dal sito amarcordmilan.blog.lastampa.it
ACCADDE UN GIORNO: Verona fu di nuovo fatale, 17 anni dopo
La stagione 1989-90 fu caratterizzata, nella parte finale, dalla sconfitta del Bentegodi. Un ko che consegnò lo scudetto al Napoli. Nei corsi e ricorsi storici, la città scaligera tornò ad essere sinonimo di "disfatta"
Campionato 1989-90. Già all'andata il Milan si era fatto imporre il pari, in casa, dal Verona, con uno scialbo 0-0. In un'atmosfera totalmente diversa si disputò la partita di ritorno, il 22 aprile '90. Allo stadio Bentegodi la squadra rossonera vi arrivò prima in classifica, in coabitazione con il Napoli. Gli scaligeri, penultimi, erano in piena bagarre retrocessione.
Due giornate prima, la sceneggiata del brasiliano Alemao (la monetina di Bergamo e il massaggiatore Carmando che lo invita a stare giù) determinò il ricorso del Napoli per avere la vittoria a tavolino. La settimana venne infuocata dalla sentenza della Caf, che assegnò la vittoria a tavolino al Napoli per il caso Alemao (il risultato del campo era stato di parità). A due giornate dal termine, la volata scudetto vedeva rossoneri e napoletani appaiati, con l'ipotesi spareggio molto probabile. La squadra campana, di scena a Bologna, dopo un quarto d'ora archiviò la partita, conquistando facilmente i due punti in palio. A Verona, il Milan trovò il vantaggio con Marco Simone al 33'. Era un diavolo reduce dalla fatica supplementare in coppa, a Monaco di Baviera, di pochi giorni addietro. Nella ripresa, l'arbitro siracusano Rosario Lo Bello cacciò dalla panchina Arrigo Sacchi per proteste. Due minuti dopo, Sotomayor siglò il gol del pareggio. Il Milan perse la testa. In rapida sequenza vennero espulsi Rijkaard e Van Basten (emblematica fu la sfilata della maglia di Marco in segno di protesta verso il direttore di gara). I rossoneri reclamarono anche per qualche episodio in area scaligera. Poi, in contropiede, Davide Pellegrini trovò il modo per segnare il secondo gol, dando il colpo di grazia alle speranze scudetto del Milan. Lo Bello cacciò anche Costacurta, terzo giocatore espulso in un pomeriggio da dimenticare. Inevitabili le polemiche e le recriminazioni negli spogliatoi. Ad aprire le danze fu il presidente Berlusconi: "Chiudiamo questa settimana con una sentenza e un arbitraggio esemplari. Tutti hanno avuto occhi per vedere quello che è successo. Il Milan è stato corretto. Non mi sembra che fosse il caso di arrivare a quattro espulsioni per qualche intemperanza verbale da imputare alla tensione di chi gioca una partita ogni tre giorni. L'arbitro avrebbe dovuto tenerne conto", affermò il Cavaliere.
Lo Bello non poté replicare, bloccato dalle disposizioni regolamentari che vincolavano gli arbitri al silenzio. L'arbitro, figlio d'arte, parlerà di quel pomeriggio sette anni dopo, in un'intervista al Corriere della Sera. "Stando a quello che accadde in campo, direi che tanto tranquillo il Milan non doveva sentirsi. - affermò Lo Bello - Notai un diffuso nervosismo, ci furono proteste insolitamente vivaci e gesti addirittura clamorosi. Tutti segnali di uno stato d'animo particolare". E sulle critiche che arrivarono dalla società milanista, Lo Bello aggiunse: "Forse dietro c'era anche un'importante componente storica. Quasi vent'anni prima, a Roma, il Milan s'era ritenuto danneggiato da un arbitraggio di mio padre Concetto. Può darsi che tra i rossoneri si fosse radicata un'inconscia diffidenza nei confronti dei Lo Bello. Ricordo tuttavia che a Verona, finita la partita, Galliani e Ramaccioni vennero da me a scusarsi, a nome della società, per il comportamento dei giocatori. Erano rammaricati ma sereni. Mezz'ora più tardi avevano però cambiato atteggiamento". Ed infine, l'ex arbitro siciliano ricordò un particolare: "Qualche tempo dopo mi capitò sotto gli occhi un'intervista rilasciata da Franco Baresi, un campione di bravura e di sportività. Il titolo di quell'intervista diceva a tutta pagina: A Verona eravamo cotti. Un conforto in più per la mia coscienza, che tranquilla era e tranquilla è rimasta". (vedi Corriere della Sera, 25/1/1997, pag.35, Lo Bello: quel diavolo era cotto, non fui io a bruciarlo, di Mario Gherarducci).
Lo scudetto andò al Napoli, che si prese la rivincita due anni dopo la disfatta del San Paolo quando furono i rossoneri a sfilare lo scudetto ai partenopei. Tre giorni dopo, il Milan perse anche la Coppa Italia, nella finale contro la Juventus risolta da un gol di Galia. Un mese dopo, invece, a Vienna fu festa grande per la conquista della Coppa Campioni nella finale contro il Benfica. Vittoria che cancellò, in un sol colpo, le amarezze di aprile.
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