessun rinforzo alla fascia sinistra, quella dove Panucci troverà Stoichkov? "Perché dovrei, poi magari lui cambia e va dall'altra parte, dove c'è Tassotti. E poi non è vero che quest'anno Tassotti è stato preferito a Panucci: semplicemente, ho scelto a seconda degli avversari". Questo Barcellona merita attenzioni tattiche particolari? "Non vedo perché dovremmo. Se il Milan è arrivato fin qui, lo deve alla sua filosofia di gioco. Rispettiamo il Barcellona, ma dobbiamo giocare da Milan, senza adattamenti". Che differenze, dalla vigilia di Milan-Marsiglia? "Quest'anno sono più tranquillo, perché so bene chi scenderà in campo, mentre l'anno scorso sono stato in dubbio fino all'ultimo momento". Vi pesa partire sfavoriti? "Per noi è un grande vantaggio psicologico, vuol dire che tireremo fuori le unghie. Il Milan dovrà essere cattivo". In compenso, ci saranno più tifosi milanisti che catalani. "In campo ci vanno i giocatori, non il pubblico". Farete il fuorigioco? "Di questo parlerò con i giocatori, nello spogliatoio. Non mi sembra il caso di mettere certe cose in piazza, pubblicamente". Cosa succederà in caso di sconfitta? "Il lavoro di un allenatore non va giudicato solo per le finali vinte o perse".




dal sito www.repubblica.it
18 maggio 1994 - pagina 38 - Sezione Sport


BERLUSCONI: "ABITUATI A VINCERE"
ATENE - Stamattina telefonerà a Capello per il messaggio alla squadra, ieri Berlusconi si è limitato ad una frase, prima di entrare in aula a Palazzo Madama: 'Abbiamo l'abitudine di vincere... Speriamo di non perderè. Le cariche ricoperte da Berlusconi, presidente del Consiglio e presidente del Milan, sarebbero incompatibili. Lo sostiene, in una lettera inviata al presidente delle giunta delle elezioni della camera dei deputati, il giornalista Renato Corsini, noto per i suoi continui esposti contro i dirigenti sportivi. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, tifoso milanista, ha annullato ieri la sua richiesta di biglietti per la finale. Saranno invece presenti il presidente della Federcalcio Matarrese, della Lega Nizzola e della Fininvest Confalonieri. Quest'ultimo giungerà ad Atene con l'aereo personale di Berlusconi insieme a Paolo, il fratello del presidente del Consiglio, grazie ad un permesso delle autorità aeroportuali greche. Continuano, infatti, i disagi allo scalo della capitale (oggi c'è il rischio di soppressione per alcuni voli, anche da Milano) A scopo scaramantico il Milan giocherà con una maglia studiata appositamente per la circostanza: bianca, con calzoncini e calzettoni bianchi e colletto rossonero. Èla stessa delle finali di Coppa dei Campioni vinte a Wembley nel '63, a Barcellona nell'88 e a Vienna nell'89. Èprevista la presenza di 58 mila spettatori (la capienza dello stadio di Atene è di 73 mila), così ripartiti: 28 mila milanisti, 15 mila catalani e altrettanti greci. Gli italiani si sistemeranno nella curva nord, gli spagnoli a sud, gli ateniesi in mezzo. L'incasso previsto è di un miliardo e mezzo di lire. Al Milan spetterà il 25 per cento. Sommata al 15 per cento dei due miliardi e mezzo di diritti televisivi, la cifra equivale a quella che il Milan incasserebbe per un'amichevole ben sponsorizzata. Per la partita il servizio d'ordine impegnerà ottomila poliziotti, 1500 del quali saranno allo stadio, cinque elicotteri perlustreranno inoltre la città. Il giocatore milanista più rilassato è Albertini. Trascinato da Savicevic davanti ai microfoni della televisione serba, lo ha gelato con una battutaccia: "A Dejan consiglio di segnare almeno un gol, quest'anno ne ho fatti più io di lui". Savicevic, indicato dai giornali greci e spagnoli come il possibile uomo-partita, si è allontanato rabbuiato.




dal sito www.gazzetta.it
18 maggio 1994 - di Germano Bovolenta


CAPOLAVORO MILAN. DREAM TEAM K.O.
Le grandi finali di Champions: nel 1994 rossoneri perfetti ad Atene il 18 maggio. Il genio Savicevic, Massaro e Desailly annientano il Barcellona dello "spaccone" Cruijff, dato da tutti per favorito. Per Capello accoppiata coppa-scudetto
ATENE - Il Milan travolge il grande Barcellona di Johan Cruijff e vince la quinta coppa dei Campioni. Quattro a zero, la perfezione. Fabio Capello, senza Baresi e Costacurta squalificati, conquista il suo primo trofeo internazionale e fa l'accoppiata coppa-scudetto. Èla vittoria più sontuosa e inattesa. Il portiere basco, Andoni Zubizarreta, il giorno dopo dice: "Fino a quella partita io pensavo che la mia vita fosse segnata in un certo modo. Invece è cambiata in una notte". Gliela cambiano i gol di Massaro, la palombella di Savicevic, la potenza di Desailly. Sfida emozionante, fantastica, da brividi.
SUPERIORE - Il Barcellona è super favorito, ma il Milan fa tutto meglio. Pressing, movimento negli spazi con palla e senza. Èspaventosamente superiore all'avversario, la squadra in quel momento più forte del mondo. Il 4-0 è pazzesco ma non eccessivo. Rispecchia "fedelmente" l'atteggiamento e i valori espressi dal confronto.
STORIA - La Gazzetta titola in prima pagina: Milan campionissimo. Due grandi foto: l'espressione sgomenta di Cruijff, il sorriso del capitano Tassotti (manca Baresi in ritiro con la nazionale di Arrigo Sacchi) che alza la coppa. Il direttore Candido Cannavò scrive: "Una serata di quelle destinate ad attraversare la storia chissà per quanto tempo".
Lodovico Maradei, storica prima firma, celebra l'opera di Fabio Capello ("Un capolavoro") ed esalta la fantasia di Dejan Savicevic ("Un vero genio del calcio"). La vigilia è molto tesa e squilibrata. Il Milan è nettamente sfavorito e il pessimismo (il gruppo non sta benissimo, manca la super-coppia centrale della difesa) dilaga. E c'è quel Cruijff che provoca (e offende), dalla Spagna e al suo arrivo ad Atene. Dice, l'allenatore del Barça: "I tifosi del Milan si godano questo Barcellona, agli italiani non capita tutte le settimane di vedere una squadra che gioca bene come la nostra. Signori, il mondo ha bisogno del nostro spettacolo". Poi: "Ditemi, come posso perdere questa coppa? Èimpossibile". E, in delirio di onnipotenza: "Dio è mio amico, ai ragazzi dirò soltanto una cosa: divertitevi".
DIO DEL CALCIO - I giornali spagnoli, e anche qualche italiano, salutano così lo sbarco di Cruijff ad Atene: "Èarrivato il dio del calcio ed è salito direttamente sull'Olimpo". Clima rossonero un po'mesto: il Barcellona sulla carta (e a parole) è troppo forte e troppo favorito. Ma Fabio Capello si liscia il mascellone volitivo: "Il Milan dovrà fare il Milan. Io ho fiducia, questa squadra nei momenti importanti non tradisce". Silvio Berlusconi, per la prima volta capo del Governo, alcuni giorni prima aveva detto a Savicevic: "Senti, sono due anni che ti difendo. Se sei un Genio dimostralo". Savicevic ricorda bene, ricorda tutto: "Quelli del Barcellona hanno fatto gli spacconi. Prima della partita ci hanno presi in giro: 'Non possiamo perdere contro questi, sono troppo scarsi. Vinciamo minimo cinque, sei a zero, non ci sarà partita'. Invece...". Invece StraMilan in tutto. Notte veramente magica, formidabili tutti, voti altissimi. Albertini annulla Guardiola, Romario non vede palla. Trionfo dei trionfi nella finale più spettacolare della storia rossonera. E Cruijff? Prima fa l'amaro: "Ci siamo resi ridicoli agli occhi del mondo". Poi si consola: "Il calcio italiano non ci è fatto affatto superiore, due anni fa avevamo battuto la Sampdoria".




dal sito www.repubblica.it
19 maggio 1994 - pagina 41 - Sezione Sport


CRUIJFF SCONFORTATO
ATENE - "Zubizarreta". "Bien!". "Ferrer". "Bien!". "Guardiola". "Bien!". Il rituale del Barcellona, la squadra che ripete in coro la formazione e la fa seguire da un grido beneaugurante, stavolta non ha funzionato. Il primo ad accorgersi che sarebbe finita male è stato il sindaco della città catalana, Pasqual Maragall. In tribuna, dopo il primo gol del Milan, si è passato una mano sulla testa e ha sussurrato al suo vicino, il presidente del Cio, il catalano Juan Antonio Samaranch, che non c'erano più speranze. "Il Milan merita il successo, ha bloccato i nostri punti di forza", ha commentato nell'intervallo dando per scontata la sconfitta degli spagnoli. Cruyff ha vissuto la sconfitta come un dramma personale: aveva infarcito la vigilia di dichiarazioni polemiche nei confronti del Milan, accusandolo di difensivismo. Ha dovuto ricredersi a sue spese e la batosta è stata così cocente che l'ex fuoriclasse dell'Olanda faticava addirittura a commentarla. "Il Milan ha vinto tutti i duelli, uno contro uno, il Barcellona è sempre stato costretto ad inseguire la palla. Non siamo abituati a questo tipo di gioco e ne abbiamo pagate le conseguenze".
Capello più bravo di Sacchi? Cruyff probabilmente dopo la partita lo pensava, ma non ha voluto fare marcia indietro. "Ripeto che il Milan è stato più bravo a far circolare la palla, è stato migliore di noi. I problemi bisogna cercare di risolverli prima della partita, durante diventa molto più difficile. Èstato logico che sia finita così". Èstato logico che il Barcellona di Cruyff abbia lasciato lo stadio di Atene con un fardello così pesante.




