da Museo del Bari - facebook
"Una triste domenica ." Il sabato era scivolato via con la spasmodica attesa per quella che poteva essere la partita dell'anno. Il Bari, in affanno in classifica, ospitava la corazzata Milan, capofila della Serie A. Quella notte nella città di Bari l'alba arrivò prima del solito, eppure il cielo era ancora colmo di stelle. Che succede, la notte era ancora lì, scura. E allora quel bagliore in lontananza cos'è? Alle 4,45 del 27 ottobre 1991 Bari ricevette uno schiaffo in pieno volto. Per mano vigliacca il Teatro Petruzzelli bruciava. L'enorme combustione creatasi all'interno del Politeama, aveva inevitabilmente provocato il crollo della Cupola simulando in maniera perfetta l'eruzione di un vulcano nel pieno della sua attività. La musica, il ballo, la poesia che l'esimio artista barese Raffaele Armenise aveva dipinto sui quattro spicchi del cupolone, appena restaurato, erano spenti per sempre. Il teatro è scoperchiato, indifeso, la struttura della cupola, nel crollo, si era accartocciata su stessa dando l'impressione dell'immagine di un polipo sbattuto e pronto al sacrificio. Chi ha l'onore di scrivervi era presente qualche ora prima all'ultima rappresentazione della Norma. Incredulo e spaventato, quando mio padre alle 7,00 mi svegliò comunicandomi che il teatro era in fiamme, mi recai nei pressi di quel luogo dove poche ore prima ero in compagnia di tanti amici melomani. Li ritrovai tutti lì, in lacrime. Il fuoco ormai domato aveva lasciato spazio all'odore acre del fumo, che porterò, ahimè, per sempre nei miei ricordi. Per uno strano gioco del destino, il rogo che in finzione aveva spezzato la storia d'amore fra Norma e Pollione quella notte, nella cruda realtà, aveva bruciato via i sogni di una intera città. Il piazzale antistante il teatro, via Cognetti, Corso Cavour si animano sempre più di facce spettrali. Bari e la Puglia, negli ultimi tempi, avevano acquisito sempre più notorietà anche grazie ai grandi artisti che nelle ultime stagioni avevano calcato le magiche tavole del Politeama. Da Frank Sinatra a Luciano Pavarotti a Liza Minnelli per arrivare ad Eduardo De Filippo. "Il Teatro Continua" è lo slogan che appare su manifesti affissi alle mura del teatro che ridanno, momentaneamente, sollievo e speranza. E' una splendida giornata di sole, il cielo è terso non un filo di vento. Allo stadio San Nicola, di lì a poco, si sarebbero esibiti campioni del calibro di Baresi, Maldini, Van Basten, Gullit. Le cronache e le immagini televisive raccontano di uno stadio colmo di tifosi, non meno di cinquantamila spettatori. La domenica del tifoso barese, come si sa, è fatta di riti laici irrinunciabili. Quella no, non era una domenica come le altre ed io, grande e assiduo tifoso, non c'ero. Chi era presente racconta di un'atmosfera irreale, diversa. Il pensiero era per quella nostra città svilita nel cuore ma anche nell'onore. Alla mezz'ora della prima frazione di gioco Massaro infila Biato portando in vantaggio la squadra di Capello. Vantaggio che rimarrà tale fino alla fine della partita. In curva sud apparve uno striscione: "Bari spegni questo dolore, rialzati". Anche chi in quel teatro non c'era mai entrato ha avvertito la gravità della perdita, la città era monca del suo gioiello più bello. Il teatro aspetterà, fra inenarrabili vicissitudini giudiziarie, ben 18 lunghi anni per riaccendere le sue luci. In quella triste domenica mentre sul terreno del San Nicola Bari e Milan davano vita ad una delle partite più sentite dai tifosi baresi, io ero in compagnia di Antonella, mia attuale moglie, che mi accompagnava nell'ennesimo giro attorno a quel luogo che, complice la mia passione per la musica, avevo amato e che era lì solo ed indifeso. Pomeriggio caldissimo, cielo azzurro, Antonella con timido pudore, mi sussurra: "Guarda Michele, batte il sole nel Teatro". Michele Bonante
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