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5 settembre 1986 - pagina 18 sezione: SPORT - di Gianni Mura
ADESSO IL MILAN RIFIUTA SAN SIRO
MILANO - Il giorno dopo è un bel giorno di sole, Liedholm è a spasso per il Monferrato, Berlusconi a Roma, i giocatori a riposo. Ma nella notte di San Siro dai finestroni della sala interviste entrava il grido rabbioso dei delusi. Pochi? Tanti? Sui duemila, fate voi. "Liedholm, Liedholm, vaffanculo". Stessa solfa, ma diversamente scandita, sull' aria di "Fra' Martino", per Agostino (Di Bartolomei) che ormai è colpevole di tutto, anche se piove è colpa sua. I decibel entravano come sassate e sinceramente mi si stringeva il cuore per questo signore di 64 anni apprezzato e non contestato da Monza a Roma, da Verona a Firenze, e in verità nemmeno a Milano. Fino a un certo punto. Non tutti le vogliono bene, eh, mister, buttava lì uno (c'era un certo imbarazzo anche fra i cronisti più scafati). "Succede" diceva lui, e a voce bassa spiegava che "perdere col Parma può anche essere utile", parlava di angoscia e nervosismo, di tensione e imprecisione. "Abbiamo gli uomini per velocizzare il gioco, ma ci vuole tempo e il pubblico è impaziente, anche a Roma inizialmente avevo trovato incomprensione, guardate che io non rifiuto il gioco veloce ma quello nevrotico, come se la palla scottasse. Se si velocizza senza serenità non si fa che consegnare la palla all' avversario, così abbiamo fatto noi col Parma". Esatto. In fondo non è morto nessuno, il Milan è eliminato dalla coppa solo se perde 0-3 ad Ascoli. Il ds Braida butta acqua più come un giardiniere che come un pompiere: "Ci mancavano tre titolari come Bonetti, Massaro e Hateley, abbiamo creato molte più occasioni del Parma, mettiamoci anche le traverse, i salvataggi sulla linea, insomma è stata una partita disgraziata, ma la squadra s'è impegnata, ha fatto tutto quello che poteva per evitare la sconfitta". "Una serata stregata" ha detto Berlusconi negli spogliatoi. Non era il momento migliore per girare il coltello nella piaga. E fuori il clima era abbastanza surriscaldato. Telefono a Di Bartolomei, ma il lapidato non cede a toni strappacore. Però nemmeno può fingere che nulla sia successo. "E' la prima volta che mi capita, nel calcio. M' hanno fischiato appena ho toccato palla dopo il gol del Parma, e non c' entravo per niente. E che altro? Sul campo bisogna sforzarsi di non sentire i fischi, di restare lucidi, di tappare i buchi, di capire gli avversari, perchè il calcio non è solo un fatto fisico ma anche psicologico. Abbiamo solo bisogno di serenità, di tranquillità, forse non è un caso che fin qui abbiamo giocato meglio fuori casa". Se la sconfitta col Parma è un episodio, fa ugualmente riflettere per come è stata interpretata dalla tifoseria più sonora. Ne hanno le tasche piene di Liedholm, e deve ancora partire il campionato. Alternative? Nessuna. Berlusconi ha già fatto capire che Fabio Capello non ha nello zaino il bastone di maresciallo, Trapattoni era stato contattato in ritardo, cioè dopo Pellegrini, chi c' è a spasso per l' Italia in grado di pilotare il Milan berlusconiano? Forse solo lui, Berlusconi, che magari abolirebbe la zona e farebbe verticalizzare (il verbo è ossessivamente ripetuto dai tifosi) di più. Da spettatore disinteressato e calcisticamente ateo, prendo atto che la stessa gente che fino a ieri scandiva con altrettanti "olè" ogni palleggio melinato del Milan, adesso dà giù di testa ad ogni passaggio di lato o all' indietro, anche se è dettato da necessità contingenti (pressing avversario, cambio di fronte). Il Milan è contestato e sotto esame, forse molti pensano che sia come una Ferrari dei tempi belli e se non va la colpa è del pilota. Invece non è una Ferrari, il Milan, il pilota non sarà perfetto, ma guida allo stesso modo da un quarto di secolo: lo vogliamo scoprire adesso? Forse i miliardi e un certo gusto-kolossal di Berlusconi hanno mandato in cimbali i tifosi del Milan. Rambizzati, vogliono tutto e subito. Hanno recepito a modo loro le dichiarazioni spagnole del Silvio nazionale, chi non verticalizza è perduto. Gli ultras sono come suoi pretoriani, lui ha dichiarato che nei loro occhi ha visto il loro cuore, sarà consentito a qualcun altro vederci dentro delle spranghe? Non è vero che la Coppa Italia serve a poco, a nulla: serve ad evitare rotture di scatole e a lavorare in pace, ormai per il pubblico battere la Sambenedettese o il Real Madrid è la stessa cosa, importante è farsi la pera. In questo atteggiamento, che il Milan (squadra e società) farà bene a non sottovalutare, scandalizzarsi non è inutile, è patetico. Noi pennivendoli (e ti pareva) siamo stati invitati a scrivere a chiare lettere che "il nano è un brocco, è peggio di Calloni". Lo gridava la stessa gente che l' aveva accolto da re, da eroe, un gol al Barletta, vuoi mettere? Il Milan non è in crisi, il Milan è in difficoltà e chi non ha paraocchi di nessun tipo se ne accorge alla svelta. Da San Siro, stadio adesso finalmente bellissimo ed europeo, tira una bruttissima aria. Nessuno nega a Berlusconi il diritto di dire la sua sulla squadra, dopo i miliardi che ha sganciato. Ma le interpretazioni tecnico-tattiche del presidente non erano destinate all' Islanda, ma a questa povera Italia pervasa da furori sbagliati, dove chi ha più peccati è sempre pronto a scagliare la prima pietra, dove è superfluo fare il processo al Milan, se è già cominciato il linciaggio. Unico escluso (Donadoni olè) un giocatore che è come la favorita del sultano. Più che un faro, per ora è una lucciola, ma fa niente, se la maggioranza è convinta che sia il nuovo Rivera, sia, basta non pretendere l' adesione di chi ha memoria e pudore. E intanto il Milan somiglia sempre più a un cespuglio di spine, e la sconfitta col Parma è solo una spina in più, la meno pericolosa.
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