dal sito www.repubblica.it
19 maggio 1994 - pagina 7 - di Carlo Brambilla


NEI CORTEI DI MILANO C'ERANO ANCHE I TIFOSI DI SINISTRA...
MILANO - Il milanista Enzo Jannacci e i suoi più intimi amici esplodono in un boato da stadio al fischio che segna la fine di questa leggendaria partita. Si abbracciano, urlano, cantano, stappano bottiglie di champagne. Si sono radunati tutti ieri sera davanti al megaschermo che trasmette la partita al "Bolgia umana", il nuovo locale notturno che Jannacci ha aperto a due passi da piazza del Duomo. Fuori, per strada, è già cominciato il carosello dei tifosi, l'ingorgo delle auto degli sbandieratori rossoneri, i clacson all'impazzata, i botti, le sirene. Eppure nel cuore del cuore di Jannacci l'immensa gioia è rovinata da qualcosa. "Sono molto felice per il Milan - sussurra - però mi dà fastidio che a vincere sia sempre lui: il solito Berlusconi". Ma questo non è il momento dei tristi pensieri. La festa impazza. E Jannacci sbotta: "Il Milan resta il Milan. Se il cavaliere si mette a fare il vino non posso mica smettere di bere il vino". Vicino a Jannacci c'è Andrea Bove, 33 anni, milanista calabrese, cabarettista emergente, con nessuna simpatia per Berlusconi: "Stasera sono pazzo di gioia e non mi piace mescolare calcio e politica. Adesso tutto deve essere per forza di destra o di sinistra, anche per noi comici, ma non è giusto. Esiste anche una comicità di centro che fa ridere e basta. E il buon calcio del Milan è buon calcio e basta". Per il milanista Oreste Del Buono i sentimenti si mescolano: "Sono naturalmente contento che il Milan abbia vinto, ma lo sarei stato anche se avesse perso, consolandomi con la sconfitta di Berlusconi. Una strana partita, insomma, che in ogni caso mi avrebbe lasciato un po'contento e un po'infelice". Ah quanto dolorose sono state ieri le contraddizioni del milanista di sinistra, combattuto fino all'ultimo tra la speranza che la squadra del cuore trionfasse e il desiderio profondo che Berlusconi e la sua maledetta metafora calcistica subissero, almeno sul campo di pallone, una prima sonora sconfitta. "Non diciamo stupidaggini e non ritiriamo fuori la storia secondo cui il Milan sarebbe di destra - sbotta Umberto Gay, milanista sfegatato e capogruppo di Rifondazione Comunista al comune di Milano -. Il Milan, storica squadra, fondata nel 1899, resta, i presidenti passano. Mi sono appena comprato una nuova sciarpa rossonera che sfoggerò domani, senza esitazioni. Quanto a Berlusconi non credo proprio che la sua immagine calcistica sia stata importante per il suo successo politico. Mi sento di attaccarlo su tutto, ma non sul Milan". Il giovane editore Carlo Feltrinelli, juventino di sinistra, ieri sera non era molto di buon umore. Ha guardato la partita nella sua casa di Corso di Porta Ticinese tifando apertamente per il Barcellona.
Con una giustificazione cultural-sportiva: "L'ho fatto per amicizia con lo scrittore Montalban". E Montalban proprio ieri ad Atene aveva spiegato: "Grazie al calcio e alla tivù Berlusconi ha fondato un partito politico, il Barcellona invece rappresenta un simbolo nazionale che sta al di sopra dei partiti, quasi una forma di contropotere". Non erano pochi ieri sera i tifosi lombardi che esultavano ad ogni azione del Barcellona. E non c'erano solo gli interisti invidiosi o gli antiberlusconiani viscerali. Per sentire urlare "Forza Barca" a Berlusconi sarebbe bastato affacciarsi alla finestra della sua villa di Macherio. Proprio lì, ironia della sorte, il signor Luigi Colombo, 53 anni, vicino di casa del Presidente del Consiglio, ha fondato nell'81 il Barcellona Club Macherio. "Nulla di personale contro Berlusconi - tiene a precisare Colombo, che ha già raccolto più di un centinaio di iscritti. - Nessuna provocazione. Nel '78 sono andato in vacanza con la famiglia e gli amici a Barcellona. Abbiamo conosciuto quella splendida squadra e ci siamo innamorati. Così con 25 soci abbiamo fondato il primo Penya Barcelonista Milano Brianza, registrato con atto notarile e con tanto di autorizzazione della Guardia Civil". Brutta serata per loro. A festeggiare, invece, segno che politica e calcio sono ormai intimamente legati tra loro, c'erano molti Club di Forza Italia dove tutti, inutile dirlo, sono milanisti.




dal sito www.repubblica.it
20 maggio 1994 - pagina 28 - Sezione Sport


ATENE - MILANO, L'ODISSEA DEI TIFOSI
ATENE - La grande festa del tifo è finita sull'aereo. Il rientro verso Milano si è presto trasformato in un incubo. Ritardi spaventosi, fino a dodici ore. Passeggeri ricoverati in ospedale. Migliaia di persone bloccate per ore sugli aerei fermi sulla pista, con il sole che batte a 36. Nei due aeroporti di Atene, quello internazionale adibito a "rampa di lancio" per il rientro dei tifosi italiani, e quello nazionale riservato ai charter diretti verso Barcellona, uno sciopero bianco dei controllori di volo ha rallentato incredibilmente le operazioni di una giornata già caotica in partenza. L'Alitalia comunque indica anche la torre di controllo di Brindisi come responsabile dei disagi: avrebbe concesso il sorvolo nella sua zona aerea con gravi ritardi. Per riportare a casa migliaia di tifosi (solo i milanisti erano trentamila) erano stati organizzati circa duecento voli charter per l'Italia e cento per la Spagna. Già il Milan, che aveva programmato la partenza per la prima mattina, ha inaugurato la drammatica sequenza di ritardi. Che piano piano si sarebbero dilatati, partendo da quella prima ora persa dagli uomini della Coppa. Quando si stacca da terra l'aereo che trasporta Savicevic e Massaro, sono le 10,35 italiane. Quando alla Malpensa Mauro Tassotti appare sulla scaletta dell'aereo alzando la Coppa, un'ora di ritardo è già scattata e ad Atene si sta scatenando il finimondo. Una lunghissima, angosciosa, claustrofobica attesa costringe migliaia di persone per ore dentro agli aerei o alle sale d'aspetto. Più volte la polizia ellenica deve intervenire di fronte alla reazione esasperata di tifosi reduci da una notte di festa. Non è stata una notte di follia, tra piazza Syndagma e piazza Omonia si è cantato, ballato, sventolato bandiere. I contrasti coi sostenitori del Barcellona sono stati ridotti al minimo. Sembrava un momento di gioia, ma la trasferta si è chiusa con il ricovero di quattro passeggeri in un ospedale ateniese. Malessere, collasso: non ce l'hanno fatta a sopportare dalle sei alle dodici ore di attesa. Nella notte è continuato il collegamento tra Milano e Atene, favorito dalla minore intensità dei voli di linea: gli ultimi 140 milanisti sono rientrati questa mattina alle cinque. Diverso ma ugualmente angoscioso il ritorno dei giocatori del Barcellona. La direzione dell'aeroporto El Prat, nel capoluogo catalano, ha preferito fare atterrare l'aereo nella zona merci: ai giocatori è stata risparmiata la reazione dei tifosi. Probabilmente sarebbe stata pesante. La squadra ha così lasciato l'aeroporto a bordo di tre pullman scortati dalla polizia "in modo da escludere qualsiasi contatto con il pubblico". Ricoverato il padre di Koeman - Verso la fine del primo tempo della finale di Coppa dei Campioni, mentre Massaro segnava il secondo gol, il padre di Ronald Koeman, libero del Barcellona, è stato trasportato all'ospedale "Evanghelismos" di Atene per collasso cardiaco.



da "La Voce"
19 maggio 1994 - di Gigi Garanzini


Le pagelle: il francese inarrivabile
DESAILLY UN GIGANTE, KOEMAN UN DISASTRO

ATENE – Queste le pagelle della 39ª finale di coppa Campioni.
MILAN – Rossi:s.v. Si era preparato agli straordinari, ha passato una serata da turista. Tassotti:8. In teoria avrebbe dovuto soffrire le sovrapposizioni. In realtà ha scherzato, in piena souplesse. Panucci:8. Nessun problema dal fantasma di Stoichkov. E qualche brillante iniziativa in attacco con un gol che non era da annullare. Albertini:8. Sicuro padrone del gioco, autore di buone verticalizzazioni. Se vale 10 miliardi Guardiola, quanti ne vale lui? Galli:8. Non un errore, un'incertezza, una sbavatura. Perfetto, come se lì in mezzo ci fosse sempre stato. Maldini:8. Peccato per quel dribling di troppo alla fine che gli è costato una brutta pedata. Forse l'ha tentato per sudare un po' e farsi venir voglia di doccia. Donadoni:8,5. Quello di una volta, capace di tamponare a metà campo e poi di driblare e crossare palloni d'oro dal fondo. Decisivo. Desailly:9. Il migliore in assoluto. Quello che ha dato fiducia all'inizio e ha sradicato palloni fino all'ultimo. Il gol conclusivo rende onore al merito di un giocatore fondamentale. Boban:8. Nessun errore, né con la palla né senza. Savicevic:8,5. Decisivo, finalmente. L'assist del primo gol e il terzo firmato di persona. E tante giocate di qualità al centrocampo che hanno prima sconcertato e poi rincoglionito gli spagnoli. Massaro:8,5. Un gol da opportunista, uno da grande attaccante. Se sopravvive fino a metà giugno i Mondiali non può che giocarli lui.
BARCELLONA – Zubizarreta:5. Non poteva far molto. Ma nel terzo gol ci ha messo del suo. Ferrer:5. Non ha colpe specifiche, ma si è visto di meglio. Guardiola:4. Era il contraltare di Desailly, a distanza. Una pulce contro un elefante. Koeman:4. Ridicolo. Lui e l'allenatore che non gli fa la gabbia protettiva intorno. Nadal:5. Uno dei meno peggio. Bakero:5. Lui ci ha provato almeno, prima a giocare, poi a menare. Sergi:5. Mai visto, se non quando i milanisti lo infilavano da ogni dove. Stoichkov:4. Uno di quelli che si erano scaricati a parole, pensando che il Milan fosse il Siviglia. Amor:5. In minoranza nel suo settore, poteva farci poco. Romario:4. Un guizzo nel primo tempo, poco per un fuoriclasse. Beguiristain:4. La trovata di Cruyff dell'ultima ora. Mai presa, mai vista.
Arbitro Don:5. Il gol di Panucci non era da annullare, quello di Savicevic era viziato da un fallo di partenza. Nadal era da espellere, Bakero invece pure. Se la partita fosse stata tirata, chissà cosa sarebbe riuscito a combinare.



da "La Voce"
19 maggio 1994 - di Gigi Garanzini


Ad Atene trionfale conclusione del torneo per la squadra italiana al suo quinto titolo continentale
UNA GIOIOSA MACCHINA DA COPPA - Il Milan schianta il Barcellona che a parole aveva già vinto

ATENE – Gliene hanno dati quattro, perché ad un certo punto si sono fermati. Hanno pensato a portare a casa le gambe – tutti meno Maldini, azzoppato di brutto – anziché infierire su di una squadra cui già avevano impartito una lezione di calcio memorabile. Superiori in tutto, una gioiosa macchina da football contro i soliti disorganizzati e velleitari convinti, chissà perché e chissà da chi, di poter vincere, anzi di aver già vinto contro un Milan che potrebbe insegnar loro come si sta in campo, come si protegge la difesa, come si riconquista palla e come si buca una retroguardia da torneo aziendale. Dopo di che, ciliegina sulla torta, alla lezione pratica potrebbe farne seguire una di teoria. Ricorrendo ad un antico proverbio spagnolo, ignoto forse a Cruyff e ai suoi «la palabra es de plata, ma el silencio es de auro». Erano bastati pochi minuti per verificare sul campo quanto ci eravamo permessi di azzardare alla vigilia. E cioè, per quanto capace di giocare un gran calcio, una squadra con le lacune difensive del Barcellona non può essere considerata favorita netta, come si pretendeva, contro un avversario organizzato, concreto, intelligente come il Milan. Tessevano la loro brava tela, gli azul-grana, facendo correre la palla rasoterra. Ma di fronte non c'erano i pellegrini cui sono abituati dalle parti loro, c'erano invece Desailly, Donadoni, Massaro, Boban, gente capace di intuire le intenzioni, di strappar palla. E ci voleva subito un riflesso condizionato dal guardalinee, al 9°, per impedire al Milan di colpire a freddo. Sulla ribattuta di Boban in area, dopo respinta di Nadal, c'era Desailly in fuorigioco un attimo prima che Panucci schiacciasse in gol. Ma era evidente da parte del francese il movimento all'indietro e la non-volontà di partecipare all'azione. Ma il Milan non si smontava. Girata di Massaro parata, tentativo di Donadoni contrato e poi, al 22°, il gol. Spunto di Savicevic a destra, difesa tagliata a fettine, assist a seguire oltre il secondo palo, Massaro solo e gol nella rete sguarnita. Con Baresi e Costacurta, a quel punto, la coppa sarebbe stata in cassaforte. Ma anche così diventava dura per il Barça. Perché nemmeno Galli e Maldini fallivano un colpo e dieci metri davanti a loro Desailly organizzava la resistenza, casomai gli spagnoli alle parole della vigilia si decidessero a dar seguito ai fatti. Macché, giusto un tentativo di Romario, un affondo di Stoichkov, solletico per Rossi che si permetteva anche un po' di scena per far recapitare al bulgaro un cartellino giallo. C'era solo il Milan in campo, lo avrebbe capito anche un bambino. Non lo capiva invece il Barcellona, che anziché proteggere lo 0 a 1 sino al riposo continuava a ruminare il suo calcetto velleitario, tipico di chi aveva messo in preventivo una passeggiata e si ritrovava alle prese con un sesto grado. Così il Milan piazzava, a tempo scaduto, il colpo del k.o. Donadoni da sinistra saltava Ferrer come un birillo, avanzava lungo la linea di fondo e centrava su Massaro. Girata al volo di sinistro nell'angolo lontano, da manuale. Il 3 a 0 subito in avvio di ripresa. Forse un mezzo fallo di Savicevic su Nadal, che si fermava. Lo slavo invece tirava diritto, scorgeva Zubizarreta fuori porta e lo gelava con un lungo pallonetto nell'angolo lontano. Coppa in bacheca, accenno di melina del Milan e pedate a volontà degli spagnoli con una raffica di cartellini. Ma eran dettagli ormai. Di fronte ad un Barcellona scoppiato come un palloncino di sagra paesana, il Milan ormai scherzava. E mentre i trentamila e passa milanisti giunti fino qui ad Atene intonavano «Fabio-Fabio» arrivava anche il 4 a 0, firmato subito dopo un palo di Savicevic da Marcel Desailly. Il giocatore che più di ogni altro se l'era meritato. Un trionfo. O, se preferite, una mattanza.



da "La Voce"
19 maggio 1994 - di Gigi Garanzini


Negli spogliatoi la felicità del tecnico milanista contrasta col silenzio di Cruyff
LA RIVINCITA DI FABIO MASSIMO - «Una partita preparata e disputata in modo perfetto»

ATENE – Un trionfo per tutti, un trionfo doppio per Fabio Capello, finalmente vittorioso anche in Coppa. Gli era sfuggita due volte quella dei Campioni, nel'73 a Belgrado da calciatore – della Juventus – contro l'Ajax, un anno fa a Monaco contro il Marsiglia. Ma allora sulla panchina a fianco c'era Raymond Goethals, maestro di tattica che aveva saputo imbrigliare il gioco del Milan. Stasera c'era un profeta del calcio-spettacolo che ha creduto di poter imporre al Milan la propria (presunta) superiorità. Ed ha subito la più importante sconfitta della sua carriera di allenatore. «Sapevamo tutti gli uni degli altri – dice Capello raggiante – punti di forza e punti deboli. Siamo stati più bravi noi a sfruttare i punti di forza nostri che a colpire i punti deboli loro». «Sì – aggiunge compiaciuto – una partita praticamente perfetta. Ho fatto un paio di aggiustamenti in corsa, ma nella sostanza la gara era stata preparata alla perfezione e altrettanto perfettamente l'abbiamo messa in pratica sul campo. Un 4-4-2 intelligente, veloce, aggressivo. Così abbiamo preso il sopravvento, così abbiamo finito per dominare». È il momento delle dediche, «Ai tifosi, a mia moglie, ai miei figli». Certo, «anche al Presidente, mi ha già telefonato per complimentarsi, e in realtà sono io felice di aver completato la sua grande giornata». Dall'altra parte Cruyff è una maschera e pur rispondendo a monosillabi finisce per ammettere le proprie responsabilità: «Bisognava cercare di risolvere i problemi prima della partita, durante era troppo difficile. Il Milan ci ha costretti a inseguire la palla, noi non ci siamo abituati, la sconfitta è nata così». Sconfitta o massacro? «Sconfitta, durissima, ma adesso non facciamone un dramma, cambieremo qualcosa, ma abbiamo pur sempre vinto il campionato e disputato la finale di Coppa Campioni». Savicevic, finalmente, è il ritratto della felicità. Grazie agli spazi concessigli dalla difesa del Barça, una serata da protagonista attesa da tanto, anzi da sempre per quanto riguarda la sua avventura in rossonero. «Sono troppo felice per parlare e troppo stanco. Per adesso vi dico solo che questo è il mio Mondiale». Un concetto caro anche a Desailly, a sua volta escluso dagli States con la sua Francia. «Anche per me questo è il mio Mondiale, è una grande serata. Un anno fa la coppa vinta col Marsiglia, ora questa col Milan. Il Barcellona? Loro hanno parlato prima, noi dopo sul campo». Più lieve del previsto, per fortuna, l'infortunio toccato a Maldini. Una radiografia eseguita a tempo di record ha ridimensionato la gravità della distorsione alla caviglia sinistra.



dal "Corriere della Sera"
20 maggio 1994 - di Giorgio Tosatti


INTELLIGENZA E AUTORITÀ, SACCHI ORA È SUPERATO. E NON SOLO DAI NUMERI
Cruyff mi ha ricordato Occhetto: troppa tracotanza prima della partita, troppo disprezzo degli avversari, troppi errori in campo. Ha agevolato Capello, come l'altro agevolò Berlusconi. L'opposizione dovrebbe chiedere al neo capo del Governo una prova concreta dell'impegno ad anteporre gli interessi del Paese a quelli personali: riprenda Sacchi (magari lo scudetto non sarà monopolizzato dal Milan) e dia Capello alla nazionale, aumentandone le possibilità in Usa. Scherzi a parte, anche i più devoti seguaci del c.t. debbono ammettere che Capello ha ampiamente superato il pur glorioso predecessore. Lo testimoniano i numeri: 3 scudetti su 3 perdendo appena 5 partite; un secondo ed un primo posto nella Coppa campioni subendo la sola sconfitta di Monaco. Ingiusta: il Milan pur stanco giocò meglio del Marsiglia riposatosi comprando l'incontro col Valenciennes. Nessun tecnico ha vinto tanto perdendo così poco, adattandosi a situazioni così diverse, capitalizzando tanto bene le risorse. Conquistò il primo scudetto a suon di gol (74) e l'ultimo con 36, ma incassandone meno di chiunque prima di lui. Ora, finalmente, i detrattori lo lasceranno in pace dopo averlo trattato da arido ragioniere, dopo avergli ricordato in modo petulante i meriti di Sacchi, il suo gioco stellare, la sua filosofia ardimentosa ma dimenticando i fuoriclasse di cui disponeva, le troppe sconfitte, le cadute di stile (a Bergamo, Marsiglia, Verona e Napoli quando voleva lasciare il campo), le condizioni in cui abbandonò il Milan di cui aveva chiesto una mezza rifondazione. Ma non è solo questione di numeri. Fra il 4-0 del 24 maggio '89 sulla Steaua ed il 4-0 di Atene c'è un baratro. Stesso discorso per lo stentato successo sul Benfica. Sacchi vinse perchè aveva fuoriclasse giganteschi (determinanti i gol degli olandesi) e uno squadrone infinitamente superiore agli avversari. Capello aveva contro il Barcellona (4 finali in 6 anni, 7 coppe europee come ora il Milan), l'attacco più forte del mondo, il tecnico più ricco di successi e di fama. Doveva sostituire la coppia cardine della difesa; vincere con una squadra che in campionato non ha mai fatto più di due gol a partita. Non era favorito. Eppure ce l'ha fatta segnando 4 reti (potevano essere di più); lasciando Rossi quasi inoperoso; facendo dimenticare gli assenti; umiliando il Barcellona; giocando un calcio così intelligente, aggressivo, fluido, autorevole da raggiungere la perfezione. Pur avendo dei dubbi sul reale valore del Barcellona (7 sconfitte in campionato, una difesa scadente, lo scudetto vinto fortunosamente all'ultima giornata, quel 3-1 subito a Kiev nel primo turno) temevo che senza i suoi pilastri la difesa avrebbe ceduto. Invece Capello è stato napoleonico nell'inaridire le sorgenti dei catalani (Guardiola, Koeman), bloccarne i killers (Romario, Stoichkov), sconvolgerne le retrovie con la propria cavalleria. Un'organizzazione di gioco così scientifica e funzionale da consentire anche alle riserve di essere adeguatamente protette e fare bella figura. Il trionfo della squadra su alcuni eccellenti solisti;dell' intelligenza e dello studio sulla superficialità. Cruyff l'ha aiutato. Doveva rafforzare il centrocampo e tutelare la difesa, suo punto debole. L'assenza di Baresi e Costacurta già gli dava notevoli vantaggi in attacco. Con la presunzione di chi disprezza l'avversario e l'affronta senza alcuna cautela fidando nei propri muscoli, ha tolto un centrocampista e aggiunto un attaccante. Il Milan era già più forte a centrocampo; questa mossa gli ha consegnato il controllo totale di quel settore nevralgico. Le punte catalane son rimaste isolate, i difensori travolti. Il Milan ha potuto fare anche 10-12 passaggi di seguito scanditi da olè; da noi non può permetterselo neppure con una squadra di B. Cruyff ha fatto la figura di un dilettante come dimostra la libertà lasciata a Savicevic (purosangue nato per queste partite: fu una bestialità non schierarlo a Tokio e col Parma) e Massaro (cui la fortuna vuol restituire in un anno tutto ciò che non gli concesse prima: sembra lo Schillaci '90). Inutile fare distinzioni fra gli eroi di questa squadra indistruttibile, troppo orgogliosa per scoraggiarsi davanti alle difficoltà, troppo fiera per arrendersi. Anzi più la battaglia è dura, più merita fiducia: mi scuso di aver dubitato. Visto Panucci distruggere Stoichkov mi domando ancora come Sacchi possa preferirgli Mussi.



da "La Stampa"
19 maggio 1994 - di Roberto Beccantini


L'Europa incantata dai rossoneri che ad Atene conquistano per la quinta volta la Coppa dei Campioni
GRAZIE MILAN, QUESTO È IL CALCIO - Massaro e il Genio silurano il Barcellona

ATENE - Quattro a zero. Permetteteci di cominciare dal risultato. Quattro a zero al Barcellona di Cruyff, Romario e Stoichkov, al Barcellona dei 91 gol in campionato, ai nuovi interpreti del calcio totale. Il più straordinario Milan di tutti i tempi rovescia il pronostico, schianta un monumento e alza, nel delirio dei tifosi, la quinta Coppa dei Campioni della sua storia, la terza di Berlusconi, la prima di Capello, osannato come e più dell'Arrigo ai tempi d'oro. Nella porta che 11 anni fa Magath rese fatale alla Juve di Platini, Daniele Massaro firma dall'alto di una magistrale doppietta quella che, col passare dei minuti, diventerà resa senza condizioni. La libidinosa ciliegina di Savicevic, l'uomo del destino, e la zampata di Desailly contribuiscono - nella ripresa - a rendere mirabile anche nella forma un trionfo mai in discussione (almeno sul campo) nella sostanza. Dopo il governo, l'Europa: che giornata per Silvio Berlusconi. E dopo la Coppa Uefa dell'Inter, la Coppa dei Campioni del Milan: Milano diventa, così, la prima città a poter vantare due euro- trofei nella stessa stagione. Monza gode, recita uno striscione sin dall'inizio. Complimenti per il fiuto. Partita a scacchi, una mossa qui, una mossa là, ma solo per poco. Cruyff rinuncia a Ivan (indisposto?) e gioca la variante Beguiristain. Il Milan è più agile, la sua manovra avvolge. Il Barcellona è più pitonesco, la sua trama assorbe. Palla al piede, Savicevic semina birilli, e il popolo va in estasi. L'orchestra di Capello suona Mozart, quella di Cruyff rapsodie noiosissime. Tassotti, a destra, morde chi, a turno, gli si para di fronte: Beguiristain all'inizio, poi Stoichkov. Davanti al Tasso, si scornano Boban e Sergi. Al centro, Maldini fa il libero e Galli bracca Romario. A sinistra, tamponano e pompano Panucci e Donadoni: su Stoichkov, su Beguiristain, sul greve Ferrer, tenuto molto largo. Desailly e Albertini si dedicano a Bakero e Amor. Il triangolo Koeman-Nadal-Guardiola soffre le diavolerie del Genio e le imboscate di Massaro. Burro fuso, per i denti degli squali milanisti. Il Milan si chiude e si apre a fisarmonica. Uno spettacolo. Il Barca si vota a uno stucchevole titic-titoc. Già al 9', su punizione di Boban, Panucci segna di testa, ma il guardalinee pizzica Massaro in fuorigioco a centro area e l'arbitro annulla. Stoichkov e Romario sono in gabbia, e quando Amor e il cobra brasiliano alzano la cresta, ci pensano Maldini e Galli, con veementi spaccate, a fare di Rossi uno spettatore. La squadra di Capello costruisce il trionfo attraverso due giocate formidabili, la prima di Savicevic al 22', la seconda di Donadoni al 48', in pieno recupero. Massaro è scaltro nel raccogliere l'assist del Genio, sfuggito ai pachidermici Nadal e Guardiola, e semplicemente perfetto nel trasformare al volo, di sinistro, il tocco del Donadun in una velenosa staffilata che sorprende Zubizarreta. Capello si beve Cruyff. Il Milan schiaccia i catalani in ogni settore. Nessuno si accorge che Baresi, Costacurta e Van Basten sono in tribuna e non in campo. La ripresa si apre nel segno di Savicevic. Un gol straordinario. Dejan ruba palla a Nadal (gamba tesa?), e dal limite dell'area, tutto spostato sulla destra, scavalca l'amletico Zubizarreta con un drop di sinistro da orgasmo puro. La gente del Milan non sta più nella pelle. Nadal, suonato, sfiora l'espulsione sulle caviglie di Savicevic. Cruyff è in barca (bi minuscola). Le staffette fra Beguiristain ed Eusebio, e fra Sergi ed Estebaranz, sanno tanto di estrema unzione. I campioni di Spagna si abbandonano a entrate da killer prezzolati, il placido Don è tutto un giallo. La sfida resta un monologo. Il Milan tratta i rivali come uno stuoino. Savicevic, scatenato, centra il palo al 13' e nel giro di un minuto, ecco Desailly schizzare al di là di difensori ormai allo sbando e calare il poker. Di Romario, Stoichkov e Koeman, patetici naufraghi, non si hanno notizie da un pezzo. Capello e il Milan prendono a pesci in faccia la spocchia di Cruyff e dei suoi sfiatati pifferai. Ricorderemo questa finale per i gol di Massaro, le magie di Savicevic, finalmente fedele alla sua classe e alla parola data, ai sincronismi di una squadra unica per cuore e organizzazione. Il lettore ci perdoni l'enfasi. Panucci finisce centrale con Maldini a sinistra, zoppicante: e, per questo, avvicendato da Nava. La doppietta scudetto-Coppa Campioni porta il Milan al livello dell'Inter etichetta 1965, quella targata Helenio. Le lacrime di Fabio Capello introducono l'apoteosi. Tre scudetti su tre e una Coppa su due: e gli davano del passista...



dal sito www.ilveromilanista.it
di Carmine Longobardi


LA PARTITA PERFETTA
18 maggio 1994, ancora ad Atene, il Milan si appresta a prendere posto, stabilmente, sull'Olimpo degli Dei. La stagione calcistica 1993-1994 aveva cambiato volto al Milan: Gullit e Rijkaard erano stati ceduti mentre Van Basten continuava le sue sofferenze alla caviglia ed era destinato oramai al ritiro. Chicco Evani lasciava il Milan, mentre Lentini si infortunava gravemente in seguito ad un incidente automobilistico. Erano arrivati Brian Laudrup, Raducioiu, Panucci. A metà stagione arriva anche Marcel Desailly. Marco Simone gioca da titolare coadiuvato dal pallone d'oro 1991: Jean Pierre Papin ed infine quell'imprevedibile ed incommensurabile giocatore che risponde al nome di Daniele Massaro. Con il campionato già in tasca, il Milan si preparava alla seconda finale consecutiva avendo ancora negli occhi e nel cuore la delusione per quella persa l'anno prima contro il Marsiglia a Monaco. La Coppa dei campioni diventava "Champions League" e bisognava contenderla alla squadra più in forma in quel momento, alla squadra che tutti gli esperti davano per favorita, alla squadra guidata da Johann Cruyff, ex grandissimo fuoriclasse, ottimo allenatore se non fosse per l'essere alquanto "spocchioso" nonché presuntuoso. L'Italia calcistica, intanto, si preparava a seguire gli imminenti campionati del mondo di calcio che si sarebbero giocati negli Stati Uniti. La Nazionale azzurra era già in ritiro e mancavano i giocatori del Milan che dovevano affrontare quest'ultimo importantissimo impegno. Ma c'era l'Italia milanista che ancora prima della Nazionale, era in fermento per sostenere la propria squadra in questa ennesima battaglia, che si presentava difficilissima per la mancanza di alcuni fondamentali titolari.- Basta fare i nomi di Baresi e Costacurta, squalificati per la finale, cioè i due centrali più forti del mondo. Ma non ci si può tirare indietro anche con assenze così importanti, anche se il Barcellona veniva dato favorito 7 a 2 dai bookmakers e dagli osservatori europei. Sembrava quasi un suicidio annunciato, ma nei nostri cuori c'era la fede di sempre, quella luce che ti guida anche quando tutto intorno è buio, anche quando tutto ti sembra contro, ma ti aiuta a trovare la forza di crederci sempre e comunque.
Ma la fede, la passione e l'amore non sono tutto. Non bastano queste per poterti far partire, trovare un mezzo di locomozione, il biglietto per la partita. Niente di tutto questo. Trovai i biglietti per la finale in modo relativamente facile, ma bisognava arrivarci ad Atene. La guerra nell'ex Jugoslavia rendeva impossibile pensare di arrivarci via terra, a meno che non si volesse fare il giro attraverso l'Europa dell'est aggirando, per l'appunto, la Jugoslavia. Rimanevano solo due soluzioni, cioè: Via mare oppure via aerea. Fu proprio una vera battaglia contro il tempo e mi ritengo fortunato per aver, quasi subito, scelto l'opzione via mare. Mi precipitai a prenotare 4 posti di andata a ritorno, con macchina al seguito, su un traghetto che partiva da Bari il 16 maggio, trovai anche due cabine doppie per il riposo notturno, mentre per il ritorno trovai lo stesso traghetto in partenza da Patrasso il 19 maggio. Fu la scelta giusta perchè il cielo di Atene e l'aeroporto furono completamente collassati dai voli in arrivo, oltre quelli già previsti, dalla Spagna e dall'Italia, centinaia di tifosi arrivarono allo stadio in ritardo entrando a metà del primo tempo dopo un viaggio estenuante e con ritardi inammissibili. Ancora una volta era il tifoso a pagare la disorganizzazione degli altri, di quegli addetti ai lavori che non sono in grado di poter gestire una finale europea che non doveva essere giocata ad Atene, vista la situazione internazionale. Ma come si può andare contro alla speculazione di un intero esercito di Sponsor, agenzie di viaggio, compagnie aeree. Una lobby concentrata solo a fare soldi infischiandosene delle sofferenze altrui. Poi chiedono a quegli stessi tifosi di comportarsi in modo civile, di avere pazienza, di ricordarsi che quella è, in fondo, solo una manifestazione sportiva. Ma cosa si può pretendere da un tifoso che deve rimanere in aeroporto sei ore in attesa senza che nessuno gli dia la certezza della partenza, eppure lui ha il biglietto ed ha già pagato il viaggio. Cosa dire a quel tifoso che arriva allo stadio tutto trafelato con il cuore ed i nervi a pezzi quando oramai la partita è già ben che iniziata. Certo se è un tifoso milanista, in quell'occasione, avrà dimenticato la stanchezza e la rabbia sapendo che il Milan era in vantaggio, ma i gol li ha dovuti vedere al ritorno in Italia. La mia fu tutta un'altra storia, certamente più fortunata e meno stressante.
Partenza in auto in quattro alle ore 12 del 17 maggio, fatti gli scongiuri del caso, raggiungemmo tre ore dopo, la città di Bari. Un breve ristoro ed entrammo nell'area portuale per posizionarci In pole position per l'imbarco. Espletai le procedure di controllo biglietto, libretto dell'auto ed alle 20 attraversavamo la rampa d'imbarco parcheggiandoci nel garage del traghetto. Preso possesso delle due cabine ammazzammo il tempo nel gran bar di bordo guardando la tv e poi decidemmo di andare a riposare per essere freschi il giorno dopo. Sbarcammo la mattina dopo a Patrasso e proseguimmo per Atene insieme ad una interminabile fila di auto che si dirigeva verso la finale. Non ci fu il tempo di fare il giro della città, giusto il tempo di acquistare qualche souvenir per gli amici rimasti a casa e, naturalmente, per la famiglia. Lo stadio Spyros Louis ci appariva mentre c'era ancora luce in cielo. Come tante formiche in colonna i tifosi si dirigevano verso lo stadio bloccandosi all'improvviso come trovandosi davanti ad un improvviso muro. Era lo sbarramento per l'ingresso, oggi lo chiamiamo "filtraggio", cioè una sorta d'imbuto che fa rallentare quel flusso umano centellinando il passaggio dei tifosi con il successivo controllo del biglietto. Rimasi attaccato ai miei tre compagni di viaggio ed entrai dirigendomi nel settore di competenza. Erano le ore 18.30 il sole stava iniziando l'azione discendente divenendo sempre più rosso fino al tramonto suggestivo e ben augurante. Le squadre entrarono in campo quando oramai il buio intorno allo stadio era già calato mentre i riflettori illuminavano il campo irradiando di luce lo spazio aereo circostante. Il Milan aveva la divisa bianca rinnegando la divisa rossonera per ragioni scaramantiche , ricordando l'anno precedente a Monaco, il Barcellona indossava la classica divisa strisce rosso e blu (blaugrana). Il Milan aveva Seba Rossi in porta, l'inedita coppia centrale formata da Maldini e Filippo Galli, terzini: Tassotti e Panucci, Albertini e Desailly diga a centrocampo, Donadoni, Savicevic, Boban e Daniele Massaro. Il Barcellona schierava in porta Zubizzarreta, la difesa composta da Ferrer, Guardiola,Vaquero e Nadal, più avanti a centrocampo Ronald Koeman, Sergi, Amor, mentre in attacco c'erano Romario, Stoichkov e Beguiristain. L'arbitro era l'inglese Don. Mentre stavano per schierarsi in campo notai molti spazi vuoti sulle tribune, specialmente quelle assegnate ai tifosi rossoneri, poi man mano quel vuoto diminuì perchè arrivarono i tifosi ritardatari ed incavolati perchè costretti al ritardo dalle compagnie aeree, dall'affollamento dell'aeroporto di Atene, dalla carenza organizzativa dell'evento a tutti i livelli. Il fischio d'inizio mi riportò alla realtà ed alla tensione accumulatasi.
Ero lì ad Atene più per un gesto di fede che per una convinzione assoluta di vittoria. Non ero preparato, come tanti altri tifosi, ad immaginare , tutto in una volta, di non avere al centro della difesa il mitico duo Baresi-Costacurta. Era stata una mazzata tremenda, avevo pensato quasi al complotto contro il Milan, una tattica scientifica, studiata a tavolino per privarci della difesa titolare e renderci più vulnerabili per favorire il già superfavorito Barcellona dell'antipatico Cruyff. Sì antipatico, perchè pensava già di avere vinto la Coppa, lui che aveva Romario, Stoichkov in attacco, che aveva stravinto tutte le partite di qualificazione, lui che viaggiava in testa al campionato spagnolo, lui che ci commiserava dicendo che avevano gente come Desailly, cioè operai del pallone, senza tecnica calcistica. Ma il calcio ha nell'imprevedibilità la sua maggiore peculiarità. Cruyff aveva dimenticato che sull'altra panchina c'era un certo mascellone di nome Fabio Capello, che mal aveva digerito la sconfitta l'anno precedente; non era disposto a perderne due di fila. Infatti la squadra sembrava concentratissima come non mai. Capello aveva caricato a mille tutti i propri giocatori, persino Savicevic sembrava giocare in modo cattivo, cercando lo scontro e pressando senza pensare al conseguente debito d'ossigeno.- I fuoriclasse del Barcellona diventarono delle statue di cera, uguali agli originali ma bloccate sui loro piedistalli mentre il Milan diveniva padrone del campo surclassando gli avversari. Massaro divenne il giustiziere nel primo tempo con l'aiuto di un Savicevic sgusciante e dell'imprendibile Donadoni, ma le occasioni furono svariate ed il 2-0 del primo tempo poteva ritenersi un risultato bugiardo. Alla fine del primo tempo ero spossato e mi sedetti dissetandomi con gli amici. Avevamo in tasca metà trofeo, immaginavamo che Cruyff negli spogliatoi avrebbe strigliato i suoi giocatori. Ero sicuro della reazione del Barcellona e, quindi, auspicavo una condotta più prudente da parte del Milan. Ma non ce ne fu bisogno. Il Milan ritornò in campo con lo stesso piglio del primo tempo continuando ad attaccare e pressare, fino a quando Savicevic con un anticipo sul difensore di fascia fece partire un pallonetto da trenta metri che superò Zubizzarreta, leggermente fuori dai pali in quanto non si aspettava assolutamente una soluzione balistica del genere. Un gol spettacolare, un gol da finale di Champions League. Un gol fatto da uno dei più grandi giocatori, quel Savicevic genio e sregolatezza, classe e mollezza, tecnica sopraffina e debolezza caratteriale, un giocatore che ti poteva fare la cosa più impossibile così come inanellare una prestazione scialba ed inspiegabile. Ma il gol della vendetta era nell'aria. Cruyff parlava con il suo secondo ma aveva la faccia tirata dal nervosismo, la gola secca e gli occhi spiritati. Rischiò l'attacco cardiaco quando, dopo uno scambio perfetto, la palla toccò a Desailly che leggiadramente inventò un destro a rientrare segnando il quarto gol per il Milan. Tutti guardammo la panchina del Barcellona per incrociare lo sguardo di Cruyff, cosa avrà pensato in quel momento?
La partita finì con quel risultato, il Milan sembrò non voler infierire. Anche sugli spalti ci limitammo al grande entusiasmo evitando gli olè ed i cori di sfottò verso gli avversari. Grande finale, grande soddisfazione, grande squadra fatta di uomini veri. Al momento giusto chi era entrato per sostituire i titolari mancanti, non aveva fatto sentire la mancanza, anzi erano stati loro gli artefici della vittoria, si erano meritati a pieno merito quel titolo. Uscii dallo stadio diretto con gli altri verso il parcheggio dove avevamo lasciato la macchina. Incontrammo amici che non credevamo di trovare a Barcellona, salutammo molti tifosi del Barcellona, strette di mano senza astio ma con grande sportività, erano anche loro stanchi e per di più abbattuti. Nell'auto ci fermammo per qualche ora a riposare ed alle prime luci della nuova alba, partimmo per Patrasso dove ci aspettava il traghetto per il ritorno sulla costa italiana. La cabina a bordo ci accolse come se fosse una suite di un albergo di gran lusso. Non avevo più voce e mi addormentai con il sorriso stampato sul volto avvolto nella bandiera rossonera ed al collo il mitico foulard delle grandi occasioni. Lo sbarco a Bari fu un vero e proprio happening, tanti erano i tifosi arrivati con altri traghetti che si soffermavano sulle banchine accogliendo l'arrivo degli altri come parenti che arrivano da lontano. Fu un ultimo bagno di passione prima di districarci fra le centinaia di auto e di persone e trovare la strada giusta che ci riconducesse verso l'autostrada Bari-Napoli per poi deviare per Avellino-Salerno ed infine rivedere le strade amiche del nostro paese, le facce sorridenti dei nostri cari felici per la nostra felicità. Ancora grazie Grande Milan.



dal sito www.milannews.net
di Davide Bin


LA NOTTE DEGLI INVINCIBILI
Atene, 18 maggio 1994; un altro luogo e un'altra data che i tifosi rossoneri portano impressi nella mente e nel cuore: il Milan travolge il Barcellona 4-0 e diventa Campione d'Europa per la quinta volta nella sua gloriosa storia
In una delle rare settimane senza impegni infrasettimanali, torna la rubrica Milan Story e in un momento di depressione per le attuali disavventure del "nostro" Milan, guardiamo indietro nel tempo e riviviamo la notte della vittoria che è stata definita "del secolo" in un sondaggio organizzato in occasione del centenario rossonero.
Se avete voglia di tirarvi su il morale...seguitemi ad Atene e, visto il giorno in cui viene pubblicato l'articolo, consideratelo un personale regalo di S. Valentino per gli "innamorati del Milan"!
18 maggio 1994: ancora una volta è arrivato il giorno della finale di Coppa dei Campioni (nel frattempo diventata Champions League); per la quarta volta in sei anni (e non sarà l'ultima!), il Milan si appresta a giocarsi il titolo di Campione d'Europa e questa volta la capitale del sogno rossonero è Atene; mentre il resto dell'Italia calcistica è già concentrata sui Campionati del Mondo in programma negli Stati Uniti (e la nazionale italiana è già in ritiro), il popolo rossonero si appresta all'ormai "consueto" esodo verso la città sede della finale della più prestigiosa competizione europea per club. Il ricordo della finale dell'anno prima, persa a Monaco contro il Marsiglia, è una ferita ancora aperta ma nel frattempo il Milan ha conquistato il terzo scudetto consecutivo al termine di un altro campionato trionfale (anche se un po' più sofferto degli altri) e vuole fortemente tornare sul trono d'Europa, anche se l'avversario è di tutto rispetto e incute timore: si tratta del Barcellona di Stoichkov e Romario, allenato da Johan Cruijff e per di più il Milan si appresta a sfidare gli azulgrana catalani con la difesa a pezzi, a causa delle squalifiche di Baresi e Costacurta.
Per la prima volta in quattro finali della storia recente del Milan, i rossoneri sono sfavoriti dal pronostico (per alcuni addirittura non ci sarebbe scampo) ma un vero tifoso va.dove lo porta il cuore e non si può mancare ad un appuntamento così importante, anche a costo di rischiare una cocente delusione.
Organizzare la trasferta ad Atene è stato tutt'altro che facile: contrariamente all'anno precedente, questa volta il problema non è stato mettere le mani sul "prezioso" tagliando che consente l'accesso allo stadio sede della finale ma trovare il modo di raggiungere la capitale greca: i collegamenti via terra con la Grecia sono praticamente impossibili a causa della guerra in corso nell'ex-Jugoslavia; sarebbe necessaria un'autentica Odissea attraverso alcuni paesi dell'Europa dell'est (Austria, Ungheria, Romania, Bulgaria e, naturalmente, Grecia) con migliaia di chilometri da percorrere e tante frontiere da attraversare e il solo pensarci mette i brividi; rimangono due alternative praticabili: auto+traghetto o aereo, la prima più economica ma con tempi più lunghi, la seconda più costosa ma più comoda (almeno in teoria, visto quello che succederà!). Nelle settimane di vigilia le riunioni dei gruppi della Sud sono state più frequenti del solito e molto "animate", nel tentativo di organizzare al meglio la trasferta e per molti la beffa è stata dover rinunciare, non per mancanza di biglietti (36500 a disposizione del Milan ma i tifosi presenti non saranno più di 27000) ma per non aver trovato la soluzione giusta (nei tempi e nei costi) per raggiungere Atene; il vero rammarico è per quelli che hanno seguito il Milan comunque e dovunque durante l'anno e sono stati costretti a saltare la partita più importante della stagione per motivi economici, grazie a chi organizza le finali e distribuisce i biglietti infischiandosene dei veri tifosi che non lasciano mai sola la squadra. Chi ha deciso di farsi "spennare" dalle agenzie di viaggio (come il sottoscritto) si ritrova alla Malpensa, alle 7:30 di una grigia mattinata di metà maggio, in un ambiente più simile al piazzale di San Siro prima di un derby che ad un aeroporto: tifosi rossoneri dappertutto, folla delle grandi occasioni e caos indescrivibile al check-in, perché i voli charter organizzati per l'occasione sono tantissimi e il cielo sopra Atene è destinato ad ingolfarsi come le tangenziali di Milano all'ora di punta. Fra i tanti visi, conosciuti e non, noto quello di un ragazzo che mi aveva assicurato che sarebbe riuscito a raggiungere a qualunque costo Atene in automobile (e infatti eccolo qui alla Malpensa!); uno sfottò ci vuole, ma non infierisco più di tanto perché anch'io a quell'ora avrei dovuto essere su un traghetto diretto verso la Grecia insieme ad altri tre amici che poi hanno deciso di rinunciare, lasciandomi, tra l'altro, i tre biglietti per lo stadio da vendere; sembra una vera beffa avere a disposizione biglietti per una partita tanto importante e non riuscire a trovare qualcuno che li voglia ma questo è quello che succede quando i "furboni" dell'UEFA decidono di organizzare la finale di Champions League in uno stadio da 80000 posti ma in una città praticamente irraggiungibile da tutta quella gente in un giorno solo e quando le agenzie viaggi "rincarano la dose" offrendo pacchetti viaggio a prezzi esorbitanti, lucrando sulla passione della gente per la propria squadra del cuore. L'attesa per l'imbarco sull'aereo è lunga ed estenuante, perché l'aeroporto è già andato in tilt e il fitto programma delle partenze è completamente saltato, visto che da Atene le autorizzazioni alle partenze arrivano molto a rilento, con l'aeroporto già prossimo al collasso e che non riesce a reggere l'onda d'urto dei circa 150 charter che dovranno trasferire l'armata rossonera in Grecia; nel frattempo un simpaticone pensa bene di ingannare l'attesa impossessandosi del microfono collegato agli altoparlanti della sala partenze per intonare il classico coro dedicato al tifoso nerazzurro più rappresentativo PEPPINO PRISCO VA.( e non proseguo per rispetto di chi ora non c'è più!); le risate si sprecano, l'entusiasmo sale e un ovvio "pensierino" va ai cari cugini che ancora una volta moriranno d'invidia e guferanno davanti alla televisione!
Intanto ho modo di capire che tra i "compagni di viaggio" ce ne sono alcuni di tutto rispetto: la famiglia di Daniele Massaro, cioè la figlia Gaia e la moglie Carla (titolare dell'agenzia viaggi che ha organizzato il charter sul quale devo viaggiare) e uno dei protagonisti dell'indimenticabile finale di Barcellona '89, cioè il portiere Giovanni Galli; ovviamente il primo pensiero, oltre alla giustificata emozione di trovarselo praticamente fianco a fianco nella zona del check-in, è la speranza che la sua presenza porti fortuna, perché, come in tutte le finali che si rispettino, la voglia di vincere e la consapevolezza della forza del Milan si mischiano alla paura di uscire sconfitti e delusi, creando un mix di sensazioni ed emozioni contrastanti che mettono a dura prova il sistema nervoso; ci si attacca a tutte le scaramanzie possibili ed immaginabili e viaggiare con un tale "amuleto" sul proprio aereo non può che dare fiducia e coraggio, nel ricordo di una notte che nessun milanista potrà mai dimenticare, quella del 24 maggio 1989.
Finalmente giunge l'ora di salire sull'aereo, con più di quattro ore di ritardo (ma a molti andrà anche peggio!); come al solito in queste occasioni, la cosa importante è riuscire a raggiungere Atene in tempo per la partita; ci sarà poco spazio per il turismo ma il pensiero va già a quei 90 minuti che si preannunciano sofferti e tirati contro una squadra forte, agguerrita e galvanizzata dal fatto di aver conquistato lo scudetto spagnolo all'ultima giornata proprio nel week-end precedente alla finale.
Ovviamente il viaggio risulta molto veloce e confortevole, soprattutto per chi è abituato a massacranti trasferte con altri mezzi: giusto il tempo di decollare, pranzare (visto che l'ora è quella e molto gentilmente l'equipaggio dell'aereo ha provveduto a rifocillarci), fare un riposino e atterrare finalmente in terra greca.
Atene ci accoglie con un clima ben diverso da quello lasciato in Italia: nessuna traccia di nuvole e del violento temporale che ha reso difficoltoso il tragitto in auto da casa verso l'aeroporto: fa caldo e la capitale greca è immersa in una cappa di afa micidiale e insopportabile per chi non è ancora abituato a queste temperature (da noi fa ancora relativamente fresco); fortunatamente mantelline e giubbetti sono rimasti in Italia e non appesantiranno lo zaino e si può sfoggiare l'ennesima maglietta rossa con data e luogo dell'evento che i ragazzi della Fossa hanno preparato per l'occasione, come è accaduto per ogni finale disputata in questi ultimi anni.
Lo scarso tempo a disposizione non permette un'accurata visita della città di Atene e sinceramente è un peccato, perché ci sarebbero tante belle cose da vedere e monumenti antichi da visitare (la splendida Acropoli con il Partenone) ma, in fondo, non siamo qui per fare i turisti bensì per tifare Milan e possibilmente portare a casa un'altra Coppa dei Campioni; c'è comunque il tempo per dare una veloce occhiata al centro della città, assistere al pittoresco "cambio della guardia" davanti al parlamento greco, visitare il parco, che ha il grande pregio di avere molta ombra che può ripararci dal sole a picco e dal caldo canicolare e incrociare tanti tifosi del Barcellona: anche loro hanno raggiunto Atene in queste ore ed è stato calcolato che saremo più o meno pari come presenze allo stadio; la "convivenza" risulta tutto sommato pacifica e ci mischiamo senza problemi: l'amicizia è spontanea e automatica, anche perché il Milan negli ultimi anni ha castigato spesso e volentieri i loro nemici storici, cioè il Real Madrid e noi rossoneri abbiamo vissuto nella città catalana e nel loro stadio la notte più bella della storia del Milan; inoltre la netta impressione è che i tifosi azulgrana ci snobbino e ci considerino già sconfitti, allineandosi al loro allenatore Cruijff che si è già fatto fotografare con la Coppa dei Campioni in mano, tanto è convinto di "mangiarsi" il Milan in un solo boccone; noi lasciamo fare, dall'alto della superiorità e della serenità di chi domina l'Europa ormai da anni e poi.i conti si faranno alla fine, anche se un po' di timore è normale e comprensibile di fronte ad un avversario che si preannuncia più forte e più in forma.
Decido di muovermi in anticipo verso lo stadio, nella speranza di riuscire a "piazzare" i tre biglietti in mio possesso, non ai tifosi italiani o spagnoli (perché ovviamente chi ha raggiunto Atene ha già il biglietto) ma a qualche tifoso locale che vuole seguire questa partita che si preannuncia spettacolare e combattuta, visto anche che il prezzo è tutt'altro che proibitivo (3000 dracme, cioè 19500 lire al cambio di allora); capisco subito di non essere l'unico in quella condizione, anzi c'è chi sta peggio di me e ha molti più biglietti in suo possesso ed è difficilissimo trovare acquirenti; peccato perché in altre condizioni questi biglietti sarebbero valsi oro ma ormai bisogna accontentarsi di limitare i danni (e le perdite!); finalmente, dopo molto tempo, trovo dei ragazzi greci disposti all'acquisto e posso entrare allo stadio. Purtroppo i controlli ai cancelli sono accurati ed inflessibili e mi viene sequestrata tutta la moneta italiana e anche quella greca faticosamente guadagnata vendendo i biglietti.una beffa dopo tanta fatica ed attesa ma ormai la tensione è alle stelle, non mi importa più di tanto e ho solo voglia di raggiungere al più presto gli spalti.
Come previsto l'Olimpico di Atene è discretamente pieno ma non zeppo (circa 60000 i presenti) ed è un vero peccato che una finale tanto attesa non possa registrare il "tutto esaurito" (grazie ancora all'UEFA e alla agenzie di viaggio autentiche sanguisughe!); ormai non faccio più caso neanche ai brividi che mi fanno accapponare la pelle e non certo per il freddo (visto che la temperatura tropicale non accenna a diminuire neanche con l'arrivo del buio!) ma per quella fantastica sensazione che solo serate come queste sanno darti: ancora una volta siamo qui a giocarci il trofeo più importante e prestigioso, loro in campo e noi sugli spalti, come l'anno scorso, come a Vienna, come a Barcellona; è una piacevole abitudine e si fanno volentieri sacrifici per vivere queste emozioni. E' già bello esserci ma ovviamente vincere è tutta un'altra cosa, però la paura che questa volta sarà durissima cancella in un attimo i sogni e la volontà di rinnovare sensazioni già provate in passato ma talmente magiche e indimenticabili che niente e nessuno può trattenerti dal cercare di viverle in prima persona.
Lo stadio di Atene evoca gradevoli ricordi: qui i "cari" gobbi bianconeri hanno perso una Coppa dei Campioni nel 1983 contro l'Amburgo con un gran gol di Magath; si potrebbe quasi ribattezzare lo stadio "Felix" in onore del marcatore di quella serata ma l'ovvia speranza e che questo luogo non sia altrettanto funesto con un'altra squadra italiana.
Quando il Milan entra in campo per il riscaldamento, l'orizzonte è illuminato da uno splendido tramonto; sta per iniziare la notte greca e.compaiono gli dei dell'Olimpo! La Sud esplode d'entusiasmo e tifo, al punto che si teme di arrivare all'inizio della partita già senza voce, ma tutti vogliono far sentire la propria presenza e il proprio calore alla squadra e non è certo il caso di lesinare l'impegno e la voce!
Per l'occasione è stata preparata anche una coreografia da parte della Curva, ma la sua realizzazione risulta più difficoltosa del previsto (anche perché girano strane voci che parte del materiale non sia mai arrivato in Grecia o sia arrivato troppo tardi per essere utilizzato); in effetti non si può certo dire che sia una delle coreografie più belle realizzate dalla Curva (per chi non se la ricordasse, basta guardare il riquadro in basso a sinistra nella foto all'inizio dell'articolo) ma lasciatemi dire che una volta tanto non conta e rimarrà comunque memorabile come la serata che stiamo per vivere. In fondo si dice spesso in occasione delle sfide con l'Inter che vincere il "derby delle coreografie" porta sfortuna e allora ammettiamo senza remore e invidia che i tifosi azulgrana sono stati molto più abili nel realizzare la coreografia e all'entrata in campo delle squadre ci surclassano (e forse, contrariamente a quanto si pensava alla vigilia, sono anche più numerosi di noi) ma ormai non c'è più tempo per l'attesa e i preliminari.sta per iniziare la 39^ finale di Coppa dei Campioni, in campo c'è il Milan e i ragazzi hanno bisogno del nostro tifo e del nostro appoggio.
Le indiscrezioni della vigilia sono state rispettate e il Milan gioca in maglia bianca; è la maglia di Barcellona e Vienna, è il colore delle finali vinte (mentre l'anno prima il Milan aveva indossato la maglia rossonera e.aveva perso) e per chi crede alla scaramanzia è un buon segnale. Anche la formazione è quella annunciata alla vigilia: dopo giorni e giorni di dubbi e ripensamenti su come sostituire i pilastri centrali della difesa, Baresi e Costacurta, Capello ha deciso di schierare Filippo Galli e Maldini come coppia centrale e Panucci sulla sinistra lasciando Tassotti (capitano per l'occasione) sulla destra; il "vagone nero" Desailly rimane così a metà campo a fianco di Albertini, con Boban a sinistra e Donadoni a destra; Savicevic fa da rifinitore-seconda punta in appoggio a "Provvidenza" Massaro. La Sud è caricata a mille, il tifo è caldo e continuo come solo nelle grandi occasioni e questa è una grande occasione: lo sappiamo noi e lo sanno anche i ragazzi in campo che, dopo un inizio equilibrato, decidono di dimostrare tutta la loro classe e la loro straordinaria potenza con una prestazione che resterà nella storia del calcio: il Barcellona è dapprima sorpreso e confuso, poi annichilito, schiantato, umiliato e ridotto a squadretta; il Milan domina e vince tutte le sfide personali in ogni parte del campo: la difesa è impeccabile e cancella i tanto temuti Romario e Stoichkov senza mai soffrire e lasciando Super Seba inoperoso; Desailly recupera palloni su palloni e pressa come non mai, Albertini dirige il gioco con maestria; sulle fasce Panucci e Boban da una parte, Tassotti e Donadoni dall'altra si alternano in fase di copertura e di spinta, scodellando al centro palloni sempre pericolosi per la frastornata difesa spagnola; Savicevic fa quello che vuole e Massaro conferma di essere in un vero e proprio anno di grazia e di trasformare in oro tutto quello che tocca. A noi tifosi non resta che strabuzzare e strofinarci gli occhi per lo stupore e prepararci a vivere una serata leggendaria e indimenticabile: il Milan crea subito un paio di occasioni pericolose e segna al 10° con Panucci ma il gol viene annullato per fuorigioco di rientro di Massaro; grande rabbia in campo e sugli spalti ma poco male, perché il gol del vantaggio è solo questione di tempo e arriva puntualmente al 22°, quando Savicevic si beve tutta la difesa avversaria e, sbilanciato, colpisce da sotto il pallone scavalcando con un pallonetto Zubizarreta e consentendo a Massaro di ribadire in rete un facile pallone. 1-0 e delirio in Curva, anche perché del Barcellona non c'è traccia e i rossoneri continuano a giocare bene; andrebbe già bene così ma allo scadere del primo tempo arriva la mazzata che stende gli azulgrana: questa volta è Donadoni che infila in velocità tutta la lenta difesa del Barcellona (il cui emblema è il "lumacone" Koeman, talmente lento da fare la gioia dei fotografi, perchè non rischia di venire "mosso" nelle foto!) e serve al centro dell'area un pallone invitante per Massaro che non ci pensa due volte e scaraventa in rete. 2-0 e questa volta l'urlo è ancora più forte; ci trasformiamo tutti in tanti Teocoli, ops scusate, Pericoli e il grido VAAAI MASSARO! squarcia il cielo di Atene. Il primo tempo si chiude in un clima di delirio che sa già tanto di festa ma c'è ancora un tempo da giocare e bisogna restare con i piedi per terra.
Nell'intervallo cerco di non illudermi e di non credere che sia già fatta e mi ritrovo a pensare che sicuramente Massaro mi ha ripagato al meglio per la cifra che ho versato alla sua agenzia viaggi per venire ad Atene.mai soldi furono spesi meglio!
Vorremmo tutti che fosse già finita ma il tempo non passa mai e si aspetta con ansia il rientro in campo dei giocatori per vedere se il Barcellona sarà in grado di reagire e giocare da grande squadra quale si vantava di essere, secondo l'opinione del suo presuntuosissimo tecnico Cruijff (quanto mi piacerebbe vedere la sua faccia ora!).
La paura residua si dissolve subito in apertura di ripresa: la grande recita rossonera continua e arriva quasi subito il gol del 3-0 che mortifica definitivamente il Barcellona e dà il via alla grande festa; Savicevic pressa e ruba palla sulla destra e lascia partire un pallonetto incredibile, un vero colpo di Genio che sorprende Zubizarreta e si spegne in rete; dopo un momento di comprensibile incredulità la metà stadio rossonera esplode ancora una volta e l'urlo della Sud è sempre più forte, nonostante sembri impossibile. Ma non è finita, perché c'è spazio ancora per un palo del montenegrino (che ha giocato forse la partita più bella della sua carriera) e per il gol dell'apoteosi realizzato da Desailly che al 58° buca ancora la frastornata difesa del Barcellona e insacca con un pregevole destro a rientrare che dimostra che il roccioso giocatore francese ha anche piedi buoni. Se vogliamo proprio questo di Desailly è il gol più emblematico della serata: alla vigilia Cruijff lo aveva pubblicamente preso ad esempio della presunta mediocrità del Milan, dicendo che la differenza fra le due società e squadre era che il Barcellona aveva comprato Romario, il Milan Desailly; risultato.Romario non si è mai visto ed è stato cancellato dalla superba prestazione di Galli e Maldini (al punto che, come già detto, Rossi si è goduto la partita da "spettatore"); Marcel è stato l'uomo in più di una squadra che ha dominato gli avversari in ogni reparto e si è tolto anche lo sfizio di realizzare un pregevole gol.
Manca ancora mezz'ora alla fine dell'incontro ma paure, tensioni e preoccupazioni sono ormai dimenticate, la voce se n'è già andata da un pezzo e viene da sorridere (anzi da ridere a crepapelle!) ripensando alle dichiarazioni spocchiose e presuntuose di Cruijff che ormai si starà nascondendo per la vergogna! Il finale di partita trascorre in tranquillità e serenità e anch'io metto da parte per una volta la scaramanzia ed estraggo dallo zaino la mia "personalissima" Coppa dei Campioni di gommapiuma, acquistata cinque anni prima a Barcellona e rimasta rigorosamente nello zaino fino a quel momento per non portare sfortuna; ora la posso innalzare al cielo in attesa che l'arbitro fischi la fine, per dare finalmente libero sfogo all'esultanza collettiva e iniziare la grande e coinvolgente festa per un trionfo ancora più bello perché inatteso, soprattutto con queste proporzioni. Ancora un 4-0 come nell'89, ancora Barcellona nel destino, allora come città sede della finale, ora come squadra avversaria; due trionfi così simili ed ugualmente esaltanti e stratosferici; se si pensa che quasi sempre le finali sono partite tiratissime ed equilibrate decise da un gol, se non addirittura ai rigori, si capisce la grandezza e la straordinarietà di una squadra che non finisce mai di stupire.
I rossoneri hanno dimostrato ancora una volta tutta la loro classe, più forti delle assenze, più convinti di un avversario molto bravo a parole ma molto meno sul campo e capaci ancora una volta di farci sentire orgogliosi di essere milanisti.
Al fischio finale dell'inglese Don comincia la parte più bella della serata: grandi abbracci in campo e sugli spalti, gioia immensa, migliaia di flash che illuminano il cielo quando Johansson consegna la Coppa dei Campioni nelle mani di Tassotti; immaginiamo la grande soddisfazione del "Tasso", un autentico pezzo di storia rossonera, uno di quelli che ha vissuto i tempi bui della B e della crisi societaria e ora si ritrova ad alzare il trofeo più prestigioso per squadre di club "grazie" all'assenza per squalifica del compagno di tante battaglie, quel Franco Baresi che ha seguito la partita un po' mestamente in borghese insieme all'altro squalificato Billy Costacurta; e visto che stiamo parlando di rivincite sul destino beffardo, mi piace sottolineare la grande prestazione di Filippo Galli, un altro della "vecchia guardia", bersagliato da tantissimi infortuni a partire da quello che non gli consentì di giocare da titolare l'altra grande finale, quella di Barcellona '89; ora anche lui ha avuto l'occasione di giocare (splendidamente) una finale che compensa tante sfortune e tanti sacrifici per i colori rossoneri.
La Coppa "dalle grandi orecchie" passa di mano in mano: titolari, riserve (Ielpo, Simone, Lentini e Nava che ha avuto la soddisfazione di giocare qualche minuto), giocatori della rosa presenti in tribuna o a bordo campo come Papin, De Napoli, Raducioiu, Brian Laudrup, Carbone, Alessandro Orlando e il mai abbastanza rimpianto Marco Van Basten (il cui sorriso non può essere smagliante come quello degli altri).tutti finiranno nell'albo d'oro e tutti vogliono sentirsi protagonisti e condividere giustamente la gioia con i compagni scesi in campo; manca solo Eranio, rimasto a casa ingessato a causa di un infortunio ma anche lui starà esultando davanti al televisore, rimpiangendo di non aver potuto essere lì con i compagni.
Anche il mister Capello, sempre teso e concentrato fino alla fine, si lascia andare all'esultanza e al sorriso; è la sua vittoria, perché è il primo trionfo internazionale del "signore degli scudetti" e perché, come sempre, ha parlato poco e lavorato tanto e bene, al contrario del proprio collega-avversario che, finalmente si può dirlo, ha tentato in tutti i modi di caricare l'ambiente con dichiarazioni false ed esagerate che cercavano di dissimulare il grande nervosismo e la paura di una squadra che aveva tutto da perdere ed è finita travolta ed umiliata. Dopo le premiazioni di rito.tutti sotto la Curva a festeggiare, saltellare (una dedica ai cugini non può mancare!), cantare e ringraziare chi li ha seguiti anche ad Atene con affetto e passione; si rinnova la simbiosi squadra-tifosi e verrebbe voglia di fermare il tempo e continuare a festeggiare all'infinito: in campo c'è chi indossa la maglia degli avversari (Massaro), chi non vuole proprio mollare una divisa che resterà per sempre un cimelio leggendario, chi si traveste da tifoso con sciarpe, magliette, cappellini e quant'altro ricevono dagli spalti, chi in un eccesso di esultanza rimane addirittura in mutande infischiandosene di fotografi e telecamere (Panucci). Ovviamente nessuno si muove dagli spalti e si continua a cantare e gridare all'impazzata con quel filo di voce rauca che è rimasta alla fine di una notte che si vorrebbe infinita.
Giunge, purtroppo, l'ora di tornare negli spogliatoi per i giocatori (ma si vede che qualcuno lo fa a malincuore) e di uscire dallo stadio per noi tifosi, sfiniti ma felicissimi; per i più fortunati la festa continuerà tutta notte per le strade di Atene ma per la maggior parte c'è solo il tempo di raggiungere gli autobus diretti all'aeroporto dove si prospetta una lunga notte di caos e di attesa per la partenza verso Milano; degli ammutoliti tifosi del Barcellona si è già persa traccia (anche perché dirottati in un altro aeroporto) e le loro sciarpe e bandiere sono state ammainate da un pezzo; Atene viene invasa da una festante onda rossonera e ben presto l'aeroporto diventa una succursale dello stadio: la zona della partenze è piena come la Curva qualche ora prima; c'è chi spedisce cartoline a chi è rimasto a casa o agli invidiosi amici tifosi di altre squadre, c'è chi compra souvenir di una giornata indimenticabile (come i gagliardetti della partita che, chissà perché, sono scritti tutti in spagnolo a dimostrazione di chi era il reale favorito della partita prima di venire travolto dalla furia rossonera).
La situazione è ancora più caotica che all'andata ma nessuno ha il coraggio e la forza di lamentarsi, anche perché, lo sapremo solo dopo, c'è chi addirittura ad Atene non è mai arrivato pur essendo regolarmente a bordo di un aereo e immaginate un po' cosa si è perso.La gioia e la soddisfazione hanno il sopravvento sulla noia e sulla rassegnazione per l'annuncio della partenza che non arriva mai; poi finalmente giunge l'avviso tanto atteso ma l'odissea non è ancora finita, perché rimarremo a bordo dell'aereo ancora per molte ore in attesa del decollo. Ad un certo punto la stanchezza prende il sopravvento e mi addormento; il mio sonno è popolato di tante immagini splendide di un'altra avventura che non dimenticherò mai, di un'altra finale mitica, leggendaria, storica. Ancora una volta il Milan è stato meraviglioso, straordinario, eccezionale, meritandosi in pieno la definizione di squadra di Invincibili e, a pensarci bene, sembra un vero segno del destino che tutto ciò sia successo ad Atene, sotto quel cielo dove vivono gli dei dell'Olimpo; da questa notte ci sono undici eroi moderni in più.la loro maglia è rossonera (anche se nelle finali è meglio che diventi bianca!) e sono campioni straordinari che da anni continuano a vincere e a farci sognare, anzi a farci vivere sogni che sembrerebbero irrealizzabili.
Al risveglio capisco di essere ancora ad Atene e solo in tarda mattinata arriveremo a Milano, stanchi ma prontissimi a catapultarci sui quotidiani e su quant'altro celebri l'ennesimo grande trionfo e, soprattutto, orgogliosi dei colori rossoneri che indossiamo e di questa squadra che si è ritagliata un posto tra gli immortali dell'Olimpo del calcio mondiale!